Già!, i suicidi proprio di quello che dici tu, non riescono ad accorgersi (e di motivi ognuno ha il suo), e non si tolgono la vita perché siano degli ardimentosi, ma al contrario perché, oltre a rompersi in loro la speranza, gli si è rotto alche il coraggio.

Purtroppo può capitare a tutti noi, ed ad ognuno singolarmente, abbastanza improvvisamente e quando meno ce lo aspettiamo.

Comunque, nel suicidio di uno c'è sempre un po' la sconfitta di tutti. Perché non siamo stati capaci, per quel briciolo che ci compete, di rendere a lui l'ambiente sufficientemente confortevole e rassicurante.

Vero ... ma c'è anche da dire che ognuno di noi non può vivere basandosi su quello che gli altri fanno in nostro favore!!!
Il coraggio di affrontare ogni singolo giorno dobbiamo trovarlo dentro di noi ! Le altre persone ci possono aiutare a rendere più semplice certi momenti, certe situazioni ... ma non possiamo tener conto solo di questo, non possiamo affidarci totalmente a loro!!! Siamo NOI che decidiamo della nostra vita, NOI che dobbiamo riuscire a viverla al meglio ... tutti gli altri secondo me vengono in un secondo momento!

Non riesco a sentirmi colpevole di qualcosa se una persona a me cara si tolgliesse la vita! Ci starei male sicuramente, ma non per quello che non ho fatto ... bensì perchè mi dispiacerebbe troppo rendermi conto che questa persona non era riuscita a capire quanto era importante ciò che aveva gettato via come se niente fosse.

Ognuno ha i suoi motivi, ognuno ha la sua storia, i suoi problemi e le sue preoccupazioni ... ma tutto si può risolvere, tutto ... tranne tornare indietro quando si è messo il punto alla propria vita!

Verissimo, il guaio è quando davanti a te non vi è più umanamente speranza di poter ricominciare. Se il corpo è inservibile all'uso del vivere, se resta solo il cervello funzionante (quando resta) qualcuno può trovare anche in questo motivo di esperienza e di vita, ma ci può essere qualcun altro che non vi trova assolutamente nulla.

E questa è la libertà dell'individuo da rispettare, sempre.

E' la propria storia che nessuno può giudicare e tantomeno condannare.

Quando il corpo è attagliato da dolori che occupano tutto il cervello, tutto l'essere e non vedi e non senti altro che dolore, e non trovi in questo dolore nessun senso, nessun significato chi ha il diritto di opporsi alla volontà di porre fine alla vita?

Provate ad immaginare un semplice mal di denti o mal di testa, tutto si concentra su quel dolore e non riesci a vedere altro e non riesci a desiderare altro che smetta.

Chi vuole soffrire per sedersi ai primi posti in paradiso, credo sia libero di farlo, ma chi si contenta anche degli ultimo posti perchè non può essere lascitato libero?

Ci sono sofferenze dell'anima e del corpo che può comprendere solo chi le sta vivendo o le ha vissute. Tutti gli altri non hanno alcun diritto di giudicare.

tammy non ti commuove che tante persone ti abbiano risposto? tu non hai risposto a nessuno.perche?
so che la disperazione diventa sorda e cieca.
chi sei? cosa fai? dove vivi?
parlaci un po' di te...

concordo molto con tutti voi per la varietà di motiviazioni che avete dato.
Concordo con chi dice che anche il luogo o la modalità lascia un segno della personalità, del de cuius. Concordo che chi decide di porre fine alla propria vita ha perso decisamente il coraggio di vivere e conseguentemente la speranza di migliorare le varie situazioni creatisi. Concordo che in qualche modo, anche di "striscio" i sopravvissuti si sentano sconfitti (del tipo: chissà se avremmo potuto fare qualcosa). Concordo, inoltre, che anche i caratteri, personalità, più realistici e razionali possano arrivare a questa decisione, drastica per alcuni, ma inevitabile per altri. Inevitabile per la caduta dei loro principi e valori, inevitabile per il senso che tali personalità hanno della parola "vergogna", per il senso di solitudine nel quale sprofondano, purtroppo senza ritorno.
A volte un pò di "ascolto" da parte degli "sconfitti" non farebbe male.
C'è un storiellina, all'apparenza scema, che può rendere l'idea. Racconta di una formichina che incontra un ragazzino su una spiaggia: "ciao formichina che fai qui sulla spiaggia tutta sola soletta"?
"passeggio sola soletta in cerca di amici"
"perchè? non hai famiglia"?
"no"
"non hai genitori, parenti, amici"?
"no"
"ma davvero non hai nessuno....., nessuno al mondo"?
"sigh!, no"
Il ragazzino, schiacciandola sotto il suo piede: "Ma che campi a fare"!!!????

