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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
24-12-2013, 10.53.07 | #6 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
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Riferimento: Equivalenza del Bene e del Male
Citazione:
Il Dio necessario di Karamazov è dunque l'altro nella sua infinita distanza, ogni altro nel suo essere irriducibilmente altro rispetto a me, compreso quel me stesso che è l'altro per l'altro. Dio è rappresentazione dell'infinita distanza tra me e l'altro e quel me che è l'altro del mio altro e l'illecito che esso impedisce è il mancato riconoscimento e dunque il mancato rispetto di questa distanza che garantisce l'integrità del vero impedendone la falsificazione, ossia l'annientamento dell'esistente. L'odio che può opporci è certo volontà di questo annientamento, ma è sorretto dal senso di questa incolmabile distanza che ci lega pur apparendoci nella sua sola manifestazione contrappositiva che ci si illude di poter superare solo gettandosi contro, solo togliendo l'altro anziché togliendo l'isolamento in cui la contrapposizione totalmente vuole identificarsi. Ma l'indifferenza è assai peggio dell'odio, l'indifferenza è negazione radicale e attuale della differenza, è dunque annientamento dell'altro insieme a me stesso (l'altro dell'altro) sentito come già realizzato. L'indifferenza è il punto di arrivo della volontà di potenza, il suo supremo momento astratto pensato come attuato e dunque reale. Forse è questo che Nietzsche non ci ha detto, o forse che pur dicendocelo noi non abbiamo inteso, perché di certo credo lui lo abbia sentito e pure manifestato proprio a mezzo della sua finale follia, perché è proprio la follia lo svelamento profondo dell'indifferenza, l'ultima parola intellegibile che manifesta il suo vero nome. Per questo credo che il pensiero nicciano non ci ha lasciato alcun super uomo, la volontà di potenza non poteva permetterlo, doveva esprimere fino in fondo la propria coerente metafisica in cui lo stesso super uomo non può avere assolutamente nulla di super, perché esso stesso, ugualmente a ogni altro esistente è già niente e può solo rassegnarsi a esserlo. Per questo l'uomo senza qualità è l'unico super uomo possibile del mondo post nicciano, destinato a diventare un niente che cammina nella moltitudine di essenti a lui uguali, ossia di essenti che proprio come lui sono già niente. |
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25-12-2013, 23.43.29 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Equivalenza del Bene e del Male
Citazione:
ciao Leibnicht E' un discorso complesso che verte almeno su tre piani: -la cultura che determina il clima -la società che viene determinata dalla cultura e in cui agiamo,viviamo -il piano esistenziale individuale, il rapporto fra noi e il mondo nella contemporaneità. Penso che tu sappia che Nietzsche al fondamento del suo radicale pensiero critico contro i baluardi culturali che avevano reso mediocre l'umanità ,vi è l'antica contrapposizione fra la cultura dionisiaca che è esplosione vitale, bellezza, sensualità e dall'altra la cultura apollinea come principio ordinativo, armonico, di senso che costituirà la base anche del Dio Occidentale. L'incontro fra il dionisiaco e l'apollineo fu rappresentato dalla tragedia attica. Il principio razionalistico veniva dai secoli precedenti ,fino all'epoca dei lumi. La ragione si erge come principio di autorità,di giudizio esautorando l'autorità divina. L'uomo ,in sintesi, dà alla sua ragione la possibilità e la volontà di potenza. L'incontro del razionalismo ,che spinge le scienze naturali alle nuove metodiche, si sposerà al principio di progresso del positivismo, sospinte entrambi dalle enormi invenzioni e scoperte e dal potere tecnologico che riconfigurerà le società occidentali. Ma intanto era