ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
29-04-2008, 18.42.10 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-08-2007
Messaggi: 89
|
Riferimento: Perchè educare alle emozioni?
A me di certo interessa...
Le parole "emozione" e "sentimento" hanno sfumature diverse per ognuno di noi,me ne rendo conto ogni giorno..e talvolta provocano fraintendimenti... a presto,ciao |
29-04-2008, 19.37.08 | #5 | ||
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Riferimento: Perchè educare alle emozioni?
Citazione:
Ciao Arsenio, il tema 'emozioni' è un tema di grande interesse. Ti chiesi a suo tempo 'consigli di lettura', che non ho - confesso - al momento seguito. Leggo poco, mi sto abbrutendo... talvolta capita. Potremmo però fare qui un lavoro di comprensione delle emozioni, questo a me servirebbe. Ho cercato qualcosa in rete, ma si trovano banalità. Ed io, con te, credo ai segnali. Il mio corpo, in questo periodo, di segnali me ne sta mandando cinquecento... attualmente non sono in grado di capire cosa vuole. So però, bene, che in fondo ci sta un bel 'blocco emotivo'. E fin lì, ci siamo. Il punto però è: quale emozione è rimasta bloccata? Cos'è che non torna alla mia testolina e che mi ha lasciato in mezzo al mare senza saper più da che parte nuotare? Sarebbe giusto, per iniziare, definire cos'è un'emozione. Forse a suo tempo lo facesti, è vero. Ma io non capii... o non fui convinta delle distinzioni. Le emozioni, poi, si dividono in gruppi. Quali sono questi gruppi? Avevo iniziato una lettura, rivelatasi forse un po' meno interessante di come la facevo. Ekman: "Emotions Reavealed". Emozioni rivelate. Rivelate dalle espressioni del volto. Ekman, saprai, è forse il più grande conoscitore delle modalità di espressione delle emozioni. Ha studiato per anni le popolazioni di ogni parte del mondo, rendendosi conto che in ogni parte del modo... facciamo le stesse facce per esprimere le stesse emozioni. Poi ci sono culture che accentuano l'espressività facciale delle emozioni, e culture che la reprimono. Ekman distingue i seguenti gruppi: - tristezza/dispiacere e agonia/angoscia; - rabbia; - sorpresa e paura; - disgusto e disprezzo. A questi gruppi afferiscono tutte le sfumature dei nostri stati emotivi. Reprimere, non lasciar sfogare, non riconoscere o non accettare le proprie emozioni può trasformarle in altre. Ad esempio, non sfogare la propria rabbia può far cadere nella tristezza, fino a portarci alla depressione. Questo l'ho vissuto. Per non sentirmi dire che ero 'cattiva', qualche anno fa, ho smesso di arrabbiarmi... e sono scivolata nell'apatia. Ci ho messo un bel po' di tempo per capire da dove venisse l'apatia, finché ho ricominciato ad arrabbiarmi, ed è scomparsa. Prima regola di neve: spesso non si può dire ciò che si pensa e accontentare chi ci sta di fronte, ma si vive meglio dicendo ciò che si pensa. Poi c'è la paura, la paura è molto diffusa oggi. Soprattutto sotto forma di ansia, che è una sorta di paura piccola, piccola. Citazione:
Perché in questo bel post sulle emozioni, non osserviamo anche te? Siccome sopra ho detto che la mia prima regola è dire quello che penso, lo farò. Scrivi molto in questo periodo, e lamenti molto di non essere seguito a sufficienza. In me, questo, genera un senso di colpa. Mi spiace il disappunto che leggo in te e contemporaneamente lo vivo come una manipolazione. Come se fosse un modo un po' 'subdolo' (passami il termine) di ottenere attenzione. E questo mi porta nella direzione esattamente opposta: all'affermazione del mio diritto di non esserci. Il tuo ultimo intervento, a dire il vero, mi stava facendo andare di nuovo in quella direzione... ma poi ho capito che questa discussione per me poteva essere importante. Ecco, ora io domanderei a te se hai capito quali sono le emozioni che provi e che ti inducono a scrivere in modo che è stato da molti percepito come (passami anche questo termine, non ne trovo di migliori) 'polemico'. Io me lo sono chiesto, quale potesse essere la tua emozione guida, ed ora lo chiedo a te. I miei vissuti familiari li racconterò in seguito, non è facile per me trovare il tempo, perché forse quella che non c'è è la voglia. Ed in questo periodo scrivere mi è faticoso. Il tema è vastissimo, mi interesserebbe anche la psicosomatica. La mia impressione è che sarebbe utile fare una prima distizione delle emozioni, primarie secondarie come dicevi tu... considerare le principali ed indagare ad una ad una come si esprimono in teoria. Poi fare esempi pratici nostri (quali sono i nostri comportamenti in presenza di una certa emozione). Io di me ne conosco poche, e - arrivata a questo punto - avrei bisogno di scoprire i codici d'accesso mancanti... |
||
29-04-2008, 21.46.59 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2007
Messaggi: 603
|
Riferimento: Perchè educare alle emozioni?
