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04-05-2006, 17.44.23 | #13 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-12-2005
Messaggi: 1,638
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Mannaggia Gyta…ogni qualvolta ti leggo costringi i miei già degradati neuroni a salti mortali non da poco.
Avevo intuito che avessi dato il tuo inconfondibile tocco poetico alla questione esperienza-curiosità e non posso che darti atto nel senso di interpretare la “curiosità” come motore per procedere innanzi con la vita. La curiosità di stare a vedere quale casualità mi capiterà domani. Bello, mi piace…fosse sempre costante nel tempo il nostro pensiero e non dipendesse fortemente dalle esperienze (in particolare quelle negative) sarebbe ‘na favola. Non sempre è così e non è da tutti. L’iniziale curiosità di un tempo a volte si trasforma in una terribile paura nel procedere con la vita…la distruzione totale della poesia e di quel bel “son proprio curioso di vedere che accadrà”. Non penso fra l’altro che la maggior parte delle nostre azioni siano spinte dall’inconscio o quantomeno non sia componente essenziale l’apparente “non conosciuto” in tutte quelle azioni ripetitive, prevedibili, ipotizzabili che vanno a formare la maggior parte della nostra vita…in particolare in un’età un po’ più matura. La materia è spinta nel mantenere il proprio stato? Si…la materia vuole forma e vuole mantenere questa forma tentando comunque di perfezionarla. |
04-05-2006, 18.43.42 | #14 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Citazione:
Acc.. grazie del tuo super-complimento.. il mio ego ci sguazza!! Comunque sì, "fosse sempre costante nel tempo nel nostro pensiero.. sarebbe 'na favola"!! Gia!! Mah.. riguardo alla potenza "motrice" dell'inconscio continuo a pensarla l'unica realmente "direttrice" d'ogni nostra azione.. Ma ciò non toglie che la coscienza sia comunque all'altezza di filtrare goccia a goccia nel profondo (e viceversa!) e trasformare l'irrimediabile in possibilità di rimedi differenti.. e quindi -per concludere in bellezza!- giungere ad una curiosità coscientemente attiva e prolifica.. Gyta |
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05-05-2006, 12.50.10 | #15 | ||||
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
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Citazione:
Che “cosa”.. anzi, come vorresti chiamare il “fattore” che determina il segno (+/-) di un’esperienza? Riesco, in una qual certa misura, a immaginare, visualizzare, “pregustare” lo sbocciare della mia gioia da un’ipotetica futura situazione.. anzi no, ‘spetta, dall‘inverso viene meglio: Presuppongo situazioni provocanti benessere, anteprima che si usa specificare con il nome: desiderio. Riesco anche, ma in misura più vaga della precedente, ad ipotizzare una “discreta”* causa che ha per effetto quella situazione che a sua volta attualizza la mia gioia; no, di più: riesco a presagire, nonché ‘architettare’, tutto un… 'sentierino di sassi che attraversa un fiume' (spogliato del concreto particolare resta un..), percorso con tappe “discrete”, tale che la (forma di) ‘vita’ o tempo di ’chi’ o dell’impulso che lo segue abbia (il suo = a sé relativo) termine nell’apice di una (..a/o) gioia /\ /\/\^^. Tra le varie ipotesi, quel sopra citato fattore potremmo cominciare col chiamarlo periodo. Che infine la vita è un continuo di alti e bassi e senza gli uni non ci sono gli altri; poiché ogni estensione corporea, sia essa fisica o spiritosa, d’altro che vibrazioni non consiste. ottimizzazioni: Citazione:
per questioni di equilibrio. Citazione:
provocare oscillazioni. Citazione:
D’altronde siamo qui per filosofeggiare. |
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05-05-2006, 13.17.04 | #16 | ||
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
Messaggi: 483
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Citazione:
Ebbrava! Hai ben centrato il discorso/quesito nonchè squisito discorso. Citazione:
Mi soffermo, orora, nell’evidenziare l’importanza del termine “vago” che associo al termine “indicativo” come anche “insieme di dati incompleto” ossia di quel tipo che (oltre a lasciare una creativa libertà di interpretazione) viene al meglio elaborato dalle rigide teorie sulle cose elastiche e giocose*, chiamate anche probabilistiche. Infatti con tale sfumato termine vorrei suggerire l’ipotetica espansione* dei taglienti assiomi matematici fattori dei limiti, senza, peraltro, che la coerenza venga meno. Ciò nel tentativo di giustificare matematicamente l’esistenza di “cose” in un certo qual modo misurabili, a partire dall’originale dualità nella completa simmetria dell’inesteso (punto-insieme vuoto). *tendenza alla confusione dimensionale. *oscillanti, insiemi composti da 2 o più eventi elementari, verificabili indipendentemente dai dati disponibili, ossia statisticamente indistinguibili. |
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05-05-2006, 15.22.05 | #17 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
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Citazione:
Sei.. in-credibile! [Più che discutere con te mi viene da.. meditare! ] Gyta |
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06-05-2006, 13.25.30 | #18 | |
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
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Citazione:
Dipende da cosa intendi per tua, (o meglio) da quanto impegni l’immaginazione d’essere, da come e quanto riesci a visualizzare la bellezza, da quanto ti riconosci in una forma e da come scegli quella forma che doverosamente ti impegni a interpretare; da dove/quando, con resa, poni limiti nell’autocontrollo*, dalle tue capacità di scrittore, compositore, pittore, scultore della forma, dal numero di dimensioni che ambisci modellare per la tua opera: dalla considerazione di te. Tu (come coscienza da me distinguibile) pulviscolo di continuità reale, piccolo insieme ordinato, ricongiungi le tue (confuse*) estremità? Di già vuoi chiuderti a palla? ..deviate intenzioni sono quelle! Perché isolarti in quella forma, non fa al caso ..o un gioco più sottile? Ultima modifica di z4nz4r0 : 06-05-2006 alle ore 13.27.31. |
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07-05-2006, 12.50.54 | #19 | |
weird dreams
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Citazione:
Già, in fine, qual/i è/sono la/e caratteristiche esclusiva/e che attribuiamo all’essere, quindi, una forma di vita animata? Qualcos’altro che l’empatia*? In caso contrario come conviene contestualizzare intorno a quel termine; quali rapporti significativi, con quella parola, vogliamo indicare? a prosposito, vogliate osservare questo breve corto: http://www.boardsmag.com/screeningro...icvideos/1647/ |
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07-05-2006, 15.10.08 | #20 | |
weird dreams
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Citazione:
Ossia (in termini forse più manipolabili) conservano (o (volendo farne una graduatoria ordinata in base alla loro “ancestralità”) sono finalizzati a stabilizzare una coerente continuità nell’evoluzione, a..) quel tipo: specifico, ordinato e compatto di percorso esperibile. Non sono forse, gli istinti, qualcosa di “più vicino” alle cosiddette leggi chimico-fisiche rispetto al livello, ancora tanto elastico, dell’attuale nostro pensiero (come piano alto ed esposto (al contatto “superficiale” o estremo*) della nostra cosienzia)? E non vi è dunque una continuità (scandita, volendo, in una retta reale) tra quelle leggi e questo pensiero? Ultima modifica di z4nz4r0 : 07-05-2006 alle ore 15.24.34. |
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