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07-10-2014, 07.51.47 | #12 |
Moderatore
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
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Riferimento: Personalizzazione della fede religiosa (in chiave psicologica)
allora si potrebbe aggiungere,per quanto ancora ve ne fosse bisogno e senza voler essere categorico.. che dove ce' il "potere" vi e' per lo più malafede.
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07-10-2014, 13.39.22 | #13 | |
Moderatore
Data registrazione: 23-05-2007
Messaggi: 241
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Riferimento: Personalizzazione della fede religiosa (in chiave psicologica)
Citazione:
Non è esattamente così perché c'è una differenza, essenziale, da rimarcare: la fede è un fatto individuale, la religione un fatto sociale. Uno può avere una grandissima fede ma non seguire alcuna delle prescrizioni della religione, mentre al contrario uno può essere completamente privo di fede ma comportarsi da bigotto e fariseo (anche se, paradossalmente, solo il secondo viene definito "fedele"). Non necessariamente un comportamento è più giusto dell'altro ma, fatta salva la buona fede, questi saranno determinati dalle attitudini e dalla capacità di ognuno. Siccome gli uomini non sono tutti uguali vi sono coloro (molto pochi, purtroppo) che riuscendo a comprendere individualmente i fondamenti della dottrina sono anche in grado di dedurne le norme morali e adeguare ad esse i propri comportamenti, mentre la gran parte tenta di adeguarsi alle norme morali (comprendendole o meno, condividendole o meno) che gli consentono di essere riconosciuto come appartenente ad un determinato gruppo sociale ed essere accettato da questo. In un mondo in cui tutto è in dubbio e l'unica certezza è rimasta il fatto che noi ci siamo, proviamo piacere e dolore, abbiamo bisogni e desideri, e il miglior modo che abbiamo per sentirci vivi è quello di provare emozioni sempre nuove e diverse, appare ovvio che l'adeguamento ad una serie di norme morali che reprimono le aspirazioni ad un benessere meramente egoistico in nome di un superiore fine sociale siano recepite con un certo fastidio. Se quindi non si farà alcuna fatica a seguirle tutto bene, ma se queste confliggeranno in qualche maniera con le aspirazioni personali saranno queste ultime a prevalere. Del resto capita la stessa cosa con le leggi, che ormai quasi più nessuno rispetta perché le ritiene giuste ma solamente per il timore delle sanzioni, e non appena ha l'occasione di farsi beffa di esse per un qualche tornaconto personale anziché farsi scrupoli di coscienza e sentirsi in colpa si vanta addirittura di averle "fregate". E l'ipertrofia degli ego è anche una delle ragioni, forse la principale, per cui nella Chiesa attuale vi sono discussioni molto animate sulle famiglie gay, sulla comunione ai divorziati risposati, sull'eutanasia, sulla fecondazione assistita eccetera. Il discorso in teoria sarebbe molto semplice: "questa è la morale della nostra comunità: se vuoi far parte di questa devi impegnarti a seguire quella, altrimenti sei fuori". In pratica, però, ogni ego più o meno organizzato cerca di tirare la morale dalla propria parte, per avere la possibilità di alimentare se stesso pur rimanendo a tutti gli effetti all'interno di una comunità. Ma le norme morali di una comunità sono come le leggi fisiche che regolano un organismo, in cui tutto è studiato per mantenere un equilibrio; se le si tirano continuamente da una parte sola l'equilibrio andrà perso così come il loro scopo, e poi anche la comunità nel suo complesso subirà il medesimo destino. Tornando quindi alla questione psicologica i meccanismi "mediatori" che si attivano quando si vive un conflitto interiore se una volta pendevano quasi sempre dalla parte delle regole ora tirano regolarmente da quella opposta. Se un tempo il "dovere" veniva prima, ora ad essere al primo posto è il piacere, e spesso il dovere non viene subito dopo ma addirittura espulso dal novero delle ipotesi possibili, tanto che lo si vive quasi sempre come una costrizione. |
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