ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
02-02-2008, 13.47.50 | #4 |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
|
Pratica quotidiana
Grazie a te.
I fatti in discussione sono conclamati, oltre che incontestabili. Quel che è contestabile è la lettura di quei fatti, specie quando indulge all'indulgenza. E' ingenuo affidarsi al parere di una amica, si sa. E noi non siamo ingenui. Così come è ingenuo non vedere che il parere singolo potrebbe essere inventato - oppure no -, giusto x denunciare in astratto il ruolo dell'esperienza pratica, come correttivo e premessa delle astrazioni. L'evocazione dell'esperienza singola, dell'amica, è per evitare la sonnolenza del lettore, se esiste. Diciamo che in italiano si chiama 'esempio' . Un parere, o cento pareri. Meglio cento pareri, ovviamente. Mi riferisco precisamente al frangente specifico. Capire la confusione del femminile - perchè questo è, confusione - richiede prima di tutto di confrontarsi con il femminile. Per come la vedo io, la astratta teorizzazione dal predellino con la barba di cacciari richiede di fare un passo prima. La raccolta dei dati. Una teoria che cerca una esplicazione indulgente del fenomeno di cui stiamo discutendo, è già zoppa, oltre che fuori tempo. Occorre registrare spietatamente una confusione del femminile, di cui la confusione del maschile è mera conseguenza meccanica. Questo vedo io, incontrando biblicamente e non, professionalmente e non, 50 donne diverse alla settimana. Vecchie, giovani, lunghe, storte, nonne e sciatrici. La parola magica è: confusione. Uscire in strada, e vedere. Il vetero femminismo stantio, che non è piu' nemmeno vintage perchè è alto antiquariato, richiederebbe un correttivo. Un equalizzatore pro tempore, un maschilismo illuminato, per un tri-quadriennio. In tele, al bar, al circolino. Questo mica lo auspico per me. Sai che sbattimento? Questo lo chiedono le 50 donne che vedo io, settimana dopo settimana. Per esempio. L'uomo si deve ri-maschilizzare. Questo sembrano chiedere le signore di cui sopra, per placarsi, per ritrovare il punto. Non accentuare il suo lato femminile, e teorizzarci sopra. Se poi zompettare tra ruolo maschile naturale e femminile che c'é in noi serve per captatio benevolentiae nei confronti della donne che passano di là, allora è un altro discorso. E' una tecnica cicisbea, su cui non ho proprio nulla da dire. Le tecniche che uso io sono quelle tradizionali. Fare il maschio di solito funziona, anche in tempi di grande confusione. Il metrosexual è una invenzione dello stilista ricchione, per vendere un po' di giubbini in piu', e portare in quotazione quella che un tempo era solo una sartoria improvvisata. Che oggi vorrebbe stare al nasdaq, come le acciaierie. |
02-02-2008, 15.28.18 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 710
|
Riferimento: La crisi della virilità
Carissimo Arsenio,
Prendilo, ti prego, come il possibile delirio da crisi ipoglicemica... anche se è quello che di cui davvero dubito anche in momenti migliori. Delirio: credo fermamente che l'idea attualmente condivisa e auspicata ....di "virilità" e "femminilità" .....sia tuttora la medesima.... della borghesia illuminata (e illuminante) di fine ottocento-primi novecento.... Come credo che la "confusione" sia stata determinata da enormi masse... pressochè casualmente giunte all'applicativo.... nell'assoluta mancanza di propedeutica "sofferenza" e dovuta metabolizzazione dei temi e del rispettivo portato. ...C'erano Uomini e c'erano Donne... che non erano "tutti". Hanno affermato Princìpi in nome di tutti. Ma non tutti erano .... Uomini e Donne.... Ingustamente, Bestialmente.... MA non lo erano "tutti"... L'appropriazione di facili slogan in mancanza di retroterra, anzitutto culturali, realmente "vissuti" credo abbia generato mostruosità. Mostruosità rimediabili. Forse già rimediate. Acme del delirio: l'Uomo e la Donna che "fanno" La Storia.... a me sembrano eternamente gli stessi!!!!! |
02-02-2008, 20.58.21 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Riferimento: crisi della virilità o confusione contingente?