E' certo che la scala dei valori sia praticamente identica per tutti: famiglia (affetti), dignità, lavoro, decenza, denaro, e quant'altro (magari non proprio in questo ordine), ma proprio in base al "valore" che ognuno di noi dà a questa "scala di valori" ne consegue un pari o superiore "valore della perdita" di uno o tutti di essi, sui quali basiamo la nostra esistenza. Per esempio: quanto è importante, per ognuno di noi, la famiglia, il denaro, lo status simbol ecc.ecc.ecc.. E quanto soffriamo alla perdita di quello che consideravamo un valore fondamentale della nostra esistenza?
Ecco, alcuni non daranno alcuna importanza, altri alla pari, altri ancora esageratamente superiore alla media. C'è chi sarà in grado di superare la "vergogna" di una perdita/sconfitta e chi, purtroppo, no. Quindi, credo, che solo una buona conoscenza di sè od anche un buon intuito potrebbero aiutare a farci comprendere chi "medita" un suicidio, ascoltarlo ed aiutarlo a capire che, probabilmente, la caduta di quelli che sono i Suoi principali valori non è così drammatica da farsene una vergogna tale da
desiderare di "scomparire dalla faccia della terra".
Secondo me l'importante è non lasciare le persone nel limbo della solitudine, parlare ed ascoltare a volte risolve.

Cmq.... tornando a noi ....
se avessi ispirato in voi una preoccupazione di suicidio...... a quest'ora sarei in decomposizione!!!! Ci fosse "uno" che si sia preoccupato di chiedermi come stò!

Scusa la brutalità: no, non mi hai ispirato una preoccupazione di suicidio. Chi pensa alla morte (la morte è seria! diceva Totò ne "la livella"), non ha tempo di aprire discussioni su Riflessioni.it, nemmeno per parlare di suicidio con degli sconosciuti.

Per farmi perdonare la durezza, mi permetterò di dedicarti una cosa vera.

.......................

Sorriso al mare

sono a passeggio sulla riva
a raccogliere stelle marine
e conchiglie vuote:

«Che fai?…»

E’ un vecchietto un po’ curvo,
con due occhi intelligenti.

«Soprattutto sogno…
un po’ prego, e negli intervalli
qualche volta… penso».

Sorride, il vecchietto.
E, senza fretta, va via.

Rudello 7 gennaio 2002

Grazie per la dedica, cmq....... caro Rudello,
non capisco perchè se uno pensa alla morte non abbia il tempo per parlarne o confidarsi con degli sconosciuti. Perchè?

Leggere gli interventi mi ha fatto bene e proprio perchè la conoscenza dei forumisti è del tutto virtuale e spesso interpretativa non potevi ipotizzare, pensare, capire se la mia domanda era realmente finalizzata alla ricerca di una qualche conferma per cui valga la pena "chiudere bottega", o solo una mera curiosità o riflessione sul suicidio. Inoltre non ho nemmeno scritto “Salve ragazzi, voglio morire”! Come avresti potuto "preoccuparti"?
La frase che hai quotato era solo una battuta.
Vabbè.....Ti perdono per non esserti preoccupato per tempo del mio stato di salute mentale.

Tammy.. non sei male...

Indubbiamente hai voglia di scoprire ancora tante cose di questo mondo.. prima di sapere del prossimo...

E gli alri interventi sono stati veramente dettati da uno spirito di ricerca
d'aiuto...riflettendo sulle proprie emozioni da persone sensibili che si interrogano.
Ho imparato molto, grazie

prego!

sì, in effetti, qualcosa più di ieri l'ho capita anch'io credo.

come? pensavo di buttarmi dalla rupe... c'è una fortezza medievale dove io abito, molto bella. salirei sulla torre, già ci sono stato per fare un sopralluogo, c'è una notevole altezza. e poi, quella è la mia città, le mie pietre e il mio sentimento.

dove? ho già risposto.