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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 08-05-2014, 15.38.27   #21
Koirè
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

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Originalmente inviato da Galvan 1224

"Se poi la complessità degli argomenti vien supportata da lunghe proposizioni ricche di parole la faccenda un po’ si ingarbuglia (mettendo fuori gioco persone come me tendenti alla semplificazione). "

Esattamente così...semplificazione del linguaggio per chi non ha le basi culturali per capire certi interventi talmente articolati da parole dal nome impronunciabile che chi come mè non capisce quasi nulla...se non il grazie finale.
Galvan ,te sei una persona talmente intelligente che non deve dimostrare con paroloni la sua mente perfettamente pensante e unica,e leggo sempre volentieri i tuoi interventi.

S.G

Ultima modifica di albert : 10-05-2014 alle ore 08.30.47.
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Vecchio 08-05-2014, 18.34.48   #22
Davide M.
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

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Originalmente inviato da Galvan 1224
Eh sì, i veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande… o le poniamo agli altri (ironico...).

Problemi di comprensione, soprattutto, e di uso del linguaggio che per quanto condiviso è per ognuno precipuo (ad esempio io uso sovente questa parola, precipuo… ma altri ne usano di diverse, spesso migliori).

Se poi la complessità degli argomenti vien supportata da lunghe proposizioni ricche di parole la faccenda un po’ si ingarbuglia (mettendo fuori gioco persone come me tendenti alla semplificazione).

Ma sotto a tutto questo agisce un bisogno che ci accomuna tutti, di trovar nell’altro uno specchio nel quale veder riflesso quello che realmente ricerchiamo, forse il nostro vero volto, cui associare quella vocina che sentiamo costantemente dentro di noi (cito Davide).

Ritengo non si possa prescindere dal confrontarsi col prossimo, se si vuol mantenere la nostra umanità e non sconfinar in pericolosi sentieri d’autosufficienza, autoreferenzialità e ancor oltre.

Per cui apprezzo che s’apprezzi (eh, va beh…) ogni scritto, qual che sia.

Si hai ragione, ma in fondo anche il proprio modo di esprimersi rispecchia in un certo senso il proprio modo di essere, perciò non deve essere una discriminante, bisogna rispettare l'essere così com'è, e non come si vorrebbe che fosse, secondo me. Ciò che conta è andare al cuore di un ragionamento, e individuarne il concetto, basta sapersi districare in un roveto semantico, che non è impossibile. È sempre meglio che andare al cuore delle persone per individuarne l'anima! Anch'io sono convinto come te e Wittgenstein che ciò che può dirsi, può dirsi chiaramente

Ultima modifica di Davide M. : 08-05-2014 alle ore 21.09.22.
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Vecchio 08-05-2014, 18.57.22   #23
Sante
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Ciò è vero, più domande ci si fa, più voglia di trovar risposte si ha. A non trovar le risposte, è lì che nasce il dolore, la sofferenza. Molti, certo, non si pongono il "perché", non "cercano", evitano, ma restano lì nei loro dolori, nelle loro sofferenze, che ogni uomo è costretto a vivere, a sopportare. Nella ricerca invece, una sola risposta, anche la più semplice, può giovare molto alla propria anima. Io credo, inoltre, che con la conoscenza si è più fragili, ma allo stesso tempo può fortificare, vedi Socrate, non abiura la propria sapienza, preferisce morire, quanto è grande l'amore per la filosofia. Io credo, dunque, che tutti abbiamo problemi, ma alcuni sono banali, se così si può dire, perché la vita arricchisce tutti di tali problemi, mentre le domande non fanno altro che consolidare, con le risposte, la propria bellezza.
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Vecchio 09-05-2014, 03.17.37   #24
Mymind
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Secondo me si sta discudento invischiati nel duale, ovvero si è diviso in quelli insensibili che se ne fregano dei problemi e vivono sereni e quelli che invece l'intelletto e la sensibilità li porta a porsi domande e a prendere coscienza dei veri problemi rattristandosi. A parer mio invece il saggio esamina e conosce i problemi a fondo, ma non se ne rattrista, in quanto i problemi non sono lui ed essendo esterni a se stesso non ne sarà coinvolto emotivamente acquistando discernimento rispetto al problema. Ed è questa secondo me anche una posizione privilegiata nel porsi le domande che ne conseguono e le possibili risposte o soluzioni. Che lo stolto viva sereno e che l'intelligente sia afflitto dalla realtà perchè la conosce e un luogo comune abbastanza superficiale, conoscere a fondo un problema non per forza deve avere un'accezione.
I problemi esistenziali possiamo porceli, conoscerli e capirli anche senza essere invischiati nell'emozione che possono generare, ma mantenendo un certo discernimento poichè son sempre qualcosa d'esterno a noi stessi.


