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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
18-11-2014, 22.10.26 | #22 |
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Riferimento: Il gergo linguistico, le citazioni...riflessione a perdere...
Il Lonfo Il Pirla (bischero, mona….) Il Lonfo non vaterca né gluisce Il Pirla che s’alterca deglutisce e molto raramente barigatta, e ben frequentemente a tutti obbietta, ma quando soffia il bego a bisce bisce ma nell’attraversar le strisce sdilenca un poco e gnagio s'archipatta. sentendosi insicuro il passo affretta. E' frusco il Lonfo! E' pieno di lupigna O Pirla, ti capisco! La vita tutti pugna arrafferia malversa e sofolenta! e sì, le foglie toglie a chi s’adonta! Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna Molteplici trionfi l’occhio abbaglia, indegna se lugri ti botalla e ti criventa. di pigri gusti la papilla mai contenta. Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto E tu mio caro Pirla anacoluto che bete e zugghia e fonca nei trombazzi fetecchia monca e bersaglio dei miei lazzi fa lègica busìa, fa gisbuto; a ragion mi fai bersaglio del tuo sputo; e quasi quasi in segno di sberdazzi or facile la rima con smerdazzi gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto sì che mi ridesti dallo sbeffo. Ma tu muto t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'ac*****. la strada l’hai passata e non olezzi. (Fosco Maraini) (Galvan 1224) |
20-11-2014, 21.25.10 | #23 |
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Riferimento: Il gergo linguistico, le citazioni...riflessione a perdere...
Parlando delle coincidenze-sincronie sopra riportate un amico me ne ha fatto rilevare un’altra: la stessa domenica 16 novembre, il giorno in cui Patrizia ha postato il suo intervento, il quotidiano Repubblica ha pubblicato nelle pagine culturali (in quella di “straparlando”, guarda un pò…) un’intervista a Topazia Alliata, la moglie di Fosco Maraini.
Mi domando se chi come me si interessa di queste piccole evenienze (coincidenze) provi qualcosa di particolare quando accadano a lui medesimo, come nel mio caso. Mi piacerebbe condividere le sensazioni al riguardo… ma mi sa che lo spazio-tempo tra gli interventi (la fase di “stanca”, come detto da vanina) tende a separare la particella Lete dai suoi simili, sì che alfine parli a sé stessa… Beh, sia come sia… per concludere l’intervento riporto la bella frase di Topazia che precede l’intervista, perché esprime quella che è anche la mia ambizione… “Seguii Fosco fino alla fine del mondo, ricordo tutto, ho scordato solo il dolore” |
21-11-2014, 11.17.41 | #24 | |
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Tante cose da dire ..... La prima che mi viene in mente : le coincidenze devono essere significative cioe' devono rivestire una particolare importanza per chi le agisce . Questo perché per aversi quella continuita' tra psichico e materia deve intervenire un fattore archetipico inconscio .Cosi' JUNG e Pauli . Non tutte le coincidenze rivestono questo aspetto tante sono solo casualita' , le altre sono sincronismi acausali cioe' due eventi tra loro legati ma non da causa ed effetto ma da altro , l'archetipo , da energia psichica incanalata nel corso degli eventi . |
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21-11-2014, 14.02.43 | #25 | |
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E' davvero una concidenza, infatti da molti anni ormai non leggo più i quotidiani. "Sincronicità" avrebbe detto Jung. Ti avevo ringraziato per il tuo commento ed aggiunta al mio postare il Lonfo, e per le ulteriori informazioni su Fosco Maraini, che non conoscevo. L'intervento non compare, probabilmente era troppo breve e sintetico. Sulla stessa scia de "Il Lonfo" però è questo brano http://www.youtube.com/watch?v=-5nzeG052_c Vi piacerà, ne sono sicura. Sembra diverso? E' solo lo stesso tema, svolto in un altra forma, solo che questa volta si tratta di un antichissimo "testo" tradizionale indiano, tramandato di generazione in generazione per trasmissione diretta. Cosa dice? Di cosa parla? Se ve lo dico ora, non avrà lo stesso sapore: sarebbe come "strappare e mangiarsi l'ultima pagina del vostro libro giallo" (è la scena di non ricordo quale film che vedeva attori la Mariangela Melato, e mi pare lui fosse Ugo Tognazzi). |
