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23-11-2006, 16.01.25 | #4 | |||
Moderatore
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Riferimento: Sul Tempo e sul Cambiamento
Ciao Severin...ehmmm, scusa, Maxim
Citazione:
Guarda che il principio di non contraddizione asserische, precisando quanto detto prima, che: Rt[non(A e non-A)]. Cioè, non si può dare A e non-A nello stesso istante temporale. Citazione:
La mia discussione dimostra il legame, bidirezionale, tra cambiamento e tempo, e non si impegna nel discutere l'effettiva esistenza di entrambi, infatti è insensato affermare che entrambi non esistono. D'altro canto da acqua a ghiaccio, qualcosa è cambiato realmente: che la prima era liquida e il secondo solido, cioè qualcosa nella microstruttura è cambiato. Citazione:
Be' credo che Parmenide abbia preso una delle più grandi batoste metafisiche D'altra parte, se nulla cambia, allora non ha senso discutere, dato che una discussione si svolge necessariamente nel tempo. Ma allora che stiamo facendo io e te? |
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23-11-2006, 16.06.15 | #5 | |
Moderatore
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Riferimento: Sul Tempo e sul Cambiamento
Citazione:
diciamo che una cosa cambia se passa dallo stato p ad un'altro stato q, dove p e q sono mutualmente esculisi, quindi una loro congiunzione generera una contraddizione. se il mio fiammifero si accorci si passa da "questo fiammifero è lungo 4cm" a "questo fiammifero è lungo 1cm". affermare queste due proposizioni contemporaneamente porterebbe ad una contraddizione. è per questo che il cambiamento implica il tempo, infatti così facendo si può dire che prima il fiammifero era lungo tot e successivamente è lungo un altro tot, e si elimina la contraddizione. |
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23-11-2006, 22.30.40 | #6 |
Ospite abituale
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Riferimento: Sul Tempo e sul Cambiamento
Aristotele, Metafisica, IV libro (1005 b):
"E' impossibile che la stessa cosa, ad un tempo, appartenga e non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto". L'acqua non può essere ghiaccio ad un tempo. Se questa ora è acqua, ora non è ghiaccio. Quanto al tempo, oltre a considerarlo un apriori materiale (un approfondimento di questo concetto ci porterebbe O.T.) l'ho sempre pensato in relazione al movimento (ancora aristotele). Non riesco a comprendere l'immagine dell'universo che smette di cambiare. Potrei immaginare l'arrestersi dei cambiamenti, come un'arrestarsi dell'evoluzione, delle rivoluzioni dei pianeti, del ciclio delle stagioni, e della fine di ogni deterioramento fisico. Ma i problemi sono due: 1) se questo universo, permane così, ma si dà ancora del movimento, chessoio, un sasso che cade, beh allora il tempo continua ad esistere. 2) Inoltre non dimentichiamoci la coscienza (la mia percezione e pensiero); fin tanto che noi saremo spettatori di questo evento, si darà anche un tempo. Non esiste (sempre per apriori materiale) una coscienza che non sia anche nel tempo. Anche nelle pura immaginazione fantastica di un tale evento (dove noi non siamo presenti fisicamente), non si può che ammettere l'esistenza del tempo. Per quanto riguarda la dipendenza del tempo, dal cambiamento, in realtà è il secondo a stare in una dipendenza logica dal primo. Anche qui, non può neanche esistere il concetto di cambiamento, se non si presuppone il tempo. Si tratta di livelli fondativi tra concetti (e giochi linguistici). Si può dare invece (logicamente) un tempo senza il cambiamento. Nel rotolare di una palla non percepisco nessun cambiamento (perolmeno come lo intende Epicurus), bensì di movimento, e quindi un prima e un poi. Ciao ciao |
23-11-2006, 23.11.01 | #7 | |
Moderatore
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Riferimento: Sul Tempo e sul Cambiamento
Citazione:
Ho capito bene, ma tu, odos, affermi -- contrariamente a me -- che la dipendenza è a senso unico, cioè è il cambiamento che dipende dal tempo, e non il tempo che dipende dal cambiamento? Tu affermi questo motivandolo dicendo che ci può essere il tempo anche in assenza di cambiamento. Ma io ho motivato, più su, perchè questo sia impossibile (o meglio, senza senso). D'altro canto il movimento è incluso nel cambiamento, infatti esso è cambiamento di posizione di un oggetto. V'è cambiamento quando noi dobbiamo rivedere una descrizione di uno stato di cose, quando una descrizione precedente diviene falsa. |
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23-11-2006, 23.57.58 | #8 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Sul Tempo e sul Cambiamento
Citazione:
Se il movimento è un cambiamento di luogo di un qualcosa, allora concordo con ciò che dici. Ma d'altra parte, il paradosso del tempo, è proprio che non possiamo dismettere la sua esistenza a piacere, perchè lo stesso atto del pensare lo presuppone. Se l'assenza di cambiamento (quindi di movimento) è assoluta, allora non potremmo neanche averne la percezione. Se ne abbiamo percezione, allora esiste anche il tempo, e ciò che accade è semplicemente che tutto si è fermato, tranne il nostro pensiero. |
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24-11-2006, 00.13.13 | #9 |
Moderatore
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Riferimento: Sul Tempo e sul Cambiamento
Be', la cessazione dello scorrere del tempo e del cambimbiamento di ogni cosa credo che sia, se non immaginabile, comunque sensata.
Quello che il mio primo intervento voleva dimostrare è che non si può semplicemente dire "il tempo è riducibile al cambiamento", oppure "quando parliamo di tempo, in realtà parliamo solamente di cambiamento". Volevo, cioè, confutare l'idea diffusa (era anche la mia idea fino a ieri ) secondo la quale il cambiamento sia in qualche modo ontologicamente prioritario rispetto al tempo. |
24-11-2006, 01.08.40 | #10 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Sul Tempo e sul Cambiamento
Citazione:
Brevemente, possiamo immaginarci che tutte le cose sono ferme e immobili (un po' come quando nei film si schioccano le dita e tutti smettono di fare quello che stavano facendo), ma è impossibile immaginarci, a quel punto, fuori da un tempo. Anche qui, se mi muovo, ho già un "prima" ed un "poi". Se fossi pure completamente immobilizzato, e non potessi muovere neanche gli occhi, ma potessi formulare dei pensieri, avrei una successione di pensieri, e la possibilità sempre potenziale di rimemorarli. Non può esistere un pensiero (costitutivo di rievocazione, di richiamo di immagini sedimentate) se non nel tempo. Senza tempo, non c'è neppure percezione. Il "senso" di quell'espressione è che tutto si ferma, tranne l'osservatore, che è fuori dal tempo, ma non fuori da un tempo. Citazione:
Non so cosa intendi per ontologicamente prioritario e non mi è chiaro cosa perderebbe il tempo se fosse "ridotto" al cambiamento. Sta di fatto che il concetto di tempo non può originarsi da una teorica "quiete assoluta". Anche quando ci immaginiamo una quiete assoluta, ci immaginiamo sempre un ipotetico orologio che da qualche parte fa clik clock (magari piano piano). E' così non possiamo neanche parlare di cambiamento senza un prima e un poi. Solitamente si parla di cooriginarietà. In realtà non mi è chiara proprio quell'idea diffusa, e forse ne sono contagiato pure io Ciao |
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