ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
01-06-2014, 22.12.02 | #5 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
Messaggi: 193
|
Riferimento: La vera felicità è la schiavitù. (Lo sbaglio di Rousseau).
Citazione:
Per la verità, in ogni suo scritto, Rousseau ha sempre riportato nelle premesse quelli che erano i suoi intendimenti, e nella fattispecie del Contratto sociale il suo fine specifico era quello di coniugare in ambito politico la libertà individuale con il bene comune, inteso come unione civile di singoli cittadini. Nella sua visione, del tutto personale e accuratamente dichiarata, la libertà individuale era coincidente con la libertà naturale, che poteva conciliarsi con una sovrastruttura civile solo avendo come principio ispiratore quella che lui chiamava "Volontà generale", che non era la "Volontà di tutti", ma si distingueva da quest'ultima proprio in virtù di una prospettiva finalistica: la volontà generale, che era più che altro volontà per tutti, poiché si caratterizza per una precisa finalità collettiva e non solo per la sua origine collettiva, tenderebbe sempre al bene pubblico. « Rousseau rimane fermamente convinto che in uno stato ben costituito, dove non si dà peso alle fazioni particolari e i cittadini sono retti e virtuosi, la volontà della maggioranza tende sempre ad approssimarsi alla volontà generale», salvaguardando così la naturale libertà del singolo, non dal (come da te ipotizzato), ma nel bene comune. Citazione:
Essere sé stessi è comunque una scelta del singolo, che spesso mal si coniuga con la civile convivenza e quindi con la libertà del prossimo. E' altrettanto legittimo il desiderio di un uomo di sentirsi sé stesso alla guida di una Ferrari, ed egli non si sentirà felice, e quindi sé stesso, fin quando non riuscirà ad esaudire questo suo desiderio, e quindi a liberarsene. Ci sono ovviamente metodi leciti e illeciti per raggiungere tale libertà, ma non importa nel mio ragionamento, ciò che è importante è che quell'uomo per sentirsi sé stesso cercherà in tutte le maniere di liberarsi dei suoi desisderi, e fin quando non ci riuscirà, sarà inevitabilemente un uomo infelice. |
||
02-06-2014, 11.50.45 | #6 | |||
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: La vera felicità è la schiavitù. (Lo sbaglio di Rousseau).
Citazione:
Citazione:
Citazione:
So bene che a volte vorrei uccidere l'altro, farlo a pezzi come polarità a me radicalmente avversa, ma non posso farlo, perché nell'altro risiede la mia stessa necessità travalicata dalla sua presenza, sento che è la sua esistenza a porre il senso vero e più profondo della mia, anche se non riesco a darmene ragione. Ed è per questo che pur desiderando ucciderlo non posso che prendermi cura di lui, ossia della sua libertà, pure quando l'altro mi si presenta indifeso a mia completa disposizione. E' proprio questo suo presentarsi del tutto indifeso nella sua verità integra (nella sua libertà) che mi impedisce di ucciderlo assorbendolo in me e che abbatte ogni mia resistenza e ogni mio intellettualismo. L'altro è davanti a me nella sua intangibile indifesa esistente purezza e io, che sono il suo altro, il suo riflesso, non posso che essere lo stesso. |
|||
02-06-2014, 12.41.27 | #7 | ||
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: La vera felicità è la schiavitù. (Lo sbaglio di Rousseau).
Citazione:
Citazione:
|
||
02-06-2014, 22.10.50 | #8 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
Messaggi: 193
|
Riferimento: La vera felicità è la schiavitù. (Lo sbaglio di Rousseau).
Citazione:
Ciao green, l'idea che mi sono fatto è che anche Rousseau avesse un'idea della democrazia ben precisa, che è molto simile a quella contemporanea che ne ha Zizek: la democrazia come vuoto di potere. Infatti ciò che Rousseau ha sempre portato avanti è un'deale repubblicano dello stato civile, e non democratico. Come tutti i filosofi, anche il ginevrino vedeva in un'aristocrazia illuminata la miglior forma di governo, governo che non è altro che una magistratura, cioè un ministro che applichi le leggi emanate dall'unico sovrano, il popolo. Una forma di governo democratica, benché legittima e possibile, determina invece un vuoto di potere, perché per essere tale la magistratura dovrebbe essere retta dalla metà più uno della totalità dei cittadini, e quindi il potere esecutivo verrebbe a confondersi con quello legislativo. Una democrazia de facto, come penso anch'io, è impossibile. Citazione:
In effetti mi son rivisto nella concezione rousseauniana per la quale non si può separare il piano morale da quello politico. In tutto ciò io vedo una speranza che il ginevrino ha prospettato per l'umanità, una possibile e civile convivenza nel rispetto delle leggi dello stato e della libertà del singolo: un modo di governare che salvaguardi la dignità della persona grazie allo stesso stato, che non essendo altro che la totalità dei cittadini non può che essere esso stesso la garanzia più naturale possibile per quelle libertà civili che oggi ci hanno distrutto, che ci fanno credere possediamo ma che la maggioranza del popolo ignora. Si, forse hai ragione, forse sono lockiano. Ma non posseggo delle verità, solo pensieri. Citazione:
Beh, forse sei molto più radicale di quanto non lo sia io, il vero problema (secondo me), e che credo di poter rilevare anche dalle tue parole, è che oggi il popolo è assuefatto, lobotomizzato, mentalmente atrofizzato. Crede di essere felice, o meglio glielo fanno credere, crede di essere libero, ma in realtà è in catene. Io trovo perciò molto attuale Rousseau: «Gli uomini, grossolani, facili da lusingare, che, d'altra parte, avevano troppe questioni da dirimere tra loro per fare a meno di arbitri, e troppa avarizia e ambizione per potere a lungo fare a meno di padroni [...] corsero incontro alle catene convinti di assicurarsi la libertà.» |
|||
03-06-2014, 00.41.00 | #9 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: La vera felicità è la schiavitù. (Lo sbaglio di Rousseau).
