Prima di tutto Zao.
Mi fai un sacco di domande dalle quali mi sembra brutto esimermi.
Quindi ci provo a rispondere. C'è molto "vedanta" nel mio esprimermi, ma ciò che scrivo ed affermo lo credo e soprattutto è parte viva della mia esperienza. Per altro so che, se una persona non ha mai scavato in questi concetti, ciò che dico può sembrare strano o il frutto di fantasie. Vabbeh.... Ritengo RIFLESSIONI un ambiente "aperto" e quindi prendo il rischio.
Nel seguito in
corsivo c'è il mio scritto precedente.
In
neretto la tua risposta precedente.
In "normale", l'attuale mia risposta.
"Nelle situazioni estreme e contingenti il pensiero si ferma, (se non siamo troppo condizionati) e ad agire è la vita."
E' interessante..
Come azione della vita intendi la salvaguardia di se stessa?
Si... la salvaguardia di se stessa e di tutte le sue espressioni.
Ritieni possibile differenziare l'azione determinata dal troppo condizionamento dall'azione della vita?
Si lo ritengo possibile.
e come?
Dando fiducia più al corpo che alla mente. In fondo il nostro organismo fisico ha attraversato milioni di anni di evoluzione ed ha in se una conoscenza ed un'esperienza sicuramente superiori al pensiero ed alla nostra memoria limitata. (in questo devo dire che non sono ancora tanto bravo, ma ci credo davvero).
"Molti si considerano un io dotato di corpo e mente, (dove in mente mettici cultura/esperienza) e sono convinti che la loro identità finisca lì. Altri hanno una visione più ampia della loro identità, sanno che quel limite di corpo e mente è illusorio e che l'io pervade, quantomeno, l'ambiente che li circonda."
Non avevo mai considerato questa presenza di un IO (non corpo ne mente), semplicemente perché non l'ho mai risentito, insomma, non ho mai avuto l'impressione che ci fosse qualcosa in me che non fosse influenzato dalla cultura/esperienza.
Non mi sembra di avere detto che ci sia in noi qualche cosa che non è influenzato. Finché avremo un corpo saremo soggetti alle leggi della fisica. Finché avremo una mente saremo soggetti alle sue idiosincrasie ed ai condizionamenti culturali. Ma questo non significa che siamo solo quello e che il condizionamento debba vincere sempre. Se varia la nostra identità il condizionamento del corpo e della mente può diventare ininfluente, come una piccola nuvola in un cielo terso.
Mi interesserebbe sapere in che momenti/circostanze ed in che modo riesci a sentire la presenza di questo IO non contaminato da tutta l'immondizia della cultura/esperienza.
Ripeto non è incontaminato..... ma la contaminazione è diversa - è meno importante a volte totalmente ininfluente. E' un qualche cosa che appartiene a tutti, basta non essere ossessionati da se stessi.
Comunque dipende da dove si posa la mia attenzione. In genere sono impegnato a vivere ed il pensiero è su ciò che faccio o fluttua per conto suo. Però posso fermarmi e
pesare e misurare la scena complessiva e la mia interazione con essa.
"Ad esempio è luogo comune dire - le mie parole, le mie emozioni ..... etc - identificandosi con esse. Personalmente vedo chiaramente che parole ed emozioni non sono mie, ma mi vengono dall'esterno, (quindi sono di altri) e che sarebbe stupido identificarmi con esse."
Concordo pienamente, ma estendo il discorso anche alla maggior parte dei miei pensieri, gli unici per i quali non sono ancora sicuro se son contaminati o no sono questi, quelli in cui metto in discussione quasi tutto. Adesso, in questi pensieri potrei vedere quel famoso IO, ma non so ancora che strada prendere per provarmelo, ci penserò poi quando avrò la mente un po' più fresca..