"Noi sentiamo che anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure toccati. Certo allora non resta più domanda alcuna; e appunto questa è la risposta".Wittgenstein

Lo stolto ci arriva senza pensarci e resterà incosciente, il saggio c'arriva pensandoci a fondo e una volta che ne sarà pianemente cosciente non ne risulterà nemmeno condizionato emotivamente, ma non perchè insensibile, bensì perchè al di sopra. Solo focalizzando a pieno il problema si può capire che non ci importa direttamente.
L'impossibilità di darci una risposta non turba il nostro io, ma il nostro ego che ne viene deluso a seconda di quale fosse stato il suo pronostico iniziale. L'impossibilità di una risposta inoltre può spingerci con entusiasmo nella sua ricerca, consci del fatto che potremo non trovarla, ed in tal caso non restandone delusi, poichè coscienti, la delusione nasce invece da una previsione che non si verifica.
Quindi non capisco perchè i problemi dovrebbero essere per forza negativi o positivi quando posson essere problemi soltanto per chi guarda da un piano più elevato che quasi li trascende senza perdere la sua fermezza.
Inoltre le domande non generano soltanto problemi, ma anche meraviglie.

Alla domanda di Davide «...ma tu cosa ti aspetti dalla vita?» che parafrasata è sinonimo di "cosa vuoi dalla vita?" io risponderei ironicamente: "ma che cavolo vuole la vita da me!?" :P

L'invulnerabilità non consiste nel non essere colpiti, ma nel non restare feriti. Seneca
Di rado la sorte ha la meglio sul saggio. Epicuro

Lascio due vignette carine a tema





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Vecchio 09-05-2014, 10.25.36   #25
SinceroPan
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

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Originalmente inviato da Davide M.
Non trovate anche voi, che i veri problemi sorgono solo nel momento in cui ci poniamo delle domande? Ogni giorno vedo delle persone che vivono la loro vita normalmente, a volte è proprio questa parola a sconcertarmi, normalmente; con questo intendo dire, che vedo tante persone vivere, senza farsi delle domande, e quindi senza porsi dei problemi. Se non ci si pone dei problemi, allora non si hanno dei problemi...
Quindi in un certo senso siamo noi stessi causa dei nostri problemi, paradossalmente.
I nostri problemi sorgono quando ci poniamo delle domande, e magari poi cerchiamo delle risposte da chi quelle domande non si pone, o non si è mai posto.
Ma perché a me viene da chiedermi su tutto, e a mio cognato no??
Vedo tante persone vivere beatamente la loro vita, e non è un modo di dire, perché è così, perché lo vedo proprio; ognuno ha i suoi problemi reali, nella vita reale, di tutti i giorni, ma questi secondo me non sono problemi, sono le scelte che dobbiamo fare, le conseguenze di scelte sbagliate, il rancore per una malattia inattesa, o la sfortuna, il caso, il destino; ma in una parola è il mistero stesso della vita, che ci pone davanti una realtà intrinseca alla vita stessa, è lo scorrere stesso della vita,
ciò che gli altri, chiamano problemi.
A volte ho come la sensazione che questo mondo mi va stretto.
Un giorno qualsiasi, incontro uno qualsiasi, dei tanti che conosco da una vita, e tra una chiacchiera e l'altra qualsiasi, gli chiedo: «...ma tu cosa ti aspetti dalla vita?», ci pensa su, poi mi guarda negli occhi e mi risponde, «dalla vita?»



a lungo ho riflettuto sul rapporto tra conoscenza il dolore.. e ci riflettono da millenni le religioni ed i miti..
Prometeo è incatenato perchè ruba il fuoco della conoscenza agli Dei per donarlo agli uomini, i mortali...
il Peccato Originale è il furto del Frutto Proibito della Conoscenza del Bene e del Male : la punizione è la Cacciata dal Paradiso Terrestre e la nuova realtà della Morte che prima non esisteva..
ed il Vaso di Pandora quanti guai..

