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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 08-05-2008, 21.45.52   #11
altamarea
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Riferimento: Pudore

Nel decennio del 1920 anche gli stilisti di alta moda disegnano modelli di costumi da bagno. Ed è il ”pigiama da mare” la novità balneare: pantaloni lunghi, indossati insieme alla blusa senza maniche, cintura in vita e giacca.

Le donne proteggono la capigliatura con cappellini di piquet o le cuffie da bagno.


(costume da bagno del 1925, di lana blu, con applicazioni di colore giallo. E’ costituito da pantaloncini e gonnellino; chiuso da due bottoni sulla spalla sinistra)


Negli anni Trenta i consigli dei medici sui benefici del sole e dei bagni di mare fanno ridurre ulteriormente la stoffa con cui vengono confezionati i costumi da bagno e i “prendisole”. Le scollature sulla schiena si ampliano.

Negli stessi anni viene commercializzato il primo tessuto elasticizzato. I costumi da bagno realizzati in jersey o Lastex aderiscono al corpo slanciando la figura. Si diffonde la moda del pareo, lungo o corto. Dagli Stati Uniti arriva anche in Italia il “costume Sirenetta”, che lascia scoperte le gambe e le braccia. Era uno dei primi costumi interi, molto scollato.


(costume da bagno del 1930, in maglia di lana blu, costituito da un unico pezzo, completo di pantaloncini, che si intravedono sotto la balza che funge da gonnellino)


Dal 1932 compaiono sulle spiagge i primi antenati del bikini, che erano costituiti da un pantaloncino con sopra un corpetto, tenuti insieme solo da triangoli di tessuto. La prima famosa italiana ad indossare questo capo fu l’attrice Marta Abba… e fu scandalo.

Dal 1937 aumenta la diffusione dei costumi in tessuto elasticizzato, costituiti da reggiseno e corti pantaloncini con la cintura all’altezza della vita. Diffuse erano anche le vestaglie da portare sopra il costume.

Del 1939 è il primo vero due pezzi, confezionato dalla Jantzen, che lasciava coperto l’ombelico.
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Vecchio 09-05-2008, 07.45.09   #12
altamarea
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Riferimento: Pudore



Negli anni ‘40 anche la moda è condizionata dagli eventi della seconda guerra mondiale.

Il 5 luglio del 1946 a Parigi lo stilista Louis Rèard presenta i suoi elaborati costumi da bagno femminili, tra cui il “bikini", nome come quello dell’atollo nelle isole Marshall (Oceano Pacifico) dove gli Stati Uniti in quell’anno sperimentano la bomba nucleare all’idrogeno. Lo stilista sceglie tale nome al nuovo costume in due pezzi con la consapevolezza dell’effetto “esplosivo”nell’opinione pubblica. Infatti il bikini fu considerato troppo osè in quel periodo.

Successivamente il bikini costrinse a decisioni contrastanti nei concorsi di bellezza: venne ammesso, creando scalpore, nel concorso di “Miss Italia” del 1947, vinto da Lucia Bosé; ma era un due pezzi “morigerato”, lo slip copriva l’ombelico. Invece nel 1951 al concorso per “Miss Mondo” venne proibito alle ragazze di sfilare in bikini.

Negli anni ’50 note attrici indossarono il bikini nelle scene di film o si fecero fotografare con tale costume da bagno. Negli stessi anni poche ma coraggiose bagnanti cominciarono a farsi vedere in bikini sulle spiagge, ed alcune furono denunciate per “oltraggio al pudore”. Ma non solo le donne furono sanzionate. Anche il costume da bagno maschile col tempo venne accorciato, fino ad arrivare agli slip, considerati osceni sulle spiagge.

Durante gli anni ’60 il costume a due pezzi non desta più meraviglia o scalpore, con conseguente modifica del ”comune senso del pudore”.
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Vecchio 09-05-2008, 16.32.11   #13
altamarea
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Riferimento: Pudore

Dal bikini, al monokini, costituito dal solo slip.

Il neologismo “monokini” (topless) fu ideato nel 1964 dallo stilista californiano Rudi Gernreich per l’abbigliamento da bagno da lui disegnato.