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23-11-2014, 17.36.28 | #26 |
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@ Nikelise
Ricordo che quando a scuola svolgevo i compiti di italiano badavo bene a rimaner sempre, come vien detto, in tema, e ciò mi permetteva anche a fronte di contenuti non troppo “sostanziosi” di spuntare quasi sempre dei buoni voti. Nella tua risposta ci sono le citazioni (Jung e Pauli… che storia la loro…) e il rifarsi al gergo specifico usando le parole inconscio, archetipo e energia psichica. Forse, ma non per sminuirla, v’è anche la riflessione a perdere nell’affermare che le coincidenze debbano essere significative. In passato ho usato quelle e altre parole, che ritenevo d’aver ben interpretato e fatte mie, per descrivere la mente e i suoi contenuti, le dinamiche in atto e nascoste, cercando a volte di darne una spiegazione. In effetti avevo tante cose da dire… ma quante l’avevo davvero vissute di prima mano e non a mezzo delle esperienze e interpretazioni altrui? Non disconosco il lavoro dei nostri predecessori, si deve a loro la strada che ci ha condotto oggi a poter trattare tali temi partendo da un solido bagaglio di conoscenze. Una strada maestra che si snoda tra i territori appena esplorati della mente e la maggior parte (chissà se ha una fine o non sia un altro infinito in atto) ancor nell’ombra. Chi la percorra a mezzo di pensieri più o meno arriva dove son arrivati molti e dove arrivai in parte anch’io… ad aver una descrizione della mente da usarsi nella vita quotidiana. Qui mi fermo per non andar, appunto, fuor di tema (OT) e non parlerò degli abusi, della psichiatria di regime e del Prozac ai bambini… sapendo che l’albero si giudica dai frutti prodotti… Ricondurre le coincidenze a specifiche parole (gergo) e al loro significato equivale a procedere in quella strada, una delle molte possibili, e alla fine… cosa avremmo davvero in mano? Una spiegazione che senza quelle parole non esisterebbe e che immergerebbe esperienze apparentemente simili sempre dentro lo stesso alveo interpretativo. Un po’ come usar la sola logica per descrivere l’infinito, come hai scritto in filosofia. Mi par di vedere che uno degli scopi del linguaggio umano sia di dar certezze, procurando un senso di conforto a fronte del senso di smarrimento (eufemismo) al veder come va il mondo e come si comporti il cosiddetto uomo civile. E, ben più importante, a mezzo di quella foglia di fico illudersi di poter nascondere la nostra totale nudità di fronte alla morte. Non interpreto le concidenze ma son certo che significano qualcosa, mostrano qualcosa del tessuto della mente e/o della coscienza… così che certi fili di quel tessuto appartengono a più ambiti dove a volte accadono assieme. Questo, secondo me, è il punto. …………………………………………………………… @ Patrizia Grazie del tuo grazie, il padre di Topazia era vegetariano e pacifista e quando conobbe Fosco aveva tra le mani i discorsi del Buddha, che so apprezzi (non voglio usar altre parole non conoscendoti se non per quello che scrivi). In differente modo l’apprezzo anch’io e mi auguro che l’aver aperto un bar virtuale a suo nome (copiando dall’esistente nella realtà) nella sezione spiritualità, a maggior onore della sua proverbiale tolleranza, non sia motivo di distanza… colà son intervenuti credenti Cristiani, studiosi come l’amico Sebastianb e sinceri e appassionati ricercatori… beh, mi farebbe proprio piacere offrir un the a un seguace del Bhudda a seguito di un intervento qual che sia (la “stanca” è ancor maggiore in quella sezione, che pur fu in passato la più gettonata… non vorrei mi chiudessero il bar anzitempo