Citazione:
Buona sera Arsenio ... Io posso dire quello che ho recepito per me stessa dalla mia esperienza... per me, figlia unica, probabilmente è stato di fondamentale importanza per lo sviluppo delle capacità emotive la possibilità di poter stare a stretto contatto con gli altri (infanzia, adolescenza, etc)... mia madre (che ha 8 fratelli) da piccola mi ha sempre buttato in mezzo a tanti cuginetti/e, tant'è che li considero tutt'oggi come fratelli e sorelle, ci capiamo a vicenda (ecco che mi emoziono già solo a pensare a loro )... quando sin da piccola hai sempre qualcuno con cui giocare, con cui poter esternare i tuoi pensieri acerbi, con cui dar libero sfogo a tutto quello che sei (anche se soltanto un infante) credo che te lo porti dietro probabilmente per tutta la vita... forse questo mi ha aiutato a superare tanti momenti bui e ad aver fiducia nell'essere umano nonostante tutto... ...far esprimere i bambini... a contatto con altri bambini... vero contatto... come in una famiglia... ...l'altro giorno rileggevo Buscaglia... quando dice che i bambini litigano ma subito dopo dimenticano e ricominciano a giocare insieme come se niente fosse successo... che bello... superare per andare verso l'altro... che emozione! Viva i bambini... e speriamo che l'infanzia, che rappresenta il "bocciolo" dello sviluppo emozionale, venga sempre salvaguardata. Sentitamente... |
|
30-04-2008, 15.41.30 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-02-2008
Messaggi: 90
|
Riferimento: Perchè educare alle emozioni?
Buon pomeriggio Arsenio,
ma come, io mi sono appena registrato in questo forum per avere il piacere di dialogare con te e con altre signore e signori che considero colti e competenti, e tu vuoi lasciare questo sito ? …quota/non so fino a quando rimango a riflessioni: sto valutando dove trasferirmi. Ho ancora tantissimi argomenti da proporre ma qui non hanno il successo sperato. Non importa: non si può riuscire graditi a tutti. E alcuni forum finiscono per prendere una piega che assimila nel bene e nel male./quota Dai rimani, io sono uno dei tuoi fans. Poi se vuoi ti segnalo un paio di forum dedicati alla psicologia. Tornando al tema… L'etimologia della parola “e-mozione” fa riferimento al “moto”, una “mozione”, un movimento. Che cosa sono e come nascono le emozioni. Ora ti dico quello che so io…da dilettante allo sbaraglio. Anzitutto la differenza tra sensazioni ed emozioni. Le sensazioni sono rapide e fugaci reazioni agli stimoli sensoriali e correlate al funzionamento fisiologico del corpo, ad esempio la risposta al freddo, agli stimoli della fame, alla vista di una persona. Se lo stimolo sparisce, finisce la sensazione, che può essere piacevole o spiacevole. Le emozioni, invece, sono più complesse delle sensazioni; sono reazioni meno legate allo stimolo che le ha suscitate. Durano di più nel tempo se ricevono il rinforzo psicologico. Fisiologicamente l’emozione è causata dall’elaborazione neuronale di uno stimolo, a cui il nostro sistema nervoso dà una risposta. Nel mio precedente post per praticità ho distinto le emozioni in esogene ed endogene, ma ci sono moltissimi input che provocano nel contempo emozioni esogene ed endogene. Ad esempio nell’atto sessuale le emozioni derivano da combinazioni fisiche, psichiche, cognitive, che ci preparano e ci fanno agire. Quindi L'emozione si manifesta in vari modi ed ha la capacità di interagire con il funzionamento dell'organismo a tutti i livelli: neurologico, fisiologico, cognitivo e comportamentale. (Antonio Canova: "Amore e Psiche", 1793; Museo del Louvre, Paris) |
01-05-2008, 20.58.29 | #8 |
Ospite
Data registrazione: 19-08-2007
Messaggi: 35
|
Riferimento: Perchè educare alle emozioni?