Il 3 giugno del 1965 negli Stati Uniti la bionda modella diciannovenne Toni Lee Shelley si presentò col topless in una spiaggia del lago Michigan ma venne arrestata.

La moda del topless, però, s’impose. Le prime ad indossare il “monokini” furono le attrici.

Nell’estate del 1967, Brigitte Bardot lancia la moda dei bagni di sole a seno nudo nell’ Hotel Byblos di Saint Tropez. In seguito fu imitata da Jane Fonda e Ursula Andress. In Italia la prima attrice a mostrarsi in topless fu Laura Antonelli.

Poi venne il ’68… e le internazionali ed interclassiste rivolte giovanili di opposizione e contestazione. Era in auge il sociologo Herbert Marcuse che considerava quelle rivolte una ribellione morale, politica e sessuale. Una ribellione totale dei giovani ai valori tradizionali dominanti. Numerose femministe bruciarono i reggiseni, in nome della libertà e parità sessuale. Si fecero accesi gli scontri ideologici per introdurre anche in Italia il divorzio.

Alcuni storici sostengono che la cosiddetta “rivoluzione sessuale” non fu una “rottura” rispetto al passato in fatto di sesso, ma solo “liberazione” della sessualità, che avvenne con la contemporanea l’erosione dei valori e della morale religiosa. Si cominciò a parlare di sesso più apertamente di quanto non facessero le precedenti generazioni , ma non ci fu aumento spropositato di rapporti sessuali. Inoltre bisogna ricordare che nel 1960 cominciò ad essere usata la “pillola” per la contraccezione.

Successivamente gli studenti pretesero a scuola come materia d’insegnamento l’educazione sessuale.

Eventi che contribuirono a modificare in Italia anche il “comune senso del pudore”.

La parte inferiore del bikini venne ulteriormente ridotta negli anni settanta con l'introduzione del tanga brasiliano, a tinta unita, floreale o a fantasia geometrica, per avere sul corpo l’abbronzatura quasi totale.
il tanga, come “nuovo indumento” da mare è simile allo slip ma molto più sgambato. Fu presentato nell’agosto del 1981 da Frederick Mellinger (produttore newyorkese di biancheria intima) nel suo negozio della 5° Strada.

Mellinger non aveva ideato un nuovo modello, ma si era limitato a copiare quella sottile striscia di tessuto in versione costume da bagno.

Il nome “tanga” deriva da un antico ornamento dei Marajò (Brasile settentrionale) e viene ancora usato da alcuni gruppi stanziati alla foce del Rio delle Amazzoni.

Una diffusa leggenda narra che la popolarità dell’indumento sia dovuto ad una ragazza brasiliana di origine italiana, Rose di Primo, che nel 1972 tagliò il suo costume da bagno per farsi notare ad una festa sulla spiaggia di Ipanema, a Rio de Janeiro. Il clamore ottenuto dall’esibizione della ragazza avrebbe poi avviato la diffusione del succinto indumento sulle spiagge del Brasile.
Il tanga viene spesso confuso con il perizoma, considerato mutandina, usato in prevalenza da donne ma recentemente utilizzato anche dagli uomini, ma pochi. La parte posteriore del perizoma è formata da una stretta striscia di tessuto o da un cordocino.

E dopo il tanga ? E difficile immaginare il nudismo in spiaggia ? I nudisti…o naturisti ancora vengono perseguitati da denunce e arresti se non si limitano alle spiagge loro riservate.
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Vecchio 09-05-2008, 17.39.10   #14
altamarea
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Riferimento: Pudore

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Originalmente inviato da veraluce
... in un rapporto d'amore "vero" il darsi all'altro è un darsi completamente senza "barriere"... perché la persona che ami è, nell'incontro d'amore, te stesso... e se una persona ha vergogna o paura etc di mostrarsi a sé stesso nell'altro, forse non potrà giungere a sperimentare quell'amore che va "oltre" l'"io"...