dall’aver almeno recuperato le spese…). Ho assimilato il Lonfo al “diverso” usando i termini gergo-dialettali di uso comune (pirla ecc.) ed inserendoli nella mia replica dove non ne risalta la sola accezione negativa. Dopo il tuo nuovo suggerimento riguardo un filmato (brava interprete, ma non ho trovato la storia a cui ti riferisci) son andato a leggere qualcosa nel sito che indichi in firma, trovandoci appunto (coincidenza) la tua attenzione e impegno per i diversi, i socialmente dis-abili e derelitti in genere che van aumentando sempre più. E con ciò concludo qui le mie riflessioni a perdere. |
24-11-2014, 09.19.25 | #27 | |
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Il Taal è un testo (tradizionale, antichissimo anche se non so quanto), ovvero le sillabe pronunciate sono un testo fisso, una sequenza codificata che va imparata e ripetuta a memoria esattamente così come è, soltanto che è totalmente priva di significato ovvero quelle sequenze di sillabe non significano propriamente nulla, non sono parole, ovvero lo sono ancora di meno, ma molto di meno di quelle del Lonfo |
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24-11-2014, 19.46.49 | #28 | |
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Non interpreto le concidenze ma son certo che significano qualcosa, mostrano qualcosa del tessuto della mente e/o della coscienza… così che certi fili di quel tessuto appartengono a più ambiti dove a volte accadono assieme. Questo, secondo me, è il punto. |
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25-11-2014, 00.00.33 | #29 |
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Caro Nikelise,
quale pensi sia il vero motivo che ci fa star qui a scrivere e a leggere? Tralasciamo i più ovvi e superficiali legati all’ego che in minor o maggior grado finché quello esiste (finché esistiamo…) ci saranno sempre e non serve elencarli. Mettiamo da parte anche quelli che si rifanno all’occupar il tempo rimasto libero dalle incombenze quotidiane (che son tante… a fronte delle energie che calano con l’età, ahinoi), son certo che alla più parte di noi il tempo difetta e che le nostre attività ci appaghino. Non rimane che l’interesse, la sensazione che condividendo pensieri ed esperienze ne possiamo trarre qualcosa che ampli la nostra visione dell’esistenza, perché di questo si tratta in fondo… non siamo su un forum di cucina… Ma anche quando accade di riconoscerci, di ritrovarci nella percezione che l’altro ha degli eventi sì che anche i pensieri sovente collimano, pur se meno spesso dei contenuti (conoscenze), tuttavia si arriva sino a un certo punto. Raggiuntolo, la discussione normalmente termina, salvo riprendere a seguito di nuovi contributi… magari con interlocutori diversi e in un tempo diverso… è ormai un’altra partita, siamo sempre a scuola ma abbiamo cambiato classe, abbiamo altri compagni. Se hai notato ho aperto una discussione in ogni sezione, scegliendo con cura l’argomento sì che non abbia un termine… un bar col suo andirivieni di frequentatori (spiritualità) e l’infinito tema del cosa siamo ecc. (filosofia). Quella in psicologia fondava sul presupposto dell’interazione (un azzardo, si sa che è la cosa più difficile nei forum) e dopo aver tastato il terreno mi son ritirato, non arreso… infatti son qui a parlar con te, pur se in una diversa discussione. Il perché del mio agire, non diverso da quello di tutti al pari del vero motivo della nostra presenza (a mio modo di vedere) è di far risuonar la nostra nota… a mò di diapason percorriamo le righe di queste discussioni emanando la nostra scia sonora. Altri diapason al leggerle vibrano, non esattamente ma sufficientemente per percepirlo. Quello che accade nella vita, no? Possiamo esser disposti verso tutti ma solo una sarà (oddio, non è una regola…) la moglie o il marito, quelli saranno gli amici e così via… Nel mantenere il mio diapason in vibrazione, sentendo di doverlo fare, lo osservo curioso delle sue possibilità. Infatti è un ben