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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 19-01-2008, 10.42.37   #1
arsenio
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Strategie di autoconoscenza

“Conosci te sesso e lascia la natura agli dei” (Socrate)

Ognuno di noi è l'essere più distante da se stesso” (Nietzsche)


Il nostro Sé manifesto e quello che occultiamo; il Sé percepito dagli altri e che non ci rivelano, e quello inconoscibile a tutti ...
E l'autoconoscenza che crediamo di avere non dimostra chi siamo. Ma è veramente possibile conoscerci? E in che modo? Attraverso gli altri: da una comunicazione profonda,dalle reazioni suscitate e tipo di rapporti che riusciamo ad instaurare.
Con l'introspezione, viaggiando nel mondo interiore, indagando i nostri comportamenti; attraverso il dialogo intrapsichico e le parole usate e più frequenti che ci tradiscono; sapendo distinguere l'assoluto dal relativo, il reale dall'illusorio e dai sogni, ecc.ecc.
In un circolo di reciprocità l'autoconoscenza e un chiaro rapporto con noi stessi facilita anche il comprendere gli altri, e un deciso senso della propria identità, è prerequisito per un'autentica e autoconoscitiva intimità amorosa.
Ma in quale misura è possibile, se le valutazioni altrui possono indurci in errore, se le nostre autovalutazioni sono distorcenti, se per ognuno siamo una persona diversa, se arrivare al concetto del sé identitario da soli - autoosservandoci come forse intendeva Socrate - sarebbe non meno problematico.
Nessuno può uscire da se stesso per soffermarsi sul proprio io, comunque falsato da inevitabili aspetti autoingannevoli. Senza dimenticare che l'inconscio impone comportamenti incontrollabili e incomprensibili a noi stessi. Nietzsche prima di Freud scopre la struttura fluida e instabile della psiche. Rappresentativa ed emblematica in molti personaggi del '900 depersonalizzati (disgregazione dell'io umanistico) vanamente introspettivi, ambigui nella loro frattura tra essere e apparire.

Inoltre l'abilità intrapsichica non è molto valorizzata dalla nostra cultura, né hanno aiutato le pervasive mode newagistiche , le pseudospiritualità orientaleggianti con le suggestioni dei vuoti mentali, le sospensioni del pensiero i nonsense “illuninanti”, ecc. A sfavore di dinamici percorsi psico-ideativi, da ulissidi in azione piuttosto che da abulici “monaci”, capaci di scagliare se stessi nel mondo. Anche ,o soprattutto, in viaggi esplorativi nel mare della propria interiorità.
Né le tecniche autoanalitiche sarebbero proponibili a coloro che sono convinti di conoscersi a fondo, o non ammettono esista l'inconscio, che sono forse in maggioranza.
E poi vale constatare chi si è, se poi non si vuole o non si può cambiarsi? O quando ci si pone tardi il problema? Ad esempio la personalità frammentata e disorganizzata, “liquida”, dell'io fragile e postmoderno. Indotta dagli attuali schemi storico-sociali. Rispecchiante una persona intercambiabile e deindividualizzata, che non vuole discutere questo aspetto ed è disinteressata a conoscere veramente le sue integrazioni e disadattamenti.

Recentemente mi si fece notare, come origine d'infelicità, l'importanza del conflitto tra le immagini che noi abbiamo di noi stessi e quelle che gli altri ci rimandano.
Un'indiretta conferma viene anche da un'intervista della Parsi , dove afferma che, secondo lei la “felicità” è autoconoscenza e autorealizzazione in ciò che scopriamo esserci più congeniale per inclinazione. E' anche vero che le due cose sono correlate.
Ma le immagini di noi, svariate, non coincidono mai. Anche da test somministrati nei gruppi, sia pure senza pretesa di un' oggettività scientifica che le scienze dello spirito non possono assicurare.
Ad esempio si dovrebbe tenere conto di:
Ciò che siamo qui ed ora; ciò che crediamo di essere( i complessi); Ciò che vorremmo essere (L'io ideale); Ciò che gli altri credono che io sia (proiezioni altrui); Ciò che gli altri vorrebbero che io fossi (proiezioni genitoriali); Ciò che gli altri suscitano in me (schemi difensivi, giochi), Ciò che vogliamo figurare di essere (maschere sociali); ciò che possiamo diventare (maturazione, evoluzione, realizzazione del “vero sé). In reciproca interdipendenza.
arsenio is offline  
Vecchio 22-01-2008, 01.40.56   #2
donella
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Riferimento: Strategie di autoconoscenza

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
Recentemente mi si fece notare, come origine d'infelicità, l'importanza del conflitto tra le immagini che noi abbiamo di noi stessi e quelle che gli altri ci rimandano.
Un'indiretta conferma viene anche da un'intervista della Parsi , dove afferma che, secondo lei la “felicità” è autoconoscenza e autorealizzazione in ciò che scopriamo esserci più congeniale per inclinazione. E' anche vero che le due cose sono correlate.
Ma le immagini di noi, svariate, non coincidono mai.

Carissimo Arsenio,
abbi la benevolenza di prendere questa mia come una quasi goliardica balzanata notturna.

Non sono un'addetta alla "psiche" (purtroppo).

