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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
23-11-2004, 13.43.52 | #19 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 04-09-2003
Messaggi: 766
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Citazione:
ovvio... sono daccordo... solo che mi pareva che il titolo volesse parlare d'altro... tutto qua... |
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23-11-2004, 16.16.20 | #20 |
può anche essere...
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
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L’uomo è l’unico essere su tutto il pianeta che si pone la domanda “cos’è giusto e cos’è sbagliato”. È l’unico a dotarsi di un codice di leggi che regoli il comportamento individuale, cosa che fa per convenienza, nel senso che una comunità di uomini ordinata (grazie alle leggi) funziona meglio che una caotica (poi ovviamente tutto è funzionale rispetto a qualcosa). Questo suo lavoro di legislatore è un lavoro culturale, umano, non animale.
Se prendiamo un mondo senza uomo, gli animali, le piante, vivono mettendo in atto la naturalissima e spontanea legge del più forte, pesce grande mangia pesce piccolo. Quindi mi sembra la legge dell’adattamento quella meno contaminata dalla cultura, la legge di natura. Poi l’uomo, che è un animale complesso, che non vive semplicemente della natura che gli è stata data, ma se la costruisce, con la cultura appunto, si costruisce, insieme alla sua natura culturale, delle leggi, ovviamente culturali, che la regolino. La giustizia è un concetto solo umano, che non esiste in natura. Le leggi, il diritto, la giustizia, sono cultura. La legge nasce per salvaguardare un qualcosa che è bene sia salvaguardato, ma che potrebbe anche non esserlo. È l’uomo che può fareX o non farlo, e che si pone il problema se sia meglio farlo o no, e conseguentemnete impedire di farlo a chi potrebbe farlo. Ciò che non è contaminato dalla cultura, è il comportamento istintivo, immediato: questo va in direzione non propriamente del giusto (che è un concetto culturale) ma se vogliamo di un “giusto naturale, istintivo”, che non ha bisogno di essere regolato da leggi esterne, perché è già dotato delle sue, che non si chiede se sia giusto fareX oppure no, semplicemente lo fa o non lo fa. Quindi il problema di un “giusto assoluto indipendente dalla cultura”, è fuorviante, perché sul pianeta vive la natura spontanea, e la natura culturale dell’uomo, e l’uomo senza cultura non esiste. O se è esiste è come quel bambino che è stato perso dai genitori nella giungla quando era ancora un neonato ed è stato allevato dagli animali, imparando a comportarsi come loro. Insomma, è impossibile parlare di un “giusto assoluto senza cultura”, perché l’assoluto terrestre comprende la vita istintiva animale, e quella culturale dell’uomo, che sono inevitabilmente in relazione, e se si vuol parlare di un giusto assoluto (planetario) bisogna tener conto di entrambi (senza considerare che il solo parlare di “giusto” è un attività culturale, che utilizza uno strumento culturale come il linguaggio, che a sua volta è stato appreso). Dunque credo che in definitiva il problema non possa essere “giusto assoluto inculturale”, perché comprende i mondi della natura e della cultura. Il problema stesso del “giusto” è culturale. Forse il problema può essere quello del rapporto tra natura istintiva e cultura umana. Per fare un esempio: il gatto è istintivamente portato a cacciare una preda, attaccarla, ucciderla: mettere un gatto in gabbia e impedirgli di esprimere il suo istinto è giusto? Questo è un problema che chiama in ballo la giustizia in relazione all’istinto: solo l’uomo può, o può non vincolare l’istintività animale in questo modo. oppure il problema potrebbe essere: "qual'è il miglior mondo possibile"? come dovrebbe essere, che leggi servono per realizzarlo? è evidente che anche questa è una domanda culturale, solo l'uomo se la pone, solo l'uomo ha questo potere creativo. poi altrettanto evidentemente, il "perchè quel mondo", poggia su presupposti culturali. spero di non aver detto troppe cavolate, ciao |