ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
23-12-2007, 12.18.09 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: I contatti virtuali sono autentica "relazione"?
Citazione:
Cara donella ho piacere che hai compreso il senso di ciò che ho scritto finora. Fondamentale è non scambiare il mezzo con il fine, dando eccessiva importanza al mondo virtuale e a quello delle fiction, trascurando la vita fuori Rete. Confesso che nel 2000 anch'io ho sofferto di una Pc - dipendenza. Non perchè tralasciassi ciò che può ancora offrire il mondo di fuori, come cultura e socializzazione quale arricchimento personale, ma perchè le ore davanti al monitor erano diventate davvero eccessive. Ho regalato il computer a mia figlia e ho fruito di internet point con molta moderazione e in modi atipici. Ma il rischio sta sempre in agguato ... Comunque devo dire che sempre ho espresso critiche verso una partecipazione non meditata, senza qualche supporto cartaceo. Ho partecipato pure a scambi forma di chat, ma ben sapendo che si trattava di un gioco verbale che a volte poteva sviluppare humour e creatività. La parola chiave, anche in tali contesti rimane il “discernimento” Conosco gli oratori di ogni disciplina e ideologia, con scopi culturali , d'indottrinamento o persuasori. Alcuni devono rendere oscuri i loro concetti per celare la loro povertà di idee o insicurezza sull' argomento trattato. Altri ritengono che un pubblico sprovveduto venga intimidito dalla cultura a loro inaccessibile. Invece le idee che ne stanno alla base sono veramente modeste. Ma a me sembra che questa razza di parolai dell'effetto privo di sostanziali contenuti non sia più molto diffusa (ancora c'è qualche giornalista o articolista con l'esigenza di riempire il “paginone”), con le maggiori conoscenze, comunque di chi va ad ascoltarli. Oggi sovente assisto, dove posso trarre qualche valutazione di ciò che ascolto, a conferenze dove dove un “esperto” tralascia di dire qualcosa che a me sembra essenziale. Per fare un esempio, recentemente una psichiatra non giovanissima, che vantava varie esperienze formative anche all'estero, affrontò il tema della comunicazione in contesti di sostegno e di auto aiuto, con il supporto di vari lucidi. Ebbene, eluse completamente qualche cenno sulla comunicazione non verbale, molto importante per tale tipo di rapporti relazionali. Espressione del volto e gestualità sono molto più efficaci della parola, se vuoi infondere empatia, comprensione,benevolenza. Soprattutto la comunicazione non verbale deve essere sempre congruente con le parole. Essendo particolarmente sensibili i disagiati nel valutare la sincerità nei loro confronti di chi si avvicina a loro con intenzioni accoglitive. Potrei farti altri molti esempi di tale genere, per testimoniare che certe professionalità sono molto improvvisate superficiali e carenti, purtroppo anche in campi strategici per il benessere dei tutti e per una futura società. Migliore. Nella rete c'è la wikipedia, i motori di ricerca di dubbia affidabilità, specie per chi non possiede un sistema di filtraggio adeguato ed efficace, che trattenga le scorie. Nei forum di argomentazione spesso prevale uno spirito di appartenenza, un linguaggio e uno spirito di gruppo, perfino a volte un pensiero che tende con il tempo ad essere condiviso. Piuttosto che i percorsi di d' idee meditate, riflessive, e se possibile, a volte creativi senza essere arbitrari. Come mi sembra tu abbai compreso. Niente di male; solo per reinquadrare certe realtà sociali che si rispecchiano l'un l'altra. |
|
23-12-2007, 22.32.36 | #4 |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Esistono ancora delle relazioni che non siano "virtuali"?
Avrei già voluto intervenire nella discussione proposta da Hava, sui forum.