Citazione:
Ciao Arsenio, ciao a tutti. Lo sai riflettevo oggi su questi scritti, correlandoli ad un banale avvenimento del mio quotidiano che mi ha portato a riflettere un po'. Devo dire, magari ci tornerò in seguito, che io trovo vero ciò che diceva Marco, circa la confusione. Credo esista tra le donne, forse anche tra gli uomini. Confusione data dal non sapere cosa si vuole. Il cosa si vuole, di solito, lo si capisce dopo aver capito chi si è. Molti di noi, uomini e donne, non sanno chi sono... e conseguentemente non sanno cosa vogliono. Sappiamo che in ogni donna c'è un maschile ed un femminile, sappiamo che in ogni uomo c'è un femminile e un maschile. Il loro sviluppo è differente in ognuno di noi. In ognuno di noi, la dominanza o meno di uno dei due aspetti porta a cercare di compensarlo in chi si ha di fronte. Una volta stabilito quale è per noi l'aspetto da compensare, dobbiamo ricercarlo nell'altro. Una volta stabilito quali sono i punti cardine del nostro maschile e del nostro femminile, dobbiamo scrivere i ruoli e rispettarli. In una coppia, come nella società: definire quali sono i compiti di ciascuno e attenersi a quell'equilibrio che va bene per la coppia, fregandosene del mondo esterno e di come gira. Reciprocamente rispettando il ruolo dell'altro, come di pari importanza al proprio nella dinamica della costruzione di una microsocietà chiamata famiglia. Spero di essere stata chiara, vorrei far meglio ma sono di fretta. |
|
03-02-2008, 13.57.11 | #7 | ||
Utente bannato
Data registrazione: 25-10-2007
Messaggi: 303
|
Riferimento: La crisi della virilità
Citazione:
Rispondo in parte indirettamente - quotando un mio stesso intervento postato in un altro topic di questo forum – e, a seguire, in modo più diretto. Citazione:
La psicologia maschile e quella femminile sono strutturalmente e costituzionalmente diverse; questo “fatto” è ormai avvalorato anche da ricerche in campo neurobiologico, oltre che in vari altri campi di ricerca e da elementari osservazioni di buon senso. L’una (psicologia) non è migliore o peggiore dell’altra, a meno di voler rispolverare “teorie razziali” sul primato di una categoria umana rispetto ad un’altra; esse sono semplicemente diverse ed irriducibili (a mio avviso, complementari, ma è una mia idea). Della sfera psico-affettiva dell’individuo si occupa la psicologia ma se ne occupa a livello individuale e soggettivo, non sociale o culturale; quando la cultura psicologica deborda da questo confine, fuoriesce dal proprio raggio d’azione, invade altri campi di ricerca (sociologia, antropologia, psicologia sociale) e coltiva la pretesa di voler spiegare il sociale con i propri strumenti concettuali - si trasforma in “psicologismo” che, come tutti gli “…ismi”, significa ideologia. Quando lo psicologismo ha la pretesa di promuovere certi modelli di comportamento rispetto ad altri, quando ha la pretesa di accreditare modelli antropologici formulando “giudizi di valore” sociale che non gli competono, oltre a fare ideologia tradisce lo stesso spirito della ricerca scientifica psicologica, il cui obiettivo principale è quello di restituire l’individuo alla propria “autenticità” naturale, non di allontanarlo da essa. Nell’analisi sociale postata è descritta la femminilizzazione della società e della cultura, accompagnata e rafforzata da uno psicologismo crescente ed onnipervasivo; non mi sembra che il risultato ottenuto sia entusiasmante. Il mondo che scaturisce dai mutamenti sociali e culturali postsessantottini dovrebbe teoricamente essere un mondo più felice del precedente; lascio alla libera valutazione soggettiva se sia effettivamente così o meno, a me non sembra. Il nostro mondo è dominato da una crescente “inautenticità”; il tema dell’alienazione da sé percorre la nostra cultura ormai da decenni e, collateralmente, il consumo di psicofarmaci ha raggiunto picchi tali da riguardare, sembra, oltre il 60% della popolazione, adolescenti compresi. I disturbi narcisistici della personalità sono alla base di episodi di cronaca quotidiana ai quali, ormai, non facciamo quasi più caso. Lo scimmiottamento di atteggiamenti femminili da parte maschile e di quelli maschili da parte femminile entra coerentemente in questo quadro e partecipa alla corrosione delle identità e dell’autenticità dei rapporti sociali. No, io non credo che la femminilizzazione maschile sia un “valore” da perseguire; lo considero piuttosto uno psicologismo nefasto da contrastare. |
||
04-02-2008, 21.09.32 | #8 |
Ospite
Data registrazione: 18-03-2006
Messaggi: 33
|
Riferimento: La crisi della virilità
Pensieri sparsi e vaganti nel leggervi.
Il primo concetto che mi colpisce è la presenza negli interventi di un vertice osservativo unico, un enorme piatto schermo in cui si è o così o colà, sempre, in ogni luogo, circostanza e tempo. Come se non si riuscisse ad integrare, far proprie parti di Se, che possono essere diverse ed elicitare e/o espresse in alcuni contesti piuttosto che in altri. Io donna posso essere più virile in un contesto lavorativo e più femminile in un contesto intimo, emotiva in un gruppo di amici/che, razionale se devo stilare un progetto, non è che necessariamente si debba fare a botte e traslare un mondo nell'altro per uniformità. E magari, luoghi differenti possono portare una persona a vivere le sue parti senza doverle appunto, come già sottolineato, uniformare, dando vita alla più grande sofferenza che una creatura possa autoinfliggersi, quella di non essere autentica. Gli esseri umani non sono monadi isolate e monocromatiche, bensì caleidoscopici viventi esseri, in continuo divenire. Verissimo anche che nascere in un tipo di cultura dominante, laddove intendo statisticamente e numericamente più numerosa, porti a strutturarsi in un modo in cui i margini di auto-determinazione sono liberi solo entro i binari predeterminati, pena l'esclusione sociale, l'emarginazione o peggio la fuga in un mondo fantastico, ma senza radici. Motivo per cui sono fautrice di una Vita che abbia più possibilità di avere insiemi, lavoro, privato, intimo, hobbies, interessi, volontariato, famiglia, a volte intersecati, a volte tangenti, che possano dar voce alla propria natura, così che, laddove un ambiente, magari forzato come potrebbe essere un luogo lavorativo non scelto, ma vissuto per necessità materiali, frusti una parte di quello che si è, questa possa trovare modo di estrinsecarsi in altri circuiti. |
04-02-2008, 23.06.45 | #9 | |
Utente bannato
Data registrazione: 25-10-2007
Messaggi: 303
|
Riferimento: La crisi della virilità
Citazione:
Sì, ma fino ad un certo punto, che è quello dettato dalla natura e non dalla cultura. Si può evolvere quanto ti pare ma non fino al punto da contraddire la propria "natura" e la propria identità di base, senza cadere nell'estraniazione da sè. Poi, ovviamente, nella vita ciascuno di noi percorre i sentieri che preferisce; ma questo attiene alla sfera soggettiva, non se ne può fare un'ideologia valida per tutti. |
|