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Vecchio 26-03-2014, 18.24.04   #1
oroboros
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Sulla supposta opposizione tra intelletto e sentimento

Non c'è un'opposizione di principio, dunque obbligatoria anche se risolvibile su un piano più elevato di realtà, tra l'intelligenza e il sentimento, perché per esserci entrambe le dimensioni dovrebbero coesistere sullo stesso piano di realtà, e occupare la stessa sfera entro la quale lottare alla ricerca dell'equilibrio dato dalla loro complementarità che farà ritrovare, ai due poli dell'opposizione considerata, l'unità che li ha generati. Intelligenza e sentimento hanno, invece, i loro regni su due diversi piani dell'essere, che si trovano a differenti gradi di prossimità nei confronti della centralità di un essere, della quale rappresentano caratteristiche diverse su piani diversi della realtà che vive lo stesso essere. L'intelligenza è più vicina al centro spirituale di quanto non lo sia il sentimento, e questa sua contiguità è ciò che la rende analoga alla spiritualità che ordina, manifestandola, la realtà relativa. Il sentire emotivo è più vicino al corpo di quanto non lo sia l'intelligenza, ed è più labile di quest'ultima perché più legata alle variazioni di equilibrio che hanno le condizioni fisiche. L'opposizione, di natura qualitativa, c'è tra una cattiva intelligenza e una buona intelligenza, o tra un'emotività armonica e una disarmonica; tra intelligenza e stupidità, o tra amore e odio.
Se, però, intelligenza e sentimento lottano tra loro, si può parlare di una relativa opposizione che dovrà essere conciliata, ma è un'opposizione analoga a quella che ci può essere tra la qualità e la quantità, che sono due princìpi universali a sé stanti, ognuno di essi caratterizzato da una propria opposizione, che si attua nella sfera di realtà che è, propriamente, il dominio che lo riguarda. Anche qualità e quantità, su un piano meno elevato perché più distante dalla loro perfezione, la quale sussiste prima che esse interagiscano tra loro nella realtà relativa, possono rappresentare una relativa opposizione, nella quale all'aumentare dell'una si avrà una corrispondente diminuzione dell'altra. In questo loro contrapporsi, però, non c'è un'effettiva misurabile variazione dell'una o dell'altra, così come non c'è tra l'intelligenza e il sentimento. Se si disponesse di un solo chilo di zucchero, a questo si darebbe più valore che se ne avessimo cento, ma il peso e la qualità di quel chilo di zucchero in realtà non varierebbe. Allo stesso modo se la capacità di provare emozioni aumentasse, l'intelligenza non diminuirebbe di conseguenza, e se l'intelligenza dovesse svilupparsi molto, non si avrebbe una corrispondente diminuzione della capacità di amare o di odiare.
L'accordo che dev'essere trovato, tra l'intelligenza di un essere e il suo sentire emotivo, è necessario a stabilire un'armonia di intenti che non ostacoli la volontà nel suo compito attuativo, e questo necessario equilibrio deve essere trovato non attraverso una riduzione di uno dei due aspetti, quello intellettivo e l'altro emotivo, ma come conseguenza dell'affinarsi qualitativo di entrambi.
oroboros is offline  
Vecchio 27-03-2014, 05.44.03   #2
acquario69
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Riferimento: Sulla supposta opposizione tra intelletto e sentimento

