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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 29-04-2003, 03.02.38   #1
tammy
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Data registrazione: 03-04-2002
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solitudine

ho sentito questa affermazione:
La solitudine non è "solitudine" nel momento in cui un individuo, rimanendo solo con se stesso, non si pone alcuna domanda del tipo: dove vado, chi sono, cosa ci faccio qui....
ha forse raggiunto l'apice del suo essere?
Non mi dispiace pensarla così.... restando nella propria solitudine, si approfondiscono i discorsi con se stessi...... nel momento in cui non abbiamo più domande da rivolgerci, forse, cominciamo a vivere. Che ne pensate?
tammy is offline  
Vecchio 29-04-2003, 09.57.12   #2
ancient
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Data registrazione: 10-01-2003
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(era Morelli?)

Credo che si riferisse ad altro, al nostro rimuginare continuo e sterile sul pasato, sul futuro, ecc.

Certe domande sono fondamentali, costituiscono proprio l'inizio di quel cammino che ci condurrà a non aver bisogno più di risposte: perché allora saremo noi la risposta.
ancient is offline  
Vecchio 29-04-2003, 18.54.29   #3
joker
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Data registrazione: 03-05-2002
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troppe domande senza risposta?? lo trovo deleterio..
credo che le domande abbiano senso se la risposta la si trova...altrimenti che te ne fai??....

saremo noi la risposta?? ne sei sicuro....e se noi fossimo la domanda??e se la risposta fosse altrove??? meglio farsi poche domande...fosse facile
joker is offline  
Vecchio 30-04-2003, 12.12.37   #4
dolmena
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Data registrazione: 29-04-2003
Messaggi: 12
La vera solitudine credo sia il mezzo con cui l'uomo possa andare nel suo IO più profondo per poter trovare le risposte alle domande che il rumore e la folla non possono dare.
Domande esistenziali vengono poste da quella parte di noi che non riesce a mettersi in contatto con quella che spesso chiamamo Anima, e con cui entriamo in contatto in momenti di profonda solitudine.
Se presa nel modo giusto la solitudine può diventare una grande amica, ma come tutte le grandi cose, bisogna prenderne a piccole dosi, altrimenti si rischia di cadere nel pozzo profondo del nostro Essere.
dolmena is offline  
Vecchio 01-05-2003, 23.54.27   #5
nuvola^
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nessuno dovrebbe mai sentirsi solo mai

Ultima modifica di nuvola^ : 01-05-2003 alle ore 23.57.29.
nuvola^ is offline  
Vecchio 02-05-2003, 01.08.26   #6
tammy
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ciao

personalemte non mi sento sola e nella mia solitudine= io ci sto anche bene, sono praticamente assente

Nessuno dovrebbe mai sentirsi solo mai.

Nuvola,
nessuno si sente solo nel momento in cui non si chiede più: "chi sono"?

Io so chi sono e quanto mi voglio bene (praticamente nulla) però so esattamente chi sono. La conseguenza logica è che non mi chieda più chi sono, ma quanto io mi voglia bene: nulla.
Non mi voglio bene per nulla. Ho risposto a delle mie interiori domande.
Proseguiamo...
Chi sono e quanto mi voglia bene ho già risposto.
la somma di altre domande, sicuramente, darà come soluzione: (non sono più sola).... (finalmente sono con me stessa)

auguri.
tammy is offline  
Vecchio 02-05-2003, 11.22.14   #7
osho
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Messaggi: 246
Meglio soli che mal accompagnati, no?
Almeno soli è meno probabile che veniamo distratti da noi stessi.
Ma bisogna stare con gli altri per apprezzare la solitudine, e saper
stare soli per stare bene con gli altri.
Ma sessualmente è meglio stare in compagnia...
osho is offline  
Vecchio 02-05-2003, 11.51.23   #8
firenze
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per Tammy

Ciao bella sposa!

Questo è ciò che ho scritto nel mio libro sulla solitudine. Che ne pensi?

La salvezza dell’uomo risiede proprio nell’accettazione della solitudine.

