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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
29-09-2006, 00.11.50 | #5 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
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Riferimento: Il pensiero assoluto e la fine del genere umano
Citazione:
L’uomo sta usando Dio per accrescere la sua auto-immagine. Citazione:
.........oroglioso di essere cittadino romano, fino al punto da latinizzare il proprio nome, Paolo (di Tarso), è così poco ebreo da deridere, egli per primo, gli scrupoli dei suoi correligionari e da considerare “sterco” le prerogative della sua razza. Dopo la conversione si riserverà la propaganda all’estero, quale “apostolo dei gentili” e “collaboratore di Dio” di un cristianesimo notevolmente diverso da quello dei discepoli di Gesù. Di sua iniziativa e non senza fieri contrasti con costoro, che egli chiama per scherno “le colonne” e “I superdiscepoli”, Paolo, non solo modifica spesso, (come vedremo) il messaggio del maestro, ma ne altera radicalmente la figura stessa. A quanto narrano gli Atti e le Lettere paoline la sua conversione sarebbe avvenuta all’improvviso, pare verso l’anno 43 o 44 in seguito ad una specie di visione avuta nel deserto, lungo la strada per Damasco. In pratica un’insolazione che lo tramortì e lo tenne tra la vita e la morte per 3 giorni. Insomma: fu convertito da un certo Anania, capo della comunità cristiana di Damasco, il quale avendolo assistito durante la malattia non mancò di fargli credere che era stato guarito per volere di Dio. Appena ristabilito in salute Paolo ricominciò a predicare nella sinagoga di Damasco una fede del tutto personale, e non si curò, se non tre anni dopo, come egli stesso dichiara, di ritornare in patria e di prendere finalmente contatto col centro di Gerusalemme. Ma anche allora vi rimase solo 15 giorni e non vide che Simone Pietro e Giacomo, il fratello di Gesù. Non aveva conti da rendere a nessuno e non voleva accettare consigli nemmeno dagli apostoli. Tornò a Gerusalemme solo quando furono trascorsi altri anni, per definire l’importante questione se i non-ebrei, che si convertivano al cristianesimo, dovessero essere circoncisi e quindi obbligarli a prestare ubbidienza alla legge mosaica, oppure no. E’ evidente che il punto cruciale non era il rito della circoncisione in se e per se ma l’accettazione di proseliti provenienti dal paganesimo, cioè l’estensione del cristianesimo a tutta l’umanità, teoricamente e non soltanto al popolo eletto. A Gerusalemme si ebbe un violento scontro tra Paolo e l’amico Barnaba da una parte, Pietro e Giacomo dall’altra. Gli atti degli apostoli tentano di minimizzare l’incidente, facendo credere che Pietro abbia aderito subito al punto di vista paolino e Giacomo abbia soltanto raccomandato ai neoconvertiti non circoncisi venisse almeno vietato di mangiare i cibi proibiti dalla legge. Una specie di compromesso quindi: non circoncisione, ma inserimento legale degli stranieri nel popolo eletto. Sennonché lo stesso Paolo da una versione diversa dei fatti: egli afferma che nell’incontro di Gerusalemme si venne nella determinazione di separare nettamente i due ambienti: quello degli ebrei circoncisi, rispettosi di tutte le loro prescrizioni legali, e quello dei gentili non circoncisi ai quali tali prescrizioni non interessavano. Con molta spudoratezza, egli che non ha mai conosciuto Gesù, sostiene che “colui che ha incaricato Pietro di predicare tra i circoncisi, con la stessa autorità ha incaricato lui, Paolo, di predicare tra i non circoncisi” e si auto definisce del titolo di apostolo. Da quel momento ciascuno dei due continua a predicare per proprio conto e a