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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
14-10-2004, 12.10.33 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
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Ciao, Bert
forse capisco solo adesso la domanda. Credo che ciò che bisognerebbe evitare di fare è dimenticare ciò che questa musica "alta" ( e bisogna vedere quale), una volta come oggi ha avuto e ha un ruolo, per diversi motivi,che nella musica del "marketing" non si trova più. Nel senso che non c'é proprio più; c'é qualcos'altro, buono o male non lo so, dipende. Ma non si può negare che la musica di Beethoven ad esempio ha avuto una funzione fondamentale nella costituzione dello spirito di una nazione, che la musica di Britney Spears (classico esempio che va sempre bene) non ha. Può piacermi Britney Spears, ed in effetti è proprio bona, ma ciò che non dimentico è il ruolo irriducubilmente diverso di certa musica di oggi come di allora. Forse dipende da cosa tu intendi per "alta". Alla tua domanda in realtà non saprei rispondere. attendo suggestioni... ...o forse se si vuole una risposta "alta", e con ciò intendo tutto ciò che è irriducibile per senso, funzione, e spessore esistenziale alla musica da "marketing", bisognerebbe cercarla, come dicevi tu nella musica contemporanea stessa. Mi vengono in mente il Punk negli anni 80, il metal, veri e propri stili di vita; ma anche lo ska ad esempio per l'identità politica ecc... Certo recuperare Beethoven mi sembra come dire al mondo che le cose funzionano oggi come dice la mitologia greca. Ma forse non é questo quello che tu intendi. Un saluto |
14-10-2004, 17.15.36 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-06-2004
Messaggi: 105
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(velocemente x odos)
La questione del free jazz è quanto mai complessa, dal momento che la sua definizione attuale è impossibile, e quella che si potrebbe dare alla luce del ruole del free negli anni 60 è abbastanza riduttiva rispetto a quello che c'è oggi. Ma poco importa. Torniamo sul free jazz al punto della questione. Sicuramente un tema del free è stato, negli stati uniti, durante la seconda metà degli anni 60, un movimento musicale ANCHE legato al moviemtno di emancipazione afroamericana. E dico "anche", perchè trovo difficile ascoltare "meditations" di coltrane e pensare alle insurrezioni contro i bianchi megli stati uniti, penso invece ad altre cose, a quella spiritualità libera ed unica che coltrane riusciva a trasmettere con la sua musica. Dunque, come dici tu, nulla è veramente sacro a questo mondo, e quindi perchè sacralizzare questa esperienza musicale. Ma, quando poi ci lamentiamo (almeno io lo faccio, talvolta) nelle eccessivamente scarsa qualità musicale odiarna sia in termini musicali che di contenuto di idee, allora citiamo, ad esempio il free jazz, e lo portiamo ad esempio di un modo bello, libero e consapevole di vare musica bella e libera, MA consapevole. Rifaccio quindi la domanda. Questo è un valore? la mia risposta e': questo è un valore alto e forte se contestualizzato in un certo giro di "critica", ma non lo è in senso assoluto. Io penso che l'errore fatto da baricco è quello di pensare di poter uscire dall'alveolo " critico " che ha ospitato la sua critica. Al di fuori di quel contesto Luigi Nono e Mango sono la stessa cosa, e forse Mango è meglio. Ma nella redazione di "sonus" (rivista di musicologia) le cose sono chiaramente diverse. Mi spiace pensare questo, perchè penso che si potrebbe essere più forti (e forse più moralisti) dicendo che Luciano Berio fa bene all'anima. Ma questo, almeno per me, non è vero. |
15-10-2004, 22.25.15 | #9 |
Ospite
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 14
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Ciao ragazzi, il mio volo è stato annullato, e cosi' ho la possibilità di scrivere 2 cose.