Citazione:
E' strano come certi termini appaiono più importanti di altri altri in determinanti momenti di una propria esistenza. Il "limite" è un termine per me molto importante tanto più se si discute di J.J.Rosseau. di libertà e diseguaglainza e di politica e società. Non esiste nessuna etica o morale se non c'è un limite e Maral esprime a mio modo di vedere una giusta considerazione. "C'è un limite a tutto", si dice, persino nella licenziosità di una libertà astratta e assoluta, quando un uomo singolo è solo condizionato dalle regole naturali che lo sostentano. Ma quando un uomo costruisce una famiglia, già esiste una micro divisione sociale nel patriarcato o matriarcato che come cellula ,sociologicamente diventerà tribù, comunità, socialità, Stato. Noi cediamo un diritto , perchè persino nei moderni ordinamenti la libertà è un diritto reale che può essere leso e che colui che lo subisce può quindi chiederne risarcimento. Cediamo parte della originaria libertà ad una volontà comune che rappresenta lo stesso bene comune. Ma una seria analisi non può prescindere da come vine espressa quella volontà generale. Il Contratto Sociale argomenta nei vari capitoli le forme della politica. Se durante la rivoluzione francese il metodo dei "cittadini" fu assembleare , questa pratica è nata da una teoria che fu anche di Rousseau. Brevemente.... la pratica del circolo virtuoso che genera il cittadino e il buon governo è una funzione strettamente legata alla regola democratica, che non è mai "pervenuta" nemmeno ai giorni nostri. Il vero motivo? Ignoranza culturale della popolazione che si fa abbindolare dai potenti, che non vogliono quei "limiti" che da principio morale diventa divisione dei poteri dalla monarchia assoluta a quella costituzionale fino alla repubblica democratica. E' troppo bello essere privilegiati e fare gli interessi propri gestendo il bene comune!! L'ignoranza della base è direttamente proporzionale alle tirannie dei potenti; più cresce la coscienza di cittadinanza e democrazia e più i potenti devono accettare la regola della trasparenza democratica. Noi viviamo in tempi in cui ci fanno credere che la democrazia come regola civile sia fasulla: attenzione è un film già visto che porta ai dispotismi. Semmai dovremmo reclamare una maggior tutela della regola democratica e di più trasparenza e quindi informazione da parte dei poteri: siamo cittadini e non sudditi! Persino lo schiavo si comprava la libertà, forse non sappiamo più cos'è o cosa farcene. Se si ha voglia di tornare schiavi e pensare che la felicità sia programmabile come un dolore ,fate pure. Io preferisco ritornare piuttosto al "buon selvaggio" di Rousseau, ma fiero della mia libertà, con i limiti, le incertezze, gli errori, ma con autenticità. |
|
03-06-2014, 13.15.40 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
Messaggi: 193
|
Riferimento: La vera felicità è la schiavitù. (Lo sbaglio di Rousseau).
Citazione:
Ciao Duc, la tua definizione di saggio è logicamente legittima, ma cronologicamente discutibile: solo dopo aver ottenuto soddisfacimento ai propri interessi, e quindi ai propri piaceri, si rende conto che quello non è il suo cammino di perfezione; ma solo dopo... Quando ne è consapevole, cioè dopo aver esaudito i propri desideri, acquista saggezza. Se prima era schiavo dei suoi desideri, dopo decide con la sua volontà di essere schiavo di Dio. La verità, secondo me, è un cammino, una conquista, ma che non sempre porta a Dio. Rousseau era profondamente credente, ma quella non è una sua definizione, è semplicemente il titolo che ho voluto dare io a questo topic. Come ho già scritto, io non posseggo verità, solo pensieri, che mi piace confrontare. In un'epoca vuota di contenuti come la nostra, dove la tecnologia la fa da padrone, dove le scienze del particolare assurgono a detentrici di verità assolute, il pensiero è stato messo da parte. Il prof. Alberto Bassi ha dato una definizione di filosofia che mi piace molto: la filosofia libera l'uomo. |
|