Gentile veraluce, ho scritto in un post di questo thread che sono d'accordo con te. Infatti nella relazione i partner esplorano inzialmente quali sono gli interessi comuni, poi, nella fase dell'innamoramentosi passa all'autorivelazione, c'è lo svelamento reciproco con intensità emotiva, ci si mostra all'altra/o senza "maschera", senza "pudore" con la propria fragilità e vulnerablità. Si permette l'accesso alla propria intimità. E si creano le premesse per quel tipo di comprensione profonda su cui può nascere un nuovo “noi” nella successiva tappa, quella dell'amore.


L’innamoramento è uno stato emozionale e sentimentale transitorio, l’amore, invece, è affetto stabile verso il/la partner.

L’innamoramento passionale, coinvolgente, lascia un segno indelebile. Potremo separarci, ma non potremo più dimenticare.”

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Vecchio 10-05-2008, 13.20.55   #15
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Riferimento: Pudore

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Da Altamarea:
permette l'accesso alla propria intimità. E si creano le premesse per quel tipo di comprensione profonda su cui può nascere un nuovo “noi” nella successiva tappa, quella dell'amore.


Ciao Altamarea ... grazie per aver ulteriormente ampliato l'argomento (troppo belle anche le immagini che proponi)! Sulla parte che ho quotato mi sono soffermata a "meditare".. secondo te ci deve essere una specifica predisposizione di partenza per potere o volere essere un "noi" con un'altro? Forse è solo una mia impressione dovuta ad esperienza personale ma sai, ho constatato che anche in relazioni "salde" e che durano nel tempo, spesso questo "noi" che sembrava esserci alla fine veniva a rivelarsi soltanto un "io aggrappato ad un'altro io"... forse in questi casi non ci si è "mostrati" veramente all'altro?... ma cos'è che ci limita?

Ecco, anche tu, in codesta sede, hai fatto notare come nel tempo storico c'è stata una sorta di maggiore (se non estrema) disinibizione corporea... ebbene, è forse questo accantonamento del "pudore" fisico inversamente proporzionale alla capacità di disvelarsi interiormente quando ci si trova a guardare direttamente negli occhi un'altra persona? Forse mi sono incartata nell'impostare la domanda... spero che mi hai capita comunque, nonostante le contorsioni verbali...

Un abbraccio
veraluce is offline  
Vecchio 10-05-2008, 15.34.01   #16
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Riferimento: Pudore

buon pomeriggio veraluce,
la tua constatazione è anche la mia. Anche l'amore spesso è relativo. Ciò che si crede eterno diventa temporaneo. La causa: la noia ? l'abitudine ? il desiderio di libertà, di nuovi amori ?
altamarea is offline  
Vecchio 10-05-2008, 16.30.43   #17
altamarea
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Riferimento: Pudore

Citazione:
Originalmente inviato da logos
lo credo anch'io che il pudore è quella tendenza a difendere l'intimità, è il proprio angolo per poter sentirsi lontano da sguardi indiscreti, almeno in un rapporto tra sè e sè, oggi credo non si possa dire la stessa cosa, visto che la tendenza è proprio quella di uscire da sè liberandosi dal pudore per poter fruire della propria intimità.

Buona sera logos,

in uno dei miei primi post in questo thread ho scritto che Il termine “pudore” deriva dal latino “pudòrem” (a sua volta da “pudeo”, che significa “ho vergogna”).
“Vergogna” è una parola composta: dal latino “vereor” (= “timore”) e “gognam” (= “gogna”) e significa “temo la gogna”, cioè la mia esposizione pubblica.

Ed ora aggiungo che anche "intimità", o meglio "intimo", deriva dalla lingua latina, dalla parola "intimus", a sua volta dal superlativo "interus" (="interiore", "che sta dentro").

Ti prego di non considerare le due suddette specificazioni come inutili e dotte.

Le ho scritte perchè molti considerano sinonimi "pudore" ed intimità", invece tu giustamente tieni distinti i significati delle due parole.

