ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
13-09-2005, 11.23.46 | #22 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Ciao Van, grazie per il complimentone , comunque alla specializzazione in Logica e Filosofia della Scienza non mi sono ancora iscritto, infatti ho deciso prima di finire i 5 anni di informatica (invece di fermarmi ai 3) e poi eventualmente pottarmi in questo affascinante mondo.
|
13-09-2005, 11.28.54 | #23 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Citazione:
senz'altro condivido quello che dici, infatti il concetto di razionalità - per non perdere la propria ed intrinseca potenzialità - deve essere flessibile: avere diversi gradi (o sfumature) di razionalità, dipendere dal contesto storico-culturale e prevedere l'esistenza di piu` tesi equi-razionali. |
|
13-09-2005, 12.18.16 | #24 |
Ospite abituale
Data registrazione: 07-11-2003
Messaggi: 125
|
ciao epicurus
dunque, ora alla luce di ciò (mi autocito : "la logica non ha più il primato del senso. L'autenticità di un enunciato non é da ricercare solo nell'evidenza del pensiero calcolante, ma si può ritrovare anche nell'esperienza dell'etica e dell'estetica. In questo modo l'esperienza soggettiva viene sottratta dal limbo dell'insignificanza e dell'incomunicabilità" ) dovrebbe esserti chiaro il senso di un mio post di tanto tempo fa in cui asserivo l'esistenza di genuine verità etiche ed estetiche. Infatti i gusti estetici nonché gli orientamenti etici vengono con ciò restituiti alla loro piena dignità ancorché faticosamente ( e forse utopicamente ) condivisibili, in virtù del riconoscimento della loro intrinseca storicità, che però condividono con i giudizi delle scienze "esatte". La Gioconda viene visitata da milioni di persone così come stephen hawking viene considerato autorevole da moltissimi. Fra duecento anni probabilmente non sarà più così, anzi, forse la "verità" dell'estetica si dimostrerà ancora una volta più longeva. Per non parlare dei precetti etici delle religioni! |
13-09-2005, 12.37.49 | #25 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Citazione:
Mi ricordo della nostra discussione , però col tempo ho cambiato la mia posizione troppo radicale, anche grazie a qualche intervento di odos. Ti posto qui sotto qualche mia riflessione presa dal topic intitolato 'L'annoso tema del Valore' aperto da VanLag. Mi sembra che ora non siamo poi cosí lontani. La mia tesi e` una congiunzione di due sottotesi: i giudizi di valore sono oggettivi, la morale e` relativa. Aspetto tuoi giudizi dalla lettura ******** Una corretta e precisa distinzione tra fatto e valore non è possibile da effettuare. Nell'ambito del valore, ci sono fatti forti e fatti morbidi: i primi hanno una valenza più oggettiva dovuta al fatto che utilizzano termini più rigorosamente definiti, mentre i fatti morbidi dipendono dai contesti, utilizzando termini più vaghi. Parole come ‘sfrontato’, ‘ostinato’, ‘iracondo’, ‘coraggioso’, ‘molesto’, ‘orgoglioso’, ‘educato’, ‘laborioso’ etc. hanno un ruolo fondamentale nel nostro uso quotidiano ed esse possono essere correttamente utilizzate nelle proposizioni. Come precisa Putnam (Realismo e relativismo concettuale) “la parole ‘irriguardoso’, come quella ‘alto’, dipende per sua applicazione da una norma riconosciuta. Come nessuno è alto o basso solo in virtù del suo possedere una certa statura in cm, così nessuno è pieno di riguardo o irriguardoso solo in virtù dell’avere eseguito una o cinque o quante si voglia azioni riguardose o irriguardose. Una persona piena di riguardi è una che è notevolmente più ‘riguardosa’ di un certo standard; una persona irriguardosa è una che è notevolmente più irriguardosa di quello standard.” Quindi le parole ‘riguardoso’ e ‘irriguardoso’ possono essere utilizzati tranquillamente nelle descrizioni: cade così la dicotomia fatto/valore. E’ proprio grazie a questa compenetrazione che è possibile descrivere a dovere certe situazioni: Putnam a riguardo afferma (Realismo e relativismo concettuale): “Abbiamo bisogno di una concezione della realtà secondo cui il mondo non sia solamente collocato nello spazio e nel tempo e riempito da quarks, ma possa anche contenere tramonti e