Il tema delle emozioni, della loro comprensione e della loro riscoperta interessa moltissimo anche me.
Sin da piccola sono stata sempre una ragazza molto sensibile, profonda e capace di comprendere molto facilmente le mie emozioni (e di interrogarmi su di esse), avevo una buona capacità di introspezione di me stessa e degli altri. Ho toccato il limite tra i 15-14 anni, quando uscendo da un periodo di problematiche adolescenziali che mi avevano costretta a cercare fino in fondo i motivi del mio essere (e del mio malessere di conseguenza), sono arrivata a vivere addirittura in empatia con la gente che mi attorniava, fossero essi miei amici o meno, e quando vedevo la sofferenza negli occhi altrui spesso veniva anche a me da piangere...questa cosa mi faceva stare molto male e contrastava con i miei canoni ideali che seguivano la strada del rifiuto totale delle emozioni a favore dell'impassibilità di fronte a tutto e tutti per conseguire solo i miei interessi. La mia empatia e la mia acutezza sensibile ed emozionale si accompagnavano ad una spiccata capacità di comprensione di concetti complessi e ad una scioltezza nelle facoltà di ragionamento (anche su temi molto profondi o difficili) e di espressione orale superiore a quella degli altri miei coetanei. In pochi mesi però, una volta riuscita a risolvere i miei problemi da adolescente almeno dal punto di vista qualitativo, ho perso anche gran parte delle mie emozioni, tanto che spesso mi sento vuota, insensibile, e non riesco a dare un nome alle sensazioni cui vado incontro. Credevo fosse parte del processo di "formazione del carattere", che nei giovani si manifesta spesso con variazioni tra caratteristiche diametralmente opposte dello stesso. Inizialmente questo stato di impassibilità e insensibilità mi soddisfaceva e mi faceva sentire forte, forte per riuscire a tirare dritto per la mia strada senza farmi impietosire o peggio fregare dalle emozioni verso gli altri. In seguito però mi sono accorta che tutto ciò aveva come semplice conseguenza quella di impoverirmi da tutti i punti di vista, di appiattire la mia persona. Infatti anche dal punto di vista di ragionamento, di comprensione le mie capacità erano e rimangono tutt'ora dimezzate, senza contare che la mia capacità espressiva mi sembra si sia ridotta ad un uso massimo di 600 vocaboli. Cerco insomma di salvarmi come posso dall'ombra di un nichilismo assassino e scorgo dentro di me una vera catasta affastellata di materiali vari, come emozioni represse, ricordi negati, esperienze rifiutate per non soffrire, ecc., insomma un vero marasma confuso. Ho fatto qualche incontro ancora con le emozioni l'anno scorso, che mi ha permesso di studiarmi un pochino. All'inizio credevo di essere innamorata di un ragazzo che potevo vedere solo una o due volte al mese per questione di lontananza. Mi capitava di accorgermi che nei momenti in