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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
17-12-2013, 15.06.32 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-05-2009
Messaggi: 164
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Riferimento: Razionalità e ragione
Per come la vedo io:
La ragione è la facoltà di intendere ( e quindi una capacità ) La razionalità è un modo d'uso della ragione, volto all'utile o al meglio che dir si voglia ( cioè già volto al fare ). Ovviamente sono definizioni soggettive, ma mi pare che razionalità non implichi solo una comprensione ma anche una reazione appropriata ( e dunque implica obiettivi ) Però è vero che come tante parole di gergo o origine "filosofica" le due presentano diverse aree in comune, almeno nel linguaggio non specialistico, probabilmente perché parlando nel quotidiano in modo sempre rivolto a comprendere un'azione nel suo rapporto col fine ( che è sottoscritto nell'azione umana ), se questo non viene rintracciato, allora la nostra ragione non riesce ad intendere il gesto |
17-12-2013, 23.02.11 | #4 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
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Riferimento: Razionalità e ragione
Citazione:
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18-12-2013, 01.17.06 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Razionalità e ragione
La ragione ha la qualità dell'intelligere e lo esegue con più strumenti (nno solo deduttivi).ha capacità di relazionare esperienze, conoscenze e avendo anche l'intuizione può, a seconda degli autori-pensatori, esercitare un ruolo etico, se si ritiene che vi sia oltre a una conoscenza una coscienza o comunque una psiche.
La razionalità,soprattutto nella contemporaneità, si muove su campi logico deduttivi quasi esclusivamente, dove si qualifica e si quantifica con metodi, sistemi, il passaggio da una fase di input ad una di output, una trasformazione, un desiderio, uno scopo. E' la misura ,nei desideri, di una oggettivazione della soggettività. La sua regola interna è una ottimizzazione delle energie, che sia un algoritmo, che sia un processo di sistemi produttivi, che sia un sistema umano, una qualità viene quindi quantificata nelle sue fasi per determinarne il grado di efficienza ed efficacia. Diciamo che un sistema è razionale se risponde appunto a requisiti quindi quantificabili nelle sue fasi da un inizio fino ad una fine e lo è tanto più spendiamo poca energia per ottenerne il massimo risultato. Una mia impressione è che la razionalità ha ormai invaso tute le discipline scientifiche ed è una fonte primaria del cosiddetto progresso scientifico, e non solo. Il problema sta nei principi validificatori e giustificativi della razionalità da una parte e della ragione dall'altra se a quest'ultima viene attribuita anche una coscienza etica con giudizi di valore quindi qualitativi diversi dalla razionalità. In fondo un piano delittuoso può essere altamente razionale, ma sfuggire ad una etica. Per concluder brevemente, mi pare che la contemporaneità sia talmente intrisa in una struttura razionale costruita e costituita nelle sua fondamenta da metodiche ,procedure talmente ottimizzate, come condizione in sè, da esserne ormai anima incontrastata, il suo scopo è ottimizzare se stessa per essere proficua e proliferare con successo. Dall'altra la ragione ne soffre evidentemente come coscienza, come presa d'atto che la persona è compromessa fra struttura e pensiero, cioè fra una sintassi che si ottimizza e una semantica che non trova parole per definire se stesso come individuo dentro la struttura. Quindi se da una parte la razionalità è fautrice e creatrice di "comodità" sociali, di sviluppi scientifici, dall'altra l'individuo sa di nno poter avere risposte esistenziali dalla sola razionalità. E vive nel compromesso... |
18-12-2013, 03.58.19 | #6 | |
Ospite
Data registrazione: 20-08-2013
Messaggi: 67
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Riferimento: Razionalità e ragione
Citazione:
Dal punto di vista umano credo che ciò che è razionale non è emozionale e perciò irrazionale, a questo punto ciò che manca alla razionalità può essere l'empatia o il danneggiamento altrui a seconda del contesto, perchè per perseguire il suo fine momentaneo con il massimo rendimento possibile non guarderà in faccia a quali siano i mezzi per attuarlo purchè siano efficenti. La razionalità è amorale, è asessuata. Il suo fine è un susseguirsi di più fini provvisori, allo stesso modo di una visione pragmatica dello scopo della vita dove lo scopo è avere più scopi che si succedono. A questo punto si può vedere la razionalità non come un qualcosa a sè stante, ma più come una protesi inanimata che viene utilizzata dall'essere pensante. Stessa cosa l'economia. Son d'accordo che sia la ragione, "coscienza e consapevolezza", a far buon utilizzo della razionalità senza perdere la propria natura a favore della protesi, perdendo la propria identità. Ed una protesi depensante non potrà avere un fine se non quello dato dell'avarizia, dalla sete di potere o da un ideale marcio privi di un fine definito, ma che si sussegue in cerchio. Purtroppo sempre più spesso chi con la propria protesi è nella posizione di utilizzarla efficacemente verso un fine nobile, preferisce perdere la propria identità di essere umano nella protesi perseguendo il fine per cui è efficace dimenticando il fine che l'ha portato a utilizzare la protesi. Tutt'altra storia con la filosofia che non ha un fine specifico e delineato, ma è molto generico, individualistico e contestualmente relativo. Allo stesso modo della letteratura che può raggiungere il suo fine più volte. La stessa parola fine è relativa a qualcosa, di per sè non significa nulla, e se la fine è ciò che ha valore di massima efficacia in un mezzo, essendo mezzo, potrà raggiungere la sua fine più volte e continuare a perseguirla. Un saluto |
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18-12-2013, 11.22.11 | #7 |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
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Riferimento: Razionalità e ragione
Alla luce anche dell'intervento di paul11 penso si possa asserire che la razionalità è un aspetto astratto della ragione, ossia è quell'aspetto che vede le relazioni tra gli enti nella loro astrattezza misurabile, dunque le calcola e ne esprime il risultato quantitativo valutato dal suo specifico significare. La razionalità è matematica che diventa economia formale quando assume la necessità di massimizzazione del risultato numerico (ossia quando reintroduce la qualità che aveva tolto per effettuare i calcoli asserendo che c'è un risultato migliore ed esso è quello ottenuto con i minori mezzi, è cioè il risultato economico).
Per contro la ragione viene intesa in genere come principio guida che media tra le varie istanze dell'esserci, ossia le comprende nella loro esigenza mostrandole nella giusta reciproca relazione, la ragione è dunque giudizio necessariamente mai definitivo perché considera tutti i termini e comprende come suoi momenti sia l'esigenza razionale ed economica, sia quella emotiva, sia quella morale nel loro specifico reciproco differenziarsi e contraddirsi. A questo punto credo sia importante sottolineare che se il razionale viene preso come un in sé, ossia nel suo definito isolarsi dalla ragione per evitare i momenti contraddittori che pure esistono (altrimenti non vi sarebbe nemmeno l'esigenza di negarli), esso deve ricondurre in sé per annullarli ognuno di questi momenti, dunque l'emozione, la morale, l'esistenza stessa, qualsiasi forma di conoscenza e di convivenza saranno identificati a mezzo di soli rapporti quantitativi da ottimizzare, saranno cioè spiegati e rappresentati solo economicamente. Per questo dico che il razionale non manca del fine, perché il fine ce l'ha ben preciso e chiaro ed è ricondurre alla concezione astratta del suo astratto ogni modalità dell'esserci, quindi annullarla spiegandola nei suoi termini per poter dire quel tutto che mi contraddice in realtà mi appartiene, la dimostrazione è data dal fatto che lo spiego nei miei termini. Ha talmente chiaro il proprio fine che non concepisce nessuna alternativa a questo fine, non vi sono dubbi. E' quindi di nuovo la parte che, sentendo di non essere tutto ma volendo esserlo vuole proclamarsi tale e il suo percorso non può che essere che quello della volontà di potenza, del voler dire il falso del vero e il vero del falso, dunque del nichilismo, perché solo il nichilismo può renderlo fino in fondo possibile. |
18-12-2013, 13.24.44 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Razionalità e ragione
@ Sgiombo
Mi chiedo: ma è davvero necessario pensare allo scopo come ad un qualcosa di, come dire, "metafisico"? Apprezzo la tua distinzione fra scopi "primari" e scopi "secondari". In effetti, io quando penso ad uno scopo lo penso, ad esempio, come il dover andare a Milano. Siccome ci devo andare (per un'altro scopo, in relazione al quale l'andare a Milano diventerà mezzo), sceglierò il mezzo più adeguato "per me". Questo mezzo sarà l'aereo se, per ipotesi, io avessi poco tempo. Sarà invece l'autostop se io avessi molto tempo e pochi soldi. Tuttavia, il problema che intendevo sollevare con questo post non riguarda, specificamente, lo scopo, il mezzo e il rapporto che fra di essi intercorre. L'"oggetto" del mio post intendeva porre in risalto la definizione di "razionalità", e