accaduto che l'autorità regolativa della ragione non poteva fondarsi su una morale divina, su una Rivelazione divina, sullo svelamento della verità. La morale perderà nettamente il suo ruolo, in quanto il razionalizzare è soprattutto logica che diventa nel sociale : utilitarismo,giustizia distributiva,ecc. Dall'altra accade che quella vitalità esplosiva e sensuale, istintiva, sarà sublimata dalle istituzioni sociali. Il compito fondamentale di queste è la pacificazione del conflitto con le sue ragnatele procedurali, ma fa di più:blocca gli istinti, le pulsioni e fa di un uomo un razionale privo di "anima". Non rende l'uomo più maturo ed emancipato nella sua esperienza di vita, ma lo condiziona fortemente nello stesso modo che procede ad una standardizzazione industriale degli oggetti prodotti e del modo di produrre, tipico della metodica scientifica :l'uomo diventa sempre più funzionale al modello produttivo e sociale. Da quì la famosa alienazione che in fondo è simile al dionisiaco provocatorio di Nietzsche. L'uomo "piallato" è un mediocre che vive la sua emotività condizionata nei gesti e nelle azioni: deve stare attento a misurare la sua esuberanza nell'emozione, deve controllare la sua emotività: allora non ama come desidererebbe , non si getta nella passione, non tenta di librarsi in volo, ma si tarpa le ali da solo forse anche per non vivere, per nno essere cosciente della profonda distanza che sente fra il dentro di sè , è quello che deve essere per la rappresentazione sociale. La parola chiave diventa autenticità contrapposta alla falsità , all'ipocrisia di un tempo dove l'uomo è un produttore quanto una batteria di polli o un allevamento di maiali, poi diventa costo sociale. Abbiamo necessità di avere il bene e il male, di capire il giusto e l'errore, sapendo che sbaglieremo per imparare, perchè ci servono dei riferimenti per capire noi stessi e gli altri. Non possiamo gestire la fiducia , i rapporti umani ed emotivi senza una bussola. Il problema umano è il passaggio dall’empatia ad una forma di razionalizzazione, cioè la nostra intelligenza correla sentimento e logica. Fin’ora la razionalizzazione, non potendo giustificare scientificamente i sentimenti e tanto meno un principio morale, non fa altro che interessarsi degli output e non degli input, in altri termini lo studio del comportamento è sugli effetti e non sulle cause:la vera natura umana è ancora un tabù. Il bene e il male non può essere il giudizio esterno a noi stessi compiuto da una autorità che non potrà mai leggere la nostra intimità umana. L’errore fu che dal principio di autorità di Dio si passò a quello della ragione razionale, sempre e comunque un soggetto,una entità oggettivata esterna che collide l’emotività vitale umana, il desiderio di vivere. Forse la sfida è riflettere sul concetto di razionalità e di realtà comprendendo nella ragione la parte vitale, emotiva, motivazionale e che non possiamo mortificare la nostra intimità ,soffocarla e logorarla nell’esercizio ipocrita delle rappresentazioni sociali che condizionano. L’uomo se abbassa i suoi livelli di sensualità di esuberanza di passionalità perde la capacità immaginifica, visionaria e fantastica ,tipicamente creativa e intuitiva e si riduce ad automa: Nietzsche lo capisce benissimo. Sappiamo che le gestualità le sensazioni emotive sono fortemente empatiche, un clima di gioia è contagioso quanto un clima ottenebrato lo è di mortificazione. Per ora mi fermerei qui…. |
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28-12-2013, 22.40.24 | #8 |
Moderatore
Data registrazione: 16-10-2003
Messaggi: 1,503
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Riferimento: Equivalenza del Bene e del Male
Ma è mai possibile che nessuno si accorga che qualsiasi ragionamento volto a spiegare come stanno le cose è destinato ad un totale ed assoluto fallimento?