cose rosse, persone e tragedie, atti di eroismo, gente malevola e belle sinfonie e così via.” Rifiutando la dicotomia fatto/valore (e riconoscento un'oggettivita`anche per i giudizi di valore), non rifiuto tuttavia il mio relativismo morale: termini più forti, come ‘morale/immorale’, ‘bene/male’, ‘giusto/sbagliato’ etc. in campo morale sono assolutamente relativi ad ogni individuo. Non sto escludendo che tali parole potrebbero avere un uso ben preciso, ma vago, nelle descrizioni (per convenzione linguistica ciò è fattibile), come per ‘irriguardoso’, bensì sto affermando che il carico e le implicazioni pratiche che stanno dietro attualmente a tali concetti sono assolutamente personali. Le proposizioni come “Uccidere è sbagliato”, “Rubare è immorale” o “Il suicidio è male” sembrano essere delle proposizioni, ossia delle descrizioni di stati di cose, ma ciò è errato. La loro forma è forviante perché ci appaiono come proposizioni, essendo invece dei comandi: “Non uccidere”, “Non rubare” e “Non suicidarti”. In questa formulazione grammaticale ci è ancor più chiaro come la precedente forma ci abbia potuto indurre a pensare ad esse come verità (o falsità) morali: quindi si ritorna al fatto che le concezioni morali sono assolutamente individuali. --- esempio di giudizio di fatto: "Mario e` alto 1.78 metri" esempio di giudizio di valore: "Hitler e` stato una persona crudele" Io ritengo che entrambe le frasi siano oggettive (rifiutando cosi` la distinzione di fatto/valore), ma continuo a sostenere la relativita` morale. --- Penso che l'uso di 'giusto', 'sbagliato', 'bene', 'male' e affini abbia 2 ambiti: 1) posso dire che "fare questo e` giusto rispetto a ....": e questo uso non puo` che portare oggettivita` alla proposizione, divenendo oggettiva quanto la proposizione "la mia auto e` blu". pero` ovviamente riconoscere l'oggettivita` della proposizione non implica certo una sorta di obbligo ad assecondarla (cioe` rimane la relativita` delle proposizioni morali, anche se oggettive). 2) posso dire che "fare questo e` giusto": e questo ha sicuramente un uso che non puo` che rispecchiare uno stato soggettivo del soggetto che ha proferito la proposizione, cioe` ha uno statuto simile alla x della proposizione "credo che x". infatti potremo scrivere "credo che fare questo sia giusto" e renderemo oggettiva la proposizione traducendola nella classificazione 1 (perche` di fatto la proposizione sarebbe come "fare questo e` giusto rispetto alle mie credenze" e questa e` chiaramente nella forma della classificazione 1). --- il fatto e` che non esistono principi condivisi all'unanimita`, neppure quello che tu citavi del valore della vita: infatti, si fanno esperimenti su animali vivi e coscienti in laboratori, si puo` abortire, in alcune tribu` (una volta, ma penso che ve ne siano ancora rari casi) c'e` il cannibalismo, c'e` la guerra preventiva, vi sono delle persone che non hanno problemi ad uccidere altre persone per svariati motivi, e via dicendo.... Ma il problema non e` neppure questo: infatti, anche se vi fosse un valore condiviso da tutti, questo non avrebbe certo una valenza oggettiva, bensi` sarebbe oggettivo che "rispetto ai canoni dei terrestri fare questo e` giusto". Il problema qui, come gia` ho accennato nel mio previssimo post precedente, e` che in campo morale non si puo` parlare di vero e proprio fondamento, inteso come insieme di proposizioni ritenute vere pseudo-arbitrariamente. Infatti, ogni proposizione morale non puo` essere ne vera ne falsa: quindi il problema del fondamento non v'e`. E` anche per questo che fabiobasile (nel suo topic 'Fondamenti') sbaglia: non ha senso parlare di veri e propri fondamenti morali, cioe` di proposizioni su cui ci si puo` fidare della loro verita`. Quindi neppure dio (se esiste) potrebbe essere il fondamento della morale. --- La condivisibilita` di alcune proposizioni morali potrebbero essere una buonissima soluzione per questioni sociali-giuridiche-politiche, e su questo sono completamente d'accordo.Pero`, in un'analisi filosofica della morale & affini, posso solamente dire (se mai esistesse una proposizione morale condivisa all'unanimita` da tutti) che e` oggettivamente vero solo