insomma, come diceva Schopenhauer, filosofo del Pessimismo : la Conoscenza è Dolore.. e nella bibbia c'è Qohèlet, religioso ma nichilista ante litteram, che diceva : a che pro ho faticato per esser savio se farò la stessa fine dello stolto ?

più ottimista Pitagora, esoterico/aristocratico, che diceva: gli uomini comuni lottano per il danaro ed il potere, i migliori per la conoscenza..

ma anche la gente che vive di quotidiano, nè peggiore nè migliore di noi che continuamente scaviamo, certe cose sotto sotto le sà : proviamo a riflettere su cosa ci sia sotto questi termini apparentemente semplici :
S-Pensieratezza..
Passa-Tempo..
Di-Vertimento..
Dis-Trazione..
Occup-Azione..

domanda : se quella che chiamiamo Superficialità è Utile (Pragmatismo) a vivere meglio, perchè Approfondire ?
se Credere ad una Religione Trascendente che Nessuna sà se è Vera o Falsa però Aiuta a Sopportare la Vita allora perchè incaponirsi a Dimostrar che è Razionalmente Infondata ?

la mia risposta è : perchè Noi Non Siamo Padroni dei Nostri Desideri e quindi della Nostra Volontà : c'è chi Nasce col Desiderio di Capire anche se sà che Non Riuscirà a Capire.. è c'è chi Nasce con il Desiderio di Minimizzare l'Inquietudine e vivere secondo il motto : è Meglio Non Sapere (... di Non Sapere aggiungo io)..

pochi sono quelli come Adriano, l'imperatore ormai vecchio che dialoga con Marco Aurelio nel romanzo della Yourcenar, e che conclude il romando dicendo : Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti...


PS: Sorridere di Quasi Tutto .. prendere le cose con Leggerezza.. come un Destino (causa sconosciuta) od un Caso (causa inesistente).. questo è quello che stò personalmente cercando di fare per me..
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Vecchio 09-05-2014, 20.20.14   #26
Galvan 1224
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

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Originalmente inviato da Davide M.
Si hai ragione, ma in fondo anche il proprio modo di esprimersi rispecchia in un certo senso il proprio modo di essere, perciò non deve essere una discriminante, bisogna rispettare l'essere così com'è, e non come si vorrebbe che fosse, secondo me. Ciò che conta è andare al cuore di un ragionamento, e individuarne il concetto, basta sapersi districare in un roveto semantico, che non è impossibile. È sempre meglio che andare al cuore delle persone per individuarne l'anima! Anch'io sono convinto come te e Wittgenstein che ciò che può dirsi, può dirsi chiaramente


Convengo nel rispettare (accettare) l’essere (uomo) così com’è, senza alcuna discriminante né desiderio che sia diverso, per quello che dice e anche per come si comporta.
Tuttavia trovo che sia una cosa con le parole e ben differente sul piano pratico.

Ad esempio, tempo addietro tornando nel mio precedente appartamento (piano terra) ho trovato la finestra aperta (era inverno e pioveva...) e evidenti segni che qualcuno oltre a non aver trovato le chiavi aveva sbagliato casa… l’interno era a soqquadro con la biancheria sparsa dappertutto.
La busta dove conservavo circa 1000 euro però non era stata trovata, e neppure è stata “presa in prestito di lunga scadenza” una videocamera dal valore di qualche centinaio di euro.

La lista delle mancanze si risolse in: 2 asciugamani di gran formato (nuovi, però), una borsa per computer economica… e la sensazione di qualcos’altro che non mi è riuscito di richiamar alla mente.

Appena entrai ho subito guardato le pareti, dove stavano appesi tre quadri eseguiti e datemi in “custodia temporanea” da una persona cara.
Non li avevano asportati e questo ha spento la mia forte apprensione; di tutto il resto (non colleziono e mi limito a ciò che mi occorre) non mi importava se non per il valore netto (beh, quei soldi mi servivano per affitto, bollette ecc.), ma quei quadri erano insostituibili, unici e irripetibili e nel veder la finestra spalancata solo a quelli ho pensato (credo che la mia pressione e i battiti siano andati ben oltre la soglia di pericolo…), per dir del valore che diamo alle cose.