Oggi che ho un po’ più di tempo intervengo qui. Ci sono dei meccanismi, nella mente umana, ben strani. Meccanismi che fanno sì che tu racconti più cose di te a qualcuno incontrato per caso in un caffè ad Atene che all’amico che vedi ogni giorno da vent’anni. E il meccanismo non è il semplice feeling temporaneo, è più probabilmente – dal mio punto di vista – la consapevolezza che quella persona non la rivedrai mai più. E così ti racconti, senza falsi pudori. Il virtuale è così. Puoi chiarire a te stesso chi sei, o ciò che pensi, attraverso il confronto con qualcuno che ritieni obiettivo, perché non conoscendoti non sarà prevenuto verso ciò che dici, e a cui puoi dire tutto, perché tanto non lo incontrerai mai. E, supponendo di non doverlo incontrare, non ti poni il problema delle maschere, che non potrai più utilizzare. Il virtuale mi permette di scrivere di me, della parte più vera di me. Regalare questa parte di me a chi mi conosce è un atto d’amore, che compio di rado, rivolto a chi penso potrà comprendermi. E’ iniziata così, la mia “vita virtuale”, per raccontare chi ero a chi mi leggeva… poi ho capito che il beneficio era soprattutto per me. Il virtuale, però, è un inganno. E’ un inganno perché chi legge non legge come sono, ma legge come penso di essere, magari come racconto a me stessa di essere. E saper leggere, attraverso il chi penso di essere, chi sono realmente, richiede buona capacità di “ascolto” (a dire il vero, mi avete dimostrato di averla in molte occasioni). Vi è mai capitato di domandarvi: ma chi cavolo c’è dall’altra parte? A me continuamente. E così ti fai un’idea. Un’idea tanto più attendibile quanto più chi è dall’altra parte scrive, specie se scrive di sé, dei suoi vissuti, specie se scrive con un linguaggio che vuole essere compreso. Però quello che leggi è sempre interpretazione: siamo noi che leggendo immaginiamo, e ci costruiamo l’immagine di chi è davanti a noi. E magari fantastichiamo pure. Io tendenzialmente sono una schiva, che rifugge – proprio per il motivo iniziale del mio scrivere – gli incontri diretti con il virtuale. Ultimamente, però, me lo stavo chiedendo cosa uscirebbe fuori da una “cena di riflessioni”. Una cosa tipo quella delle riunioni del dopo liceo negli Stati Uniti: un bel salone e noi dentro a girellare con le targhette con su il nick, per farci riconoscere. Cosa ne uscirebbe dall’abbinare i volti ai pensieri? (Ne potrebbero uscire frasi surreali del tipo: “scusa ma non avrei mai collegato la tua faccia alle tue idee”). Le idee, ce l’hanno una faccia, mi domando? E un odore? E un gesto abitudinario da riconoscere? E un modo particolare di sorridere? Questo forum mi piace, ma dico la verità, alle volte un così gradevole e proficuo scambio vorrei trovarlo nel mondo, in quelle cene di Natale (la settimana uscente 3 di fila) in cui si finisce sempre per parlare di cosa fare a Capodanno, di chi se la intende con chi, di quali regali sono stati acquistati. Eppure io sono la stessa nel reale, mi dico. Sarei riuscita a raccontarmi così nel mondo reale? Osservando il mio interlocutore per scorgerne i pensieri, l’approvazione o il disappunto; la gioia o la noia? Sapere in quel momento esatto, successivo alla mia frase, cosa avrebbe replicato, e come. Udire la risata anziché guardare lo smile. Sentire anziché ipotizzare. E così, in certo qual modo, ci si sente soli a certe cene, e ci si sente soli davanti ad un pc: perché ad ognuna di queste forme di incontro manca qualcosa. Sai Arsenio, alle volte ho l’impressione che il mondo si stia capovolgendo: il virtuale prende il sopravvento. Comunichiamo perlopiù virtualmente anche con il reale: e-mail ed sms prevalgono sulle telefonate, generando una confusione pazzesca sul cosa volevamo dire e sul come intendevamo dirlo. Stasera, partecipare ad un forum credendo di essere vicini… mi appare come l’ennesima solitudine di Natale, dalla quale è forse il momento di uscire. Di nuovo auguri a tutti gli amici virtuali! |
24-12-2007, 10.42.15 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
|
Riferimento: Esistono ancora delle relazioni che non siano "virtuali"?
