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13-05-2015, 06.43.31 | #12 | |
Nuovo ospite
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Ne , "L'io della mente" di Hofstadter e Dennet -Ed.Adelphi-, citato da Maral (libro interessantissimo, che invito tutti a leggere), c'è anche un intero capitolo scritto dallo stesso Turing; dove, da pagina 64 a pagina 74, si esaminano ben nove obiezioni alla sua tesi che un computer possa pensare, con le sue contro-obiezioni. Ora come ora (anche per alcune esperienze personali che ho avuto con i BOT), escluderei che possa esistere un computer in grado di pensare davvero come un uomo; e, tantomeno, di avere una coscienza. L'ipotesi di Kubrick in 2001 "Odissea nello Spazio" (mi riferisco ad HAL -per IBM-), è ancora fantascienza. E, a proposito di fantascienza e del "test della battuta di spirito", a cui accenna Maral, vi riporto -in sintesi- cosa mi rispose un vecchio computer "mainframe", nel mio racconto "Trilogia del Computer", pubblicato su Urania (1987). Nel racconto, il protagonista chiede al PC: "E' più esatto un orologio analogico fermo, oppure uno che ritarda solo di un nanosecondo al giorno?" E il PC risponde: "E' ovvio: è più esatto l'orologio analogico fermo, perchè dà l'ora esatta almeno due volte al giorno. Quello che ritarda di un nanosecondo, invece, l'ora esatta la dà ogni 34 miliardi di anni e rotti!". Poi gli chiede: "L'occhio umano vede più lontano di giorno o di notte?" E il PC risponde: "E' ovvio: di notte...perchè può vedere le stelle, gli oggetti più lontani percepibili dall'occhio. Ma non di giorno....solo di notte." Se non è umorismo questo!!! Il problema è che, come dice Maral, nel caso di specie, il PC "parlava sul serio"...non intendeva affatto fare una battuta di spirito; di cui era incapace allora, come oggi, quasi 30 anni dopo il mio racconto. Almeno, in base a quello che ho potuto constatare. Ed invero, nel caso del nostro cervello, col "neuroimaging", è stata osservata un'aumentata attività nelle aree del cervello (come il lobo temporale), incaricate di creare associazioni sensate tra concetti apparentemente molto diversi; che è il meccanismo su cui si fondano molte barzellette. Peraltro, una particolare attivazione è stata osservata anche in un'altra regione cerebrale: lo "striato ventrale", coinvolto nel circuito della ricompensa: più divertenti risultavano le freddure, più elevata è l'attivazione di queste aree. Ovviamente, non è solo questione di circonvoluzioni cerebrali...ma anche di neurotrasmettitori (non rammento quali, nel caso di specie...forse la serotonina). E tutta "'sta roba", i computer, almeno per ora, se la sognano; se potessero sognare... cosa che escluderei. Tuttavia, a livello teorico, non c'è dubbio che sia il "cervello" del PC che quello nostro, sono fatti degli stessi atomi. Su questo non ci piove. Per cui non escluderei affatto che, tra MOLTI anni, si possa costruire un PC che pensi -più o meno- proprio come noi. In fondo, prima di diventare protozoi, poi amebe ecc., noi eravamo soltanto aminoacidi flottanti nell'acqua (che, di sicuro, non si raccontavano tra di loro barzellette di sorta, per passare il tempo); e adesso, invece, pensiamo (a parte qualche non rara eccezione politica). |
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14-05-2015, 22.04.35 | #13 |
Ospite abituale
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Dennet appartiene alla corrente funzionalista, nella filosofia della mente che comprende soprattutto neuroscienza e cognitivsmo.
