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14-08-2014, 11.39.31 | #7 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 11-08-2014
Messaggi: 10
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Riferimento: Vivere nella menzogna, nelle bugie e nell’abbandono
Non credo alle bugie a fin di bene, anche quelle considerate "per aiutare" ho visto nei miei 14 anni di esperienza clinica con le persone che nel tempo portano solo al peggioramento della situazione nelle sue varie dinamiche. E' solo un rinvio nell'affrontare veramente il problema. Bisogna avere il coraggio di essere sinceri con se stessi e con gli altri: è un atto di profonda volontà interiore. Solo così si può veramente cambiare l'io profondo e apportare reali e concrete modifiche alla qualità della propria vita.
La sincerità fa sempre bene, per quanto possa essere brutta o spiacevole la realtà, senza di essa non è possibile nessuna crescita interiore ma solo una vita finta. A ognuno le sue preferenze e responsabilità di tali scelte. Non solo ai figli è dovuta una continuità di condotta perché sennò si crea uno stato di confusione nella psiche di un bimbo/adolescente in crescita che poi può avere gravi ripercussioni nella vita di adulto se non si va a ricreare un nuovo copione di vita. O si può credere che possa essere positivo un atteggiamento di continuità di condotta caratterizzato dalle falsità? Nel senso che le bugie che vengono dette sono il punto fermo nella vita di una persona che nasce e cresce, ecco questo è deleterio e porta a perdere contatto con la realtà e con se stessi e necessita di un percorso di ricostruzione della propria coerenza e chiarezza interiore per poterne uscire e iniziare a vivere veramente. Certo che sono d'accordo sulla possibilità che si possa essere costantemente e coerentemente bugiardi, ovviamente questo porta difficoltà nel rapporto verso gli altri e verso se stessi: significa che non ci si vuole bene veramente, che si è insicuri e non si ha l'autostima necessaria, il più delle volte questo converge in un desiderio di prevaricazione e prepotenza nei confronti degli altri. Se si vogliono leggere veramente tutti gli esempi che ho elencato si capisce quanto le bugie delle dinamiche familiari in oggetto siano state assurde e destabilizzanti. Nell'essere onesti e sinceri davvero quello che conta è il modo in cui si dice la verità, cioè costruttivo e sereno; invece un bugia, in qualsiasi modo la si dica, porterà alla fine sempre alla delusione e sfiducia. |
14-08-2014, 15.07.07 | #8 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-04-2014
Messaggi: 268
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Riferimento: Vivere nella menzogna, nelle bugie e nell’abbandono
Citazione:
Non parlavo di bugìe. Parlavo di quel maturo e sofferto omettere esternazioni che ..pur sincere...non possono giovare a nessuno. Ipotizza una famiglia (come tante) in cui i vari figli hanno potenzialità diverse, e in cui il genitore percepisce nitidamente che un figlio sia molto più fragile o meno intelligente degli altri. Cosa dovrebbe fare, nella sincerità ? Dire a questo figlio "guarda, siccome non hai valide carte da giocare, le carte che toccherebbero a te le dò a tuo fratello che le gioca anche per te!" ? O forse non è molto più maturo ed umano che quel genitore tenga per sè l'amara e sofferta constatazione e si adoperi al meglio (faticando quattro volte di più) nel dire "i figli sono tutti uguali per me" e poi li aiuti a sviluppare al meglio, ciascuno le proprie capacità, e senza mai esternare quella valutazione che pure gli è chiarisssima quanto dolorosa, a monte del proprio agire? Tanti passaggi del tuo racconto (ovviamente premettendo che nessuna realtà possa essere compresa per via di una serie di relata-refero unilterali) ...scusami...ma fanno pensare sia ad un nucleo familiare disturbato e sia però, ad una Daniela a propria volta disturbata già da bambina, o comunque a una Daniela che ha una lettura in chiave persecutoria di qualunque parola o gesto che - con un pizzico di equilibrio - potevano essere letti come normalissimo tentativo di educare una bambina debordante in capricci sciocchi e isterie varie... Esempio : voglio due uova, ce ne sono quattro , me danno uno. Embè? Se a tavola sono state messe quattro uova per quattro persone, insieme ad altro, affinchè ognuno potesse avere il proprio uovo e la propria porzione di altro...è una capricciosa maleducata la Daniela che dice "ne voglio due", e diventa una madre del tutto ovvia quella che , per educarla, le dicesse "sono quattro, ma sono una per uno, quindi tu hai UN uovo e la tua porzione di altro!" Oppure : "voglio i pomodori"...se in casa non ci sono soldi mi pare normale che la madre acquisti quel con cui aveva studiato di mettere su un pranzo per la famiglia, piuttosto che declinarli su diverso acquisto che non le avrebbe risolto quel pranzo per tutti... |
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14-08-2014, 16.21.21 | #9 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 11-08-2014
Messaggi: 10
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Riferimento: Vivere nella menzogna, nelle bugie e nell’abbandono
L'omissione è sinonimo di tensione ed è una forma pessima di bugia, così come è bugia (diamo il vero nome alle cose altrimenti diciamo altre bugie) dire che un figlio e più intelligente di un altro. Non la vedi tu la bugia? Te la mostro: siamo semplicemente tutti diversi, si tratta quindi di avere forme di intelligenza differente: addirittura ora non si dice più "disabili" ma "diversamente abili". Spero tu comprenda la profonda differenza insita in queste parole: questa è verità. Tutti i figli NON sono uguali, questa è un'altra bugia. I figli sono tutti diversi e non c'è nulla di più disuguale che trattare in modo uguale persone differenti. Perciò non si tratta di figli uguali ma di fare cose diverse per persone diverse: questo è uguaglianza e non significa trattare i figli come più fa comodo e perdendo ogni umanità. Quello che invece è importante e dare amore e attenzione a tutti in uguale misura. In ogni caso anche se un genitore non esterna un pensiero negativo verso il figlio come credere che uno sia meno intelligente anziché apprezzarne le altre abilità (pensa al successo di alcuni calciatori o modelle magari poco bravi a scuola ma non generalizziamo), stai pur certa che il figlio se ne accorgerà almeno a livello inconscio e le reazioni saranno emotivamente le stesse come se avesse parlato apertamente, si rende comunque conto di non essere apprezzato con l'aggiunta pure di un senso di presa in giro.
