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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
07-07-2004, 17.37.46 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-06-2004
Messaggi: 493
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Citazione:
Appunto... "a tenerne altrettante per legittime"... in effetti non possiamo mai sapere se alla fine segiuamo la strada 'leggittima', ma un pò di convinzione non guasta mai |
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07-07-2004, 18.39.05 | #17 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-06-2004
Messaggi: 493
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Re: Re: Re: Re: Metodo
Citazione:
Provo a spiegarlo... Quando mi trovo di fronte ad una discussione, una frase, un'immagine, un libro, una poesia, una situazione di vita reale... qualsiasi cosa... ho un pensiero immediato che in pratica rappresenta un'opinione personale e 'istintiva' ed è proprio su questa che inizio a ragionare. Un breve ragionamento che mi porta ad una nuova opinione e che a sua volta offre lo spunto per iniziare un nuovo ragionamento... e così via... fino a che non giungo ad una opinione che non mi crea più dubbi e che ritengo 'giusta per il mio modo di pensare'. Il problema è che spesso, soprattutto quando si valuta qualcosa di 'astratto', il ragionamento non finisce mai, a volte mi sembra 'd'impazzire', di perdermi nelle mie domande e il capire che non esiste per me una soluzione finale mi crea un'incredibile sconvolgimetno interiore. E' un lato di me che è presente sin da quando ero piccola; mi hanno sempre 'etichettata' come la bambina, l'alunna, la studentessa che pone delle domande che spesso mettono 'in crisi' la persona a cui si rivolge a partire da mia mamma fino al mio professore di etica/bioetica... da piccola battevo i piedi perchè nessuno sapeva rispondermi e ho cominciato a cercare di rispondermi da sola, nei limiti del possibile ovviamente... oggi invece rimango perplessa. E' una strana sensazione (e non riesco a descriverla) quando mi rendo conto che i ragionamenti che faccio appaiono quasi 'eterni', perché da una domanda non nasce mai una risposta, ma altri dubbi che generano altrettante domande. Spero che si capisca ciò che intendo dire. Ciao |
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08-07-2004, 12.14.31 | #18 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Re: Re: Re: Re: Re: Metodo
Citazione:
ho capito quello che scrivi, pero` mi interessa particolarmente saper che cosa intendi per 'giusta per il mio modo di pensare'. quand'e` che ti reputi soddisfatta di una tua risposta. quand'e` che ritieni di aver raggiunto una pseudo-certezza? |
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08-07-2004, 13.21.42 | #19 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-06-2004
Messaggi: 493
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Metodo
Citazione:
Quando non mi pongo più domande o le domande che si producono successivamente non sono fondamentali per il conseguimento di un'ulteriore chiarezza; ma, come ti ho detto, non accade mai se si tratta di argomenti 'astratti', accade solo quando devo applicare una scelta reale per cui il ragionamento che faccio deve 'obbligatoriamente' portarmi ad una certezza, o meglio, ad una pseudo-certezza. E per quanto ti riguarda? Quando ritieni di aver raggiunto una risposta soddisfacente ai tuoi dubbi? |
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08-07-2004, 13.42.23 | #20 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
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Una pagina di appunti
mi è capitata in mano in questi giorni, per puro caso.
Ne sono rimasto perplesso. Una pagina di ben vent'anni fa, in cui appuntavo alcune note, in margine a riflessioni e considerazioni che stavo facendo dopo la lettura di alcune opere di Cartesio. Mi ero prescritto alcune "regole" fondamentali al mio agire, mutuate dal pensiero di quel grande. Con sgomento, mi sono accorto di averle sempre rispettate, sia sul piano relazionale che su quello intellettuale, benchè avessi dimenticato quella pagina di notazioni. Poichè si tratta di un "metodo", io ve le propongo. 1) Imprimere sempre alle proprie azioni la massima della costanza e della coerenza. Il che non significa non mutare opinione, ma espurgare dalle motivazioni di una scelta tutte quelle componenti che sono tra loro incongrue: quando ciò sia impossibile, riconsiderare il senso di una decisione. In ogni caso, mai permanere indeciso tra possibilità alternative: impedire che siano le circostanze a scegliere per me. Riconsiderare il senso di un progetto solo quando gli obiettivi raggiunti si rivelino in contraddizione con le motivazioni che lo ispirarono, mai in corso d'opera. 2) Subordinare sempre il grado di soddisfazione dato dai risultati raggiunti, al grado di determinazione impiegato nel perseguirli. 3) Adattare piuttosto il mio modo di agire ed il mio stile a quelli dominanti nei gruppi in cui mi sarei inserito, piuttosto che attendermi dagli altri un adattamento ai miei. 4) Darmi una professione "pratica" nell'esistenza, intorno ed a partire dalla quale orientare le mie riflessioni e il mio filosofare. 5) Di fronte ad opinioni diverse dalle mie, in ogni ambito della conoscenza, sospendere sempre il giudizio. Attenderne gli sviluppi nel mondo, se si tratta di ambiti pratici (morale, politica, deontologia e giurisprudenza) del sapere. Acquisire gli strumenti concettuali e metodoligici che l'hanno resa esprimibile, se si tratta di ambiti teoretici (scienze "dure" e scienze cosiddette "dello spirito"). Solo a questo punto assumere una posizione. A me queste regole hanno portato fortuna e ad averle sempre applicate debbo la massima parte delle soddisfazioni che l'esistenza mi ha riservato. Voi cosa ne pensate ? |