cui stavo con lui provavo delle emozioni molto intense, gli volevo bene, volevo stare con lui per sempre. Nonappena tornavamo ognuno per la sua strada per altre due settimane i miei sentimenti verso di lui staccavano la spina. Non me ne fregava niente, assolutamente. Ricevevo i suoi sms con su "ti amo" ed ero fredda, era una persona qualsiasi. Ogni volta prima di rivederlo mi dicevo che era la volta che dovevo lasciarlo, che lo stavo prendendo in giro, che ero sciocca a stare con uno di cui non m'importava nulla...poi ci vedevamo, lui mi prendeva la mano, mi dava un bacio e io mi risvegliavo dal mio torpore gelido. Questa fisarmonica di sentimenti ha continuato per qualche mese, poi ho deciso di tenere sempre quel ragazzo nella mia mente e di intrappolare le emozioni nel mio cuore, senza lasciarle più andare e venire come volevo. Sono diventata una ragazza totalmente appassionata e non riuscivo a smettere di pensarlo, non avevo il minimo equilibrio...pensavo solo a lui durante le lezioni, non studiavo più perchè stavo ore e ore al telefono con lui, ecc. Esigevo le sue cure costantemente e nonostante mi accorgessi che le cose con il tempo andavano peggiorando e non potevamo più stare insieme mi sacrificavo pur di tenere acceso quel bagliore di sentimento nel mio animo. Non ho un equilibrio insomma. Ora di emozioni ne provo qualcuna in più, ma non so darvi nome. In compenso ho acquisito delle capacità di analisi psicologica degli altri molto accurata, ma...insensibile, fredda. Posso prevedere le mosse altrui quando conosco gli individui appena un poco, però non vedo le loro emozioni, o meglio non le considero come tali ma come strumenti di analisi. Tutto ciò mi fa sentire ancora più arida di quanto non sia. Quando Arsenio ha parlato di Alessittimia mi sono riconosciuta in pieno e ho trovato il nome adatto al mio stato. Non so dare un nome alle mie emozioni, e così facendo non so dare un nome a me stessa. È uno stato che non mi piace, con questo topic spero di poter trovare una strada o degli esercizi per capire cos'è andato storto nella mia crescita di adolescente e cosa mi faccia bloccare le emozioni e la sensibilità che sempre mi hanno caratterizzata. |
02-05-2008, 12.09.06 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Perchè educare alle emozioni?
Citazione:
Cara Vèronique tu tra le prime hai appoggiato i miei interessi per le emozioni ed i sentimenti e ti ho detto scherzando che hai rivalutato le mie”azioni” a Psicologia”. Gli stati affettivi, positivi e negativi attraversano giornalmente la nostra vita e ci fanno sentire vivi: anche la tristezza,la malinconia, l'ansia, fanno parte dell'esistenza e possono elevare, se diventano una crisi di partenza per meglio conoscersi ed elevarsi con una crescita interiore. |
|
02-05-2008, 12.12.33 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Perchè educare alle emozioni?