che "tutti (esseri umani) sono d'accordo sul ritenere legittimo X". Ripeto che non vi possono essere proposizioni morali vere o false, infatti quella appena esposta non e` certo una proposizione morale, bensi` empirica. Un'atra cosa: se ci fosse una valore condiviso da tutti allora possiamo parlare che abbiamo un fondamento morale? Penso di no (ma e` un fondamento per una societa`) perche` da questo si deduce che la morale e` un fatto istantaneo, perdendo cosi` una caratteristica fondamentale del termine 'morale' che noi tutti utilizziamo. Perche` dico che cosi` facendo avremo stravolto il significato di 'morale' rendendolo istanteneo? Perche` ogni volta che una persona nel mondo viola tale principio (che potrebbe essere quello di 'non uccidere') il fondamento crolla immediatamente. E poi se tutti non violerebbero mai il principio X che senso avrebbe dire che X e` un fondamento: - se lo si rispetta, non serve dire che e` un fondamento - se non lo si rispetta, esso non e` piu` un fondamento. Ma allora di cosa ce ne facciamo di questo principio? |
|
13-09-2005, 15.29.38 | #26 |
Ospite abituale
Data registrazione: 07-11-2003
Messaggi: 125
|
"i giudizi di valore sono oggettivi, la morale e` relativa. "
sono d'accordo praticamente su tutto. Solo quella che ritengo una precisazione: la morale si potrebbe definire come relativa all'individuo se questi potesse aver chiara consapevolezza di quale essa sia.Ciò presupporebbe un'autocoscienza limpida e palese in ogni suo punto, ovvero in ogni suo singolo contenuto di pensiero. In tal modo sarebbe, in teoria, in grado di agire su di essa addirittura determinandola ex novo, slegandosi da ogni schema concettuale preesistente (lo Ubermensch nietszcheano). Ciò é chiaramente impossibile a causa di quella che Foucault,riprendendo Freud, chiama "massiccia presenza dell'impensato", un'opacità ineliminabile che corrisponde alle "strutture" inconsce che agiscono nel linguaggio (e quindi anche nelle azioni), "forme mentali" comuni agli individui che condividono gli spazi sociali e gli influssi culturali. In questo senso, quella che rimane pur sempre solo una percezione della responsabilità morale é, come dicevo, contestuale e semmai solo idealmente, dunque in subordine, individuale. P.S.: sono positivamente colpito da due particolari: la capacità di rivedere le tue opinioni il fatto che fai informatica!complimenti davvero!ma dove lo trovi il tempo per occuparti pure a livello professionale di filosofia?non devi certo essere un tipo che ama la mondanità..tutto ciò ti fa perdonare anche la tua apparente mancanza di opinioni politiche |
13-09-2005, 16.35.43 | #27 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
Citazione:
Ti sorprendero` ancora infatti sono d'accordo anche su quanto dici. Come dici tu, infatti, la personalita` dell'uomo e` sfaccettata e non e` un tutt'uno unico, monolito e trasparente. L'uomo ha valori, desideri, intenzioni, interessi, etc., in contraddizione tra loro e molti non sono neppure conoscieuti dall'agente; e da questo non si puo` certo ricavare un sistema morale unitario. Quindi, come tu dici, la morale e` relativa, piu` che all'individuo in se, all'individuo piu` il contesto nel quale l'individuo e` immerso. |
|
13-09-2005, 17.06.51 | #29 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
|
allora cerchero` di trovare degli argomenti sui quali ci si puo` azzuffare
comunque appena mi arriva un libro e ho un po' di tempo, finisco il mio saggio sul libero arbitrio e poi ne discutiamo; dato che tu mi sembri un oppositore del libero arbitrio mentre io (da qualche mese) sono un suo sostenitore, si prospetta una bella discussione. |
13-09-2005, 17.17.48 | #30 |
Ospite abituale
Data registrazione: 07-11-2003
Messaggi: 125
|
chi l'ha detto che sono un oppositore del libero arbitrio? le mie posizioni non sono mai così nette! solo un po' diffidente, in linea col discorso su strutture e contesti.
cmq, dato il tuo interesse per la filosofia del linguaggio (d'altra parte inevitabile)ti consiglio vivamente di acquistare "le parole e le cose" di Foucault ( guarda un po'..). soprattutto la 2 parte é illuminante, forse l'opera più importante degli ultimi 50 anni |