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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
20-02-2008, 12.20.50 | #13 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L'amore estinto
Citazione:
Anche un solo post gradito come il tuo potrebbe indurmi a non ritenere tempo sciupato quello che passo a digitare davanti al monitor per Riflessioni. Anni fa, quando non occorrevano registrazioni, scopersi che il popolo di solo lettori virtuali e non partecipanti, era considerevole. Anche qui ne rimane qualcuno che riesce a comprendermi. Il il trend ideativo poi tende a uniformarsi per uno spirito di gruppo che in certi casi è abbastanza analogo a quello che emerge per tipiche dinamiche fuori Rete. Chi non si adegua è un deviante. E' stata una mia recente esperienza in altro forum dove con il tempo si è creato uno zoccolo duro di alcuni “leader” informali che ha implicitamente imposto una linea di pensiero piuttosto ideologizzata, topic estranei alla specificità d'argomento, ecc. e un'avversione per chi dimostrava distacco verso certe tematiche ed il modo discutibile di dibatterle. Così i migliori sono emigrati altrove, altri si sono adattati al trend in una reciproca connivenza, a volte anche dissertando sul nulla ma con parvenze di cultura. A me sembra che un sottocodice linguistico da forum è ormai abbastanza comune , per cui davvero chi usa altri linguaggi stenta a farsi comprendere. Perlomeno il presente non si avvale di immagini kitsch di nonsense e volgarità da forum degradati a chat d'infimo livello, grazie a un controllo abbastanza scrupoloso; e certi partecipanti sono veramente abituati a riflettere prima di digitare, modo in disuso a causa delle partecipazioni a volte compulsive richieste dal medium, anche riguardo a letture parziali con l'unico scopo di estrapolazioni e grassetti per disconferme non sempre giustificate, o per evidenze improprie. Non si può pretendere da qualcuno qualcosa che non possiede, l'ho sempre detto, nel “bene” e nel “male”, ed in un senso soggettivo. Le pretese di adattamento ai modi di pensare degli altri, in un gruppo, è quanto di più ineducativo e antiempatico si possa esigere. Questo in reciprocità, vale per me ma anche per gli altri; non posso continuare a dialogare con chi dimostra di avere una visione del mondo diametralmente opposta dalla mia o a carattere dogmatico, o comunque ideologico; o che non fruisce di almeno qualche informazione e condivisione comune. Questo nel virtuale ma anche nella vita offline. L'ho già detto che amo incrociare il fioretto della dialettica, ma se qualcuno per avere ragione ad ogni costo, senza averne strumenti oppositivi adatti continua a buttarmi il suo pattume in faccia, la ritengo cosa ben diversa. Contraccambio l'abbraccio |
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20-02-2008, 14.59.59 | #14 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
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Riferimento: L'amore estinto
Citazione:
Caro Arsenio, i forum dove una prepotente leadership impone una linea ideologica li conosco anch'io, e non occorre essere "migliore" per andarsene, basta essere un tipo che non fa branco e ci tiene alla propria indipendenza. Ma permettimi di reagire a questa tua frase: "Le pretese di adattamento ai modi di pensare degli altri in un gruppo e' quanto di piu' ineducativo e antiempatico si possa esigere". Volevo all'inizio chiederti spiegazione di questa frase che non mi riusciva chiara, ma poi ho pensato che forse "l'adattamento" lo interpretiamo in modo diverso. Con "adattamento" non intendo di adottare opinioni contrarie alle mie, ma il rispetto e comprensione per persone da me diverse, per carattere, pensiero e cultura. L'empatia io la comprendo come volonta' e capacita' di mettermi al posto dell'altro, e comunicare su un livello per lui razionalmente comprensibile ed emozionalmente accettabile. E poi lasciami dire che in ogni opinione o pensiero ci puo' essere qualcosa di giusto che valga la pena di considerare. A risentirci. |
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22-02-2008, 13.04.56 | #15 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L'amore estinto
Citazione:
Gentile hava, "adattamento" sociale può avere numerose implicazioni e sfumature di senso, a seconda del contesto e delle esperienze in cui è inserita tale parole. In un dialogo, anche virtuale, è la chiave per una cooperazione prevista dallo stesso senso di una dualità dialettica e duttile. Per un confronto e non per uno scontro d' idee. Si chiariscono le proprie premesse e riferimenti, le proprie posizioni e opinioni sul tema in oggetto. Ma ciò che più conta è capirsi a vicenda su ciò che s'intende veramente dire attraverso le parole, e poi estrinsecare il proprio consenso,dissenso, o compromesso argomentati. Come deduci, nessuno ha mai completamente torto, nessuno ha mai completamente ragione. Siddharta di H. Hesse dice "di ogni verità anche il contrario è vero", che è uno tra i miei aforismi prediletti. Infatti nel corso di una discussione ti puoi accorgere che il contrario di una tua opinione può essere un'altra verità. Se hai capito che non esistono assolutismi, che poi si trasformano in dogmi indiscussi. Lo spirito che anima una discussione dev'essere dialogico e non da un dibattito, in cui a priori e ad ogni costo si deve risultare vittoriosi ed "esperti" agli occhi del gruppo; oggi si ritiene che non sapere inferiorizzi, e così si preferiscono dire sciocchezze fumose. Se si parte da questo presupposto, anche istintivamente si tende alle chiusure difensive , a estrapolare una sola parola per fraintendere volutamente o meno, per visioni personali, unilaterali, avverse a quelle altrui inverificate, o comunque contrapposte per spirito competitivo, come già accennato. Con disconferme volgari quanto maldestre. Ad esempio io ho tentato invano di chiarire che la virilità maschile che propongo è più compiuta e assertiva proprio perchè accanto alle ragioni della mente è capace di accogliere le ragioni del cuore. Se poi si persiste nel controbattere che si tratta di una figura effeminata e ambigua come i transgender ed i metrosexual (testualmente!) e simili categorie, verso cui tra l'altro mi astengo di dare i soliti e tipici giudizi omofobi, che sovente celano proprio un'inconscia attrazione che non si accetta, ho il dubbio che si voglia solo sminuirmi. O qualcuno mi ha banalizzato dicendo che propongo... l'uomo buono" o cose simili. Anche quando ho proposto topic sull'amore romantico qualcuno si è intromesso ( è ben diverso dai graditissimi interventi di chi partecipa a un 3d per via indiretta e collaterale) travisando grossolanamente, e insinuando che ero un sentimentale illuso (tutt'altro!). Purtroppo ottengono istintivi consensi da voi donne ,che forse nemmeno avete gli strumenti per demistificare certi paurosi abbagli su conoscenze pur di base sulla psicologia. Se proprio si vuole teorizzare si scelgano percorsi di pensiero a propria portata. Potrei proporti un'analisi testuale e dettagliata degli ultimi post, anche a me diretti con sbalorditivi strafalcioni ,proprio da chi mi critica!. In quanto all'empatia, lo ho già chiarito, in numerose occasioni, quanto possa essere "razionale" e quanto soprattutto emozionale, quanto in qualche misura apprendibile. Non basta dichiararsi empatici per esserlo davvero, sebbene so che in genere voi donne ci battete in tale qualità proprio per caratteristica di genere. E' dote rara, che va verificata più che teorizzata. Con esperienze in situazioni di sostegno , meglio se estreme,senza risonanze troppo disturbanti, nè distacco non coinvolgente. E' avveduto equilibrio anche in tal caso. Ma a parer mio alla base ci dev'essere una vera compassione solidaristica, da condizione umana condivisa. Se manca, lo esprimi tuo malgrado; basta un rapido sguardo. Succede pure ai professionisti. In ogni caso nulla di tragico;il bello della Rete è che anche i matrimoni sono virtuali, e se non t'interessa contattare un nick, basta un no-clic. rivolgendosi ad altri partecipanti con cui si hanno più facilmente reciproci apprezzamenti. Per una maggior condivisione di carattere, cultura, pensiero come tu giustamente dici. Con rispettosa amicizia |
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22-02-2008, 17.55.26 | #16 |
Ospite abituale
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Riferimento: L'amore estinto
Caro Arsenio----cerchero' per ora di limitarmi al concetto "empatia" che non sempre ci e' chiaro e che sembra interessarci specialmente in questo forum.
