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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
26-09-2004, 21.09.44 | #1 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Critica allo scritto di Miky1987 sull'amore:
scusa miky se mi permetto di criticare (costruttivamente, spero) un tuo lavoro che ho letto sul tuo sito (per tutti quelli che sono interessati, il lavoro di miky si trova alla pagina http://mukky.altervista.org/argomento3.html ), ma era troppo irresistibile.
quindi: ho letto il tuo scritto sull'amore e mi sono preso la libertà di farti varie osservazioni: 1) inizio su un aspetto linguistico: tu dici “al posto di fidanzamento c’è lo “stiamo insieme””, tale cambiamento dipende in gran parte dal fatto che il fidanzamento era una cosa più estetica-esterna, nel senso che si rendeva partecipe la società e soprattutto i genitori dell’amore che c’è tra due persone (inoltre: il fidanzamento rappresentava anche che tale partner era ben accettato dai genitori). Oggi le persone (a ragione) si interessano meno dei pure formalità sociali esteriori e si interessano meno (sempre a ragione) dell’approvazione dei genitori: da ciò si è passati dal fidanzamento allo ‘stare insieme’. Non è che se si è fidanzati si ama di più una persona rispetto allo ‘stare insieme’, anzi il fidanzamento rappresentava un tempo il volere dei genitori, non dei fidanzati. 2) per mostrare le motivazioni di chi decide di convivere dici “Sprechi la tua unica vita, il breve tempo che hai a disposizione per divertirti, per darti alla sfrenatezza, al piacere andando a sposarti in Chiesa”. Questo non può essere condiviso: conosco parecchie persone (compreso mio cugino che convive da pochissimo e un mio ex-profe che convive da moltissimo) che convivono e si vogliono un bene dell’anima. Tu hai l’idea di chi convive come di chi non ha valori e vuole solo vivere la vita senza inibizioni: ma allora non convivrebbe, perché convivere (come sposarsi) comporta grandi grandi sacrifici, e se uno è come pensi tu allora non vorrebbe mai convivere. 3) prendo spunto dalla citazione fatta sopra: ma adesso, oltre a chi convive, devi puntare il dito (ciò che Gesù non avrebbe mai voluto: vedi discorso sulle pagliuzze nell’occhio) anche contro chi si sposa in comune? Qui dove starebbe il peccato? 4) sempre parlando di chi convive, scrivi “Ma adesso vi pongo una domanda cari lettori. Siamo veramente sicuri di poter trovare la vera felicità in un rapporto a scadenza, mettendo al primo posto della questione, come pilastri il divertimento, la sfrenatezza e il piacere?”: ma sei veramente convinto che chi conviva lo faccia per questi motivi? Ne hai parlato con chi convive o hai interrogato solo la tua coscienza? Si convive per svariati motivi, ma penso che i principali siano: a) provare a stare a contatto tutto il giorno e vedere se ci si rende conto di non essere compatibili di carattere (vedersi solo occasionalmente qualche ora al giorno non è un buon test per vedere se poi, a contatto quasi 24 ore su 24, si andrà ancora d’accordo), se il test da esiti positivi (cioè se si riesce a star bene anche così) allora ci si potrà sposare (voglio farti notare che tale pratica non può che favorire il matrimonio, rendendolo più sicuro e duraturo); b) non si sente la necessità di sposarsi perché tale istituzione non ci da cose in più oltre a quelle che si hanno: loro si amano e questo basta. 5) “Il mondo odierno chiama felicità il sesso […]” forse hai ragione, ma la chiesa lo ha riposto in un angolino nascosto: il sesso non è così importante come la società vuole farci credere, ma non lo è neppure così poco come la chiesa vuole imporci. 6) “E’ preferibile passare la propria sola vita con tutto il suo limite dato dal tempo che ci è stato concesso di vivere su questa Terra, con una vita banale e ripetitiva alla noia, fatta di rapporti occasionali magari neanche meditati, oppure cercarne uno vero e una volta trovatolo affrontare ogni problema nato da questo e risolverlo in collaborazione, sperimentando la maggior parte possibile di esperienze che esistono su questo mondo?”, potrei chiamare la vita di un don giovanni in vari modi, ma non sicuramente banale e ripetitiva alla noia. 7) “ma non instaurerò una dittatura per convincervi a seguirmi”, tu no ma la chiesa sì, dato cerca sempre di condizionare il parlamento, e così facendo vorrebbe impormi delle azioni che io non condivido: che lei dica quello che vuole ma anche che mi faccia fare quello che vuole nella mia vita personale. Questo è una grandissima pecca della chiesa, troppo grande per poter continuare a predicare i bei sentimenti. 8) “secondo me è meglio un matrimonio, chiaramente ragionato, e non piuttosto una semplice e insipida “convivenza”” ma chi ti dice che prima di convivere non riflettano molto su ciò: i fatti ti confutano. 9) concludi dicendo che l’amore necessiterebbe di molte altre analisi; peccato che quella che tu hai fatto non è proprio un’analisi, bensì hai solo esposto una tua idea di come si deve vivere l’amore. Il fatto è che questo tuo scritto non ha nulla a che fare con la filosofia, mi sembra che ciò abbia solamente a che fare con il moralismo bigotto di un tempo (e anche di oggi, a quanto sembra). , epicurus |