piccolo strumento, frutto di conoscenze limitate, le più limitate direi, usando solo le mie per mantenere l’emissione sonora. Questo è il mio esperimento, il mio modo di vivere e di comunicare, e come cerco di dimostrare non preclusivo verso qualunque altro, che seguo e rispetto. Dico sovente che c’è posto per tutti. È semplicemente impossibile che qualcuno sia senza un vissuto alle spalle, e in quanto a ripetere io son il primo ripetitore di me stesso, in ciò dimostrando la mia pochezza… però mia, non imputando alcuno dei miei limiti e capacità. Però, Nikelise, se in questo intervento ti par che abbia detto e non detto tuttavia è collegato a quanto già espresso nelle mie discussioni. Poi c’è un momento per ogni cosa, non avessi tu replicato, potevo ben ritenere che alcuno fosse interessato e quindi perché andar oltre? Ad esempio, nell’ultimo post ne L’anello di re Salomone… concludevo così: Galvan:- sì, a quelli che lo vogliono sapere… sai, almeno un po’ d’interazione mi par di meritarla… beh, ti saluto… dopo non ci sarà tempo. Nessuno di chi ha seguito quell’esperimento di differente linguaggio forumistico (serve ritornar in tema…) ha fatto la domanda di come sia stata aperta la porta… non fosse altro per verificar la plausibilità della soluzione. Non si può creare l’interesse, c’è o non c’è, probabilmente ho offerto poco. In quel che ho scritto c’è davvero molto… Non interpreto le concidenze ma son certo che significano qualcosa, mostrano qualcosa del tessuto della mente e/o della coscienza… così che certi fili di quel tessuto appartengono a più ambiti dove a volte accadono assieme. e ne leggerò una parte per te. Come l’immagini la mente? E la coscienza? Io (dal mio poco) suggerisco che la mente sia una sorta di tessuto, qualcosa di costruito e in costruzione… un immenso arazzo per il quale s’usano innumerevoli fili colorati che lo percorrono in ordito e trama. Siamo così presi ad ammirarne i disegni che il nostro occhio non mette più a fuoco i sottili fili che lo compongono. Ma talvolta ecco un piccolo particolare riproporsi poco distante, nel tempo e/o nello spazio, sì che possiamo vederli entrambi… entrambi alla nostra percezione appaiono accader assieme (significato di coincidenza) e qualcosa, o molto, coincide, si sovrappone. Il filo che li unisce trasporta un’informazione uguale, un uguale colore finalmente distinguibile. Perché? E risalendo quel filo? Bene, se questa suggestione non ti convince, abbandonala, non è per te. Però ti chiedo, sai dirmi qualcosa d’altro di cui possa far da me l’esperienza che mi dia un’indicazione su questo mistero? Io ho sete e solo con la vera acqua potrò dissetarmi, non con la parola acqua. Non cerco chi me ne parli, cerco l’umidità nel terreno, scruto i muschi e licheni… osservo gli animali… confido nelle nuvole. Sinora ho trovato solo qualche filo umido. Se uno ha davvero trovato qualcosa ha la sua strada e non guarda a quelle d’altri. un saluto |
27-11-2014, 09.58.15 | #30 | |
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Ciascuno resti sulle sue , meglio e piu' corretto . Mi hai rivolto pero' una domanda su come ti potresti porre altrimenti da come hai scritto , nei confronti di questo mistero della sincronicita' e voglio risponderti : un mistero e' un mistero il suo accesso ha molte strade ma almeno la sua descrizione limpida e trasparente perché questo mistero sia almeno percepito , sentito come tale , a chi legge e potrebbe non saperne nulla , la si deve . A questo proposito , ad esempio , c'e' una sincronicita' notevole , per me veramente notevole , tra due fatti : il modo , la modalita' nonche' il motivo vero e profondo che ha dato origine a questo nostro scambio verace di opinioni , non appena abbia io accennato alla sincronicita' significativa e alla sua spiegazione in gergo junghiano e una frase costante che riporti alla fine di ogni tuo post : chi sa di sé non trova errore negli altri . . La vedi ? |
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