Vedo molti fraintendimenti nel tuo modo di leggere gli esempi che ho riportato. Daniela tutt'altro che capricciosa, a differenza della sorella che era supportata in ogni suo lagnarsi, si è sempre occupata di se stessa sin da piccola sbrigando da se le piccole faccende di casa, imparando a cucinare e crescendo offrendo sempre il suo aiuto, anche a chi della famiglia non glielo aveva dato in precedenza. Anche perché appunto etichettare i figli come più bravo o meno bravo o capace si tratta pur sempre e soltanto di un qualcosa di soggettivo, pertanto bisogna imparare davvero ad ascoltare i figli perché saranno loro stessi ad aiutare i genitori nella loro crescita ed è fondamentale dare loro reali e paritarie opportunità. L'esempio delle uova è calzante: un conto è dire "devono bastare per tutti", un altro è dire "ce n'è solo uno in frigo" quando questo non è vero e non è neanche vero che sono contate o che ci sono pochi soldi ma anzi Daniela non aveva ancora mangiato altro; idem per i pomodori che non vuoi comprare a tua figlia con la bugia che ci sono pochi soldi ma poi spendi molto di più per comprare altre cose non richieste e questo lo fai ad un figlio che inizia ad interessarsi di sana alimentazione variata, perché si accorge in modo spontaneo che in casa si passa da un eccesso all'altro, e dal quale ha da imparare anche un genitore. Quello che appare chiaro qui è l'estremo bisogno di controllo sui figli. Ma i figli, non essendo di proprietà dei genitori, hanno il diritto di trovare la propria strada, non che questa venga negata a seguito di giudizi di valore soggettivi. Nello specifico, per esempio, a Daniela molto brava a scuola, capace e piena di risorse, è stato negato di studiare veterinaria all'università ma è sempre stata incoraggiata a studiare lettere mentre a lei non interessava, interessava ai genitori. Una bambina "disturbata"? Semmai mostra a specchio quello che di disturbato c'è intorno. Ho aiutato tanti genitori a stare bene con se stessi e riscoprendo quanto poi questo si sia riversato in modo incredibilmente positivo e piacevole anche sui figli e nel rapporto reciproco. Per comprendere meglio ti propongo queste RIFLESSIONI: Credi che i bambini non siano capaci di accorgersi delle bugie? Esiste un linguaggio non verbale, cioè quello del corpo, che è stato studiato abbondantemente ed esistono a riguardo delle tecniche psicologiche tipiche della PNL. Questo linguaggio è già perfettamente conosciuto dai bambini a livello spontaneo che colgono tutti i segnali: dal movimento degli occhi, alle varie espressioni facciali, al paraverbale ovvero le intonazioni della voce, alla postura ecc. Cosa succede nella mente di un bambino quando c’è incongruenza di messaggio, ovvero fra ciò che viene detto e ciò che è la verità? I bambini per natura tendono a voler bene ai genitori e perciò desiderano anche credere alle loro parole per mantenere integra la figura genitoriale di riferimento, questo succede anche quando avvertono e sanno nel loro io più profondo che una determinata cosa non corrisponde a realtà. Il ripetersi quotidiano e negli anni di questo processo richiede che il bambino, per poter vivere in questo contesto, metta da parte se stesso, il suo io e le sue capacità perdendo l’autostima ed entrando in uno stato confusionale ricco di incertezze, dubbi e paure. Nel tempo queste forme di disagio, se non si interviene in modo opportuno, possono acutizzarsi ed evolvere in turbe psichiche, con difficoltà di concentrazione, di prendere decisioni fino ad arrivare anche a disturbi di personalità gravi come bipolarismo, schizofrenia ecc. Può anche succedere che per essere accettato il figlio acquisisca come eredità il modo d’essere dei genitori e continui lui stesso poi con i suoi figli la strada della menzogna, è una espressione pure di rivalsa. In alternativa il figlio può decidere di discostarsi da questa modalità di vita falsa e la conseguenza inevitabile è, come nella fattispecie, lo scontro, l’allontanamento e l’abbandono fatto in modo “mascherato” , con attenzione all’immagine sociale e quindi con grandi gesti materiali “belli” agli occhi degli estranei, ma vere e proprie trappole psicologiche per il figlio che deve essere in qualche modo punito per aver cercato di far emergere “quelle verità”. Questi meccanismi avvengono soprattutto a livello inconscio, per questo è importante avere la volontà di guardarsi