Molti anni fa' ho fatto un lavoro accademico confrontando 2 gruppi di giovani sulle loro capacita' empatiche. Ovviamente ho avuta allora l'occasione di leggere sul tema, ma cio' che mi e' servito a comprendere e' stata soprattutto l'esercitazione pratica nel mio lavoro. Per empatia intendo anzitutto un curato ascolto di cio' che l'altro mi vuol comunicare verbalmente o in un linguaggio di mimica ed espressione emozionale. La mia interpretazione deve riguardare essenzialmente l'altro ed i suoi sentimenti senza rendermi coinvolta, perche' se lo sono non c'e' piu' empatia. Secondo me si tratta di un processo nettamente razionale , nel quale valutiamo i motivi ed i sentimenti dell'altro cercando la risposta che gli rispecchi il suo pensiero e dimostri la nostra comprensione incutendogli fiducia. Non consigli per carita'! Spero d'essere stata chiara---purtroppo ho qualche difficolta' ad esprimermi in italiano, e chiedo la tua indulgenza. Auguro a tutti una buona serata. |
23-02-2008, 01.39.57 | #17 |
Ospite abituale
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Riferimento: L'amore estinto
Non basta dichiararsi empatici per esserlo davvero, sebbene so che in genere voi donne ci battete in tale qualità proprio per caratteristica di genere. E' dote rara, che va verificata più che teorizzata. [quote] [ARSENIO]
Penso che noi donne siamo piu' intuitive e l'intuizione non e' empatia. L'intuizione non essendo definibile e misurabile scientificamente non puo' essere teorizzata. |
23-02-2008, 07.33.59 | #18 |
Ospite abituale
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Riferimento: L'amore estinto
Riporto un articolo che tratta di un esperimento sull'empatia ( specifico che per me l'empatia da quanto ho letto e studiato considera un certo coinvolgimento nei confronti dell'altro ) che stavo leggendo in questi giorni:
I meccanismi dell'empatia di: Johann Rossi Mason Si soffre anche per il dolore fisico degli altri: è l'empatia. L'empatia è la capacità di mettersi nei panni degli altri e condividerne gli stati d'animo. Se sino ad oggi si credeva che interessasse solo i sentimenti e le emozioni oggi alcune ricerche hanno evidenziato che la capacità di apprezzare il dolore fisico degli altri è elaborata dalle stesse aree del cervello che noi usiamo per vivere il dolore che percepiamo personalmente. Quando giunge uno stimolo doloroso, i segnali viaggiano come una scarica elettrica sino al cervello. Lo stimolo doloroso viene poi tradotto in una risposta che è sia fisica che emozionale. L'esperimento realizzato dal gruppo di Neuroscienze dell'University College di Londra, diretto da Tania Singer, aveva lo scopo di valutare se ci fossero delle aree del cervello stimolate nella percezione del dolore altrui che fossero sovrapponibili a quelle che si attivano quando è la persona stessa che prova dolore. Una esperienza che molte madri conoscono bene: quando il figlio è malato o prova un disagio la sensazione dolorosa è altrettanto intensa per loro stesse. Un gruppo di 16 donne ha ricevuto una scarica elettrica di moderata intensità mentre veniva sottoposta alla Risonanza Megnetica Funzionale (FMRi): l’esame mostrava che nel cervello si attivavano risposte sia nelle aree sensoriali che in quelle emozionali. La fase successiva dell'esperimento prevedeva che le stesse donne assistessero alla somministrazione di uno stimolo doloroso al loro partner, ma non potessero vederne il viso, in modo che non fossero influenzate dall'espressione sofferente e fosse eliminato il disagio emozionale che deriva dall'assistere al dolore altrui. Il risultato è stato che le aree del cervello sollecitate dalla seconda parte dell'esperimento erano le stesse di quando il dolore era subito personalmente. “Lo studio ha evidenziato – spiega Tania Singer – che quando assistiamo al dolore di un'altra persona siamo coinvolti dal punto di vista psicobiologico in meccanismi sovrapponibili ma che l'assenza dello stimolo fisico