Se mi baso su quel che ho potuto osservare in concreto e sin qui, io non sarei portata a concludere che sia regola fissa quella dell'infelicità come prodotto della divaricazione fra la nostra e l'altrui immagine di noi stessi.
Ossia: in personalità fortemente dipendenti dal giudizio altrui, certo la "ricerca della felicità" è funzione del consenso verso l'immagine di se elaborata e "pubblicata"; ma tanto quanto, in personalità fortemente autonome, l'immagine di sè "pubblicata" può essere volutamente diversa o contraria rispetto a quella di sè elaborata; e, ancora, tanto quanto in personalità fortemente autonome ed anche effettivamente originali (anche patologicamente originali) il consenso e l'accettazione pedissequa dell'immagine elaborata e pubblicata... equivale a frustrazione profonda di un'esigenza lacerante di differenziazione e distacco.
Insomma: c'è senz'altro colui che è infelice perchè non sente "capito" quel che di sè vorrebbe far intendere (il che non comporta affatto ch'egli stia dicendo a se stesso la verità su se stesso); all'estremo opposto c'è colui che, dando comunque e ancora ruolo alle immagini di rimando, addirittura soffre nel vederle ossequienti o addirittura indifferenti (comunque non "toccate" dalla diversità); ma c'è poi chi, nel "semplice" dialogo fluido con se stesso, gode di una buona quanto realistica immagine di sè.... che se la ride (a volta benvolmente, altre diabolicamente) di quel che sa e che vuole ottenere come "immagine di rimando" ... perchè il riscontro primo è nella puntuale corrispondenza tra "atteso" e "realizzato"... di cui "discute" con se stesso. Spietatamente, ma con se stesso. E spietatamente misurando gli assestamenti dei propri equilibri: guardando magari i momenti interiori della propria giornata ed erigendo a parametro la loro armonia... non già le immagini di rimando, che equilibratamente deve saper viziate da mille e mille fattori che con la propria essenza .... nulla hanno in comune.

Ora è il momento della balzanata!
Riflettendo sul fatto che, piaccia o meno, la dipendenza dall'immagine di rimando sia in effetti molto molto più diffusa rispetto all'immagine autonoma e LUCIDA (ossia non necessitata neanche ad un "rimando alla rovescia" del tipo "mi sento unico e rivoluzionario, unico e dannato, unico e Artista, ma porcaccia miseria... giro giro e tutti mi trattano come uno qualunque"), mi angoscia parecchio l'idea di quante immagini di rimando - condizionate da soli fattori di ruolo sociale, per esempio - facciano in effetti e del tutto impunemente la "felicità" o la "infelicità" di esseri umani che - mutatis mutandis - avrebbero conseguito e magari realmente meritato.... l'esatto opposto di quel che hanno!

Solo esempini per farmi intendere, e prendendo a parametro il solo ruolo sociale per comodità di visualizzazione : il diplomato ragioniere in una famiglia di braccianti.... è già l'orgoglio di casa; se diventa direttore d'agenzia bancaria... tra famiglia e clienti.... è l'apoteosi; il plurilaureato in casa di generazioni di sempre laureati.... è uno che ha fatto l'ovvio minimo indispensabile; e se non entra al Master negli States è pure da compatire; un operatore ecologico col pandino, pure se lo ora lo chiamano operatore ecologico, e pure se tiene il quaderno dove scrive versi da Quasimodo,.... per immagine di rimando.... ha che moglie e figli.... di solito preferiscono non parlare del suo lavoro agli altri; un alto dirigente con l'eliporto invece del posto auto, anche ove meritasse dal cuore tutto il disprezzo umano possibile, sempre avrebbe in rimando, oltre che la formale fedeltà di moglie e figli, l'ostentato interesse di un mare di donne, nonchè la formale e assoluta devozione di un esercito di sottoposti in vario ordine e grado: e sono tutte immagini di rimando!

E dunque, visto che nel reale è in effetti abbastanza folle sentirsela "dire com'è".... e non solo e non tanto per il fatto che dare del povero imbecille a chi conta , normalmente, costa un prezzo che non tutti possono pagare, quanto e soprattutto per il fatto che la piaggeria disgraziatamente s'autoconvince spesso (forse per non morire di vergogna) di una sua qualche effettività di motivazione...... ma non sarebbe fantastico se nel virtuale, con mutuo consenso, si mettesse alla prova la propria immagine, con la sola forza di quel che si trasmette : senza identità anagrafica, senza titoli, senza carriere : convenire di esprimersi liberamente (come in questo Forum) e poi convezionalmente assegnarsi uno spazio in cui - spensieratamente - dirsi quel che effettivamente ci "arriva" dell'altro, motivando, s'intende!
Non pensi che avrebbe una funzione di autoconoscenza quasi impareggiabile?
Pensa che botta di autoconoscenza.... per uno che fa l'operaio precario con la laurea in filosofia.... sentirsi dire da tanti che "è"; e per uno che nel suo orticello gli lustrano le scarpe con la lingua.... sentirsi dire da tanti che "non è"!
Non sarebbe un uso molto molto sociale del virtuale?

donella is offline  
Vecchio 23-01-2008, 10.07.15   #3
arsenio
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Riferimento: Strategie di autoconoscenza

Citazione:
Originalmente inviato da donella
Carissimo Arsenio,
abbi la benevolenza di prendere questa mia come una quasi goliardica balzanata notturna.

Non sono un'addetta alla "psiche" (purtroppo).