Come, COME non comprendere al volo che senza sapere da dove veniamo, perché siamo qui e dove andremo non è possibile avere un quadro di riferimento accettabile? Solo ipotesi, ipotesi e ancora ipotesi. Qualcuna più verosimile di altre ma ipotesi. ADDIRITTURA persino la metafisica pare del tutto inadeguata a soddisfare le nostre domande. Sì perchè quand'anche essa fosse vera (ed io lo credo! credo eh...) cosa me ne faccio di conoscere come funziona la realtà? Cosa me ne faccio di sapere i principi immutabili che governano la realtà? Principio del movimento, qualità e quantità ed a cascata tutto il resto. Cosa serve? Solo a sentirsi meno ignoranti. Vanità. Vanità che ben presto si trasforma in superbia. Purtroppo aveva ragione Paolo: "tutto è vanità". E quand'anche (ma non lo ritengo assolutamente possibile) si scoprissero le vere risposte agli unici quesiti che contano e cioè da dove veniamo, etc. vi dirò che non me ne faccio niente lo stesso. Una bella soddisfazione certo, ma sempre schifosa vanità. C'è una SOLA COSA CHE CONTA: la gioia eterna. Questa è l'assoluta, incontrovertibile VERITA' della vita umana. Della storia umana. Tutto il resto è poesia. I cristiani (solo alcuni a dire il vero) l'hanno compreso e lo promettono ma, in tutta franchezza, non saprei dire se la loro promessa ha valore. Ma questa è un'altra storia. Buon anno a tutti. P.S. rileggendo il mio post vi leggo, forse, un'eccessiva amarezza. Non voglio lasciarvi così. Ci sono le passioni che possono alleviare l'incommensurabile sofferenza umana. Ed a loro invito me stesso e voi tutti di rivolgere la propria attenzione e tensione esistenziale. E' quella l'unica consolazione. Ammesso che questa parola abbia cittadinanza in questo pianeta. Lasciate stare la filosofia, le domande sull'irrilevanza del bene e del male e quant'altro. E' tempo perso. |
24-01-2014, 00.08.08 | #9 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 21-06-2010
Messaggi: 16
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Riferimento: Equivalenza del Bene e del Male
E' un post appassionato, anche personale, merita rispetto.
Francamente, io non ho una vera risposta, anche perché è una domanda che contiene già le sue risposte... C'è un punto di vista che è assolutizzante e non si può entrare nel merito della questione senza accettare la tua analisi - e io non la condivido, o forse non la capisco. Ma, per quello che capisco, non sono d'accordo. L'Europa amorale? No, non credo. “Floscia”, certamente “molto floscia” (chi ascolta Max Paiella / Nicolaj Tekorcov mi capisce...), de-virilizzata, senile, ma non amorale. E, ovviamente, si riconosce in valori senili, quelli che dici tu: la pace, la democrazia, i diritti dell'uomo, il “bene comune”... possiamo anche metterci quella certa idea di una scienza supina, una paradigmatica conoscenza “oggettiva” che pare capace di supportare (spesso in modo molto obliquo) ogni ideologia della modernità. In base a questi valori di facciata, per quanto inficiati da una palpabile ipocrisia (cosa che non si potrebbe dire altrettanto facilmente degli americani), c'è una condivisione (dogmaticamente) indicutibile e (conformisticamente) indiscussa che si può tranquillamente definire come una “morale”. Questa è l'età del «gregge autonomo» - bisogna prenderne atto. Equivalenza di bene e male? Capisco che lo si possa dire, ma c'è una tale paura di avere opinioni che non siano preconfezionate, c'è così tanta e diffusa disponibilità a farsi irretire, che pare difficile crederlo. Tutti che credono fermamente all'uguaglianza, ai diritti inalienabili della persona, al libero arbitrio... Quelli che cercano disperetamente qualcosa in cui credere, il “valore” a cui conformare l'esistenza – la ricerca di una fede che tradisce il bisogno di sentirsi comandati, di obbedire. E che male potrebbero mai fare tutti costoro che lavorano per l'avvento del paradiso sulla terra? Poi, sì, “Dio è morto” e “non ci sono certezze”... ma questo non è nichilismo, è Cristianesimo latente – e un'estetica un po' masochistica. |
11-02-2014, 01.52.42 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
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Riferimento: Equivalenza del Bene e del Male
Citazione:
Non siamo "moderni", nella misura in cui pretendiamo all'autenticità di Heidegger. Ho sempre disprezzato il pensiero che diventa "intenzione sociale", come prassi anche eventualmente. Mi sento scivolare in questa direzione, con un senso intimo di disagio. Esso riguardo solo ciò che esprimo in forma di parola. Quali sono le possibilità alternative? |
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