Il dubbio è un buon motore. Rifiuta senza pietà tutto ciò che non risponde alla tua reale esperienza, compreso ciò che scrivo, se non è conforme al tuo esperire. Una volta che hai rigettato il "falso" rimane solo l'inalienabile cioè quello sei tu, oltre tutte le definizioni che ti hanno appiccicato addosso.
"Sia l'uomo che si identifica in un corpo e mente quanto quello che ha un'identità più diffusa, sono misura di tute le cose con la differenza che il primo userà un metro fatto di personalismi mentre il secondo tenderà ad una maggior obbiettività."
Mettendo l'uomo come misura di tutte le cose lo poni anche al centro di tutto? nel senso che la natura, ecc sono presenti PER l'uomo?
Chi altri c'è oltre te? Dove sono io se tu non mi dai realtà?
"E' già un errore chiudere la vita in termini temporali e parlare di prima e dopo,..."
Con vita intendo tutto quello che abbiamo quando siamo in vita (sorry il gioco di parole). Cmq intendo il corpo la mente e questo tuo IO se c'é davvero. Dunque non mi pare commettere un'eresia limitarla al tempo di vita del corpo, non escludo la presenza di qualcosa prima o dopo ma non la chiamerei vita.
Se ti conosci come più vasto del corpo e mente anche i limiti temporali iniziano a barcollare.
La mia risposta è che è possibile se si abbandonano i filtri mentali dati dalla identità limitata ad un corpo e mente, identità che lo ripeto è illusoria.
Sarebbe dunque possibile limitandosi all'IO, ma come? e come si sente quello che "pensa" l'IO? (ho messo pensa tra virgolette perché é un'azione della mente, e non trovo altro termine per definire l'azione che avrebbe questo IO, aiutami tu e soprattutto correggimi se interpreto male questo tuo pensiero)
Sai non puoi ne conoscere, ne pensare, ne immaginare ciò che sei.
Ciò che sei puoi solo esserlo.
La tradizione sapienziale da sempre enfatizza la ricerca di se e la conoscenza di se, mentre in occidente questa "cultura" è stata un po' ripresa dalle scuole psicologiche, in entrambi i casi l'obbiettivo è di conoscere le radici profonde di ciò che siamo e per fare questo dobbiamo attraversare gli strati di non realtà presenti in noi. Solo "guadando questo fiume" possiamo arrivare all'inalienabile, cioè al nostro nucleo, (la nostra essenza), che è oltre ogni definizione ed ogni dualità.
Non siamo degli IO…… ma siccome abbiamo bisogno di parole per comunicare allora parliamo di "IO GRANDE" ed "io piccolo" il primo è figlio della realtà, (ciò che realmente siamo), il secondo è figlio della cultura/memoria, (cioè ciò che ci hanno fatto credere di essere).
Se dai credito alla cultura poni il mondo all'esterno di te ed in contrapposizione a te e lo pesi e misuri a secondo dei tuoi bisogni. Viceversa, se indaghi con più attenzione, se osservi le tue reazioni, se vedi come "ciò che sei" si modelli e cambi in conformità con l'ambiente che lo circonda. Se impari a conoscere le tue relazioni, vedi che l'IO non è chiuso nel corpo e mente ma fa parte, (parlo di dati fisici) di tutto ciò che lo circonda.
Si può iniziare con cose banali, cose piccole, come osservare, ad esempio, come il nostro umore e la nostra forma fisica si modifichino a secondo del tempo atmosferico. O come i nostri stati d'animo si modifichino in continuazione, fluttuando con il contesto che ci circonda. Cose piccole ma che cambiano la conoscenza che abbiamo di noi a tal punto che un giorno potremmo arrivare a percepire con chiarezza che, ciò che stiamo provando, è in realtà quello che stà provando il nostro vicino di scrivania.
P.S. Preghiera: - Non disperderti con questo 3d ma piuttosto vai avanti in “concetto di giustizia” che mi sembra più interessante. Ti prego per i miei kili.
zao.....