differenzia solo la risposta legata ai recettori sensoriali”. La valutazione della risposta emozionale ha mostrato che esiste un rapporto diretto tra l'intensità del legame affettivo e la risposta cerebrale. Aggiunge Uta Frith, biologa cognitivista che lavora nella stessa università: “per quanto l'esperimento non sia stato completato sugli uomini o su persone che non sono coppie, a mio parere i risultati non cambierebbero. Anche se, ad esempio gli psicopatici, non presenterebbero a mio parere alcuna risposta emozionale perché non sono in grado di provare empatia”. Secondo la Singer la risposta ‘empatica’ ci rende capaci di forgiare rapporti affettivi come quello madre-figlio con funzioni evolutive perché l'empatia ci permette di comprendere profondamente, facendoci sentire coinvolti, sentimenti come dolore, gioia, rabbia. Istituzione scientifica citata nell'articolo: University College London Johann Rossi Mason A me ha colpito molto il fatto che percepiamo neurologicamente il dolore del prossimo nelle stesse aree strutturali (del cervello) in cui percepiamo il nostro! Buon sabato a tutti!!! |
23-02-2008, 11.36.05 | #19 | |
Ospite abituale
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Riferimento: L'amore estinto
[quote=hava]Non basta dichiararsi empatici per esserlo davvero, sebbene so che in genere voi donne ci battete in tale qualità proprio per caratteristica di genere. E' dote rara, che va verificata più che teorizzata.
Citazione:
gentile hava veramente sarebbe proprio “empatia”.Complessa interazione di fattori genetici e culturali. Oggi si sa che questi due elementi sono in reciproca interdipendenza e plasticità, che permane in tutto il corso evolutivo. Già da bambina la donna impara che per rendersi bene accetta deve leggere la mimica facciale degli stessi genitori, per poi comportarsi in conseguenza .Essere accondiscendente, capirne le emozioni che sta suscitando. A lei favorevoli o meno. E' sempre un retaggio del suo ruolo subalterno all'interno della famiglia patriarcale. Può darsi che con una mutazione genetica la donna “maschilizzata” perda con il tempo tale capacità in lei più accentuata, ma secondo me sarebbe un peccato. L'intuizione è altro, pure si dice di origine genetica e “difesa” già primitiva”. A volte è la percezione inspiegabile di qualcosa, nell'ambiente, che è minaccia di pericolo; di una situazione, che potrebbe esserci di danno e su cui vigilare. Forse anche in sensi più positivi, intuire che ad una ragazza siamo simpatici (o antipatici) senza saper spiegare da cosa derivi questa sensazione, pur non avendone dati oggettivi o indizi inequivocabili. Potrebbe comunque anche in questo caso trattarsi di microespressioni non percettibili a livello conscio, ma subliminale. Non so quanto sia pure più di “genere” in quanto si a risalire all'uomo primitivo , quale fattore di sopravvivenza. L'empatia,presente anche nei più riusciti rapporti di coppia, si sostiene su un muto e mutuo dialogo tra inconsci; intesa perfetta soprattutto su desideri, aspirazioni, esigenze inespresse, forse pure a se stessi. Può creare quella rara armonia di coppia dove una razionalità non solo è necessaria, ma sono proprio i silenzi che più uniscono. Del resto anche ai volontari s'insegna l'uso del silenzio fatto solo di mutue percezioni e di vicinanza emotiva. Potrei farti esempi anche per l'assistenza agli ammalati d' Alzheimer, dove il cervello non esiste più ma se c'è stata un precedente rapporto affettivo, anche di una semplice amicizia, il tenere per mano in silenzio vale più di qualsiasi parola, tu stesso ad un certo punto lo percepisci e ti fa orrore pensare che in tali malati “vegetali” permanga ancora un barlume di coscienza. Io ne ho il sospetto,alla luce di esperienze. Qualsiasi appello al ragionamento sarebbe inutile e impossibile. E' questo il “frastuono” del silenzio che comunica, ben noto a chi deve formare i volontari dove soprattutto si portano ad esempio esperienze