Citazione:
Carissima Nevealsole----voglio riferirmi direttamente a cio' che hai scritto. Io quando scrivo nel forum non penso alla temporaneita' dei dialoghi ne' mi sento libera di dire tutto su di me. Nei rapporti virtuali mi sento in qualche modo impegnata non meno che nei tradizionali. Le vere differenze a parer mio stanno nel soggetto di cui si parla, e nell'essere liberi da quel tipo di give and take caratteristico fra amici. Non credo che il virtuale sia un inganno, e secondo me se si e' interessati si possono conoscere certi lati delle persone anche meglio che altrove. Naturalmente non tutti, e la scelta e' nostra. E quale conoscenza o legame non e' fatto in gran parte da interpretazione? Se pensi a qualsiasi persona troverai tante opinioni diverse. E penso che anche nel virtuale esistano intrecci su base di sensazioni, non sempre razionali. E se ci incontrassimo in natura, e' vero che tante cose riguardanti il fisico ci potrebbero sorprendere, ma e' importante? Penso di no, anzi credo che certe doti fisiche impediscano alle volte di avvicinarci e comprenderci. Ho avuta una bellissima esperienza qualche anno fa', quando sono venuta da Israele a Firenze per incontrare gli amici di un forum. Siamo rimasti amici. Auguri a tutti. |
|
24-12-2007, 17.01.17 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
|
Riferimento: Esistono ancora delle relazioni che non siano "virtuali"?
Citazione:
Cara Hava, è vero quello che scrivi. Rileggendo dopo il termine "inganno" è sembrato un po' eccessivo anche a me. Quello che intendevo, sulla fisicità, è simile a quello che scrivi anche tu: talvolta vedendo qualcuno già lo "pregiudichiamo", senza conoscerlo (rimasugli di una ormai superata teoria lombrosiana?) Ci aspettiamo, in qualche modo, un cliché. Io credo che, se all'ipotetica cena coprissimo in un primo momento le targhette... non è detto che si riesca ad indovinare il nick. E' buffo che il pensiero preceda la visione, è inusuale. Se ci pensi, anche nei rapporti di lavoro che si svolgono on line, vengono sempre più spesso inserite piccole foto che ritraggono il soggetto con cui ti troverai ad interloquire via mail o via messenger, però in quel caso l'argomento è il lavoro. In ogni caso, se ti trovassi a ripassare dall'Italia... sarebbe un piacere! |
|
24-12-2007, 20.40.02 | #7 |
Utente bannato
Data registrazione: 22-05-2007
Messaggi: 363
|
Riferimento: I contatti virtuali sono autentica "relazione"?
Sebbene io non sia un tecnico dell’argomento (che in effetti è un po’ tecnico), non provo alcuna soggezione a parlarne.
La comunicazione e le relazioni tra individui, mi pare, possono essere condotte in tre modi. In ordine di distanza fisica crescente: - de visu - a voce (diciamo telefonicamente) - per iscritto. Ometto di dire che si può comunicare a gesti, perchè è compreso nel cominicare de visu. O attraverso i segnali di fumo, perchè non si usa più. Oppure attraverso l’arte – tipo la musica, i quadri, il cinema stomachevole di Tornatore, lo squalo di Hirsch –, perchè è una relazione biunivoca un po’ sui generis, quella lì. Ometto anche di parlare delle forme ibride, che sono una combinazione dei tre modi di cui sopra; tipo due che parlano con la webcam, più o meno guardandosi in faccia. Si tratta di un misto dei tre, lo si vede bene. Sono omissivo, in definitiva, perchè non si può parlare di tutto insieme. Che i tre modi differiscano per distanza fisica è – escludendo i paradossi – un fatto. Schematico fin che volete, ma è un fatto. Che l’autenticità segua pari passu la vicinanza fisica nei termini indicati sopra, invece, è tutto da dimostrare. Probabilmente non è così. Può essere autentico guardare negli occhi una persona, parlando con lei. Ma può anche essere fuorviante, rispetto a chi parla o chi ascolta. Tanto per dire: il fatto che uno sia bello o brutto, ben vestito o malvestito, sicuro di sè – o meno – nei modi e nella postura, completa (almeno potenzialmente) la relazione. Ma quelle stesse caratteristiche possono essere menomanti, anzichè migliorative. Si vede a occhio nudo, senza essere scensiati. Può