Se mi baso su quel che ho potuto osservare in concreto e sin qui, io non sarei portata a concludere che sia regola fissa quella dell'infelicità come prodotto della divaricazione fra la nostra e l'altrui immagine di noi stessi.
Ossia: in personalità fortemente dipendenti dal giudizio altrui, certo la "ricerca della felicità" è funzione del consenso verso l'immagine di se elaborata e "pubblicata"; ma tanto quanto, in personalità fortemente autonome, l'immagine di sè "pubblicata" può essere volutamente diversa o contraria rispetto a quella di sè elaborata; e, ancora, tanto quanto in personalità fortemente autonome ed anche effettivamente originali (anche patologicamente originali) il consenso e l'accettazione pedissequa dell'immagine elaborata e pubblicata... equivale a frustrazione profonda di un'esigenza lacerante di differenziazione e distacco.
Insomma: c'è senz'altro colui che è infelice perchè non sente "capito" quel che di sè vorrebbe far intendere (il che non comporta affatto ch'egli stia dicendo a se stesso la verità su se stesso); all'estremo opposto c'è colui che, dando comunque e ancora ruolo alle immagini di rimando, addirittura soffre nel vederle ossequienti o addirittura indifferenti (comunque non "toccate" dalla diversità); ma c'è poi chi, nel "semplice" dialogo fluido con se stesso, gode di una buona quanto realistica immagine di sè.... che se la ride (a volta benvolmente, altre diabolicamente) di quel che sa e che vuole ottenere come "immagine di rimando" ... perchè il riscontro primo è nella puntuale corrispondenza tra "atteso" e "realizzato"... di cui "discute" con se stesso. Spietatamente, ma con se stesso. E spietatamente misurando gli assestamenti dei propri equilibri: guardando magari i momenti interiori della propria giornata ed erigendo a parametro la loro armonia... non già le immagini di rimando, che equilibratamente deve saper viziate da mille e mille fattori che con la propria essenza .... nulla hanno in comune.

Ora è il momento della balzanata!
Riflettendo sul fatto che, piaccia o meno, la dipendenza dall'immagine di rimando sia in effetti molto molto più diffusa rispetto all'immagine autonoma e LUCIDA (ossia non necessitata neanche ad un "rimando alla rovescia" del tipo "mi sento unico e rivoluzionario, unico e dannato, unico e Artista, ma porcaccia miseria... giro giro e tutti mi trattano come uno qualunque"), mi angoscia parecchio l'idea di quante immagini di rimando - condizionate da soli fattori di ruolo sociale, per esempio - facciano in effetti e del tutto impunemente la "felicità" o la "infelicità" di esseri umani che - mutatis mutandis - avrebbero conseguito e magari realmente meritato.... l'esatto opposto di quel che hanno!

Solo esempini per farmi intendere, e prendendo a parametro il solo ruolo sociale per comodità di visualizzazione : il diplomato ragioniere in una famiglia di braccianti.... è già l'orgoglio di casa; se diventa direttore d'agenzia bancaria... tra famiglia e clienti.... è l'apoteosi; il plurilaureato in casa di generazioni di sempre laureati.... è uno che ha fatto l'ovvio minimo indispensabile; e se non entra al Master negli States è pure da compatire; un operatore ecologico col pandino, pure se lo ora lo chiamano operatore ecologico, e pure se tiene il quaderno dove scrive versi da Quasimodo,.... per immagine di rimando.... ha che moglie e figli.... di solito preferiscono non parlare del suo lavoro agli altri; un alto dirigente con l'eliporto invece del posto auto, anche ove meritasse dal cuore tutto il disprezzo umano possibile, sempre avrebbe in rimando, oltre che la formale fedeltà di moglie e figli, l'ostentato interesse di un mare di donne, nonchè la formale e assoluta devozione di un esercito di sottoposti in vario ordine e grado: e sono tutte immagini di rimando!

E dunque, visto che nel reale è in effetti abbastanza folle sentirsela "dire com'è".... e non solo e non tanto per il fatto che dare del povero imbecille a chi conta , normalmente, costa un prezzo che non tutti possono pagare, quanto e soprattutto per il fatto che la piaggeria disgraziatamente s'autoconvince spesso (forse per non morire di vergogna) di una sua qualche effettività di motivazione...... ma non sarebbe fantastico se nel virtuale, con mutuo consenso, si mettesse alla prova la propria immagine, con la sola forza di quel che si trasmette : senza identità anagrafica, senza titoli, senza carriere : convenire di esprimersi liberamente (come in questo Forum) e poi convezionalmente assegnarsi uno spazio in cui - spensieratamente - dirsi quel che effettivamente ci "arriva" dell'altro, motivando, s'intende!
Non pensi che avrebbe una funzione di autoconoscenza quasi impareggiabile?
Pensa che botta di autoconoscenza.... per uno che fa l'operaio precario con la laurea in filosofia.... sentirsi dire da tanti che "è"; e per uno che nel suo orticello gli lustrano le scarpe con la lingua.... sentirsi dire da tanti che "non è"!
Non sarebbe un uso molto molto sociale del virtuale?



Carissima donella
I nicknames non sono né “addetti”, né adatti alla psiche. siamo tutti in qualche misura cultori.
Le tue osservazioni sono molto coerenti e pertinenti, perciò non sottovalutarti

L'aspirazione frustrata a essere visti dagli altri come si vorrebbe va storicizzata. E' significativa nel nostro periodo socioculturale fondato sull'”avere” e sull' ”apparire”, dove l'”essere” privato è sempre più irrilevante. Non contano le individualità identitarie bensì i ruoli, conformi e imitativi di un individualismo di massa , sostenuti da simboli di successo, in primis il denaro, per identificarsi in “maschere” vuote e depersonalizzate, stereotipi collettivi , prive di un io soggettivo, condizionate da mode e trend , a cui adeguarsi, fin dalla prima infanzia, pena l'esclusione ed il non essere “nessuno”.

Specialmente la maggioranza, che è campo-dipendente e bisognosa di approvazioni esterne su cui costruire l'autostima sempre più carente ai nostri giorni.
Tuttavia riconosco che essere “autocentrati”, indipendenti e autosufficienti, sarà lodevole, ma si deve essere anche “eterocentrati” manifestando un contronarcisistico interesse o almeno curiosità verso gli altri.

