Quando sto nell'amore e nella comprensione so tacere perché "sento" la vita e non ho il bisogno di parlarne.
Quanfo sto nell'angoscia la morte mi pare la consolazione più grande.
L'essere ha posto la vita e la morte poiché proprie del suo essere.
Il dolore é un modo di sentire la vita, ma chi non ha mai sofferto ha orrore del dolore. Ricordo che mentre mi trapanavano le gambe senza anestesia per la messa in trazione si scaricó la batteria dell'attrezzo... Stetti immobile più che potevo, i dolori lancinanti mi rammentavano che ero vivo e che stavo lottando. Ero ridotto molto male, ma dopo un mese lasciai l'ospedale. Altri pazienti con danni meno seri erano ancora allettati, in preda ai dolori ed allo sconforto. A quell'incidente ne sono seguiti altri -pare che gli attiro su di me- ebbene non ho mai avuto paura del dolore o di una morte dolorosa. Sappiate che il corpo sente il pericolo della morte e quando sta per arrivare si prepara ad accoglierla con dolcezza. In punto di morte si diventa estremamente saggi, più di tutti i cattedrati che studiano da una vita la morte come problema.
L'eutanasia non é un problema, é un discorso imposto dalla scenza e dalla giurisprudenza. La religione politica o la politica religiosa dovrebbero solo tacere e rispettare l'immenso coraggio di chi accoglie serenamente la piega naturale dell'esistenza. Certi inni alla vita gli grida solo chi non si trova nelle medesime condizioni del sofferente, tenuto in vita in modo innaturale, contro ogni buon senso e in nome di un amore per la vita che non ha alcun rispetto della natura mortale di cui siamo figli.
Quanfo un prete o un filosofo mi parlano della morte gli domando se sono mai morti
É un buon modo per porre fine all'annoso falso-problema della non-immortalità.