Quindi m’è riuscito bene d’accettar che vi siano al mondo i ladri (e il loro peculiare modo d’esprimersi…) e stavolta era toccato a me.
E poiché vi son ladri vi son anche guardie che onestamente, a causa loro, posson guadagnarsi da vivere…

Ma se m’avessero preso i quadri non sarei riuscito a “rispettare” il contributo che anche i ladri danno al funzionamento della struttura sociale, di cui critichiamo (a ragion veduta) tanti aspetti e più spesso non consideriamo i vantaggi.
È sempre una questione di limiti, l’illimitato non è dell’uomo.

Mentre girovagavo per l’appartamento, osservando le impronte di terra lasciate dalle scarpe del mio visitatore, compilando l’inventario mi chiedevo sorpreso il motivo dell’evidente anomalia… nessun ladro degno di quel nome si lascia sfuggir una busta non ben occultata e una videocamera di piccolo formato da cui si può ricavar facilmente almeno una cinquantina di euro… prendendo invece un paio di grandi e ingombranti asciugamani e, suppongo, infilandoli a fatica in una borsa per pc, prima d’andarsene.

In quel roveto d’indizi (non semantico, in questo caso) cercavo il bandolo della matassa (il cuore del ragionamento, o dell’accaduto) e nel raccontarlo qui, vi faccio partecipi della cosa nel mio peculiare modo d’esprimermi, traendo dalla vita quotidiana, da quello che mi circonda e accade, il materiale necessario.
Perché mi par più vivo, fresco… ma soprattutto mio, originale.
Fatti e vita vera, pur se in limitatissima scala.

Nei panni dell’investigatore, ripercorso e valutato fatti, prove e indizi, son approdato a due soluzioni dell’accaduto, che vi presenterò dopo una necessaria premessa (tanto per allungar la minestra…).

L’appartamento (in seguito mi son trasferito) era in una casa che ne conteneva quattro, due al piano terra (uno era il mio) e due al primo. Poiché all’epoca avevo urgenza di un alloggio non ho dato molta importanza a diversi indizi, che diversamente mi avrebbero messo in guardia… per farla breve sopra la mia testa vivevano 3 o 4 o 5 persone… (non l’ho mai capito), brasiliane, che si collegavano immancabilmente via internet per ore (ah, la saudade…) con i parenti quasi tutte le notti, dalla camera da letto… sopra la mia.
Avevano anche altre spiacevoli usanze, tipo gettar capelli e materiale di tutti i tipi direttamente al piano terra, dove vivevo, così che dovevo tener sempre chiuse alcune finestre…

Negli altri due appartamenti alloggiavano due famiglie molto numerose di albanesi.
Tutti loro mi son accorto ben presto mi considerassero un intruso, pur se erano in affitto al par mio.

Mi son fatto dovere di sopportare piccoli (e alcuni grandi) soprusi, tentando di trovar terreno comune attraverso il ragionamento, ma senza significativi risultati… anzi… non gradendo essi la dialettica in un paio d’occasioni son passati direttamente a pesanti minacce.
Ora che l’intreccio è più delineato ritorniamo alle ipotesi dell’accaduto.

A)- forse più che di ladri esterni s’è trattato di una sorta d’avvertimento, proveniente da non troppo lontano.

B)- tuttavia il vero o presunto ladro ha cercato come s’usa fare, dettagliatamente. Fosse stato un avvertimento bastava molto meno.

Quindi tutta una messinscena?
Avrei detto di sì, non fosse per …quella sensazione di qualcos’altro che non mi è riuscito di richiamar alla mente…

Quella sensazione era connotata a grande disagio se non proprio paura… e non proveniva affatto da me, aleggiava nell’aria…

Pulito e rimesso tutto a posto si è dissolta… i quadri non son stati toccati e la loro accurata geometria, indicante un piano oltre l’umano, forse quel piano l’han fatto avvertire al mio visitatore… o almeno così mi piace considerare…
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Vecchio 10-05-2014, 15.13.16   #27
Davide M.
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
Originalmente inviato da Sante
Ciò è vero, più domande ci si fa, più voglia di trovar risposte si ha. A non trovar le risposte, è lì che nasce il dolore, la sofferenza. Molti, certo, non si pongono il "perché", non "cercano", evitano, ma restano lì nei loro dolori, nelle loro sofferenze, che ogni uomo è costretto a vivere, a sopportare. Nella ricerca invece, una sola risposta, anche la più semplice, può giovare molto alla propria anima. Io credo, inoltre, che con la conoscenza si è più fragili, ma allo stesso tempo può fortificare, vedi Socrate, non abiura la propria sapienza, preferisce morire, quanto è grande l'amore per la filosofia. Io credo, dunque, che tutti abbiamo problemi, ma alcuni sono banali, se così si può dire, perché la vita arricchisce tutti di tali problemi, mentre le domande non fanno altro che consolidare, con le risposte, la propria bellezza.