essere autentico, o più autentico, ascoltare i toni cangianti della voce di un interlocutore, al telefonovodafone o su scaip, oppure può essere fuorviante, in qualche caso. E’ ovvio anche questo. Può essere autentico, libero da elementi fuorvianti, leggere una lettera o una mail o un post di qualcuno, senza farsi influenzare dalla sua voce, dai suoi occhi, dalla sua gobba, dai capelli dorati. Oppure, un sms o un post può essere incomprensibile, e/o incompreso, perchè ad es. uno scrive come uno zulu parla l’italiano (io mangiare.. poi dormire.. poi russare); oppure invisibilmente farlocco, pieno di balle sospettate, in assenza di riferimenti che voce e presenza fisica renderebbero meglio verificabili. Per cui, se le persone si parlano in tre modi, differenti per distanza fisica, non sembra che si possa affermare che la vicinanza fisica garantisca autenticità. In tutto questo, val forse la pena di dire che si può pure comunicare a varia distanza in maniera leggibile, completa, o autentica, ma non sortirne alcunchè in termini di “relazione” autentica. E viceversa. Mi pare; o no? Ora il bello della mia balabiotta teoresi: occorre infatti affrontare il virtuale, il mitico inafferrabile emerging issue (mica tanto emerging oramai) che piace a grandi e piccini. Il tema era stato affrontato qui, mesi fa, dal mio mito, hava. Arsenio ha aperto una nuova discussione identica perchè vuol fare il record delle discussioni aperte in un anno. Lo assecondiamo. La parola magica è: anonimato. Ci arrivo per gradi. Il tema del virtuale (che detto così è un po' un qualunquismo) è stato discusso in un (altro) ambito tecnico. L’ambito delle tasse (bleahh! che schifoo!!). In quella sede, (credetemi, piuttosto autorevole), si è discusso delle relazioni commerciali in ambito virtuale; dei profili giuridici, e di quelli tributari. E uno dice: e a me? In effetti, è un passaggio un po’ noioso questo, ma la faccio breve. Giuro. Il tema era il rischio, per i governi di molti paesi occidentali, di assistere inermi ad una evasione fiscale senza precedenti, specie quanto per attiene le imposte sui consumi, le cd. sales taxes. Non l’evasione fiscale del salumiere. Un fenomeno macroeconomico, per capirci. Siamo ai primi anni ’90. Occorreva allora teorizzare un modello, e scrivere delle norme alla svelta, da condividere in ambito transnazionale. E – detto per inciso – questo di solito è un casino, perchè la comunità internazionale è fatta di paesi perbene, ma anche di paesi operetta. Per farla breve, il modello logico prevedeva (e prevede) che si distinguano relazioni virtuali (commerciali) dirette e indirette. Commercio elettronico diretto e indiretto, si usa dire. Sono “dirette” quelle in cui il web è il luogo dove avviene completamente e necessariamente la transazione e la fruizione del bene (immaginate l’acquisto di files, tipo la musica, servizi informatici on line, etc.). Sono indirette quelle in cui il web è solo un mezzo che consente la negoziazione e la conclusione di una transazione, che poi trova completamento nella realtà non virtuale (immaginate di comprare un paio di Church’s sul sito Herring Shoes, che tra l’altro costano meno, e poi te le mandano per posta da Londra, belle impachettate, con dentro il lucido prezioso. Non è commercio elettronico-vero; è tipo andare nel bel negozio, solo che evito di parlare con il commesso ricchione). Mutatis mutandis, il virtuale, il web, può dunque essere un mezzo perchè due o più persone possano intrattenere una relazione che ha prima di tutto – o magari anche dopo – ricadute “reali”. Il confine tra canali di comunicazione è assai labile oggigiorno, ma forse solo in apparenza. E’ il caso di due che si conoscono, e poi si scambiano email, o parlano su messanger. Oppure, il web può anche essere il luogo dove la relazione, necessariamente, si svolge e si completa magari. E’ il caso del Forum, nella normalità dei casi. Se trattiamo di relazioni che si svolgono esclusivamente dentro il perimetro virtuale (tipo il Forum, quando ancora non mi sono scambiato il numero di telefono con nessuno) il