Questa profonda verità potrà sembrare un assurdo per la nostra mente logica. In realtà, la solitudine è la nostra grande amica che ci accompagna ed aiuta durante il percorso dello spirito. L’uomo che conosce ed ama la propria solitudine, conosce ed ama anche se stesso; l’uomo che non la conosce e la combatte non sa niente di sé.
Solo tramite la meditazione si potrà conoscere com’è fatto l’uomo, oltre al visibile e al tangibile. Nel salire i primi gradini dell’ascesa spirituale, ognuno è destinato ad incontrare la propria solitudine interiore. Si prenderà coscienza che essa diverrà parte integrante e compagna della ascesi spirituale.
Possiamo vivere la solitudine anche se siamo fra molta gente. Non ha importanza, se ridiamo o scherziamo, lei è lì con noi.
La solitudine è dura ed amara, se sofferta senza assimilarne il sottile e sublime significato. Si rivela delicata e dolce, se è vissuta gioiosamente nella piena consapevolezza del suo perché. Dobbiamo accettarla come una manna e con amore, e soprattutto senza paura, né angosce.
Quando si cade improvvisamente in uno stato di solitudine, non dobbiamo disperarci ed angosciarci. Dobbiamo comprendere che quel periodo tanto sofferto, in realtà è una meravigliosa opportunità che ci permette di dedicare il nostro tempo alla scoperta di noi stessi. Un periodo, dove possiamo isolarci per incontrare le paure, le bassezze e tutte quelle realtà psichiche rinchiuse da tempo nella nostra cantina degli orrori. Questo periodo di solitudine scandisce il giusto tempo per liberarsi da questi fardelli e rinascere finalmente a nuova vita.
Attenzione! In questa fase critica è facile lasciarsi andare all’ausilio di psicofarmaci, i quali placano le angosce interne, ma indeboliscono la psiche, l’equilibrio intellettivo e fisico. Non è difficile incontrare soggetti paragonabili a veri zombi che da tempo fanno uso di questi farmaci. Se proprio non se ne può fare a meno, meglio ricorrere ad un rimedio naturale, come la fitoterapia o l’omeopatia, evitando così la dipendenza di questi rimedi chimici. E’ giusto farsi aiutare in questo difficile momento. Attenzione però a scegliere la persona giusta. Chi da assistenza per non cadere in un aiuto mentale troppo logico per essere efficace, deve aver già passato la sua notte nera (*) e deve conoscere la meditazione. Cercare la centratura in meditazione, oltre ad essere un ottimo rimedio alle problematiche esterne, resta anche il miglior complemento alle problematiche interne.
Pure i grandi mistici, ad un certo punto della loro esistenza, hanno avuto la necessità di isolarsi dal mondo per incontrare la loro solitudine. Vi sono tantissimi luoghi, come grotte, monti, eremi, che hanno accolto la solitudine dei mistici di tutti i tempi, paesi e religioni. E’ sufficiente ricordarne i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, dove incontrò e vinse definitivamente la propria parte mentale che gli impediva di accettare il suo duro compito in terra.

(*) Nel “La notte oscura” di San Giovanni della Croce (santo spagnolo ed illuminato, 1542-1591) è evidenziata la difficoltà dell’unione dell’anima con Dio.


firenze is offline  
Vecchio 02-05-2003, 12.56.12   #9
tammy
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mio bel signore

aspetto ancora il libro

lavorare su noi attraverso l'introspezione è cosa tosta, ma necessaria se vuoi arrivare a conoscere te stesso il più possibile. Per fare questo è necessario stare in compagnia solo di noi ed arrivare al punto di accettarci per ciò che siamo, pregi e difetti nel loro insieme, limiti ed evoluzioni, ed arrivare il più possibile a conoscerci interiormente.


Mi basta aprire la finestra e guardare fuori, sentire l'aria e tutti i suoni, i profumi e i colori per star bene con me.

Molto bello quello che ho letto, è molto vicino al mio modo di sentire, grazie.

buona giornata


tammy is offline  
Vecchio 02-05-2003, 13.22.08   #10
tammy
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un'altra cosa...

spesso si sente il peso della solitudine per la mancanza di dialogo con gli altri.

ariciao
tammy is offline  

 



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