Citazione:
Originalmente inviato da oroboros
Non c'è un'opposizione di principio, dunque obbligatoria anche se risolvibile su un piano più elevato di realtà, tra l'intelligenza e il sentimento, perché per esserci entrambe le dimensioni dovrebbero coesistere sullo stesso piano di realtà, e occupare la stessa sfera entro la quale lottare alla ricerca dell'equilibrio dato dalla loro complementarità che farà ritrovare, ai due poli dell'opposizione considerata, l'unità che li ha generati. Intelligenza e sentimento hanno, invece, i loro regni su due diversi piani dell'essere, che si trovano a differenti gradi di prossimità nei confronti della centralità di un essere, della quale rappresentano caratteristiche diverse su piani diversi della realtà che vive lo stesso essere. L'intelligenza è più vicina al centro spirituale di quanto non lo sia il sentimento, e questa sua contiguità è ciò che la rende analoga alla spiritualità che ordina, manifestandola, la realtà relativa. Il sentire emotivo è più vicino al corpo di quanto non lo sia l'intelligenza, ed è più labile di quest'ultima perché più legata alle variazioni di equilibrio che hanno le condizioni fisiche. L'opposizione, di natura qualitativa, c'è tra una cattiva intelligenza e una buona intelligenza, o tra un'emotività armonica e una disarmonica; tra intelligenza e stupidità, o tra amore e odio.
Se, però, intelligenza e sentimento lottano tra loro, si può parlare di una relativa opposizione che dovrà essere conciliata, ma è un'opposizione analoga a quella che ci può essere tra la qualità e la quantità, che sono due princìpi universali a sé stanti, ognuno di essi caratterizzato da una propria opposizione, che si attua nella sfera di realtà che è, propriamente, il dominio che lo riguarda. Anche qualità e quantità, su un piano meno elevato perché più distante dalla loro perfezione, la quale sussiste prima che esse interagiscano tra loro nella realtà relativa, possono rappresentare una relativa opposizione, nella quale all'aumentare dell'una si avrà una corrispondente diminuzione dell'altra. In questo loro contrapporsi, però, non c'è un'effettiva misurabile variazione dell'una o dell'altra, così come non c'è tra l'intelligenza e il sentimento. Se si disponesse di un solo chilo di zucchero, a questo si darebbe più valore che se ne avessimo cento, ma il peso e la qualità di quel chilo di zucchero in realtà non varierebbe. Allo stesso modo se la capacità di provare emozioni aumentasse, l'intelligenza non diminuirebbe di conseguenza, e se l'intelligenza dovesse svilupparsi molto, non si avrebbe una corrispondente diminuzione della capacità di amare o di odiare.
L'accordo che dev'essere trovato, tra l'intelligenza di un essere e il suo sentire emotivo, è necessario a stabilire un'armonia di intenti che non ostacoli la volontà nel suo compito attuativo, e questo necessario equilibrio deve essere trovato non attraverso una riduzione di uno dei due aspetti, quello intellettivo e l'altro emotivo, ma come conseguenza dell'affinarsi qualitativo di entrambi.


trovo molto affascinante il tema e credo che avrei molto da imparare in proposito..percio mi arrischio volentieri a dire delle possibili insensatezze..ma tante' il mio scopo e' appunto quello di imparare.

forse (almeno per quello che mi riguarda) non sempre e' facile dare una giusta collocazione ai propri sentimenti,spesso può capitare,come mi sembra pure di capire da quanto dici,che intelligenza e sentimento possano poi dare corso ad equivoci in primis a noi stessi.

in effetti a me sembra che il sentimento (percepire coi sensi) riguarderebbe più la sfera emotiva,legate appunto alle sensazioni fisiche,viene a formarsi così una "dipendenza",un legame che vincola e che non ci consente quindi di aprirci,o liberarci,alla nostra autentica intelligenza,magari credendo pure vera la prima…

quello che mi chiedo pero (la mia e' una vera e propria domanda) e' se c'e' una qualche possibile relazione fra questo sentire e l'intuizione,che quest'ultima io interpreto come un "guardare dentro per cogliere all'unisono cio che sta fuori"...
(e un altra questione sarebbe pure quella per cui non vi possa sorgere il rischio di usare la ragione solo come "strumento calcolante" e fine a se stesso,anziché dettata come richiamo all'amore verso la conoscenza stessa)

cio che mi viene da dire e' che esiste un intelligenza tout court,unica,che permea tutto,ancor prima della nostra stessa intelligenza,che in un certo senso e' la stessa,ma che a sua volta e' un intelligenza "separata" che lotta per ritrovare la sua congiunzione…insomma Dio,o l'Uno che dir si voglia e' l'intelligenza suprema da cui tutto parte e discende a noi,cosicché a sua volta noi riusciamo a inte-leggere in sua ricongiunzione …se noi pero vi frapponiamo il sentimento,che appartiene alla sfera relativa,non riusciremo mai a cogliere quella assoluta,che e' intelligenza dell'essere perfetto e che e' a sua volta il tutto con cui mi relaziono.
acquario69 is offline  
Vecchio 27-03-2014, 09.46.35   #3
oroboros
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Riferimento: Sulla supposta opposizione tra intelletto e sentimento