Concordo, però non penso che i molti che non cercano, ma che anzi evitano, restino nei loro dolori e nelle loro sofferenze, perché chi non cerca non soffre, non so perché, ma penso che la sofferenza sia una causa di quella ricerca, e non un effetto. Mentre mi piace molto il tuo ultimo pensiero, le domande non fanno altro che consolidare, con le risposte, la propria bellezza. Qualcuno, fin troppo pragmatico, potrebbe dire che sia una magra consolazione, e giustamente secondo me, perché se chiaramente non si cerca, non si ha nemmeno un certo senso estetico della vita, dove invece molti per senso estetico intendono il ben vestire, il ben mangiare, il ben apparire, ecc., dove io invece lo intendo come una dimensione trascendente delle mie potenzialità spirituali, del mio essere razionale, e mi stupisco di chi invece non sa nemmeno cosa significhi trascendente, può sembrar strano, ma c'è ancora gente che non lo sa, o che lo collega solo ad una dimensione religiosa, ma il bello è che quando glielo spieghi, per loro nulla cambia.
Ed è normale, perché per vivere bene non è indispensabile sapere che cosa significhi trascendente, ma è anche vero che per gente come me ad esempio, il ben vestire, il ben mangiare, il ben apparire, ecc., non è sufficiente per vivere bene.

Ultima modifica di Davide M. : 10-05-2014 alle ore 21.57.57.
Davide M. is offline  
Vecchio 16-05-2014, 15.30.56   #28
gyta
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
No, le mutazioni non sono in relazione alle predisposizioni genetiche, ma sono il frutto di successivi stadi di adattamento all'ambiente esterno di una determinata specie, altrimenti si andrebbe incontro alla necessità di dimostrare una natura latente, che dovrebbe manifestarsi sotto forma di mutazioni ogniqualvolta l'ambiente esterno lo renda necessario
Ed infatti si manifesta ogni qualvolta l’ambiente lo renda necessario, non certo per volontà cosciente del singolo.

Citazione:
ma sono il frutto di successivi stadi di adattamento all'ambiente esterno di una determinata specie
Questi successivi stadi di adattamento sono quelle mutazioni che avvengono nella specie
grazie alla predisposizione della natura di rispondere all’ambiente esterno, questa predisposizione
di rispondere all’ambiente esterno è parte del bagaglio genetico che non ci informa solo dei tratti del come
siamo ma anche del come possiamo reagire. Questo commento sulla genetica dice altresì che ogni possibilità
è data ad una determinata specie e non ad un singolo esemplare, per cui le presunte predisposizioni
individuali non sono che risposte di quel rappresentante della specie all’ambiente esterno a cui reagisce,
il medesimo ambiente esterno complessivo della sua formazione culturale
non quindi innate nel solo singolo individuo di riferimento.
Dire adattamento all’ambiente è ammettere un organismo che porti in sé le caratteristiche capaci
di mutazione, caratteristiche che fanno parte dell’eredità genetica, visto che questa codifica
le possibili disposizioni di un organismo.
Questo è il mio commento sull’argomento.
Non uno "scoop sulla genetica" ma il semplice ragionamento intorno alle informazioni
di cui già disponiamo sul comportamento evolutivo.
gyta is offline  
Vecchio 16-05-2014, 19.44.08   #29
Davide M.
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Citazione:
Originalmente inviato da gyta
Ed infatti si manifesta ogni qualvolta l’ambiente lo renda necessario, non certo per volontà cosciente del singolo.
Questi successivi stadi di adattamento sono quelle mutazioni che avvengono nella specie grazie alla predisposizione della natura di rispondere all’ambiente esterno, questa predisposizione di rispondere all’ambiente esterno è parte del bagaglio genetico che non ci informa solo dei tratti del come siamo ma anche del come possiamo reagire.
Questo è il mio commento sull’argomento.
Non uno "scoop sulla genetica" ma il semplice ragionamento intorno alle informazioni di cui già disponiamo sul comportamento evolutivo.

