Riferimento: l'incredibile mondo del mio amico
Ma guarda un po', leggevo qualcosa sui neuroni a specchio e mi imbatto in queste a affermazioni:
"Per questo possiamo imitare l'azione altrui, perché il nostro cervello risuona, per dir così, assieme a quello della persona che stiamo osservando. Si tratta di un meccanismo cerebrale fondamentale, perché permette una sorta di comunicazione non linguistica fra i cervelli. C'è di più: se quel che fai tu è simile a quel che faccio (o potrei fare) io, allora io sono in qualche modo tuo simile, e viceversa. La soggettività umana, ma probabilmente anche quella di animali diversi dall'Homo sapiens, nasce attraverso meccanismi cerebrali di questo tipo. Detto altrimenti, l'animale umano scopre se stesso - così come sosteneva Merleau-Ponty - come quel certo corpo che è, quella certa soggettività che è, soltanto attraverso la relazione con l'altro"
Vedo il nome di Merleau Ponty, e mi si riprende l'origine della soggettività, cioè che se non esiste un soggetto se non esiste un altro e attraverso la relazione con l'altro.
Ma già Piaget ossevava il fenomeno delle "synsomatotes", come originario gesto dell'infante e al suo "amore per la risposta", cioè per l'imitazione di gesti.
E allora, benvenga, adesso sappiamo che ci sono anche delle cellule che ce lo permettono. Questo convincerà chi non sa pensare se non intermini di oggettività=materia
A coloro invece che già da molto tempo, avevano osservato che la genesi di ogni nostro concetto si costruisce su unfare che è essenzaialmente imitazione in un ambiente, quella scoperta non dirà assolutamente nulla.
Quella scoperta, caro Giovanni, è importante eticamente per un solo motivo. A chi si poneva dubbi speculativi, ora gli si mette davanti la materia, e gli si dice: guarda, ora ci credi che vediamo tutti le stesse cose?
Noi lo sapevamo già, bastava guardare la genesi dei concetti.
E anzi ti dirò di più, dice Vittorio Gallese:
"Come esseri umani, oltre a percepire la natura esterna e oggettiva del comportamento altrui, facciamo esperienza direttamente in modo pre-verbale anche del carattere intenzionale e teleologico, in modo simile a come facciamo esperienza di noi stessi quali agenti consapevoli e volontari di quanto ci accade. Da una prospettiva in prima persona, il nostro ambiente sociale appare popolato da altri soggetti che, come noi, intrattengono relazioni intenzionali con il mondo. In altre parole, ci troviamo naturalmente in una relazione di «consonanza intenzionale» con le relazioni intenzionali altrui. Questa prospettiva si applica non solo al mondo delle azioni, ma anche e più in generale all'esperienza delle emozioni e delle sensazioni vissute da altri. Non siamo alienati dal significato delle azioni, emozioni o sensazioni esperite dagli altri non solo perché le condividiamo ma anche perché abbiamo in comune i meccanismi nervosi che le sottendono. Grazie alla consonanza intenzionale, l'altro che ci sta di fronte è molto più che un altro sistema rappresentazionale: l'altro è un'altra persona come noi. Il sistema dei neuroni specchio rappresenta verosimilmente il correlato nervoso di questa consonanza intenzionale. (Grassetto Mio)
Beh, non solo sembra di sentir parlare Wittgenstein, Peirce, Merau Ponty, che scrissero queste cose guardando il costituirsi dei concetti, ma dice proprio: correlato nervoso di questa consonanza intenzionale.
Ma continua Gallese e dice:
"In un certo senso i risultati delle nostre ricerche si avvicinano alle riflessioni offerte dalla prospettiva teorica fenomenologica di autori come Husserl e Merleau-Ponty. Sicuramente mi riconosco molto di più nella Fenomenologia della Percezione di Merleau-Ponty che nella Mente Modulare di Fodor.
Quindi, forse non sono gli scienziati ad essere inconsapevoli, ma chi riporta questa scoperte (mi riferisco ai giornali).
Concludendo: per chi non sa ragionare, se non in termini di materia, benvenga la scoperta, noi continueremo la nostra ricerca servendoci di materia, quando ne avremo realmente bisogno.
Ciao ciao
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