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17-10-2007, 01.14.46 | #12 |
Ospite abituale
Data registrazione: 18-04-2007
Messaggi: 60
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Il soggetto problematico [p.f.a.s (piccole fobie della nostra attuale società)], soffre prima di tutto di un difetto di comunicazione, ha troncato il dialogo con se stesso, si è perso di vista, parzialmente o totalmente. I motivi possono essere tanti, come dicevo in alcuni casi forse non è neanche opportuno indagarli, mentre è essenziale ristabilire le connessioni con se, il dialogo costruttivo ed energetico. Per ottenere questo risultato il terapeuta riveste il ruolo di elemento collettore, di coscienza esterna, che non deforma, non condiziona ma riporta con delicatezza un'immagine realistica in modo che il paziente possa riconoscersi, scompone gli aspetti emblematici in molecole semplici fornendo una chiave di lettura plausibile e comprensibile, favorisce in questo modo il ripristino della comunicazione. Un buon psicanalista non fornisce risposte, pur intuendole, non indica una strada, lascia che il percorso emerga. La straordinaria dinamica che il terapeuta favorisce è ripristinare l'approvvigionamento energetico autoprodotto, induce la riemersione delle proprie risorse in maniera graduale proprio come in un percorso di crescita. Questa è a mio avviso la differenza sostanziale tra una consulenza professionale ed una chiacchierata con un amico. Non ci sono scorciatoie, si può solo tornare indietro sui propri passi e ricominciare il cammino da dove si era smarrita la strada, a poco varranno le indicazioni precise per raggiungere subito la corretta via che molti vorranno dispensare, si deve trovare il punto dove si è fermi e ricominciare a camminare evitando di cadere, con l'ausilio di una guida. Voler isolare esattamente il punto dove si inciampò è poi una variabile che dipende dalla sensibilità di ognuno, a qualcuno potrà bastare sapere che ci fu un errore e che è possibile compensarlo, altri vorranno arrivare fino alle fondamenta di se, capirsi fino in fondo, capire anche il fondo. L'amore è l'equilibrio, la sua assenza genera squilibrio. Esserne destinatari può aiutare a prevenire le instabilità della psiche (o dell'anima). Credo possa anche avere una funzione antalgica, ma temo che non riesca a curare, la dove il disagio abbia trovato terreno fertile per espandersi in tutta la sua drammatica estensione.
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17-10-2007, 11.15.04 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Citazione:
Tralasciando patologie il cui effetto è immediato alla causa scatenante come potrebbe essere ad esempio l’improvvisa mancanza di un nostro caro, le p.f.a.s. (piccole fobie della nostra attuale società ) seguono un processo strano e posto al contrario. E’ l’effetto a determinarne la causa. Tenendo conto dell’estrema soggettività degli effetti fisici a seguito degli eventi della vita di ognuno di noi, sarei portato a dire che sempre, in qualsiasi caso, è l’effetto che cerca una causa e che tale causa non ha mai determinato quell’effetto. Le fobie che colpiscono la nostra società e che sfociano a volte in casi di suicidio non hanno ragione di portare ad epiloghi così gravi in funzione delle cause che dovrebbero averle determinate. Ci sono zone al mondo ove i gravissimi casi di abusi su minori o i devastanti scenari di guerra dovrebbero indurre alla depressione e al suicidio la maggior parte degli uomini. Perché allora delle cause apparentemente subdole dovrebbero causare così gravi malesseri psichici? Senza disquisire come il solito sul cancro che ha colpito la società occidentale e che invade la psiche dei suoi uomini, possiamo notare come un malessere diffuso e dalle mille sfaccettature sia origine di stati d’animo tendenti all’insofferenza psichica che a volte esplode e crea gravi disagi. L’effetto si ripercuote sul fisico e chi ne è colpito sarà costretto a ricercarsi una causa scatenante. Ebbene…quale senso nel ricercare quest’unica causa nel passato nel momento in cui è l’effetto presente il vero problema? |
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17-10-2007, 13.17.45 | #14 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-12-2005
Messaggi: 542
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Citazione:
