risposta a Weyl
CITO Weyl:
La fisica quantistica ha aperto squarci di conoscenza che hanno svelato abissi di fragilità nella nostra ordinaria concezione del mondo.
Ha reso più insicure e precarie molte delle nostre certezze, ma, soprattutto, ha dissolto alcune delle più tenaci ed antiche ipotesi relative a come la nostra presenza ed esistenza possa interpretarsi.
La fisica quantistica non ha reso più insicure le nostre precarie certezze; tutti gli apparenti paradossi di questa teoria nascono dal fatto che con un linguaggio classico dobbiamo rendere conto di fatti che classici non sono.
Tra queste vi è esattamente l'ipotesi di un "destino": inteso come possibilità logica che qualsiasi evento collocato nello spazio-tempo, possa essere, in qualsiasi modo, prescritto.
Il teorema di Bell, in particolare, vanifica definitivamente questa possibilità e chiude per sempre la porta della scienza e della filosofia all'ipotesi o alla credenza in una predeterminazione degli eventi del mondo.
Parliamo dello stesso teorema di Bell? Quello che dimostra come variabili statistiche classiche nascoste non possano rendere conto di tutti i risultati predetti dalla meccanica quantistica? Parliamo della violazione del principio di località?
Che c'entra il destino? Non c'è bisogno di invocare il teorema di Bell per porre in dubbio il concetto di destino... ogni evento singolo nella mecc. quantistica (interpretazione di Copenaghen) è privo di causa.
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