La percezione sensibile non è il sentimento; quest'ultimo è, propriamente, la realtà appartenente alla sfera emozionale, mentre la percezione dei sensi è il modo attraverso cui si è collegati all'ambiente, e con noi stessi, attraverso il corpo. Io sento il suono e il rumore del mondo, e quello da me generato, attraverso l'udito o le sue immagini con la vista, e tocco questo mondo, ma anche me stesso col tatto, e lo assaporo col gusto, sentendone il profumo o gli odori con l'olfatto, sia quelli del mondo che i miei. Il sentimento, invece, riguarda i moti dell'emotività, gli stati d'animo, sia quelli conseguenti alle sensazioni ottenute dalle informazioni sensoriali, che derivate dalle decifrazioni date dall'intelligenza, che è sensibilità e, spesso, anche crudeltà, come d'altronde riesce a essere feroce anche l'emotività selvaggiamente liberata.
Il sentire, come è in uso dire "a pelle", è di natura istintiva e occupa il piano percettivo, e inferiore rispetto all'intelligenza, dell'essere umano. L'intuizione è il suo correlativo verso l'alto, ed è di natura intellettiva.
Quanto tu hai scritto è da questo intuire che proviene, non dalla tua istintualità.
Se ti fossi fatto consigliare da quest'ultima, se è lecito dire, avresti imboccato il sentiero del bosco, quello che porta a predare o a essere predati…
Quando l'intuire individuale, che è quello dal quale nascono ispirazioni e idee che ancora sono informali, quando questo intuire intellettuale, stavo dicendo, supera l'individualità ed entra nell'universalità propria alla spiritualità del Mistero assoluto, prende il nome di Ispirazione spirituale ed è quella di chi è stato illuminato, attraverso l'iniziazione, per volontà dell'Assoluto, che trasmette il proprio influsso tramite un maestro che a sua volta l'ha ricevuto da un altro maestro in una catena ininterrotta di trasmissioni che è al di sopra della durata temporale. L'illuminazione appena detta non è il Nirvana identificativo al Mistero, ma costituisce l'entrata nella sfera della Certezza assoluta, per la quale si conoscono le intenzioni, proprie e altrui, in modo esente dal dubbio.
La ragione umana, che si esprime attraverso la logica consequenziale attraverso cui l'intelligenza individuale opera, è il mezzo utilizzato dall'intelligenza per penetrare le ragioni d'essere della realtà, e di ogni elemento di cui quest'ultima è composta.
L'Intuire superiore non è la ragione, così come la ragione non è l'intelligenza. La ragione è il procedere dell'intelligenza che approfondisce il suo conoscere attraverso il dipanare logico, attraverso l'esercizio del pensiero, delle questioni che l'intelligenza affronta nella ricerca delle loro ragioni d'essere.
Nel rarissimo caso in cui l'intelligenza non sia più quella individuale, ma sia universale, la ragione resta sempre lo stesso strumento che era prima di questa trasformazione dell'intelligenza, soltanto che ora essa procede da princìpi assolutamente certi, e dunque non più ipotetici. L'essere che è stato iniziato conosce nella Certezza assoluta, non più mediata dalla mente, perché l'Intuizione spirituale è il risultato della comunicazione, diretta e consapevole, col Centro spirituale di sé, dicevo che questo essere "vede" nell'immediatezza intuitiva i princìpi di ordine universale che sono norma e modulo dell'esistenza, e li vede nel loro preciso senso, che è ordinato gerarchicamente, in relazione alla centralità della quale i princìpi, che sono leggi fisse in rapporto alla rotazione del tutto, sono la diretta emanazione. Per questo "vedere" interno la ragione diviene sovra-razionale, perché in grado di spingere la logica razionale alle sue estreme conseguenze. Però l'Assoluto, che è Libertà assoluta, non può ferire, contraddicendosi, la libertà di ognuno di decidere scegliendo, e l'essenza non relativa della Verità, vista da un illuminato, non può essere comunicata. Non può esserlo non perché il segreto iniziatico costituisca un'imposizione, ma perché esso, non essendo relativo, è Verità che si difende da sé.
oroboros is offline  
Vecchio 27-03-2014, 11.39.44   #4
VanLag
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Riferimento: Sulla supposta opposizione tra intelletto e sentimento

