Kri, intendo dire che discernere tra bene e male è l'archetipo del giudizio di valore. Si può dire che discernere tra bene e male sia l'atto stesso di giudicare. Che senso ha parlare dell'atto di giudicare come preesistente a colui che opera il giudizio?
E' come ipotizzare che le leggi esistano in qualche iperuranio
PRIMA che un parlamento le approvi, anzi, ancora peggio, prima che il loro testo sia stato concepito nella mente del legislatore.
Amo pensare, e dico questo perchè non posso permettermi di esprimere un giudizio definitivo in base all'esperienza, che Heidegger abbia colto nel segno attribuendo all'esistenza la peculiare caratteristica della progettazione di se'. La scelta morale nasce con l'uomo, credo che sia esso stesso, in piena autonomia rispetto a fantomatici imperativi trascendenti, a munirsi di una forbice di alternative.
Dunque ciò che è bene e ciò che male, eticamente parlando, è demandato all'individuo. Sarebbe sciocco negare i fortissimi condizionamenti socio-culturali e istintivi che influenzano la costruzione del nostro personale sistema di valori...ma allo stesso tempo confido nella capacità degli uomini di ingegno di riconoscere questi stessi condizionamenti e di procedere criticamente. Il libero arbitrio non è un dono. E' una conquista faticosa ed elusiva...c'è forse obiettivo più degno di questo?
Ultima modifica di starless : 05-11-2002 alle ore 18.26.00.
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