Quì mi limito a dire che il problema fondamentale è se il computer può avere un "io". Questo "io", comprende un'unità, una continuità temporale,, una sua inalienabile "interiorità",una stabilità di prospettiva,una natura privata, soggettività della propria esperienza, tutto ciò con una coesione interna. Kant lo chiamava "il problema della trascendentalità dell'appercezione". Il famoso "binding problem",cioè il collegare o integrare l'attività di gruppi neuronali diversi con l'attività corrispondente ad aspetti diversi della nostra esperienza cosciente. Noi sottovalutiamo quello che "passa" per la nostra mente in un secondo:miriadi di informazioni che si compendiano, costruiti su modalità sensoriali con altrettante sottomodalità, concetti, inferenze logiche, pensiero verbale, desideri immediati,progetti per il futuro con schemi di azione, decisioni volontarie il tutto dentro una cenestesi (la sensazione di benessere o malessere),affettività, e l'l'enfasi si sposta in funzione di eventi esterni con il mutare di attenzione e intenzione. La soggettività. l'integrazione e l'informatività sono tre aspetti fondamentali. |
14-05-2015, 23.02.26 | #14 | |
Ospite abituale
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Credo in sostanza sia anche quello che David Chalmers chiama l' "hard problem" (il problema difficile del rapporto mente-cervello, distinguendolo dal problema -relativamente- facile del funzionamento del cervello e delle corrispondenze -o "dei "correlati"- mente-cervello). Il difficile é: Correlati come? "Corrispondenze" in che senso? (e non: " quali correlati, quali corrispondenze?", sul che l' imaging diagnostico é in continuo progresso). |
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15-05-2015, 08.22.05 | #15 | |
Nuovo ospite
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Sono perfettamente d'accordo. Attualmente è impensabile che un PC possa avere un "IO" cosciente, come quello umano. Quest'ultimo (quello "individuale", almeno), non è di sicuro identificabile col "cervello"...però, secondo me, ne è un epifenomeno. Almeno, a quanto posso concludere per inferenza. Ed infatti: a) il mio lettore MP3 produce musica; che è una cosa diversa dall'apparecchio che la genera...ma se io spacco il lettore, la musica cessa; b) il mio cervello produce pensieri (a cominciare dal "cogito ergo sum"); che sono una cosa ben diversa dalle mie circonvoluzioni cerebrali...ma se mi spaccano il cervello, il pensiero e la coscienza (individuale) cessano di botto. Di essi, resta solo quello che ne ho scritto. Per usare un'analogia, un conto è l'hardware e un conto è il software; senza il secondo, il primo è inutile, ma senza il primo, il secondo non gira. Pertanto, per tornare al tema, attualmente è impensabile che un PC possa avere un "IO" cosciente, come quello umano...ma in futuro potrebbe accadere qualcosa del genere; soprattutto quando si passerà dal PC quantico a quello biologico. In effetti, miliardi di anni fa, era impensabile che, qualche aminoacido flottante nell'acqua, avrebbe un giorno avuto un "IO" cosciente, come quello umano... E invece oggi ce l'ha. Per cui, chi può dire cosa accadrà in futuro? |
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15-05-2015, 16.28.52 | #16 | |
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** scritto da elsire:
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Quindi si può dedurre che il PC avrà in futuro un IO cosciente (come quello umano) proprio in virtù del fatto che sarà un "umano" a generare il PC biologico. Dunque anche nell'aminoacido si sarebbe potuto generare l'IO cosciente grazie al fatto che qualcuno abbia progettato, l'aminoacido, a sua immagine e somiglianza. Pace&Bene |
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15-05-2015, 23.51.55 | #17 | |