la molto, diciamo, "lasca parentela" di questa con quella dell'antica "ragione". In parole povere: ciò che intendevo mettere in risalto è un concetto "ristretto" di razionalità (in quanto nella razionalità lo scopo è dato, e il mezzo è da scegliersi in relazione ad esso e al soggetto che quello scopo si pone), che invece oggi viene fatto passare come coincidente con gli "ampi orizzonti" dell'antica ragione. Questo tentativo di far coincidere razionalità e ragione ha un fondamento ideologico (che è quello che cercherò di dimostrare se questo post suscitasse l'interesse di qualcuno). Faccio un esempio. La razionalità, stando alla definizione che ne dà il Dizionario, mi dice che per me (che ho molto tempo e pochi soldi) il modo più efficace di andare a Milano è in autostop. Naturalmente la stessa cosa non potrà dirla a chi ha poco tempo e molti soldi, ma non potrà dirla nemmeno a me se il mio scopo non fosse di andare a Milano ma di andare a New York. Fino a questo punto razionalità e ragione coincidono. Ma la razionalità si ferma qui. Essa è "costitutivamente" incapace di andare oltre questo mero calcolo di mezzi. Può forse, la razionalità, giudicare del giusto e dell'ingiusto (come d'altronde se sia meglio "per te" mangiare di più o di meno, o vedere il duomo di Milano piuttosto che quello di Firenze)? Non lo potrebbe, appunto perchè la razionalità ha bisogno di un fine che gli sia "dato". Quello che mi chiedo è in sostanza questo: a chi giova questa "ristrettezza" di ragionamento che la razionalità implica? Chi è che "dà" il fine (un fine, ripeto, non da intendersi metafisicamente; ma anzi in maniera rigorosamente "fisica") al cui raggiungimento la razionalità commisura l'efficacia dei mezzi prescelti? Non mi sembrerebbero, queste, domande troppo astratte (pur se il mio ragionamento -me ne accorgo adesso- non è un modello di chiarezza). Un salutone Giulio. |
19-12-2013, 11.56.09 | #9 |
Ospite abituale
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Riferimento: Razionalità e ragione
@ Oxdeadbeef
Caro Mauro, mi scuso per essere andato fuori tema non avendo colto la distinzione che poni fra ragione come facoltà e come atteggiamento critico da una parte e dall' altra parte razionalità come impiego strumentale del ragionamento inferenziale (solitamente quantitativo) e del calcolo matematico genericamente inteso e (non a caso) non definito nei suoi contenuti e applicazioni. Credo anch' io che il diffuso smarrimento della distinzone fra razionalità e ragione (cosi intese) e tra mera efficacia indiscriminata (e in realtà relativa a scopi non esplicitati perché considerati e suggeriti essere quasi ovvi e non criticabili) sia eminentemente ideologica e legata a quella che personalmente mi piace chiamare l' odierna fase di "avanzata putrfazione" del vigente ordinamento sociale capitalistico. E i contenuti ed applicazioni della razionalità strumentale, sottintesi per l' appunto ideologicamente onde suggerirne la pretesa ovvietà lapalissiana non passibile di critica razionale (ma solo "razionalitaria", per intenderci) sono ovviamente quelli intrinseci a questa organizzazione sociale, cioé in sostanzala la crescita continua, tendenzialmente illimitata di produzioni e consumi di merci purchessia (unicamente in quanto portatrici di valore di scambio e del tutto inidipendentemente dall' eventuale rispondenza a più o meno profondi, sostanziali, financo reali bisogni umani), e dunque l' accumulazione capitalistica a breve termine cronologico e a qualunque costo sociale, in termini di salute fisica individuale e collettiva, culturale, ambientale. Colgo l' occasione per farti i migliori auguri per le feste imminenti (anche se magari ci scriveremo ancora), che estendo anche agli altri partecipanti al forum. Ultima modifica di sgiombo : 19-12-2013 alle ore 16.34.27. |
26-12-2013, 12.52.04 | #10 |
Ospite abituale
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Riferimento: Razionalità e ragione
@ Soren
Sì, sono sostanzialmente d'accordo. Trovo però significativo che, oggi, i termini "ragione" e "razionalità" si equivalgano; ma si equivalgono proprio perchè la contemporaneità vede l'emergere prepotente del concetto di "utile"; un utile che ha finito con l'obliare concetti come quello di "giusto", di "buono", o anche di "bello". Concordo, naturalmente, anche sul tuo definire la razionalità come quel qualcosa che implica una azione. Ho un solo appunto da fare alla tua risposta. Il termine "razionalità" non ha una origine filosofica, ma è stato introdotto in ambiti quali l'economia o la sociologia (e questo la dice lunga...). un saluto e un augurio di buone feste (mi scuso del ritardo di questa risposta, ma ultimamente non ho tantissimo tempo libero) |