La nostra autoconoscenza deriva da introspezione (molto poco praticata),autooservazione di personali comportamenti, appartenenza a un gruppo ,anche virtuale , dal sé rispecchiato con parametri di riferimento al rialzo, per gli ambiziosi, al ribasso per chi preferisce misurarsi con gl'”inferiori”, per risultarne vincente.
L'autoimmagine dipende da come crediamo di essere visti e non da un quasi sempre occultato reale modo con cui ci vedono. Che poco corrisponde a come ci vediamo noi, ma possiamo supporlo e più o meno accettarlo.
Le nostre guide sono il sé ideale ( ambìto quale traguardo) ed il sé dovuto ( per dovere imposto). Spesso conflittuali con il come si è in realtà, e in tal caso può causare tristezza,depressione, ansia,colpa.
Siamo sempre preoccupati dagli effetti possibili indotti negli altri dalle nostre autorappresentazioni, spesso incapaci di un controllo attraverso automonitoraggio. Spesso non corrispondono alle nostre intenzioni volontarie, e ci esponiamo a brutte figure anche inavvertite.

Quale esempio letterario certi inquieti personaggi del '900 privilegiano valori soggettivi e privati della loro interiorità, ma sono in dissintonia con l'ambiente esterno. Perchè il non conforme è sempre “non normale” e “altro”. Sono in crisi d'identità, e differenti dall'eroe decadente, pure “diverso”, reagisce con atteggiamenti da dandy, edonistici, narcisistici, ostentando uno snobismo quale blasone che eleva.

L'eccentrico è in genere giudicato originale, se non matto; la sua vissuta risonanza psichica a fronte di “esclusioni e non appartenenze, può variare a seconda della sua personalità, educazione, valori condizionanti.

Oggi la competizione di classe è meno sentita per la scomparsa della borghesia appiattita nel “ceto medio”. Una laurea in sé non assicura l'”essere” che non è un'etichettatura sia pure di gran prestigio. E' viceversa, ma non solo, un disinteressato valore assegnato ad attività della sfera spirituale in particolare per raggiungere intrinseci e disinteressati, talora ambiziosi, traguardi intellettuali.
In quanto ai carismatici che soggiogano le folle e ... le donne, anche al di fuori di valutazioni logico-razionali, sono di un'altra razza
In conclusione la psicologia non fornisce certezze scientifiche, ma ipotesi con orientamenti su cui lavorare e da verificare sul campo. Nessuna generalizzazione è lecita,studiando sempre soprattutto il singolo. Si può parlare di tendenze,probabilità,sondaggi abbastanza veritieri, ecc. I problemi che poni sono variegati, certe teorie vengono disconfermate dalle esaminate soggettività individuali. Forse le neuroscienze riusciranno a far più chiarezza e a meglio oggettivare certi dilemmi della psiche.

Noi virtuali siamo unicamente parola scritta. E le eventuali autodescrizioni e autoattribuzioni sono inaffidabili. Verità che diventano menzogne, menzogne che diventano verità, sconfinanti l'una nell' altra. Certamente una costante analisi testuale può rivelare il tipo di cultura privilegiato da un partecipante, qualche conflitto, per chi sa leggere tra le righe; tendenze caratteriale e inclinazioni, tipicità forum-indotte, ecc.

Appoggio la tua interessante proposta per identikit virtuali,e comincia pure da me sena pietà; sono abituato a giudizi piuttosto negativi (online) che hanno una loro indubbia logica,anche se forse non sempre del tutto giustificata.

arsenio is offline  
Vecchio 24-01-2008, 02.21.53   #4
donella
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Riferimento: Strategie di autoconoscenza

Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
Tuttavia riconosco che essere “autocentrati”, indipendenti e autosufficienti, sarà lodevole, ma si deve essere anche “eterocentrati” manifestando un contronarcisistico interesse o almeno curiosità verso gli altri.

Indubbiamente!
Probabilmente un nucleo molto importante è proprio nell'accezione di "eterocentrati".
Accogliendo senza riserve il Parsi-pensiero : se "la “felicità” è autoconoscenza e autorealizzazione in ciò che scopriamo esserci più congeniale per inclinazione".... il primo oggetto di indagine (ok, complicatissimo) dovrebbe essere, per ciascuno, se stesso: spietata indagine introspettiva durante la quale le immagini di rimando - comprese quelle "fondamentali" dei propri familiari più stretti e vissuti- ..... fan solo confusione e danno e mistificazione pericolosi e fuorvianti.
Pacifico che se questo processo (che poi è e resta un divenire in continuo perfezionamento) si svolgesse senza la capacità di essere "eterocentrati" nei limiti e significato da te letteralmente indicati (di interesse contronarcistico o almeno curiosità verso gli altri) si produrrebbe - forse - soltanto una mostruosa autolievitazione di fermenti per sè sani: "guardare l'altro" è potenziale e grande strumento di calibratura del proprio sentire, di temperamento di proprie possibili tedenze all'estremizzazione o all'esasperazione dei processi.
Ma ciò avviene nel filtrarsi l'immagine dell'"altro" umano, non nel subirsi l'immagine di noi che da lui ci perviene "di rimando".
Nel momento esatto in cui "guardare l'altro" dovesse significare appena più di quel che hai detto, ossia dovesse significare "valutazione della mia immagine come rimandatami dall'altro".... io credo che l'essere eterocentrati diverrebbe solo ed esclusivamente depistante ai fini del processo di autoconoscenza.
Non per questo nego l'importanza delle immagini di rimando: semplicemente credo che il loro ruolo "fisiologico" dovrebbe essere soltanto quello di "tester" della propria capacità comunicativa profonda.... e limitatamente al caso e alle "dosi" in cui la capacità comunicativa (profonda e non) sia strumento della proprie reali inclinazioni.... disvelate a sè stessi per tutt'altro percorso.
Micro esempio: le immagini di rimando del giovane Einstein....avrebbero forse ucciso qualunque adolescente.... che non fosse preso così tanto da altri intimi percorsi... da neanche accorgersi ch'esse venivano formandosi. Il giovane Almirante o il giovane E. Berlinguer o il giovane Andreotti, per contro, avrebbero avuto di che molto riflettere se , individuata la vocazione politica, avessero avuto immagini di rimando disconfermanti capacità carismatica.

