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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
05-12-2006, 14.49.08 | #3 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
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Riferimento: presupposti concettuali della concezione comune di empatia
Citazione:
The pain you are going through there is clearly reflected without having to experience the pain here. Here there is no experience at all. That is all. In this natural state you feel the pain of others, whether you personally know them or not. Recently my eldest son was dying of cancer in a hospital nearby. I was in the area and visited him often. Friends said that I was in intense pain during the whole time, until he died. I cannot do anything. It (pain) is an expression of life. da: http://www.well.com/user/jct/chapter1.html Traduzione mia: Le pene che voi state attraversando sono chiaramente riflesse qui, senza che ci sia esperienza della pena. In questo stato naturale voi sentite le pene degli altri sia che li conosciate personalmente o meno. Di recente il mio figlio più vecchio stava morendo di cancro in un ospedale qui vicino. Io ero in questa zona e andavo a visitarlo spesso. Gli amici mi dicevano che soffrivo molto e la cosa durò finché non morì. Non potevo fare niente. Il dolore è un aspetto della vita. U.G. Krishnamurti, parla delle pene e fa riferimento allo stato naturale nel quale c’è il dolore ma non c’è nessuno che ne rivendichi l’esperienza, ma secondo me questo suo breve racconto è emblematico dell’empatia. Cioè è nella natura dell’essere umano quella di condividere fisicamente con gli altri il sentire intimo. Poi uno può guardare più ai soldi che a ciò che sente, ma questo non servirà a difenderlo da questa condivisone, perché, ciò che forma la nostra identità è soggetto comunque a questo modo di essere. Citazione:
P.S. Tra parentesi una pena simile a quella che descrive U.G. l’ho provata durante gli ultimi sei mesi di mia madre che è morta di cancro. Non abbiamo saputo fino alla fine che era quel male e quando andavo a trovarla io l’ho sempre vista fuori dalle crisi di “disfacimento” che quella malattia all’ultimo stadio, porta con se. Eppure non riuscivo a starle vicino. Resistevo pochi minuti e poi dovevo uscire in cortile a fumare perché sentivo dentro di me un dolore straziante, che non era dolore fisico ma coinvolgeva ed invadeva tutta l’anima. Quando ho letto U.G. ho riconosciuto quel dolore straziante esattamente come lo descriveva lui, solo che nel mio caso non c’era lo stato naturale ma c’era un VanLag che sperimentava…. Cavoli se sperimentava……. In quei sei mesi ho perso 6 kg io che sono già abbastanza magro di fisico, perché è come se un po’ stessi morendo anche io. Quello che potrei contestare a U.G. è l’affermazione che questo tipo di cose si provano sia che conosciamo personalmente o meno gli altri. Infatti nel caso di mia madre c’era un legame molto forte….. il legame naturale ed anche per lui c'era il legame di padre, questo potrebbe generare una differenza di “empatia”..... potrebbe.... non so..... io non sono U.G. ri- Ultima modifica di VanLag : 05-12-2006 alle ore 23.25.53. |
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