ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
16-03-2014, 14.33.13 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: Molto inclusivo
Citazione:
Innanzitutto bentrovato e buon proseguimento. E' una bella domanda che fa riflettere su diversi piani della realtà Il primo che mi viene in mente è ad esempio sul lavoro, o comunque in attività umane dove siamo all'interno di una organizzazione che prescinde dalla nostra volontà, cioè è obbligo conviverci anche se non risponde ai nostri profondi stati emotivi. Quì generalmente il contatto umano è difficilmente così profondo da conoscersi in quanto alterato da altre priorità dettate dalla stessa organizzazione. Quindi è facile che in alcune occasioni ci si senti "tagliati fuori", esclusi; ma spesso avviene per mancanza di comunicazione e di spiegazione. Proprio questi ultimi sono i denominatori comuni, l'aver frainteso (se c'è mala fede allora ovviamente è altro) un'atteggiamento, un gesto, delle parole, per cui ci sentiamo in qualche modo esclusi e traditi. Ma accade in amore, in famiglia, con amici e finisce che si " porta il broncio".Io suggerirei sempre di chiarire perchè anche noi stessi che ci sentiamo esclusi a volte a nostra volta magari escludiamo senza averne avuto intenzione. Il chiarimento e la spiegazione mettono in luce la buona fede dalla cattiva fede intenzionale. L'uomo emotivamente ha necessità di sentirsi parte di qualcosa e cerchiamo quindi per naturalezza l'inclusione. Il comunicare è una forma comunque affettiva. L'incomunicabilità è la chiusura in se stessi. |
|
26-03-2014, 17.22.59 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Molto inclusivo
Citazione:
Cara nevealsole ri -frequenterò sia pure meno assiduo. “Inclusivo” vs “esclusivo” hanno connotazioni nell'ambito delle relazioni, dell'etica, cultura, consumi, ecc. con aspetti a seconda del periodo storico. Ricordo l'ironia verso l'esclusivismo snobistico di Groucho Marx nell'affermare “Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me”. Nella società di massa e dei consumi l'imperativo è essere simili gli altri nel condividere oggetti e simboli, ma l'ambizione è possederne più prestigiosi e invidiati da altri. L'avere e il successo sono gli idola del tempo, disposti a tutto pur di ostentare qualcosa che distingua. Spesso i genitori esigono che i figli primeggino in vari ambiti senza chiedersi se possiedano le necessarie inclinazioni. In un senso culturale essere “esclusivo” è dare valore assoluto alle proprie idee - in genere ridotte - giudizi, gusti, stili di vita;voler risultare vittoriosi in una discussione anche non avendo ragione, evitando un dialogo collaborativo ( “inclusivo”) Un fenomeno sociale che avviene nei gruppi è l'esclusione di chi apporta idee nuove, estranee al pensiero di gruppo. Anche nelle community l'intesa avviene tra non molti che si livellano ai più popolari, e informali leader . Gli studiosi di social network notano che si stringe amicizia con chi ha già molti amici, chi ne ha pochi rimane “non incluso” “Hanno più “ragione” quelli che si conformano a stili e tendenze del gruppo. Viceversa qualche mente brillante dopo frequentazioni potrebbe appiattirsi e mimetizzarsi . E' vero che l'”inclusivo” limita se stesso. Non adatto al confronto che arricchisce in reciprocità e definisce personali concetti,accordi e disaccordi. Nell'ambito delle relazioni un'apertura empatica fa parte dell'intelligenza socio-emotiva Per quanto mi riguarda, avendo partecipato gruppi organizzati, tali attività mi hanno gratificato e non ho mai preteso mansioni “esclusive”. |
|