Citazione:
Cara neve, vedrò di darti indicazioni per una coscienza delle tue emozioni entro i miei limiti. La mia linea torico-pratica la potresti ricavare da quella che ho indicato sotto un 3d recente su richiesta di delucidazioni, se ricordo, sugli orientamenti della comunicazione di sostegno nell'ambito dei gruppi ad ispirazione gestaltica: s'intitola “Maturità e libertà esistenziale”, ma potrei lanciarti anche altra documentazione ricavata da mie osservazioni sul campo. Ma forse non sarà necessario. In verità avevo intenzione di uscire oggi da Psicologia per ritirarmi a “Poesie” . Poi ho ricevuto i post tuoi e di altre nick amiche. Conosco il Facial Action Coding System di Eckaman-Friesen e la sua rappresentazione schematica delle 24 facce per ogni espressione mimica. Molto utile anche a fini didattici. Il nostro tema ipotetico da cui partire sarebbe “Cognizioni e risposte emotive: il linguaggio delle emozioni”. Più che le risposte o comportamentali conta la valutazione che ne sta all'origine. Si osserva non tanto la fenomenologia manifesta ma si ascoltano i contenuti delle altrui vissute esperienze interiori, le distorsioni ideative. Noi tutti si pensa, si rievoca, immagina, si prevede, attraverso il linguaggio del dialogo interiore con noi stessi e le elaborazioni cognitive sono anche emozionali; così come le emozioni presentano sempre elementi cognitivo-valutativi. La conoscenza di sé, degli altri, delle relazioni, ecc. si sviluppa fin dall'infanzia in ambito familiare dove si possono apprendere convinzioni, aspettative, credenze, che condizioneranno i futuri pensieri e azioni. Premesse e concezioni erronee, rigide credenze da acui nascono automatici pensieri negativi e conseguenti scelte, ecc. Può risultare vano cercare di convincere l'altro con la razionalità dei propri personali schemi di riferimento. Si deve comprendere i perchè di certe rappresentazioni mentali di una realtà interpretata ed educare a contrastare da sé le distorsioni o le irrazionalità rispetto a un pensiero più realistico. Oppure si possono rispecchiare le espressioni emotive solo riformulandole sinteticamente (il limite di un mancato faccia a faccia). Astenendosi da istintive interpretazioni volte a consigliare spesso male, con generalizzazioni, con riferimenti personali, con luoghi comuni, “buon senso”, ideologie soggettive non trasferibili. E questo indirizzo a mio parere si può abbinare pure al colloquio rogersiano non direttivo (riformulazioni,sintesi, domande “socratiche”, induzione di autochiarificazioni di propri problemi per eventuali risoluzioni,ecc.). La tua osservazione su di me è molto pertinente e lodevolmente assertiva. Qualità che apprezzo anche nelle donne accanto a quella “femminilità” intesa non solo come fascino seduttivo, ma pure quale doti empatiche, intuitive e d'immedesimazione, ma dove se occorre non si deve dimostrare eccessiva accondiscendenza. Così è stata educata mia figlia, molto autonoma e indipendente da ogni supina altrui manipolazione. In quanto al mio comportamento al forum riflessioni si è trattato di una reattività di disappunto-rabbia, che risale ancora credo ad ottobre. Verso l'incomprensione di un modello di maschio da me proposto che non adotta le strategie di mascherare i suoi limiti ed esautoramento di ruoli tradizionali nella società postmoderna, che pure accentua la sua fragilità e l'atavica invidia del grembo, secondo un'interpretazione psicoanalitica (non c'è solo l'invidia del pene), con l'arroganza prevaricatrice di una malintesa maschilità che assume a suo modello. Io, come avrai capito non mi sottraggo, ma ho un altro tipo di “difese”. E per un po' m'è sembrato che voi ragazze non aveste compreso le premesse delle interazioni a cui partecipavate con assensi, presumo anche fuori rete. Vorrei che tu vedessi lo splendido film che ho visto ieri: I racconti di Stoccolma, sulla violenza dei ritenuti “maschi”: allarmante anche in Italia. In larghissima percentuale subita dal coniuge, dal compagno, dall'amico,dai fratelli, dal padre: tutto quasi in famiglia, a volte si trata proprio di un neo-moralismo,di un neoperbenismo normativo, rilancio atavico del padre fallocentrico. Ecco io ne soffro, anche quando vedo che si approvano certi percorsi di pensiero di cui non tutte