Perdona la lunghissima parentesi, ma credo sia sotto gli occhi di tutti - nelle immagini e vicende del camaleonte più detestato d'Italia, Mastella - quello che ha ottime probabilità (secondo me) di essere il perfetto equilibrio tra l'essere "auto" ed "etero" centrati.

Colpisce tutti, credo, la sua vitalità indomabile.
Poi.... credo abbia colpito tutti i non intimi di famiglia... "scoprire" quanto accademicamente titolata, bella, e "socialmente utile" sia sua moglie.
Da sempre, ma ogni mese di più, colpisce tutti la sua fantastica capacità di fare esclusivamente e sempre i propri interessi.... dicendo SOLO cose intelligenti e intelligentemente strutturate con maglie così strette da rendere pressochè impossibile la penetrazione logica dell'eccezione e/o contestazione.

Ora: io non sono la sua autoconoscenza, ok.
Poichè , però, credo di poter escludere che avesse intime aspirazioni mistiche, mi resta piuttosto facile presumere che qualunque uomo colto e intelligente, non mistico e non scienziato, ......... potrebbe gioire di quel che lui è ed ha (su tutti tutti tutti i capitoli: matrimonio, famiglia, realizzazione personale, ecc.). Insomma: credo che tutti i valori che lui ha realizzato alla grande corrispondano al meglio dei valori che la maggior parte degli uomini vorrebbe dire di aver - anche parzialmente - realizzato.

Per altro verso, basterebbe un'intelligenza di gran lunga inferiore alla sua per recepire una serie di immagini di rimando (il più delle volte corali e solo in minima parte edulcorate da piaggeria) che devasterebbero ... anche molti del suo stesso mondo (Berlusconi, ad esempio, lo si vede provato per molto meno! E quando reagisce "a caldo" con parole sue.... c'è sempre rischio che per una spiritosata a dentiera stretta che non fa ridere nessuno... s'apra pure qualche crisi diplomatica. Vedi : ottimo esempio di chi "di immagini di rimando" ci vive!!!!).
Mastella no.
Non perde mai le staffe.
E con quella faccetta volitiva, senza mai tuonare, ne esce sempre come il primo della classe: errori nessuno.
Vuoi che non sappia che oltre ad odiarlo tutti coloro che da lui non traggono vantaggi..... certamente lo odiano anche la maggior parte di coloro che proprio da lui ne traggono?
Non sarebbe Mastella, se non lo sapesse. Ti pare?
Ma è sereno, è vitale, e la comprensibilissima felicità di essere quel che è... si vede anche quando sta zitto!

E dunque: potrebbe egli essere com'è - oggi - se mai avesse assegnato alle immagini di rimando altro ruolo che quello di tester dell'immagine che di sè ha inteso "pubblicare"....e che nessuna parentela ha con quella SUA di se stesso? E potrebbe essere com'è oggi, se non avesse realizzato al meglio le proprie appurate inclinazioni? E potrebbe essere com'è oggi.... se con superficialità avesse lasciato intravedere o addirittura pubblicato... l'immagine che necessariamente (non essendo affatto sciocco) ha di se stesso e delle proprie reali inclinazioni?



Citazione:
Appoggio la tua interessante proposta per identikit virtuali,e comincia pure da me sena pietà; sono abituato a giudizi piuttosto negativi (online) che hanno una loro indubbia logica,anche se forse non sempre del tutto giustificata.

Vanitoso!

Dimmi che non lo sai.... che di te arriva l'Autorevolezza!

Piuttosto... la tua candidatura immediata e spontanea mi ha fatto vedere il primo limite della mia "proposta" : e cioè che mai si sottoporrebbe - nel terrore di venire lapidato - chi dell'altrui giudizio vive.
E vabbè....

donella is offline  
Vecchio 25-01-2008, 15.05.28   #5
arsenio
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Citazione:
Originalmente inviato da donella
Indubbiamente!
Probabilmente un nucleo molto importante è proprio nell'accezione di "eterocentrati".


Vanitoso!

Dimmi che non lo sai.... che di te arriva l'Autorevolezza!

Piuttosto... la tua candidatura immediata e spontanea mi ha fatto vedere il primo limite della mia "proposta" : e cioè che mai si sottoporrebbe - nel terrore di venire lapidato - chi dell'altrui giudizio vive.
E vabbè....


Carissima donella, alcune premesse e qualche osservazione su ciò che hai detto, di cui tengo conto.

Autocoscienza e autoconoscenza.
Sé manifesto: aspetti coscienti di sé che si ottengono dall'informazione degli altri;
Sé interiore: conosciuto solo dall'individuo; Sé cieco: conosciuto solo dagli altri; Sé sconosciuto: ignoto a chiunque, anche se inferito.

La psicologia scientifica non è molto interessata all'autoconoscenza perchè non si può eliminare l'”autoillusione” e perchè quanto uno sa di sé deriva da come è stato considerato dagli altri, con conseguenti errori di autovalutazione e autosvalutazione.
In ambito pedagogico-educativo si riconosce che essere consapevoli di altrui svalutazioni, anche distorte,può suscitare sentimenti d'inferiorità.
Crediamo di essere ciò che vogliamo essere; non siamo come vorremo in realtà. “Risponde questa persona a quello che credo sia? O è tutto l'opposto, se visto con angolature diverse?” Leggiamo l'altro come crediamo sia.