In riferimento a bert: "perchè trovo difficile ascoltare "meditations" di coltrane e pensare alle insurrezioni contro i bianchi megli stati uniti, penso invece ad altre cose, a quella spiritualità libera ed unica che coltrane riusciva a trasmettere con la sua musica." Allora, insurrezione contro i bianchi non è il termine giusto per definire l' autoaffermazione degli afroamericani, insurrezione a livello politico ha proprio un altro significato. So che queste continue precisazioni terminologiche mi rendono antipatico, ma tant'è...Poi forse non riesci a ascoltare meditations pensando a questo aspetto (ma magari ascension si, è piu' free e piu' collettivo), forse perchè non sei un musicista afroamericano dell' epoca. Ma se leggi le dichiarazioni dei musicisti neri di jazz, rimani stupito per la loro cosapevolezza politica, intrecciatissima a quella artistica e religiosa, e intendo di tutti i musicisti, non solo max roach e archie shepp. Pero' questo valore del free a noi non viene trasmesso con facilità delle case discografiche, che preferiscono puntare sulla novità stilistica o la maestria strumentale. Su quello che pensano i neri, si tace. Consiglio a tutti i cruccoparlanti un libro in tedesco di interviste a vari musicisti jazz free e no, si chiama Respekt! di Christian Broecking. Veramente illuminante, le interviste vertono su come si è modificato il rapporto della musica nera free dagli anni 60 a oggi, e gli artisti mostrano una profondità di analisi e di impegno che stupisce. Ornette, Rollins, James Carter, Sam Rivers, il grande William Parker... E con questo vengo al punto, sul valore della musica. La mia posizione è che il valore della musica è la libertà. E qui la critica centra poco. La musica ha valore non conoscitivo, come diceva Adorno, ma etico, quando il musicista afferma la sua indipendenza dai clicheés e dagli schemi, della tradizione come della contemporaneità. Per schemi intendo gli standard nel jazz, i logori e abusati giri armeonici della musica pop, e persino la guida della partitura. Secondo me il valore più alto nella musica è l' improvvisazione: nella misura in cui i musicisti sul palco non sono eterodiretti, ne dai clicheé, nè dai gusti del pubblico, realizzano un bell' ideale di umanismo, in cui gli esseri umani creano qualcosa di bello dal nulla, per se e per chi sta loro intorno, senza essere diretti da fattori esterni stabiliti. Creano i tirmi e le tensioni senza essere vicolati ai 4/4 e alla pulsazione regolare, creano le durate dei brani in modo libero e a volte persino casuale, tanto è vero che spesso si legge sulle loro facce lo stupore di aver chiuso un pezzo tutti insieme così bene. Creano i ruoli, e se li scambiano, in pura fratellanza. Dialogano senza gerarchie, o con gerarchie variabili. Collego queste sensazioni all' idea di libertà. E all' amore e al rispetto per l' umanità e il prossimo, nientemeno... Ho sentito per radio un musicista, non so chi, dire: the main thing is that everytime you play, you're trying to save a life. Every time you play, a little kid in india is been made stronger by the vibration of the music. E concludeva che qualunque cosa fai devi metterci tutta l' intenzione in questo senso, e quindi non si tratta soltanto di jazz o di diversi stili, ma c'è molto di più ... Il mio giudizio non è che veramente la musica salva i bambini indiani, ma che questa è la profondità di senso in cui il valore della musica può essere definita. Una tentativo libertario, mistico, un' intenzione di amore serietà e ricerca libera: proprio come meditations. Ovviamente poi bisogna anche saper suonare, senno' .... ciao da Cicuta |
17-10-2004, 12.44.39 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
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Citazione:
Vedo se riesco ad avvicinarmi sempre di più all'argomento. Ho sempre difficoltà a farmi un'immagine chiara, ci sono sempre troppi fattori da tenere in considerazione. L'esempio del free Jazz, come musica di spessore diverso rispetto a molta musica commerciale, come l'abbiamo fatto noi, credo, è constatare una IRRIDUCIBILE DIFFERENZA. Ma io perlomeno, non lo elevo a valore assoluto, bensì parlo solo di un criterio, che a me piace molto, moltissimo. Anzi la maggior parte della musica che ascolto ha questa funzione. Il problema, come dici tu, è quando di comincia ad istituire questo come IL criterio autentico. Si crea così un valore assoluto, sulla base del quale decidere tra ciò che è alto e ciò che è basso, tra ciò che è degno e ciò che non lo è, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Sicuramente molta della critica è così. Eleva a criterio universale un criterio particolare, e cioè ad esempio la tradizione alta e la sua eredità come la musica autentica. Capisco il mondo infinito che c'é dietro, da un punto di vista musicale, di sperimentazione, di significato innovativo, di alta produttività. Questo è innegabile. Ma questo è ciò che cerca la "musicologia", appunto il termine parla chiaro. Mango non è innovativo, non propone nulla che sia da un punto di vista musicale considerevole, in quel senso. È a confonto uno dei tanti musicisti "amatoriali" che può certamente avere una funzione fondamentale per molti, ma tuttavia musicologicamente parlando no. Ciò che interessa a molta critica è la musicologia: il criterio è già stabilito. Si è già stabilito ciò che si può dire e ciò che non si può dire. Perchè la musica debba essere tutta "musicologia" non lo può dire nessuno. Esistono criteri, valori particolari, con conseguenze che vanno oltre il semplice consumo, e questo può interessare, interessare molto. Ma dire che questo debba valere per tutti è semlplicemente gratuito. Non ce ne sono di valori assoluti, in musica come nell'etica e nell'estetica, ma sempre criteri, fenomeni e conseguenze. Per questo tu hai tutte le ragioni di questo mondo per dire che a te Luciano Berio non fa bene all'anima. E perchè dovrebbe, d'altra parte? Perchè è la musica autentica? Che vuol dire autentica? Se la "musicologia" dovesse dire, questa musica fa bene all'anima dell'essere umano, direbbe semplicemente qualcosa di falso. Ma non credo dica questo. O si? Quindi ti dò ragione, riguardo al fatto che questo Valore del "free jazz", diciamo così, è un valore non in senso assoluto. Ma perchè non se ne danno valori assoluti, cioè valori che valgano per tutti e sempre. Ma non per questo sminuirei un valore. Io credo che non ci sia bisogno che un valore sia assoluto. Un valore è un valore, qualcosa che piace e si segue prima di tutto. Credo che il valore sia sempre soggettivo, ma non per questo meno valido. Un saluto, odos |
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