dentro sul serio. Continuando, così come accede, comunque a voler bene a quei genitori che possono anche essere rimasti coerenti e costanti nel dire sempre le stesse bugie si provoca una sofferenza forte e dolorosa in un vissuto conflittuale fra affetto e voglia di verità/chiarezza. Può allora sembrare, apparentemente in questi casi, che le bugie dei genitori non siano legate ai disturbi del figlio. Si pensa che sia il figlio ad avere un problema e a deresponsabilizzarsi. Ma non sempre è così, la maggior parte dei problemi ha origine proprio nel nucleo familiare di appartenenza. Bene, chi ha tratto vantaggio dalle bugie? Forse i genitori che non hanno dovuto affrontare il peso della verità scottante? E poi? Quale peso dover supportare riferito ad un figlio che sta male? Forse ha tratto vantaggio dalla bugia il figlio che non ha dovuto soffrire per la scomoda verità? E poi? Quanto ha sofferto dopo con tutta la confusione in testa e i disturbi di personalità? E ogni bugia per essere sostenuta richiede altre bugie. E spesso questa serie di bugie è resa più credibile da un contorno ampio e ricco di grandi e verificabili verità atte a convincere, per effetto alone, che tutto sia vero. Immagini sociali e bugie sono un connubio letale per l’autostima dei figli e per il loro equilibrio psicofisico. Vivere nella semplicità interiore è la cosa migliore che si possa fare. |
15-08-2014, 00.46.34 | #10 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Vivere nella menzogna, nelle bugie e nell’abbandono
Citazione:
Onestamente non vedo la bugìa neanche dopo che ritieni di avermela mostrata. Vedo invece una bugìa importante e vistosa nell'usare come sinonimi termini che sinonimi non sono: l'intelligenza (nei suoi tanti "tipi") resta la capacità cognitivo-elaborativa , nell'ambito del più vasto (e vago) insieme delle capacità. Il soffertissimo concetto di Q.I. ...sai bene che non è di mia creazione e che ha un senso ben chiaro (perfettibile quanto vuoi, ma chiaro!) in Medicina!!! Ed il suo recepirlo, proprio il suo recepirlo e non il negarlo , permette alla Legge statale di non trattare tutti come "potenzialmente uguali nei diritti e doveri, perchè...son diversi in quanto unici...ma (!!!!) ha tutti la stessa intelligenza!" Ed è l'acquisizione di questo concetto che permette al down o al cerebroleso da parto di avere (ad esempio) una scolarizzazione a propria misura. Ciascuno di noi ha le proprie capacità , e se anche le mettessimo nel calderone tutte insieme - dalla capacità cognitiva a quella.... olfattiva, dalla capacità elaborativa intellettuale a quella .....muscolare - credo sia vera e cosmica bugìa proprio affermare che il calderone di ciascuno pesa come quello di tutti gli altri. Ma se poi mi neghi che il Q.I. (con tutte le perfettibilità già dette) non abbia senso..... mi chiedo solo del mio Q.I. , per la serie : ma perchè sto qui a scrivere? --- Che i figli NON siano uguali nelle potenzialità mi è assolutamente chiaro (veramente l'avevo detto io...eravamo partiti da questo). Che i figli DEBBANO essere uguali NELLA CURA E NELL'AMORE DEI LORO GENITORI ...mi pare che siamo d'accordo. Che QUELLA CURA E QUELL'AMORE debbano diversificarsi , per essere espressi al meglio, tanto quanto son diversi i figli....è esattamente quel che sostenevo e sostengo. La mia replica circa la sincerità genitoriale aveva tutt'altro senso da quello inteso, e rinnovo la domanda : Se una madre ha due bambini : il maggiore bravo nella pittura e il minore non vedente dalla nascita che...percependo le gratificazioni ricevute dal fratello ...chiedesse alla madre di voler fare anche lui il pittore .................la mamma amorevole IN OGNI CASO accompagnerebbe il bimbo non vedente a sviluppare proprie e diverse capacità e ad essere gratificato da queste. Ciò non toglie viva il magone di saperlo non vedente e la tortura di un suo desiderio che è impossibile. E quando , in ogni secondo della propria vita di mamma, soffre per il bimbetto di tutto questo ...ne ha di momenti in cui soffoca lacrime o le piange in disparte! La mia domanda era : che dovrebbe fare , in nome della "sincerità" quella mamma? Forse dovrebbe dire al figlio quel che E' VERO , e cioè : mi si spacca il cuore ogni volta che mi dici di voler fare il pittore, e non potrai esserlo mai? Che senso avrebbe dire questa VERITA' ? E' verità, pero! |
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