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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
13-10-2004, 23.17.42 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-06-2004
Messaggi: 367
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ciao, kannon
dunque da quello che capisco, secondo te esiste una verità interiore profonda autentica e oggettiva. Questa verità è la sola che da un lato può dirci veramente qualcosa sulle cose, meglio di tutti i discorsi e le riflessioni che si possono fare "fuori" e che mirano allo stesso scopo, dall'altro é l’unica che ci permette di vivere fino in fondo, senza turbamenti, dal momento che qualsiasi ricerca che si dirige fuori da questa interiorità profonda, è destinata a oscillare tra gratificazioni e delusioni. Dunque rispondendo alla mia domanda, il tuo ancoraggio etico si troverebbe in una realtà oggettiva e immutabile, l’unica autentica. Avendo scoperto poi che ogni discorso, che non si rifaccia ad una ricerca interiore, non può giunger a nulla se non ad un alternarsi di piaceri e dispiaceri, e sempre a verità soggettive, non è neanche nel tuo interesse difendere questa posizione, perché ciò che tu trovi nella realtà interiore non lo potresti trovare in mille discorsi. Io credo che tu abbia trovato un modo molto valido, per non preoccuparti di questioni che potrebbero turbare questa immensità di vita che trovi in questa tua realtà interiore. Dicendo che i discorsi che non fanno riferimento alla realtà profonda, sono sempre soggetti a oscillazione di gratificazione, tu secondo me chiudi la possibilità di dialogo dal punto di vista etico. Bene, io credo che in questo caso, chiudere il dialogo con una teoria funzionale al vivere, non sia affatto condannabile, e criticabile. E d’altra parte, perché dover dimostrare la validità oggettiva di questa verità se con questa uno trova una cosa che qualsiasi discorso non può raggiungere e di fatto non raggiunge sempre? Credo invece che troveresti molti problemi se dovessi dimostrare le tue teorie, riguardo al fatto che in questo mondo interiore si può conoscere il mondo in modo più ampio. Ma questo secondo me non dovrebbe interessarti, perché se il tuo pensare era mosso da esigenze etiche, l’intensità del vivere l’hai già raggiunta senza dimostrare verità oggettive o meno. Ma allora la mia domanda è: hai bisogno veramente di credere che ciò che tu trovi nel profondo dell’interiorità sia una verità oggettiva? Non ti basta avere trovato qualcosa che milioni di discorsi non riescono a trovare? Non ti basta aver trovato una prospettiva che ti permette di mettere a tacere il turbamento e di fa vivere la vita fino in fondo? È indispensabile sapere per te che quella cosa che tu trovi è una verità oggettiva? Un saluto |
14-10-2004, 11.04.26 | #4 | |
Utente bannato
Data registrazione: 14-09-2004
Messaggi: 2,116
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Citazione:
- dunque da quello che capisco, secondo te esiste una verità interiore profonda autentica e oggettiva. Questa verità è la sola che da un lato può dirci veramente qualcosa sulle cose, meglio di tutti i discorsi e le riflessioni che si possono fare "fuori" e che mirano allo stesso scopo, dall'altro é l’unica che ci permette di vivere fino in fondo, senza turbamenti, dal momento che qualsiasi ricerca che si dirige fuori da questa interiorità profonda, è destinata a oscillare tra gratificazioni e delusioni. - Si. - Avendo scoperto poi che ogni discorso, che non si rifaccia ad una ricerca interiore, non può giunger a nulla se non ad un alternarsi di piaceri e dispiaceri, e sempre a verità soggettive, non è neanche nel tuo interesse difendere questa posizione, perché ciò che tu trovi nella realtà interiore non lo potresti trovare in mille discorsi. - Si. - Io credo che tu abbia trovato un modo molto valido, per non preoccuparti di questioni che potrebbero turbare questa immensità di vita che trovi in questa tua realtà interiore. Dicendo che i discorsi che non fanno riferimento alla realtà profonda, sono sempre soggetti a oscillazione di gratificazione, tu secondo me chiudi la possibilità di dialogo dal punto di vista etico. - A me sembra che il dialogo ci sia, invece. E mi sembra che il mio punto di vista non sia poi così banale, visto che racchiude in se, nei concetti che esprimo, millenni di cultura, filosofia, e ricerca interiore. O no? Non ti sembra. Comunque, io rispetto sempre quello che credono gli altri. E’ giusto! - Credo invece che troveresti molti problemi se dovessi dimostrare le tue teorie, riguardo al fatto che in questo mondo interiore si può conoscere il mondo in modo più ampio. Ma questo secondo me non dovrebbe interessarti, perché se il tuo pensare era mosso da esigenze etiche, l’intensità del vivere l’hai già raggiunta senza dimostrare verità oggettive o meno. - Io non devo dimostrare niente a nessuno, perché quando si nasce, mio caro amico, non si nasce per sapere, ma per “ricercare il sapere”. Dunque, non ci sarà mai nessuno che verrà e ti farà vedere levandoti così la possibilità di cercare da solo, nel tempo, e con le esperienze che farai. Perché se così fosse, non avrebbe senso la nascita stessa. Il discorso è complesso, molto ampio, e andrebbe visto bene, ma aprendo la mente, oltre che “il cuore”. A cosa? A scoprire quelle parti di te, che non hai mai conosciuto! Tuttavia, nel tempo, ci possono essere svariati aiuti, che non possono però prevaricare la libertà che vuole mantenere l’essere di libertà: libertà di non voler conoscere. E quindi, miliardi di esseri vivono vite illusorie, tutte mentali, senza mai conoscersi realmente. Vita dopo vita, per lungo tempo. Ognuno faccia come crede. E’ libero! - Ma allora la mia domanda è: hai bisogno veramente di credere che ciò che tu trovi nel profondo dell’interiorità sia una verità oggettiva? Non ti basta avere trovato qualcosa che milioni di discorsi non riescono a trovare? Non ti basta aver trovato una prospettiva che ti permette di mettere a tacere il turbamento e di fa vivere la vita fino in fondo? È indispensabile sapere per te che quella cosa che tu trovi è una verità oggettiva? - Quando trovi qualcosa dentro di te, che è realtà oggettiva, non è più un sapere, ma un comprendere e vivere. Ciao, Kannon |
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