regime dell’anonimato è tipico. E’ il culmine di una serie di altre caratteristiche coerentemente presenti nella relazione virtuale di questo tipo qui: non si sente la voce, non si vede faccia e corpo dell’altro, non si conosce il vissuto, se non per quello che l’altro ha voluto fare passare. Anonimato completo, olè. Allora, concludendoo!, è autentica ‘sta roba qui o no? Dipende. Dipende da quello che ho scritto all’inizio del post. Per cui, non si può dire. Il senso di quello che ho scritto arriva vicino alla conclusione di hava. E me ne pregio: non c’è inganno per definizione nel virtuale. Se si e' interessati – scrive hava – si possono conoscere certi lati delle persone anche meglio che altrove. O forse anche farsi conoscere meglio che altrove; o peggio che altrove. L’anonimato – soprattutto – può giocare un ruolo determinante, positivo o negativo. La scelta e' nostra. In effetti, l’anonimato, prima dell’avvento di internèt, era tipico più che altro dei fermoposta galeotti, delle riviste degli incontri sporcaccioni, degli scambisti, e di tutto quel circo equestre lì che fa morire di sonno. L’anonimato che vedo qui, su Riflessioni ad esempio, mi sembra asservito a scopi meno beceri, forse. A meno che non vi sia chi auspica che l’anonimato possa servire, qui o altrove, a quell’altra roba noiosissima del sesso virtuale e limitrofi. Ma si tratta – spero bene – di fenomeni arginabili, eredità dei fermoposta vintage relegabili nei luoghi fatti apposta per l’erotomane. D’altra parte, “Attenti a Internet, uccide la mente”, suona un po’ come la riedizione di un “attenti al treno; spostandosi così velocemente causerà danni alla salute”. O “Attenti al cane” quando il cane è morto l’anno scorso. Qualcuno diceva a Stevenson che la sua macchina sarebbe stata un casino. Era il 1814 o giù di lì. [In effetti, il treno ha fatto dei danni. Ha sdoganato il qualunquismo: i “discorsi da treno” che tanto piacciono a me e ai miei accoliti.] Per tornare alle relazioni virtuali autentiche o meno, quale conoscenza o legame non e' fatto in gran parte da interpretazione? – aggiunge hava, a mo’ di macigno, scrivendoci da Marte – (grande hava!). E quale legame o conoscenza è libero dal nanismo dei più? aggiungerei, più modestamente, io. Il nanismo è, peraltro, la forma di nemesi storica più ricorrente. Va bene affermare che il 50,9% dei ragazzi italiani non capisce neppure un minimo di quel che legge, e chiedersi si sia un fatto ormai irreversibile, genetico involutivo. Va molto bene. Ma bisognerebbe anche chiedersi se i genitori di quel 50,9% lì svettino per capacità di comprendonio, o se non siano piuttosto quelli che vedo io la mattina uscendo di casa, con la Opel Trafira, intenti a pianificare vacanze al di sopra delle loro possibilità come massimo esercizio intellettuale ammissibile. Genetico? Più che genetico, si tratta di nemesi della pigrizia. L’altra sera, un amico mio neo-padre, Saccarosio, mi diceva “ho scoperto una cosa formidabile attraverso la mia recente paternità: se uno è un coglione, quando poi fa un figlio resta un coglione uguale. Forse peggiora”. Quali effetti potrà mai avere sulla asserita nemesi la tesi del mio amico Saccarosio, ove fosse dimostrata? Trattasi di un rafforzativo della nemesi, probabilmente. A me più che internèt, fa paura la invasione. La invasione degli Enne, che fanno figli come mitragliatrici che poi quando crescono stanno su internét a chattare a vanvera tutto il giorno. E poi arsenio se ne ha male, e gli viene la nostalgia dei vecchi forum, dei nick dei tempi andati, svaniti nel cyberspazio, mentre adesso tutti alimentano le chat e non leggono più il buon libro. E se scoprissimo che quei nick svaniti nel cyberspazio appartenevano a dei malefici Enne, che si sono ritirati dal web….. per procreare?! Nessuna buona azione resta mai impunita. Buon natale. |
25-12-2007, 08.23.41 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
|
Riferimento: I contatti virtuali sono autentica "relazione"?
Mi sembra che qui abbiamo tralasciato qualcosa di importante: il tema di cui si occupa il forum.
