Non so darti spiegazioni scientifiche, caro Bodoro, che non sia quella - a cui avevo già pensato anche io in passato - principalmente riferibile al fatto che l'immagine fisica che percepiamo di noi è quella speculare, uguale e contraria rispetto a quella reale, o a quella fotografata. Per cui diversa, grandemente diversa.
Immagino sia questa la prima ragione che porta al non riconoscimento, e quindi al conseguente disagio imbarazzato che descrivi.
Mi sono occupato per qualche anno di fotografia, e di ritratti anche.
Non scientificamente penso che ci siano altre due spiegazioni possibili al tuo disagio, unitamente a quella riportata sopra:
- mutevolezza fisica e scarsa familiarità. Il fatto è che il nostro viso, e la nostra forma, muta ad una velocità impressionante. Prova a scattare un paio di foto a qualcuno tutti i giorni, per qualche settimana: ne resterai sorpreso. O anche solo delle foto successive durante la giornata, vedrai! Non esiste una realtà fisica oggettiva e immobile. Lo specchio (ossia l'immagine che vediamo di noi, che cozza con quella delle foto) non è immobille nemmeno quella, ma almeno ci è familiare, più familiare delle foto che ci ritraggono come degli estranei cangianti, quali effettivamente siamo. Se ti scattassero foto in continuazione, il tuo disagio poco a poco scomparirebbe: anche la tua immagine fotografica (più verosimile di quella dello specchio) diventerebbe più "familiare", e di qui il tuo disagio probabilmente sparirebbe. Detto in altre parole, se ti scattassero trenta foto, probabilmente in 27 ti vedresti come un estraneo, nelle tre restanti ritroveresti il bel ragazzo dello spechio, e ciò sarebbe tranquillizzante. Provare per credere. (se poi non è vero che sei un bel ragazzo, quelli sono solo c...zi tuoi..
)
- mutevolezza delle espressioni, delle smorfie. Il tuo specchio ti ritrae in una espressione collaudata. La nostra mimica cambia, e per raggiungere una espressione classica e collaudata ci dobbiamo impegnare. La foto può scattare quando la espressione del viso collaudata non è stata raggiunta, o l'abbiamo appena dismessa: risultato? la foto di noi che vediamo ci fa schifo. Ancora: prova a scattarti trenta foto, prima poi una espressione collaudata verrà cristallizzata, e ritroverai il bel ragazzo (bel ragazzo?). Chi viene ripreso in foto spesso questo lo sa, e conosce due o tre e spressioni tipo, che ripete continuamente e collaudatamente. (per inciso, la bravura del fotografo sta anche nel fatto di rompere il paradigma delle espressioni colaudate);
- angolazioni. Tu nello specchio ti vedi di fronte, e quella immagine lì ti è familiare. Prova ad avvicinarti uno specchio di lato (come forse hai già fatto..), e rifletti la immagine di quello specchio dentro un altro specchio che tu ti riesca a vedere in fronte: ti troveresti irriconoscibile, ma sei tu! Sei sempre il bel ragazzo, da una altra angolazione poco familiare (bel ragazzo? spero per te di sì..);
- luci. Negli anni mi è venuto facile sviluppare una maniacale attenzione alle luci. Se le luci sono giuste, le cose e i corpi sono più belli. Se le luci sono sbagliate, le cose e i corpi fan schifo. Sia che ovvietà! Quello che forse non è ovvio è che la differenze non sono sfumature, si tratta di variazioni bello-brutto enormi in dipendenza delle luci giuste o sbagliate. La foto che ti mette a disagio avrà delle luci che non sono quelle dello specchio dovo si riflette il bel ragazzo, e questo ti spiazza, ti mette a disagio.
Morale: nessun problema; se ritieni di essere un bel ragazzo, sarai un bel ragazzo. Buon per te!