proprio modo. Ad Antiochia si forma il primo nucleo di cristiani secondo l’indirizzo paolino, che finirà per prevalere. Ciò che li distingue soprattutto non è più la religione predicata da Gesù ma il culto del Cristo come divinità. Gli atti degli apostoli e le sue stesse lettere ci permettono di seguire i successivi avvenimenti della vita di Paolo: i suoi viaggi missionari, la sua infaticabile attività, alterna di successi ed insuccessi. Probabilmente nel 60 egli compie la sua ultima visita a Gerusalemme. Qui Giacomo lo prega, onde evitare incidenti, di dare una dimostrazione di lealismo verso le religioni degli avi, recandosi al tempio. Paolo acconsente ma la sua presenza nel tempio solleva l’indignazione dei fedeli: “Questo è l’uomo che va predicando contro il nostro popolo! Deve sparire dalla faccia della terra!” Evita a stento il linciaggio per l’intervento di un manipolo di legionari romani, che però lo arrestano come perturbatore della quiete pubblica. Paolo cerca di sottrarsi al processo in quanto sostiene di essere cittadino romano, in quanto lo “Jus civitatis” lo esentava dalle pene corporali. Nel dubbio viene fatto imbarcare per l’Italia, affinché la sua situazione venga esaminata dalla capitale. Gli atti degli apostoli terminano bruscamente con la notizia che a Roma Paolo dimorò due anni interi, senza ricevere noie. Siamo ridotti alle ipotesi per quanto riguarda il processo, le circostanze e la data del martirio che la tradizione gli assegna a Roma stessa. Sicuramente falsa è la credenza che a Roma, in quegli anni, si trovasse anche Pietro e che i due vecchi avversari abbiano trascorso e chiuso assieme, nello stesso martirio, l’ultimo periodo di vita. E’ vero invece che anche la morte dei due esponenti non fece cessare i contrasti tra “petrinisti” e “paolinisti”. L’atteggiamento rigido, che sconfessava addirittura Paolo come apostata, durerà nei gruppi cristiani giudaiccizanti fino al 5° secolo. (da La vita di Gesù di Marcello Craveri) Per altro gli ebrei avevano l’orgoglio di essere il popolo eletto ma non perseguitavano in nessun modo i gentili, pur considerandoli intimamente a loro inferiori. Citazione:
La filosofia pagana abbondava, di esortazioni all’amore del prossimo e all’altruismo, basate probabilmente su una ricerca di “eccellenza” personale e senza bisogno di ricorrere all’aleatoria prospettiva di premi e castighi. Il mondo antico è pieno di esempi di abnegazione, di purezza di costumi, di onestà e di modestia, (da Oreste a Pilade, da Catone, a Lucrezia, da Virginia, a Cincinnato, ecc.) senza complessi psicologici, timori di peccato o terrori di pene infernali. Tali concetti erano sostenuti dalla filosofia pagana in nome dell’universalità della ragione, facendo appello all’intelligenza, al sentimento ed alla dignità dell’uomo. (sempre di M. Craveri). Citazione:
Le conoscenze si possono acquisire….. Il dibattito se è leale non può fare che bene a tutti. P.S: ho avversità verso tutti i totalitarismi di ogni tipo e natura. |
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01-10-2006, 13.02.58 | #6 |
Frequentatrice abituale
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Riferimento: Il pensiero assoluto e la fine del genere umano
Forse basta richiamare l’attenzione sull’atto del giudice Luigi Tosti il quale, per avere tolto il crocefisso da un’aula di tribunale, certo di applicare la Costituzione italiana e la Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo, è stato punito dalla attuale inquisizione con la condanna ad alcuni mesi di prigione, la sospensione dello stipendio e la defenestrazione, mentre se avesse messo il crocefisso in un’aula di tribunale islamica sarebbe stato decapitato!
