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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
31-12-2013, 15.35.20 | #3 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-11-2013
Messaggi: 23
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Riferimento: Cultura cybernetica
Quando parliamo di cultura ufficiale o di cultura accademica ci riferiamo al complesso organismo atto al mantenimento dell'egemonia della classe di potere. Talvolta cultura ufficiale e non-ufficiale sembrano scontrarsi, pare ci sia un rapporto dialettico di fondo. Ma possiamo dire con certezza che la produzione cybernetica, come tu la chiami, sia un fenomeno del tutto antitetico?
I segnali indicano che la cultura ufficiale, di stato, stia lentamente inglobando e fagocitando gli spazi sconfinati della rete. La mediaticità è figlia di una visione nata e cresciuta in seno alla cultura ufficiale, occidentale e quindi capitalistica. La rete funge da supporto e da pungolo alla mentalità consumista rinforzando l'unica ideologia contemporanea: il capitalismo. Le università non sono mai state frequentate come oggi e ciò lascia presumere che la cultura accademica goda di ottima salute. Le tecnologie diventano sempre più importanti all'interno della tradizione; una tradizione che le ingloba e si lascia inglobare in un connubio spesso non privo di contraddizioni e confusione. Non credo sia sbagliato evidenziare il carattere tradizionale dell'era cybernetica, del tutto incapace di opporre alla cultura di stato una visione opposta. I movimenti politici nati apparentemente sulla rete altro non sono che fenomeni tradizionali che “attraverso la rete” hanno trovato un consenso quasi immediato. Questa immediatezza è portatrice di un pensiero che vive nel fuoco dell'attualità, incapace di progettualità e di visione storica. Il più noto social è in questi giorni teatro immateriale di una rappresentazione poco dignitosa. Mi riferisco alla vicenda della ragazza a favore della sperimentazione farmaceutica sugli animali. Si può notare come un sito nato per far incontrare i profili gli spinga invece alla polemica. Strano esempio di stato di natura moderno: un non-luogo in cui i non-protagonisti della storia (in un epoca senza storia) possono godere di una furiosa quanto inutile popolarità mediatica. Popolarità conferita loro dalla cultura tradizionale e dai suoi organi di propaganda che gli trascina alla ribalta per fini precisi. Il problema non sono i libri elettronici, ma l'enorme quantità indistinta di informazioni reperibili sulla rete. Interessante a riguardo è il concetto di esposizione, di cui magari avremo modo di parlare se ci sarà l'occasione. A mio parere la “cybercultura” si è rivelata uno strumento di massa poco “rivoluzionario” e molto conforme alla tradizione consumista. L'accelerazione dei tempi di consumo si è notevolmente rafforzata con l'avvento della rete, così come la cultura dominante. Le masse, illuse di partecipare, vengono facilmente controllate e indirizzate dal mondo immateriale, che prospetta loro una libertà pressoché illimitata, all'azione concreta che in democrazia si esprime col voto. La cultura accademica non è in crisi, ma si evolve come qualsiasi fenomeno storico. Sarebbe sbagliato credere che la cultura non possa non esprimersi al di fuori delle forme tradizionali. Sarebbe come assumere la posizione di chi era contrario alla diffusione dei libri per mezzo della stampa. Se prima un operaio comunista distribuiva volantini in una fabbrica militarizzata lo faceva a rischio e pericolo della propria vita; se oggi un cittadino viene messo in mezzo per un post e balza a livello nazionale è altrettanto in pericolo. Forse non rischia nulla di concreto, ma la vertigine dell'esposizione, strana forma di “nudità”, non è del tutto innocua. Concludendo, non parlerei di una “cultura cybernetica” in opposizione a quella “classica”. Credo che la cultura ufficiale stia vivendo, come ogni elemento storico, la contraddizione di un epoca senza più storia e monoideologica. |
03-01-2014, 10.10.10 | #4 |
Moderatore
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Messaggi: 1,314
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Riferimento: Cultura cybernetica
La rete ha esteso enormemente la quantità informativa, la superficie accessibile all'informazione e per far questo ne ha limitato la profondità, per cui sotto la superficie del mare gli abissi del significato difficilmente si riescono ancora a intravvedere. Tutto scorre e fugge via navigando sul web, appena colto è già dimenticato.
C'è chi ti dice pure che se vuoi puoi sempre fermarti e approfondire, ma è come chi ti dice che se non ti piace l'I-phone puoi sempre usare i piccioni viaggiatori, non c'è più il tempo e la fatica è certamente troppa. Forse il peccato mortale della rete è quello di aver sottratto ancora tempo all'esistenza credendo di poterla rendere senza tempo come nei mondi delle fiabe. Il tempo è la dimensione della profondità dell'esistere, mentre lo spazio ne è solo l'estensione e tempo e spazio compongono un'unica dimensione, la dimensione integra della nostra esistenza. Proprio questo ci è stato fatto dimenticare, si è voluto dimenticare: ogni spazio richiede il suo tempo, il suo desiderio rimandato, la sua dura fatica. L'amnesia che si celebra sul web ove ogni informazione è a portata di un clic rischia così di diventare la nostra catastrofe, di trasformare il mondo in una manciata di polvere da spazzar via con lo straccio cosicchè altra se ne depositi. Ultima modifica di maral : 03-01-2014 alle ore 14.33.59. |