Citazione:
Originalmente inviato da oroboros
L'accordo che dev'essere trovato, tra l'intelligenza di un essere e il suo sentire emotivo, è necessario a stabilire un'armonia di intenti che non ostacoli la volontà nel suo compito attuativo, e questo necessario equilibrio deve essere trovato non attraverso una riduzione di uno dei due aspetti, quello intellettivo e l'altro emotivo, ma come conseguenza dell'affinarsi qualitativo di entrambi.
Così, essendo un alito nella sfera di Dio e nella sua foresta una foglia,
la ragione sarà il vostro riposo e la passione il vostro moto
Da “Il Profeta” di Gibran Kahlil Gibran.
.

Mi sembra giusto segnalare qui questo brano presente nel sito e tratto dall'opera immortale di K. Gibran. Il brano riguarda appunto “la ragione e la passione” che secondo me sono l'analogia tra quello che oroboros ha chiamato intelletto, (la ragione) e sentimento (la passione).

VanLag is offline  
Vecchio 27-03-2014, 14.15.40   #5
oroboros
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Riferimento: Sulla supposta opposizione tra intelletto e sentimento

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Così, essendo un alito nella sfera di Dio e nella sua foresta una foglia,
la ragione sarà il vostro riposo e la passione il vostro moto
Da “Il Profeta” di Gibran Kahlil Gibran.
.

Mi sembra giusto segnalare qui questo brano presente nel sito e tratto dall'opera immortale di K. Gibran. Il brano riguarda appunto “la ragione e la passione” che secondo me sono l'analogia tra quello che oroboros ha chiamato intelletto, (la ragione) e sentimento (la passione).


La ragione deve alla logica, figlia della verità, il suo esserci, per questo è associabile a un alito spirituale, che non è lo Spirito, ma un esile soffio di verità, ed è paragonabile a una foglia nella foresta, che è immagine della manifestazione della realtà relativa, che sta in mezzo a moltitudini di altre foglie che quella stessa ragione mettono alla prova. La ragione, quando obbedisce alla Certezza priva del dubbio, è un riposare perché non fa altro che tradurre in parole, per ciò che della verità è traducibile, le verità viste, mentre il sentimento impone l'amare che, per essere realizzato, ha bisogno di amorevoli azioni.
oroboros is offline  
Vecchio 01-06-2014, 22.32.40   #6
Infp
Essere vivente
 
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Messaggi: 6
Riferimento: Sulla supposta opposizione tra intelletto e sentimento

Però... leggendo questo titolo mi è tornata alla mente una citazioni di Jung. Pensavo di averla scordata, ma vedo che la memoria fa riaffiorare ricordi che pensavi perduti.
"'Where wisdom reigns, there is no conflict between thinking and feeling".

Se posso permettermi inoltre di traslare il senso di "intelletto" in "intelligenza" (che, per inciso, a sto punto rinuncio a capire la differenza... ci provo da anni, ma ogni volta lo dimentico...), ricordo questa volta il titolo di un libro famoso di goleman, ovvero "intelligenza emotiva".
Di mio dico in breve solo questo: ciò che chiamiamo "intelligenza" è troppo vasto per esser catalogato. Ragion per cui, così, "a sentimento"!, direi che il citato sentimento per l'appunto non vedo perché debba esser qualcosa di differente. Biologicamente parlando, è sempre un qualcosa che produce il cervello, così come l'intelligenza.
Sono troppo semplicistico?
Infp is offline  

 



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