ed il tuo ragionamento è ineccepibile, gyta. Però se questa predisposizione di rispondere all’ambiente esterno è parte del bagaglio genetico che non ci informa solo dei tratti del come siamo, ma anche del come possiamo reagire, allora non mi spiego come il cambiamento di un ambiente esterno, non dovuto alla nostra volontà, oppure a nostre predisposizioni genetiche, possa essere conosciuto dalla stessa analisi dei nostri geni. Cioè, come può un avvenimento estrinseco alla nostra natura, essere già scritto nella mappa del nostro dna? Se nel nostro dna è già insito un carattere evolutivo, come può questo carattere essere posseduto a priori, cioè prima ancora che un cambiamento ambientale sia già in essere e che modifichi di conseguenza quel determinato gene che prescriva "come" reagire a quel cambiamento che non è dovuto alla nostra volontà?
Davide M. is offline  
Vecchio 17-05-2014, 16.44.34   #30
gyta
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Riferimento: I veri problemi sorgono solo quando ci poniamo delle domande?

Citazione:
allora non mi spiego come il cambiamento di un ambiente esterno, non dovuto alla nostra volontà, oppure a nostre predisposizioni genetiche, possa essere conosciuto dalla stessa analisi dei nostri geni. Cioè, come può un avvenimento estrinseco alla nostra natura, essere già scritto nella mappa del nostro dna?

Se nel nostro dna è già insito un carattere evolutivo, come può questo carattere essere posseduto a priori, cioè prima ancora che un cambiamento ambientale sia già in essere e che modifichi di conseguenza quel determinato gene che prescriva "come" reagire a quel cambiamento che non è dovuto alla nostra volontà?

(Davide M.)
Nella nostra natura è intrinseca la capacità di interazione ovvero quella capacità di rispondere secondo sollecitazioni, non una disposizione statica ma duttile [che poi secondo prospettiva concettuale assume valore evolutivo o involutivo]. Fondamentalmente null’altro che uno stato di interazione intrinseco.
Non è quindi a mio avviso un determinato cambiamento ambientale ad essere inscritto al comportamento intrinseco alla (nostra) natura ma la sola imprescindibilità di interazione che rende quella nostra natura sensibile e duttile, capace di risposte. Il “come” non è che una delle possibili organizzazioni risultato di questa duttilità. Non fanno eccezione la malattia e la morte intese da questo punto di analisi.

Non penso quindi che vi sia una sorta di intrinseca conoscenza intorno alle possibili disposizioni (cambiamenti esterni) ma una sorta di intrinseca conoscenza intorno alla struttura stessa di ciò che chiamiamo materia (o natura) penso vi sia essendo fondamentalmente quella medesima natura secondo differenti organizzazioni cellulari (e persino atomiche).

Ciò che emerge dalla plasticità del potenziale noi chiamiamo specie o in altri ambiti intelligenza
quella stessa che differisce nel singolo secondo contesto di urgenza prioritaria.

Forse sarebbe sufficiente un’analisi approfondita alla questione per accorgersi del come
la coscienza mentale non sia che la punta dell’iceberg di una potenzialità che va ben oltre
il meccanismo di duttilità aprendo una più ampia visione all’usuale concetto di intelligenza.
Citazione:
la mia risposta è : perchè Noi Non Siamo Padroni dei Nostri Desideri e quindi della Nostra Volontà

(SinceroPan)
No, sino a quando non si intende che quel “noi” non si trova alla superficie dell’analisi al pensiero.
I nostri desideri e la nostra volontà sono in realtà tali se andiamo a vedere sepolto sotto ciò che sembra essere..

Citazione:
La lista delle mancanze si risolse in: 2 asciugamani di gran formato (nuovi, però), una borsa per computer economica… e la sensazione di qualcos’altro che non mi è riuscito di richiamar alla mente.

i quadri non son stati toccati e la loro accurata geometria, indicante un piano oltre l’umano, forse quel piano l’han fatto avvertire al mio visitatore… o almeno così mi piace considerare…

(Galvan)
Spesso ciò che sappiamo essere presenza sfugge ad una visione d’insieme
quella geometria sospesa dentro ed oltre le cose si occulta alla nostra vista
mentre cerchiamo un ordine apparente e razionale fra sottrazioni e confini..

Ultima modifica di gyta : 18-05-2014 alle ore 00.03.02. Motivo: ..lotta perenne con gli "a capo" delle formattazioni..
gyta is offline  

 



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