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Ciao Sgiombo. Le diversi correnti di pensiero che si interessano alla filosofia della mente hanno dato risposte diverse. Ad esempio lil riduzionismo ritiene che un'azione sia data da un gruppo di neuroni, la funzionale da più aree del cervello.Nel frattempo altri studi hanno evidenziato interessanti considerazioni. L'integrazione e informazione coesistono grazie alle complesse connessioni anatomiche delle diverse aree del cervello che producono un gran numero di correlazioni temporali tra le loro attività neuronali che determina la connettività funzionale. Viene studiata come dipendenza statistica tra le varie aree e viene determinata con la risonanza magnetica nucleare funzionale e con magnetoencefalografia. La coesistenza di integrazione e informazione è misurata esaminando la mutua informazione fra i singoli elementi e il resto del sistema e via via da progressivi insiemi composti da un numero maggiore di elementi.Questo costituisce la complessità neuronale che è nulla per sistemi in cui gli elementi sono indipendenti, sarà scarsa laddove gli elementi sono totalmente dipendenti ma si comportano in maniera omogenea,sarà elevata dove gli elementi sono relativamente indipendenti e segregati (specializzati) ma fortemente dipendenti e quindi integrati se considerati tutti assieme.Questo è tipico dei sistemi biologici e sociali così come nella fattispecie nella corteccia cerebrale. La correlazione non è data da semplici aree anatomiche del cervello ,bensì dalla capacità di comunicazione fra le varie aree anche lontane fra loro con le sinapsi con l'area talamo corticale che costituisce l'unitarietà dell 'informazione. |
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16-05-2015, 00.22.51 | #18 | |
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Ciao elsire. Ritengo che un computer sia più un "manufatto" umano che risponde ad una esigenza applicativa che ad una correlazione con il cervello umano. Il nostro cervello risponde ad una esigenza prioritaria, costruire una strategia affinchè vi sia una continuità temporale, cioè una esistenza. Quindi quella strategia deve adattarsi a fenomeni ambientali ,eventi esterni. In altri termini son le premesse "funzionali" con scopi e finalità diverse che costituiscono il divario. L'informazione studiata per un computer è costituita da un segnale fra emettitore e ricevitore che deve essere più variabile quanto loè l'informazione e priva di rumori di fondo, come in una conversazione telefonica. Ma il nostro cervello relaziona semanticamente quell'informazione. L'integrazione è la capacità di rendere unitario quella miriade di informazioni che gli vengono da diverse aree e non può che essere la corteccia cerebrale ad esserne fautore e premessa di una soggettività. Sappiamo che qualunque essere vivente da un protozoo, o una ameba hanno strategie anche semplicissime per cercare i nutrienti, ma costituiscono le basi strategiche e le premesse per alti gradi di complessità di informazioni. Sinteticamente ,se un'ameba non ha attività cerebrali ha comunque un istinto innato che un computer non ha.Non ha una soggettività come premessa ad un "io", ma la sua biochimica è innata e fondata alla conservazione. Nelle narrazioni fantascientifiche il computer intelligente o IA diventa soggetto nel momento in cui esplica autoprogrammazioni in funzione di strategie difensive o offensive che mirano ala propria continuità temporale, cioè "vive" e vuole (volontà di una intelligenza o innatezza di un'ameba) continuare ad esistere. Ma il nostro cervello è su un corpo che deambula, che vive in pluralità di eventi, ambienti e situazioni e deve risponderne applicando queste strategie, con efficacia ed efficienza, "conservative di sè" innanzitutto:quindi sarà un robot, o un essere alla "blade runner". Fantasticando mi chiedo se il silicio drogato possa essere una base oppure è proprio l'hardwere proteico della biochimica ad essere così dinamico e plastico da poter essere riprogrammato facilmente. Il software è correlato all'hardware. Per cui mi chiedo se un domani l'elettronica sarà fondata ancora sulla fisica/chimica inorganica oppure sulla biochimica? Sono convinto comunque che non passerà molto e ne vedremo di"belle",ritengo che il problema sarà più etico che tecnologico. |
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16-05-2015, 10.42.44 | #19 | |