Le cause che sembrano subdole a te possono essere determinanti per un altro e provocare effetti che non provocherebbero su persone con caratteristiche genetiche e sociali differenti . Come le malattie fisiche colpiscono i meno immunizzati, cosi' pure un'offesa puo' intaccare un equilibrio psichico che ha minori mezzi per difendersi. E perche' mai la perdita di una persona cara dovrebbe essere "causa scatenante" piu' di ogni altra? Forse per la ragione che esiste un consenso nelle diverse societa' che hanno pure creati i riti per il periodo di lutto? Ciao, ciao. |
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17-10-2007, 13.35.50 | #15 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 31-07-2007
Messaggi: 343
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Scusa Maxim, ma non capisco. Tu affermi che:
Citazione:
Questo non è vero. Se io cresco in un ambiente ostile, la strategia che io, bambina, sarò portata a mettere in atto per sopravvivere sarà effetto di quella causa. Esempio pratico: se io cresco in un clima di continuo allarme, la mia reazione naturale e funzionale a quel clima, sarà l'ansia. Se nessuno mi viene in soccorso a darmi uno straccio d'aiuto, io bambina continuerò a cavarmela come meglio posso e so, e se devo stare sempre sul chi va là, perché mi trovo in un mondo ostile e indifferente e in uno stato di continuo pericolo, dopo un certo periodo l'ansia si cronicizzerà. Io smetterò di esserne consapevole, e continuerò a mettere in atto quelle strategie di risposta all'ambiente che ho imparato a praticare fin da bambina, manterrò lo stato ansioso, perché solo di quello ho avuto esperienza, perché solo con quello mi sono salvata. Quando sarò grande e vaccinata, continuerò a reagire alle situazioni in maniera automatica, quello è il mio mondo, quella la mia dimensione. Se sarò fortunata mi renderò conto che non è il mio carattere, ma è un disturbo che ha un'origine ben precisa. Invece di ammorbare il mio prossimo, decido di andarmi a curare da uno psicologo, perché questo disturbo mi rende la vita impossibile ormai. Prendendo coscienza delle cause che mi hanno determinata, esse regrediscono. Non sono più dietro di me, ma nell'atto in cui ne prendo coscienza saranno d'avanti a me, e separate da me. La mia mente, adulta ormai, sarà in grado di modificare l'effetto, dal momento che la causa è stata privata del suo potere condizionante. Indagando il sintomo io ripristino, come ha detto giustamente sentieroluminoso, il dialogo con me stessa. Non sarò più preda di reazioni automatiche, ma sarò in grado di assumermi la responsabilità delle mie scelte, sarò anzi in grado di scegliere consapevolmente. La mia intelligenza emotiva non sarà più ferma a quella di un bambino di due anni e mezzo, ma sarà cresciuta, e pronta a nuove esperienze e all'elaborazione di nuove strategie di azione o adattamento. La mia creatività ricomincerà a scorrere. Poi tu scrivi: Citazione:
Innanzitutto, ciò avviene. Nei campi di concentramento buttarsi contro il filo spinato elettrificato è stata una soluzione messa in pratica da migliaia di persone che non ne potevano più. Chi è sopravvissuto, pagando un prezzo altissimo e tra immani sofferenze postume (soprattutto i bambini abusati), è debitore di ciò all'istinto di sopravvivenza innato nell'essere umano, che piuttosto che vagare come un'ombra nel regno dei morti, sarebbe disposto, come Achille, a fare una vita da schiavo, purché sia vita sotto il sole. Citazione:
In questo caso basterebbe cambiar vita. Ma di solito, chi è vittima di gravi disagi lo è fin dall'infanzia. Io dubito fortemente di correre il rischio, con una psiche ben strutturata, di diventare depressa bipolare domani o dopodomani. Citazione:
Non ho capito cosa intendi per "subdole". I gravi malesseri psichici toccano, solitamente, a persone di grande sensibilità e fragilità. A volte di grande acume intellettuale. Non tutti sono in grado di proteggere e tutelare questi bambini, di offrire loro strumenti adeguati per comprendere se stessi e il mondo, spesso un destino beffardo vuole che questi bambini nascano in famiglie che educano a suon di schiaffoni, o in ambienti duri, troppo duri per loro, privi di educatori degni di questo nome. Vedi, le cause non sono da ricercarsi nel comportamento dei padri o delle madri, o della società ecc. ecc. Le cause dipendono da come siamo fatti noi, da come reagiamo in relazione a un determinato ambiente, dal tipo di strategie che siamo soliti mettere in atto. Forse è questo che volevi dire con: "è l'effetto a determinarne la causa"? Ma spesso l'effetto va ricercato a monte, spesso l'effetto non è nel presente ma incomincia nel passato e si protrae a lungo. |
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17-10-2007, 16.30.47 | #16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Rifletto…e nel contempo vi rivolgo domanda finale.