E' possibile che trattandosi di "riflessioni" e di "psicologia" ne siano membri quelli che hanno interesse per l'umano, piu' comprensivi ed empatici rispetto alla media. In un forum come questo non si cerca competizione e non si discute per emergere con le proprie tesi. Ne' si forma una specie di gerarchia con leadership. Differente e' la situazione nei forum politici, molti dei quali ho avuta l'occasione di conoscere. E come in politica sono presenti anche qui i partiti, certi piu' forti e certi piu' deboli. Ci sono persone con autorita' ed influenza che spesso dettano legge per cio' che riguarda l'approvazione di opinioni e l'accettazione di altri. E' la "cultura politica" che domina con le sue leggi sui rapporti umani. L'atmosfera e' generalmente tesa e le amicizie sono tuttalpiu' "amicizie politiche" ed il significato si comprende. Qui ho trovata un'atmosfera diversa, dove ci sono buone intenzioni ed aiuto reciproco, ottima base nei rapporti umani. E questo mi fa pensare che in fondo noi siamo gli stessi, sia nel virtuale che nel tradizionale. Non ci sono maschere che valgano.... |
25-12-2007, 16.52.33 | #9 |
Ospite
Data registrazione: 11-12-2006
Messaggi: 14
|
Riferimento: I contatti virtuali sono autentica "relazione"?
Ciao a tutti,è la prima volta che scrivo su questo forum,anche se
è già da alcuni mesi che sono iscritta. Vorrei portare la mia esperienza sull'argomento. Un'anno e mezzo fa,mi sono iscritta su un forum in cui si parla di sport,e di calcio in particolare(supporer del Torino) Devo dire,che contariamente a quanto immaginavo,ho trovato un'ambiente veramente positivo. Ho incontrato persone splendide,che mi hanno aiutata a superare momenti molto difficili. All'inizio,la nostra era solo un'amicizia solo virtuale,poi con il passare del tempo,sono diventate amicizie reali,si è creato tra di noi un legame veramente profondo,e quando qualcuno di noi,si trova in difficoltà,scatta immediata la solidarietà,ma non solo a parole,ma con fatti concreti. L'iscrizione a quel forum,mi ha cambiato la vita in positivo... Quindi,viva i contatti virtuali. |
27-12-2007, 10.10.34 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
Riferimento: Esistono ancora delle relazioni che non siano "virtuali"?
Citazione:
carissima nevealsole L'amicizia si definisce in genere come condivisone di obiettivi e affinità. Ma solo nella forma più autenticai ci si scambia il proprio mondo interiore nel confidarsi: oppure avviene con sconosciuti, conoscenze occasionali che non s'incontreranno più. Non si teme il loro giudizio, il diffondersi di pettegolezzi, l'apparire diversi d come si è conosciuti, ecc. Nell'era telematica l'anonimato dei contatti virtuali può concedere altrettanta libertà nello scambiarsi confidenze. A volte perfino apprezzamenti non lusinghieri, perchè si dicono cose che in un faccia a faccia non si direbbero. Dando una maschera a un uomo, confesserà tutto ciò che si vuole. La comunicazione mediata da computer offre varie possibilità e stili discorsivi, sotto forma di dibattiti o dialoghi, chiacchiere o confessioni intime. Si possono sollecitare consigli, aspettarsi comprensione, o solo un ascolto silenzioso colo scopo di chiarire a se stessi situazioni problematiche. Comunque parlare e scrivere di sé aiuta anche a dialogare con gli altri. Credo di aver sperimentato ogni possibilità di tali situazioni internettiane e interattive, e scopi correlati. Le chat quale a volte giocoso e piacevolmente frivolo scambio verbale, assomiglia alle conversazioni non molto profonde che s' intrattengono nella realtà; le email di solito permettono certe confidenze reciproche in privato, come la condivisione di propri percorsi interiori delle amicizie più collaudate; infine i forum sono più adatti alle argomentazioni culturali e formative. Senza regole fisse: nelle chat ed email si può interloquire su spunti colti, così come nei forum di discussione possono comparire confidenze. Da iniziali posizioni spersonalizzate ho ritenuto talora pertinente esporre, quale supporto esplicativo, qualche esperienza o vissuto personale. Costruire una propria persona on-line e trascorrere una parte del proprio tempo in un ambiente virtuale condiviso, se si vuole, significa scoprire nuovi punti di vista su se stessi e sul mondo. Ma dev'essere complementare alle esperienze che si fanno fuori Rete. Sui possibili riscontri fuori rete, mi sembra di aver espesso altrove, forse più volte il mio parere. |
|