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Sono perfettamente d',accordo. Ma questo é l' "easy problem"; l' "hard problem" (Chalmenrs) è filosofico e non scientifico ed é quello dei rapporti fra questi eventi neurofisiologici (nell' ambito delle esperienze che li percepiscono come propori oggetti) e le esperienze coscienti sogettive ai quali sono correlati (e con i quali non si identificano affatto: il mio vedere un maestoso cedro del Libano dal verde fogliame -nell' ambito della mia esperienza cosciente- é altra, ben diversa cosa dal tuo vedere -nell' ambito della tua esperienza cosciente- il mio cervello: una roba grigio-rossastra molliccia, che analizzata finemente si dimostra fatta non da un maestoso, verde cedro bensì da quelle correnti di impulsi lungo circuiti nervosi da te così ben accennate; le quali sono ben diverse dalle molecole organiche e inorganiche, di cellulosa, di proteine, grassi, zuccheri, sali minerali, ecc. che costituiscono il cedro del Libano che sto ammirando: ché altrimenti non sarebbero il mio cervello funzionante in un determinati modo ma invece un determinato albero). Ultima modifica di sgiombo : 16-05-2015 alle ore 22.17.42. |
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16-05-2015, 22.12.07 | #20 | |
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Dissento da entrambi (dal monismo materalistico di Elsire e dall' antropomorfismo intenzionalistico -o in soldoni: teismo- di DucinAltum). Da Elsire perché credo, si, che teoricamente in futuro potrebbe forse essere realizzato un computer che si comporti come se avesse un io cosciente (la ritengo una possibilità teorica, in linea di principio, non in linea di fatto, per lo meno in tempi ragionevolmente prevedibili). Ma questo non significa necessariamente che esso avrebbe un io cosciente (che un' esperienza cosciente sarebbe realmente correlata al suo funzionamento). D' altra parte non é detto (non é dimostrabile che non accada) che anche qualcuno o al limite tutti gli altri "naturalissimi" uomini e animali, i quali si comportano come se avessero un io cosciente, effettivamente l' abbiano e non siano invece degli "zombi chalmersiani". Ritengo necessaria, per comprendere i rapporti mente-cervello (o pensiero-materia), una rivoluzione copernicana che ci faccia comprendere che il punto non é tanto il fatto (alquanto banale) che "non c' é nessun fantasma nella macchina" (Ryle), quanto quello (ben più profondo) che "la macchina é nel fantasma". Cioé che il mio cervello (la "macchina" di Ryle) in determinati stati funzionali, il quale é nella tua esperienza cosciente-1 (il "fantasma" di Ryle; é nella coscienza di "te" come generico osservatore; di fatto vi é indirettamente, come deduzione dal mio comportamento e/o come testimoniato dall' imaging neurologico funzionale direttamente presenti, direttamente osservati da "te"), corrisponde puntualmente ed univocamente agli stati ed eventi della mia esperienza cosciente-2, ma non é la stessa cosa. Questa (la mia coscienza-2, con i suoi contenuti materiali e con quelli mentali o di pensiero) non può darsi senza quello (il mio cervello regolarmente funzionale; e solo in determinati stati del suo funzionamento, non in tutti) nella tua coscienza-1 (per lo meno -ma di fatto solitamente soltanto- potenzialmente); e viceversa. E tuttavia si tratta di cose ben diverse: (per esempio, fra l' altro) pensieri, sentimenti, visioni di splendidi cedri del Libano magnificamente colorati o ascolti di splendide musiche nel primo caso, "roba rosa-grigiastra molliccia" senza alcun suono o rumore costituita da circuiti nervosi percorsi da determinati flussi di potenziali d' azione nel secondo caso; anche se non si dà l' una senza l' altra di queste due cose reciprocamente diverse, accadenti nell' ambito di (almeno) due differenti esperienze coscienti, biunivocamente corrispondenti fra loro (un po' come i due poli di un magnete: non si da quello positivo senza quello negativo e viceversa, ma non per questo essi sono una stessa cosa). Da DucinAltum perché un eventuale futuro supercomputer comportantesi come se avesse un io cosciente (e forse -ma non é detto- avendolo anche di fatto) non si comporterebbe in tal modo in virtù del fatto che sarebbe stato costruito da un uomo (e non da un Dio, un demone, un demiurgo o anche dal caso), bensì in virtù della complessa architettura anatomica e funzionale che lo caratterizzerebbe, quali che fossero stati i modi e le cause che avessero fatto sì che essa fosse venuta ad esistere. E infatti dal brodo primordiale con i suoi aminoacidi, acidi nucleici, ecc. é del tutto naturalmente e casualmente, cioè non intenzionalmente-provvidenzialisticamente-soprannaturalmente, derivato il fatto che ora ci sono animali con esperienze coscienti (o che si comportano come se le avessero; compresi gli uomini). Ultima modifica di sgiombo : 17-05-2015 alle ore 19.44.04. |
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