L’altra sera, come accade spesso da un anno a questa parte, discutevo con il mio amico “Manuel”…mi piace molto discutere con lui. E’ una persona solare, abbronzantissimo , sempre con il sorriso sulla labbra. Ha un buon lavoro e durante il tempo libero fa il DJ in una discoteca. Dicevo…mi piace molto discutere con lui perché è una di quelle classiche persone che sa trasmettere energia vitale, sia nel colloquio che nei movimenti. Molto difficile descrivere a parole (per queste ci sono gli amici spirituali ) la positività, l’allegria per la vita e la consapevolezza di questa persona dalle quale ho imparato molto nonostante la sua giovane età. Manuel è in Italia da non molti anni ed è nato e vissuto in Nigeria. Egli sa cos’è fame, sete, paura, sofferenza e mi ha confermato che il caldo esiste veramente . Manuel era un militare dall’età di 14 anni…militare in Nigeria! Una adolescenza spesa tra violenze, soprusi, torture e spesse volte a raccogliere i pezzi degli amici. Ora ride nel mostrami una cicatrice sulla testa e si dice fortunato per quell’evento descrivendolo come noi si potrebbe descrivere una fortunata vittoria alla play station. Domandavo… …ma noi omuncoli occidentali, dal pensiero così profondo da provocar depressioni , di quali mai terribili eventi siamo stati vittime per non sorridere alla pari di Manuel? |
17-10-2007, 18.45.09 | #17 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Citazione:
mio marito e altri come lui lo chiamano il malessere del benessere gli psicologi junghiani il disagio dell'inconscio i ricercatori spirituali !"del senso di separazione " frutto della mente i buddhisti e tutti coloro che credono che la vita sia solo dolore creato dal ritenersi ciò che non si è...... |
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17-10-2007, 19.33.16 | #18 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Di quali mai terribili eventi siamo stati vittime per non sorridere alla pari di Manuel?di Maxim
Tutti sappiamo sorridere nessuno ci ha insegnato a sorridere..nessuno ci ha insegnato ad amare eppure è qualche cosa che è radicato dentro di noi. Scusami non c' è bisogno di soffrire per poi sorridere..Penso,non sono sicura,che il tuo amico è consapevole di tutto quello che gli è successo e agisce di conseguenza. Non so se tutti conoscono la "depressione" .i disturbi mentali..ecc...mi piacerebbe sapere dal tuo amico nigeriano se lui ha già provato delle sensazioni di malessere e se nel suo paese hanno "un'arma diversa" per affrontare questo problema. C'è bisogno sopratutto di essere noi stessi.. di sentire dal nostro profondo l'emozione che sta fuoriuscendo. Spesso blocchiamo quello che proviamo (la paura di provare in quel momento quell'emozione) Noi occidentali abbiamo bisogno di ascoltare di più il nostro corpo e il nostro cuore!e credere semplicemente di più nella nostra intuizione. |
17-10-2007, 19.41.28 | #19 |
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Da sito: http://www.pol-it.org/ital/riviste/PDC/saraceno.htm
Un bilancio delle attività svolte dalla Organizzazione Mondiale della Sanità negli ultimi anni permette di fornire alcuni importanti spunti di riflessione. 1. Da un lato, le evidenze dimostrano un costante aumento della incidenza dei disturbi mentali nel mondo che colpiscono almeno 450 milioni di persone. Questo aumento è relativamente più alto nei Paesi in via di sviluppo, i quali hanno una minore disponibilità di risorse per affrontare il problema. Nessun gruppo sociale è immune dal rischio di contrarre disturbi mentali, tuttavia è noto che questo rischio è più alto fra i poveri, i bambini e gli adolescenti, le donne che hanno subìto abusi, i disoccupati, le persone con bassa educazione, gli anziani soli, le vittime di violenza, gli emigranti ed i rifugiati. Esistono interventi efficaci per la maggior parte dei disturbi mentali: spesso questi interventi, seppure non in grado di curare e guarire pienamente, sono tuttavia in grado di migliorare in modo sostanziale i sintomi, di diminuire le ricadute, di permettere il recupero sociale, di migliorare la qualità della vita dei pazienti. 2. Dall’altro lato, si assiste ad una scarsa diffusione e a un mancato incremento degli interventi efficaci ( e cost-effective) così che il gap fra persone che ricevono trattamenti e coloro che non li ricevono pur avendono bisogno, risulta enorme. Esistono ostacoli, di natura molto diversa, che impediscono che le persone con disturbi mentali ricevano i trattamenti appropriati: lo stigma di cui sono vittime in tutto il mondo le persone che soffrono di disturbi mentali ed i loro familiari; le discriminazioni e le disuguaglianze esistenti nel fornire assistenza ai pazienti con disturbi mentali: 1/3 della polazione mondiale (2 miliardi di persone) vivono in Paesi che spendono meno dell’1% dei loro budgets sanitari per la salute mentale); la scarsa disponibilità di farmaci: sebbene l’85% dei Paesi si sia dotato di una lista essenziale di medicamenti, almeno il 20% di questi non ha incluso almeno un antidepressivo, un antipsicotico e un antiepilettico; priorità errate: troppi Paesi, in particolare fra quelli sviluppati, spendono ancora la maggior parte delle risorse destinate alla salute mentale in grandi istituzioni asilari le quali non solo si occupano di una frazione molto ridotta della popolazione che necessita di trattamenti, ma offrono anche una assistenza di scarsissima qualità e spesso del tutto inumana; mancanza di strategie adeguate e di addestramento sufficiente a livello di assistenza primaria: troppo pochi medici e infermieri sanno riconoscere e trattare adeguatamente i disturbi mentali. Il 41% dei Paesi non si è dotato di alcun programma per i professionisti delle cure primarie; la scarsa diffusione di politiche razionali e di legislazioni efficaci: il 40% dei Paesi non è dotato di policy rivolte alla salute mentale; il 25% dei Paesi non possiede una legislazione per la salute mentale; il 30% non ha un programma nazionale di salute mentale. |
17-10-2007, 19.42.29 | #20 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il mito della malattia mentale.
Citazione:
Grande Papera...dillo a parole tue! Siete fautori del tutt'uno quindi può tranquillamente essere riassunto in un'unica cosa... cos'è che vi preoccupa? |
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