Autocentrato
Orientato all'azione, alla pianificazione. Ha un buon controllo interno; poco attento all'ascolto e alla relazione, sempre svolta in tempi brevi.
E' sicuro di sé, autoaffermativo e si pone su di un “piedestallo”.

Eterocentrato
Cerca coinvolgimento personale, evita conflitti, ha medio-lunghi tempi di relazione; a volte è superiore nei contenuti; attento agli aspetti paraverbali (comunicazione non verbale); s'identifica nel gruppo sociale di riferimento; orientato alla relazionalità.

Normocentrato; dati non particolarmente rilevanti.

Quale possibilità (ed effetti risultanti) ci sono, nell'ottenere un contributo alla propria autoconsapevolezza pubblica,tramite una personale interpretazione del modo in cui crediamo ci vedano gli altri? Da opinioni dirette ( a volte manifestate, ma anche per invidia, gelosia , opportunismi, ecc.); da espressioni, gestualità, sguardi eloquenti. Tendiamo a trascurare i giudizi critici rivoltici, e ricordiamo più le valutazioni positive.
Quanto l'apparire coincide con l'essere? Come intuire cosa uno pensa realisticamente di se stesso e degli altri? Quanti sono gli elementi falsanti? Quanto si possono giudicare doti che non si possiedono? Einstein, per il suo pensiero divergente, capace di straordinarie visualizzazioni spaziali, era estraniato dalla competizione in una scuola di “normali”, dove la regola è un pensiero convergente e non creativo. Ritenuto, come tutti i geni, mediocre pure in matematica. Ne fu stimolato?(reattività difensiva)?Si annoiava con i professori da cui non aveva nulla da imparare? Lo stesso QI forse misura la prontezza, ma tra l'altro non la creatività il pensiero lento e produttivo degli scienziati e l'intelligenza emotiva.

Esiste una comunicazione da effetto, retorica, che fa appello all'emotività istintuale, inautentica. Persuasiva, autovalorizzante che squalifica l'avversario. A misura per la diplomazia negoziatrice e per il machiavellismo manipolatorio. Tipica dei politici in genere autocentrati, a di là di apparenze e recite. Il “pianto” maschile inscenato, autocommiserante e autorappresentativo di emozioni mediatiche non convince nessuno.

Una comunicazione espressiva, relazionale, empatica, di sostegno efficace, argomentativo-dialogica, flessibile nell'ascolto scevro da pregiudizi, versatile a seconda dei svariati contesti. E' indicativa degli eterocentrati.

I leader carismatici sono sovente costruiti, beneficiano di consulenti, usano i metodi collaudati della psicologia politica per suggestionare le masse, i gruppi.
Il Cavaliere è credibile solo agl' italiani in cui s'identificano. Ha ottenuto tutto? Vorrebbe ancora diventare presidente della Repubblica.

Tuttavia alcune ipotesi di personalità possono essere attendibili e probabili. Ovvio che nessuno può entrare nel cervello altrui. Si conosce qualcuno solo perchè abita nella nostra coscienza.
Il tuo confronto Berlusconi-Mastella è interessante. Io non seguo molto i personaggi politici; ho letto qualche saggio. Mastella lo conosco soprattutto come squallido show man e presenzialista mediatico.

Ti ritiri dal gioco che hai proposto? Io non dò importanza ai giudizi altrui negativi. Sono veramente, nei forum, stato giudicato narcisista,giudicante critico, esibitore di cultura, “trattatista” logorroico, che parla in psicologese, ecc. opinioni anche comprensibili., ma ben controbilanciate da lusinghieri apprezzamenti. Non ti dico quali perchè mi giudicheresti vanitoso Da una partecipazione non conforme e ridotta , tuttavia si può sempre beneficiare di alcune interazioni reciprocamente gratificanti, discorsivo-confidenziali. Strane alchimie, affinità, contrasti, fascinazioni e repulsioni, tra personalità virtuali e mutevoli ...



quoto in parte perchè i miei post sono troppo lunghi
arsenio is offline  
Vecchio 27-01-2008, 11.41.13   #6
donella
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Originalmente inviato da arsenio
Ti ritiri dal gioco che hai proposto? Io non dò importanza ai giudizi altrui negativi. Sono veramente, nei forum, stato giudicato narcisista,giudicante critico, esibitore di cultura, “trattatista” logorroico, che parla in psicologese, ecc. opinioni anche comprensibili., ma ben controbilanciate da lusinghieri apprezzamenti. Non ti dico quali perchè mi giudicheresti vanitoso Da una partecipazione non conforme e ridotta , tuttavia si può sempre beneficiare di alcune interazioni reciprocamente gratificanti, discorsivo-confidenziali. Strane alchimie, affinità, contrasti, fascinazioni e repulsioni, tra personalità virtuali e mutevoli ...