e parabole del mondo orientale, dove è più valorizzato l'emisfero destro, quello per l'appunto dove ha sede l'empatia, l'intuizione, la comunicazione di tipo affettivo relazionale, la creatività, l'arte, la poesia (secondo me un verso può condensare mille pagine di sottile ragionamento). E tutte quelle facoltà umane che non richiedono il raziocinio, che sarebbe addirittura d'intralcio. In quanto all'empatia che si basa su momenti narrativi in gruppi di auto aiuto, ci sono tecniche di riflesso, quale la riformulazione di contenuti ed emozioni “a specchio” (teorie rogersiane), ma anche qui la freddezza di un ragionamento, non varrebbe quanto la spontaneità di una disponibile adesione. Ho conosciuto un preparatissimo esperto di comunicazione interpersonale, che si unì ad un gruppo di auto aiuto per disturbi dell'umore (“i.d.e.a.”). Ebbene,dopo già la prima seduta,tutti abbandonavano il gruppo per la sua aggressività e arroganza “antiempatica”, eppure sapeva teorizzare così bene! Poi come detto, non ci si può imporre con la volontà di eliminare sensi istintivi di repulsione o disapprovazione verso persone in situazioni estreme. La falsità di un attore? Di un politico consumato? Può darsi, ma sarebbe disonesta simulazione,o dissimulazione, e non empatia, che proprio per sua natura “non deve ragionare”. Capire i contenuti di ciò che una persona esprime, ciò che intende veramente dire, è il tema nostro di questi giorni, e vedi quanto è difficile senza porsi in un sistema di reciproche domande, e senza condividere fonti d' informazione comune, o per un linguaggio inaccessibile perchè non ne abbiamo dimestichezza, ecc. dove a volte anche l'adesione affettiva non basta, ma alla base qui sì, ci devono essere le competenze dell'uomo, più che razionale, “cognitivo”, che conosce i suoi strumenti su cui sostiene le sue premesse logiche e per pervenire a conoscenze che non inganna se stesso con l'”illusione di sapere”, che non ha altri mezzi per elevare se stesso che sminuire gli altri. Ne vorrei parlare, dopo l'”uomo emozionale”. Specie alle nostre prime esperienzem di contatto con situazioni limite: può sembraci di saper controllare le nostre espressioni, ma l'altro, specie se è un disturbato mentale,possiede un sensibilità eccezionale nel valutare se l'altro lo accetta, che si può tradire, come ti dicevo, con un microsguardo, con un'espressione fugace di disconferma suo malgrado; con una parola che sfugge, e che non si può più ritirare; in fatto di empatia io preferisco riferirmi a vissuti della nostra vita e non solo teorici, e così l'ideale sarebbe in ogni nostra esperienza, da condividere anche nei forum. Mi sono fatto capire? Di', ma sai anche sorridere, qualche volta? Essite l'empatia virtuale, magari a prima ... ... vista ? Grazie a veraluce. Credo si tratti della recente scoperta rivoluzionaria dei “neuroni specchio”. Ho letto tempo fa qualche articolo su inserti di quotidiani e riviste scientifiche. So che esiste anche un ottimo volume della casa ed. Cortina. Ma suppongo si trovi qualcosa anche in Internet, per chi usa a scopo informativo i motori di ricerca . Ricambio il buon sabato a tutti! |
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23-02-2008, 17.45.56 | #20 | |
...il rumore del mare...
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Riferimento: L'amore estinto
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Ciao veraluce... Io posso dire che a me succede che quando miei figli sono colpiti da un forte dolore come il mal di denti, il mal di testa o il mal di stomaco, p.e., per una congestione, nel momento esatto in cui loro mi avvertono, per una frazione di secondo io "sento" una fitta dolorosa nello stesso posto. E' una sensazione che, ogni volta che succede, devo dire quasi mi spaventa...Non so se queso avvenga perchè tra noi c'è una grande comunicazione, verbale e non, sta di fatto che a me capita. |
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