Possiamo chiamare anche solo questo episodio, TOLLERANZA? O carità cristiana? Ho sentito qualcuno dire: beh, che fastidio può dare un crocefisso? Ma allora, come la mettiamo con la nostra Costituzione che dichiara che l'Italia è uno Stato laico. Il fatto grave non è solo l'assolutismo: mi sembra molto grave che tante persone continuino a non accorgersene: a credere nei dogmi stabiliti dalla madre chiesa così come si è creduto da bambini nelle favole. Dovremmo essere disposti a rinunciare alle nostre radicate convinzioni quando il radicamento non ha altra profondità che non sia quella della vecchia abitudine: potremmo in tal modo liberarci dalle catene di un modello di cultura che immobilizza, che ci fa andare e riandare sulla medesima strada, con i soliti compagni di viaggio, senza nessuno da incontrare. |
01-10-2006, 17.24.49 | #7 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il pensiero assoluto e la fine del genere umano
Citazione:
Se volessimo convincere gli altri dell’errore intrinseco nel termine stesso dogma, oltre che all’abnormità di dovere e voler credere ad un qualche cosa di inspiegato ed inspiegabile, rischieremmo di creare un contro dogma e di cadere, quindi, nello stesso totalitarismo del quale vogliamo liberarci. La matrice comune di noi esseri umani è biologica prima che religiosa. Da quella comprensione di esseri tutti uomini dotati della stessa intelligenza, dello stesso amore alla vita, della stessa ansia di conoscenza, della stessa voglia di bene e di bello, dovrebbe nascere la tolleranza che riconosca il diritto ad esistere a 6 miliardi individui ciascuno diverso dall’altro. Una tolleranza per la quale non solo non si debba mai più vedere sul pianeta l’intransigenza di chi asserisce, implicitamente o meno, io sono nel giusto e quindi si vive come dico io, ma che addirittura favorisca la reale fratellanza tra i popoli ovviando lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. E’ solo nel riconoscimento della nostra uguale “umanità” e nel fare un passo indietro da parte di chi si è per secoli e per millenni sentito superiore agli altri, che le culture, le filosofie, le religioni possono rivitalizzarsi e riprendere a guidare l’uomo nella sua evoluzione prtandolo decisamente oltre la sua fase istintuale. Il mondo globalizzato stà esasperando i conflitti ed i contrasti e non saranno le bombe intelligenti a dirimere i conflitti. La storia moderna (Vietnam, Iraq), ci insegna che ormai non è più possibile sottomettere un popolo perché l’invasione è così coercitiva e becera che il popolo invaso preferisce la morte all’annichilimento culturale. Inoltre se ricordiamo le parole di Samuel P. Huntington dove asserisce: L'occidente conquistò il mondo non grazie alla forza delle proprie idee, dei propri valori o della propria religione (ai quali ben pochi esponenti delle altre civiltà furono convertiti), ma in virtù della superiore capacità di scatenare violenza organizzata. Gli occidentali dimenticano spesso tale circostanza; i non occidentali non la dimenticano mai. ci rendiamo conto di avere 5/6 del pianeta che potrebbero essere nostri potenziali nemici armati di un rancore atavico cristallizzatosi nel corso dei millenni. Davanti a questo quadro sconsolante cosa facciamo? Continuiamo a ripetere tra noi che siamo i migliori, i più civili, e ci beiamo della nostra forza militare. Bombe atomiche, missili a lunga gittata, bombe intelligenti, armi non convenzionali… E crediamo tutto ciò ci garantirà il nostro stile di vita nei secoli a venire. Il tutto per le velleità di ricchezza di qualche furbo armatore miliardario e per la nostalgica volontà di potenza iscritta nel Dna di qualcuno di noi che, come 2000 anni fa, crede che: Gli dei, infatti, secondo il concetto che ne abbiamo, e gli uomini, come chiaramente si vede, tendono sempre, per necessità di natura, a dominare ovunque prevalgano per forze. Questa legge non l'abbiamo istituita noi e non siamo nemmeno stati i primi ad applicarla; così, come l'abbiamo ricevuta e come la lasceremo ai tempi futuri e per sempre, ce ne serviamo, convinti che anche voi, come gli altri, se aveste la nostra potenza, fareste altrettanto. Quel bel discorsetto citato sopra in corsivo apparteneva ai nostri antenati di più due millenni fa, cioè prima del cristianesimo, prima del medio evo, prima del rinascimento, prima dell’illuminismo, prima della rivoluzione industriale e tecnologica. Apparteneva ad un uomo biologicamente arcaico che si era emancipato ben poco dal regno animale, ma allora bisogna veramente chiederci se tutti i nostri progressi consistono nell’avere sviluppato una tecnologia che ci ha permesso di andare sulla luna o se abbiamo sviluppato parimenti anche una comprensione di noi stessi e del mondo che ovvia quella volontà di sopraffazione e di dominio sugli altri esseri umani, residuo della nostra bestialità animale. Ho finito il sermone….. scusami Patri15 ma, pigliando spunto dalle tue parole mi sono infervorato nell’ampliare il discorso. Ultima modifica di VanLag : 01-10-2006 alle ore 20.28.24. |
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01-10-2006, 19.32.54 | #8 | |
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Riferimento: Il pensiero assoluto e la fine del genere umano
Citazione:
Caro VanLag, non sei certo tu a doverti scusare, sono io che ti ringrazio per i tuoi post dai quali continuo ad apprendere. Ciao |
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