Ciao Arsenio.
Non mi ritiro da gioco che ho proposto, semplicemente la mia proposta, nella mia giocosa ideazione, presupporrebbe un minimo di strutturazione : può darsi sia soltanto la mia esigenza forsennata di "incassellare" tutto.... però quel che vagheggiavo era proprio l'esistenza di uno spazio virtuale espressamente deputato allo scopo (e magari fornito di propri "paletti statutari".... per evitare l'effetto "radio radicale"): quante volte, Arsenio, già spontaneamente , in buona parte delle discussioni , avviene che venga obliato l'argomento.... per l'ansia (benevola o malevola) di "comunicare" con più o meno artifici e raggiri.... soltanto il "giudizio" in bene o in male "sofferto" circa la persona dell'altro (o meglio verso ciò che la persona dell'altro "trasmette" con i propri scritti)? Sortendo l'effetto finale di uno stucchevole scambio di "carezzerie para-intimistiche" ben poco interessanti per i più, nei casi in cui il "giudizio" appaia palesemente positivo; oppure del divertente quanto inatteso black-out del self-control, con inevitabile degrado sostanziale e formale della discussione, nei casi in cui il "giudizio" appaia palesemente negativo : in entrambi i casi , credo, nuocendo all'argomento di discussione, nuocendo alla discussione in sè, nuocendo a quanti vi si accostano per l'effettivo interesse all'argomento e non ad abbracci o lotte e successivi trionfi solo narcistici.
Poichè è però indubbio che ogni forma espressiva induca nel prossimo la formazione di un "giudizio" sulla persona del suo autore.... ecco.... io proponevo di farne qualcosa di simile a quel che sarebbe auspicabile fare.... con la tanto attuale "monnezza": anzichè posarne imbarazzanti sacchetti ... dappertutto.... assegnare ad essa una sezione apposita, lontana da scuole e parchi e salotti , e farne un organizzato sito di stoccaggio cui ciascuno possa accedere con la possibilità di trarne nuova energia... negli ovvii limiti in cui - allo stato - sia in grado di "valorizzare".

Il che, ben si vede, è assai diverso dall'intrattenersi occasionalmente e "fuori programma" nello scambio estemporaneo e incidentale di "visuali" dall'uno all'altro in una bella discussione nata con altro e diverso respiro.

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Qualche giorno fa (e proprio lì è saltata fuori la mia proposta giocosa), nel reale, si commentava con due amiche un amico comune. Senza annoiarti con i tentativi d'analisi del personaggio in questione, vado alla conclusione perfettamente concorde fra noi tre : peccato, peccato davvero non potergli segnalare, segnalare PER affetto, i tanti aspetti che lo rendono pedante e pidocchietto e "vecchio" anche agli occhi di chi , come noi, ne stima altri aspetti che restano , però e per questo, difficilmente godibili. E segnalare non è possibile perchè ogni contrasto nel rapporto reale viene da lui gestito (sia con uomini che con donne) con una sorta di "vittimismo dello spirito eletto": chi lo contrasta o lo contesta.... "non può capire: ha una sensibilità troppo più greve della sua" !!!!
Ecco, pensavo: se uno così potesse esprimersi su questo e su quello.... e se poi ci fosse un luogo da cui potessero "tornargli" giudizi su quel che realmente ha comunicato.... forse avrebbe (come tutti) un importante banco di prova e tanti preziosi spunti per "rimeditare" sulla propria immagine e sul rapporto fra questa e la propria realtà.... avrebbe, credo, un'occasione importante per rinnovare quel dialogo con se stesso di cui ha forse bloccato (come tanti) con sommarietà troppi e troppi files.

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Pur ripetendo che per le ragioni dette non prefiguravo di "aprire il gioco" in questa discussione, sviluppo rapidamente il "giudizio" già lanciato in chiusura del mio intervento precedente, soprattutto per fugare ogni dubbio circa l'esistenza di sottaciuti "giudizi negativi" (!!!)

Non era una battutina cortese per "chiudere": di te mi arriva in primis e con certezza l'Autorevolezza dell'intelligenza che col suo invidiabile bagaglio di cultura e competenza settoriali.... il più delle volte realmente illumina compendiando sapientemente traguardi ed interrogativi nella più attenta ed aggiornata delle formulazioni possibili.
Il tutto con una compostezza di atteggiamento, tono e linguaggio che, se sempre depongono nel senso di una bella organizzazione mentale e di un raro autocontrollo, qualche volta (ora non prendertela: stiamo facendo il gioco!) sembrano lasciar intravedere sia una intima postura professoral/paternalistica e sia un importante ancoraggio al "già noto" che forse un pochino frena sia nello sviluppo ed elaborazione di tue proprie intuizioni e sia nel sostanziale accoglimento (solo sostanziale, anzi smentito dal tono formale) di più o meno avallabili intuizioni altrui.
Quest'ultimo aspetto mi ha sempre particolarmente colpita, e ancor più per il fatto di collocarsi nell'ambito di una materia, come la psicologia, che - alla fin fine - su sole intuizioni si fonda, lungo un cammino appena iniziato, e ad ogni ora sovvertibile, oltre che dai risultati delle neuroscienze, proprio da nuove e magari opposte intuizioni.
In altri termini: piuttosto che il segno "sperimentale", nei tuoi scritti (mi)trionfa egregiamente il segno "compilativo", e non di rado è in essi assente la formulazione di una ipotesi-domanda che segnali l'effettivo intento di andare oltre il già noto, egregiamente compendiato.
Anche in questo aspetto credo risieda una delle possibili ragioni del "seguito" ai tuoi post, che tu stesso rilevi quantitavamente rarefatto e che io trovo anche qualitativamente prudente-titubante, pur nel pressochè corale riconoscimento del tuo spessore.

Sottinteso che pagherei per sapere cosa ne pensi!