hanno gli strumenti per analizzare le sottese ideologie. Salva restando, come dissi, l'intuizione femminile che dovrebbe salvaguardare pure quelle che non hanno specifiche preparazioni in materia. Perchè, come abbiamo detto una donna è sempre e comunque adatta a una relazione di sostegno. Salvo eccezioni, perchè anche in tutti i forum puoi incappare nelle Erinni. Ma potrebbe pure essere che certi disturbi di personalità trovino sfogo nell'anonimato davanti a un monitor; ma a volte si solo slatentizzano, più che crearsi indotte dal mezzo. Ebbene ho avuto perfino il sospetto che certi nick in “a” che si presentano quali femmine possano esser “cambi di genere”(non l'amico altamarea, che ora è il solo uomo che mi si rivela alleato), possibile che abbiano assimilato un pensiero così maschilista? Tale freddezza, mancanza di lievità, di poesia, di humour? Sono io fuori tempo? Ad esempio,ti confesso che ora soffro perchè si fanno emergere miei vecchi 3d (esempio oggi “la libido femminile”) a cui io ho dato precise premesse e fonti molto attendibili anceh alla luce delle nuove tendenze psocoanalitiche,se ricordo, e che desideravo prendesse un certo percorso,pur con graditissime idee collaterali che arricchiscono sempre un argomento. Ebbene, lo si riesuma nuovamente per “essere d'accordo” con chi travisa completamente ciò che intendo dire, in modi inauditi, che forse solo tu e qualcun' altra può qui capire. Piena libertà, certo, ma ciò mi fa rabbia, se proprio vuoi conoscere anche le mie emozioni .Sai cosa può ritorcersi a nostro danno frequentando i forum virtuali? A parte il rischio di dipendenza per tutti incombente e in cui io stesso sono caduto anni fa, e pure ora ho dedicato troppo tempo, che non potrei permettermi . E' l'eccessivo coinvolgimento. Non so se potrei chiedere che vengano annullati tutti i miei 3d eccetto gli ultimi per “inquinamento” (lo so è un brutto termine, ma non ne trovo altri) e magari per farmi dire,svalutandomi, ciò che non ho mai detto, rimanendo il mio nick evidente all'origine. Tu che dici? Da ciò potrebbe pure dipendere la mia decisione di rimanere al forum. Oppure attendere che la negatività di un group sia estinta da un turnover. che apporti nuovi partecipanti. Per ritornare alle mie motivazioni dell'eccesso di presenza in bacheca, non sarei il tipico elemento di disturbo, figura frequente nei forum, che intasa la bacheca con “argomenti” del tutto irrilevanti, banali, incomprensibili , spesso politicamente provocatori e fortemnete ideologici, ecc. al solo scopo di creare scompiglio e attirare attenzione. Infine ci riesce e qualcuno lo manda al diavolo, oppure come saprai, mai come nel virtuale il simile ama il simile. Manipolazione la mia? In psicologia significa comportamento adattivo e selettivo a propria esigenza, oppure, più spesso e con valenza negativa, che conduce a sé una persona individuando un suo lato debole: una seduzione negativa, con scopi poco nobili. Cosa diversa dalla autorappresentazione del Sé: supervisione e monitoraggio riguardo l'interesse che siamo in grado di suscitare negli altri, con un nostro comportamento, con l'estrinsecare, nostri concetti, con il contrastare un attacco ingiustificato (il mio caso attuale), ecc. ecc. Sono un disturbatore, un manipolatore , un autorappresentatore? Una nullità, un falso intellettuale borioso, un bignami infarcito di errori come affermano tutti i vostri amici consonantici, meno,ora altamarea, expert, se c'è ancora ( lo so, lo so, sono loro i carismatici dei forum e le ragazze l' incensano), come alcune new entry da me trattate con estrema gentilezza, ma che subito ascoltano altre campane? Non lo so. Ma ti assicuro che se volessi ottenere consensi potrei anch'io recitare e ... indossare le vesti del più becero maschilista, non è difficile: ma non sarei me stesso, potrei ingannare alcune nick, ma non me stesso. Per te sono ciò che ti piace ... che importa? Nel virtuale siamo tutti un solo un flusso di parole che s'incarna in un ... nick. Un “Nulla” per definizione, appunto. Un personaggio in cerca di autrici, e talora mi può andare pure bene ... Importa che sono a volte riuscito a strapparti un sorriso e un ps. questo srebbe solo un'introduzione per il mio lndirizzo; non ho risposto a tuoi quesiti di cui sopra. |
|