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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 30-06-2007, 19.28.04   #1
ciccio_05
Ospite
 
Data registrazione: 09-12-2006
Messaggi: 34
Nuove conoscenze

Salve a tutti, quando sono fuori per lavoro mi rimane semplice davvero fare nuove conoscenze, andarci a cena fuori ecc....
Perchè però quando sono qui e ad esempio i miei amici mi invitano e mi dicono che ci sono anche altre persone io invento continue scuse per non andarci?
Lo faccio perchè non mi va di fare nuove conoscenze, anzi, non è che non mi va ma mi mette ansia e se poi devo andarci a cena fuori rischio che mi rovino la cena. Secondo voi come mai?
ciccio_05 is offline  
Vecchio 01-07-2007, 00.02.32   #2
donella
Ospite abituale
 
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 710
Riferimento: Nuove conoscenze

Ciao.
A me succede qualcosa di simile, e le spiegazioni che mi do (molto serenamente) sono molto legate sia alle energie che so di spendere e sia al mio bisogno di libertà. Cerco di spiegarmi.

La piacevolezza delle relazioni che si tessono dipende in tanta parte dalla cura e dall'attenzione profusa ...nell'essere piacevoli... insomma nel porsi con la massima attenzione alla naturalezza del "dare" e all'evitamento del "chiedere". Questo al prossimo risulta senz'altro piacevole. Ma ha un prezzo in termini di energie per chi così si pone.

Per il recupero di quelle energie diventa inevitabile la ricerca di propri spazi "incontaminati" dall'obbligo di relazione.

Se "combini" le due cose (secondo me) ti spieghi perchè privilegi il contatto "causa professione" e magari fuori sede, a quello di "ampliamento amicale" in zona di residenza: nel primo caso il nesso con la "causa professionale" ti dà garanzia che il rapporto non potrà eccedere determinati limiti di "invadenza", e il fatto che sia "fuori sede" aumenta la sicurezza di ciò.
Come dire: posso dare il meglio, e senz'altro mi costa, ma posso "controllare" il fenomeno che - date le premesse - non può sopraffarmi.
Nel secondo caso, viceversa, la nuova conoscenza ... non solo è legata e "pregiudicata" dal suo nesso con relazioni sociali già esistenti (e in questo senso limita anche la tua inventiva e libertà di espressione), ma inoltre è anche "in casa"... e quindi porta in sè una qualche minaccia aprioristica di dover essere coltivata in futuro con l'obbligo di mantenere determinati standard. Come dire: oltre alla fatica di conformarmi a quanto i miei amici sono abituati ad attendersi da me... vado a contrarre nuovi obblighi (con me stessa, data la mia indole) di dover perpetuare ed incremetare questo contegno.

Nel mio caso la spiegazione è fondamentalmente questa.
Proprio a voler analizzare, forse sarebbe onesto aggiungere un piccolo corollario, ossia: è anche vero , per me , che l'incontro generato da ragioni professionali lo trovo per se stesso motivato, significante, stimolante; laddove l'incontro con amici... ci sarebbe da aprire un trattato.... Parlo da donna: il dialogo confidenziale tra amici è sicuramente a volte bello e ricco ed entusiasmante... però... quando gli togli il "confidenziale" resta spesso un vuoto gioco di società (dico sempre che nelle cosiddette cene "tra amici" mi sembra di tornare bambina e giocare al brutto "gioco dei grandi" = tutta forma niente autenticità). E allora... siccome è ben difficile che in cene con "nuove concoscenze" possa - salvo miracoli - impostarsi un clima realmente confidenziale....c'è mica tanto da meravigliarsi se ti passa la voglia e anzi persino ti innervosisce l'idea di dover andare a "fare la tua parte".

Sono stata molto sincera, mi farà piacere sapere se questa spiegazione può fare anche al tuo caso.
Ciao
donella is offline  
Vecchio 02-07-2007, 08.56.33   #3
catoblepa
Ospite abituale
 
Data registrazione: 30-06-2006
Messaggi: 282
Riferimento: Nuove conoscenze

Citazione:
Originalmente inviato da donella
Ciao.
A me succede qualcosa di simile, e le spiegazioni che mi do (molto serenamente) sono molto legate sia alle energie che so di spendere e sia al mio bisogno di libertà. Cerco di spiegarmi.

La piacevolezza delle relazioni che si tessono dipende in tanta parte dalla cura e dall'attenzione profusa ...nell'essere piacevoli... insomma nel porsi con la massima attenzione alla naturalezza del "dare" e all'evitamento del "chiedere". Questo al prossimo risulta senz'altro piacevole. Ma ha un prezzo in termini di energie per chi così si pone.

Per il recupero di quelle energie diventa inevitabile la ricerca di propri spazi "incontaminati" dall'obbligo di relazione.

Se "combini" le due cose (secondo me) ti spieghi perchè privilegi il contatto "causa professione" e magari fuori sede, a quello di "ampliamento amicale" in zona di residenza: nel primo caso il nesso con la "causa professionale" ti dà garanzia che il rapporto non potrà eccedere determinati limiti di "invadenza", e il fatto che sia "fuori sede" aumenta la sicurezza di ciò.
Come dire: posso dare il meglio, e senz'altro mi costa, ma posso "controllare" il fenomeno che - date le premesse - non può sopraffarmi.
Nel secondo caso, viceversa, la nuova conoscenza ... non solo è legata e "pregiudicata" dal suo nesso con relazioni sociali già esistenti (e in questo senso limita anche la tua inventiva e libertà di espressione), ma inoltre è anche "in casa"... e quindi porta in sè una qualche minaccia aprioristica di dover essere coltivata in futuro con l'obbligo di mantenere determinati standard. Come dire: oltre alla fatica di conformarmi a quanto i miei amici sono abituati ad attendersi da me... vado a contrarre nuovi obblighi (con me stessa, data la mia indole) di dover perpetuare ed incremetare questo contegno.

Nel mio caso la spiegazione è fondamentalmente questa.
Proprio a voler analizzare, forse sarebbe onesto aggiungere un piccolo corollario, ossia: è anche vero , per me , che l'incontro generato da ragioni professionali lo trovo per se stesso motivato, significante, stimolante; laddove l'incontro con amici... ci sarebbe da aprire un trattato.... Parlo da donna: il dialogo confidenziale tra amici è sicuramente a volte bello e ricco ed entusiasmante... però... quando gli togli il "confidenziale" resta spesso un vuoto gioco di società (dico sempre che nelle cosiddette cene "tra amici" mi sembra di tornare bambina e giocare al brutto "gioco dei grandi" = tutta forma niente autenticità). E allora... siccome è ben difficile che in cene con "nuove concoscenze" possa - salvo miracoli - impostarsi un clima realmente confidenziale....c'è mica tanto da meravigliarsi se ti passa la voglia e anzi persino ti innervosisce l'idea di dover andare a "fare la tua parte".

Sono stata molto sincera, mi farà piacere sapere se questa spiegazione può fare anche al tuo caso.
Ciao

Osservazione acuta e realistica.
Rimane il fatto che non ci si può tagliare fuori ad oltranza dalle "pubbliche relazioni" , perchè se è vero che nove su dieci casi ci si annoia nell'assistere a qualcosa che somiglia ad una recita dal titolo "facciamo che siamo amici" , capito poi quel caso su dieci in cui magari incontri una persona interessante, e poi chissà....
catoblepa is offline  

 



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