donella is offline  
Vecchio 30-01-2008, 11.04.45   #7
arsenio
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Originalmente inviato da donella
Ciao Arsenio.
Non mi ritiro da gioco che ho proposto, semplicemente la mia proposta, nella mia giocosa ideazione, presupporrebbe un minimo di strutturazione : può darsi sia soltanto la mia esigenza forsennata di "incassellare" tutto.... però quel che vagheggiavo era proprio l'esistenza di uno spazio virtuale espressamente deputato allo scopo (e magari fornito di propri "paletti statutari".... per evitare l'effetto "radio radicale"): quante volte, Arsenio, già spontaneamente , in buona parte delle discussioni , avviene che venga obliato l'argomento.... per l'ansia (benevola o malevola) di "comunicare" con più o meno artifici e raggiri.... soltanto il "giudizio" in bene o in male "sofferto" circa la persona dell'altro (o meglio verso ciò che la persona dell'altro "trasmette" con i propri scritti)? Sortendo l'effetto finale di uno stucchevole scambio di "carezzerie para-intimistiche" ben poco interessanti per i più, nei casi in cui il "giudizio" appaia palesemente positivo; oppure del divertente quanto inatteso black-out del self-control, con inevitabile degrado sostanziale e formale della discussione, nei casi in cui il "giudizio" appaia palesemente negativo : in entrambi i casi , credo, nuocendo all'argomento di discussione, nuocendo alla discussione in sè, nuocendo a quanti vi si accostano per l'effettivo interesse all'argomento e non ad abbracci o lotte e successivi trionfi solo narcistici.
Poichè è però indubbio che ogni forma espressiva induca nel prossimo la formazione di un "giudizio" sulla persona del suo autore.... ecco.... io proponevo di farne qualcosa di simile a quel che sarebbe auspicabile fare.... con la tanto attuale "monnezza": anzichè posarne imbarazzanti sacchetti ... dappertutto.... assegnare ad essa una sezione apposita, lontana da scuole e parchi e salotti , e farne un organizzato sito di stoccaggio cui ciascuno possa accedere con la possibilità di trarne nuova energia... negli ovvii limiti in cui - allo stato - sia in grado di "valorizzare".

Il che, ben si vede, è assai diverso dall'intrattenersi occasionalmente e "fuori programma" nello scambio estemporaneo e incidentale di "visuali" dall'uno all'altro in una bella discussione nata con altro e diverso respiro.

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Qualche giorno fa (e proprio lì è saltata fuori la mia proposta giocosa), nel reale, si commentava con due amiche un amico comune. Senza annoiarti con i tentativi d'analisi del personaggio in questione, vado alla conclusione perfettamente concorde fra noi tre : peccato, peccato davvero non potergli segnalare, segnalare PER affetto, i tanti aspetti che lo rendono pedante e pidocchietto e "vecchio" anche agli occhi di chi , come noi, ne stima altri aspetti che restano , però e per questo, difficilmente godibili. E segnalare non è possibile perchè ogni contrasto nel rapporto reale viene da lui gestito (sia con uomini che con donne) con una sorta di "vittimismo dello spirito eletto": chi lo contrasta o lo contesta.... "non può capire: ha una sensibilità troppo più greve della sua" !!!!
Ecco, pensavo: se uno così potesse esprimersi su questo e su quello.... e se poi ci fosse un luogo da cui potessero "tornargli" giudizi su quel che realmente ha comunicato.... forse avrebbe (come tutti) un importante banco di prova e tanti preziosi spunti per "rimeditare" sulla propria immagine e sul rapporto fra questa e la propria realtà.... avrebbe, credo, un'occasione importante per rinnovare quel dialogo con se stesso di cui ha forse bloccato (come tanti) con sommarietà troppi e troppi files.

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Pur ripetendo che per le ragioni dette non prefiguravo di "aprire il gioco" in questa discussione, sviluppo rapidamente il "giudizio" già lanciato in chiusura del mio intervento precedente, soprattutto per fugare ogni dubbio circa l'esistenza di sottaciuti "giudizi negativi" (!!!)

Non era una battutina cortese per "chiudere": di te mi arriva in primis e con certezza l'Autorevolezza dell'intelligenza che col suo invidiabile bagaglio di cultura e competenza settoriali.... il più delle volte realmente illumina compendiando sapientemente traguardi ed interrogativi nella più attenta ed aggiornata delle formulazioni possibili.
Il tutto con una compostezza di atteggiamento, tono e linguaggio che, se sempre depongono nel senso di una bella organizzazione mentale e di un raro autocontrollo, qualche volta (ora non prendertela: stiamo facendo il gioco!) sembrano lasciar intravedere sia una intima postura professoral/paternalistica e sia un importante ancoraggio al "già noto" che forse un pochino frena sia nello sviluppo ed elaborazione di tue proprie intuizioni e sia nel sostanziale accoglimento (solo sostanziale, anzi smentito dal tono formale) di più o meno avallabili intuizioni altrui.
Quest'ultimo aspetto mi ha sempre particolarmente colpita, e ancor più per il fatto di collocarsi nell'ambito di una materia, come la psicologia, che - alla fin fine - su sole intuizioni si fonda, lungo un cammino appena iniziato, e ad ogni ora sovvertibile, oltre che dai risultati delle neuroscienze, proprio da nuove e magari opposte intuizioni.
In altri termini: piuttosto che il segno "sperimentale", nei tuoi scritti (mi)trionfa egregiamente il segno "compilativo", e non di rado è in essi assente la formulazione di una ipotesi-domanda che segnali l'effettivo intento di andare oltre il già noto, egregiamente compendiato.
Anche in questo aspetto credo risieda una delle possibili ragioni del "seguito" ai tuoi post, che tu stesso rilevi quantitavamente rarefatto e che io trovo anche qualitativamente prudente-titubante, pur nel pressochè corale riconoscimento del tuo spessore.

Sottinteso che pagherei per sapere cosa ne pensi!


Carissima donella , grazie. Sei tra chi ricava stimoli per ulteriori riflessioni dalle mie premesse argomentative. Alcune tue osservazioni mi hanno indotto a continuare un discorso sugli scopi (e differenze ) della scrittura iniziato giorni fa. Poi il post per te destinato l'ho trasformato in 3d, essendomi parso interessante renderlo pubblico per eventuali ulteriori osservazioni, anche sulla tematica della creatività, che mi sembra emerga da quanto hai scritto. A reincontrarci, quindi in tale tema; come compenso per sapere, cos ne penso

arsenio is offline  

 



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