Sei d'accordo se come esempio dico che il pudore si può considerare come la porta d'ingresso in un appartamento ? Tale porta divide l'esterno dall'interno, protegge il segreto dell'intimità individuale, riferità non solo alla sessualità.
L'accesso al proprio intimo lo decidiamo noi, se e quando. Una modalità del quando, come ho già detto a Veraluce, si realizza nella fase dell'innamoramento.

Ma cos'è l'intimità ?
In un altro thread ho scritto che nella coppia l’intimità comprende la sessualità e l’affettività. Viene conquistata gradualmente nel tempo con la coinvolgente relazione bilaterale.
Per raggiungere l’intimità è necessario abbattere le “barriere” psicologiche che si frappongono alla reciproca scoperta, per farci meglio conoscere dalla persona che si ama. La progressiva fiducia nel/la partner permette di ’”aprirsi” e di considerare lo “svelarsi” come una opportunità per riflettere sulle proprie caratteristiche e i propri punti vulnerabili.

Quelli che temono di “lasciarsi andare”, difficilmente riescono a stabilire l’intimità affettiva, perché la loro razionalità permette al massimo il coinvolgimento intellettuale. Ma evitare l'intimità significa evitare la profondità dei sentimenti.

L’intimità affettiva soddisfa il bisogno di condividere in modo privilegiato con un’altra persona i propri pensieri. Se la relazione dura nel tempo può diventare empatia, con modalità note soltanto alla coppia.

Ma oltre l'intimità sentimentale c'è l’intimità fisica, che contribuisce a fortificare il vincolo affettivo ed emotivo.

altamarea is offline  
Vecchio 10-05-2008, 23.03.07   #18
logos
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Riferimento: Pudore

ciao altamarea,
credo che si debba essere chiari, per quanto si riesce di fare, intimità, pudore, credo possano essere definite virtù, quelle che ci differenziano dagli animali, che razionalmente possiamo avvicinarli al, pubico interno, che ci scuotono nei momenti di svalutazione del proprio essere.
Un essere che da sè va verso l'altro con il suo puddore e la sua intimità, in un incontro condiviso che si scopre pian piano, nel piacere di cogliersi in un percorso di valutazione e rivalutazione, non cedendo subito con impulsività a desideri, ma costruendo uno spazio transizionale che ci dia un equilibrio e orientamento per un sano rapporto di coppia, e scoprisi capaci di innamoramento............
logos is offline  
Vecchio 11-05-2008, 14.41.18   #19
Anagarika
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Riferimento: Pudore

Citazione:
Originalmente inviato da altamarea
Cos’ è il pudore ? Una virtù ?

Citazione:
Protezione dell’intimità, riferita non solo alla sessualità ma anche alle emozioni ed ai sentimenti
... propria e altrui.

Riservatezza, discrezione, rispetto della sensibilità nostra e di chi ci circonda.

Il pudore è quello che difende la nostra intimità dalle invasioni sgradite, ma anche il segnale che stiamo oltrepassando un limite. Da rispettare per non invadere noi l'intimità del prossimo, mettendolo in imbarazzo.
Anagarika is offline  
Vecchio 11-05-2008, 21.57.14   #20
altamarea
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Riferimento: Pudore


(albero del bene e del male)

Citazione:
Originalmente inviato da logos
...intimità, pudore, credo possano essere definite virtù...
logos definire "virtu'" il pudore o l'intimita' forse non e' il termine confacente.
A me la parola virtu' evoca la Bibbia ed Aristotele nelle quattro "virtu' cardinali", ma penso pure alle tre cristiane "virtu' teologali".
Virtu' deriva dal latino "vir" (= "uomo") e fa riferimento alla capacita'di un individuo di eccellere in una determinata cosa, ad esempio gli artisti famosi.
Nel contempo presumo che tu intendi la virtu' come la qualita' morale negli individui che regola i comportamenti e le azioni. Virtu' acquisita mediante l'educazione, come allude Ornella nel suo post riguardo alle inibizioni.

Sei d'accordo se uso il termine "costrutto mentale" oppure "costrutto psicologico" anziche' "virtu'" ?

Ovviamente la mia e' una domanda aperta a tutti gli interlocutori per sapere il loro punto di vista in proposito.

Cordialita'
altamarea is offline  

 



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