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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
13-12-2013, 16.02.32 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Il falso progresso
Citazione:
Se tu definisci il progresso come il procedere verso un bene considerato comune, dai del progresso un significato di "desiderabile". Ovvero: è un tuo desiderio che una serie di eventi si svolga in un senso piuttosto che in un altro. Se io ti dicessi che il progresso è il procedere verso un bene soggettivamente considerato tu cosa mi rispondi? Mi dici che ciò che io desidero è regresso? Dici che il progresso è relativo. No, i "significanti" (cioè noi che interpretiamo il termine) si situano nel relativo (come nell'esempio che ti ho fatto); ma il significato - del termine progresso - è un significato metafisico, perchè definisce sempre e comunque un desiderio. Come fai a dire che cinque, o dieci secoli fa si stesse meglio o si stesse peggio di adesso? Certo, uno che ha mal di denti ti direbbe che oggi si sta infinitamente meglio, ma che ti avrebbe detto un ebreo nel 1944 (il paragone è insolente - e ridicolo - ma adesso non mi viene di meglio)? Sei tu che lo dici o possiedi un criterio oggettivo ed inattacabile per dire cosa è progresso e cosa è regresso? ciao |
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13-12-2013, 19.07.53 | #13 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-11-2013
Messaggi: 23
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Riferimento: Il falso progresso
La nozione di progresso, oggi più che mai, coinvolge una quantità di fenomeni troppo vasta per essere ridimensionata a vecchie definizioni.*
Leggendo Naruto ho sorriso perché il suo discorso abbonda di un positivismo al quale sono estraneo. Comprendo la posizione, ma non la condivido.* Dal mio piccolo vorrei suggerire uno spunto, un modo altro, per analizzare un problema troppo generale. Forse é opportuno domandarsi non tanto su cosa sia il progresso o il falso progresso, ma su come la nostra percezione del progresso sia compromessa da un'accessibilità pressoché abissale. Mi riferisco alla rete, ed alla comunicazione continua in cui, bene o male, siamo tutti immessi. Senza tenere conto di questo ci troveremmo nell'antica contrapposizione tra positivisti ed antipositivisti. Oggi il progresso si da e si espone anche attraverso il nostro modo di assimilarlo. Ed é spesso una assimilazione acritica.* La rete in primis ci espone il mondo e ci dona l'illusione, eccetto rari casi, che esso sia interamente conoscibile e quindi riducibile.* L'esperienza che io ho fatto del mondo non é paragonabile a quella di chi non ha mai maneggiato internet, o di chi non é mai stato sovraesposto alla mediaticità.* Io credo che oggi il progresso viva un'intimità profonda col nostro modo di comunicare. Molta filosofia contemporanea, Derrida ad esempio, sottolinea come i media riescano a produrre eventi che altrimenti non sarebbero accaduti... Pensiamo alle torri gemelle senza una comunicazione diretta. Pensiamo alla spettacolarizzazione di eventi che avvengono perché saranno in primo piano...* Ragionare sul presente quando il presente é immediato é difficile, produce traumi. Dire che la rete é un bene o un male é scorretto. La rete é un modo attraverso il quale ci abituiamo al progresso senza criticarlo. Oppure diventa un lager per chi lo critica: ci si ghettizza da soli in posizioni di retroguardia.* Perennemente possibilitati all'accesso, quindi mai sconnessi, o mai nella possibilità di non essere connessi. Il modo in cui il progresso si celebra ci rende privi di giudizio, succede molto spesso.* La rete e il progresso sono legati. Ma parliamo di un progresso che si presenta ottimista e nasconde insidie che, osservandole bene, spaventano. É compito di chi pensa pensare il nostro tempo in modo globale: non ci sono punti fermi se non questa idea di mobilità fasulla che si realizza solo nella immobilità di potersi esporre come "profili".* Scusate il mio periodare, ma sono convinto che la filosofia a-venire debba adeguare i propri registri e orientarli tenendo lo sguardo ben fisso sul modo di fare esperienza oggi.* Detto in soldoni: l'alfabetizzazione ha garantito la nascita di miliardi di "profili". Quindi, torno ancora sul tema, esposti per eccelleza subiamo gli eventi senza che una "storia" abbia il tempo per digerirli. Forse la falsità é qui, o alcune sue parti derivano da tutto questo.* |
14-12-2013, 14.06.22 | #14 |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
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Riferimento: Il falso progresso
A proposito dell'intervento di Naruto vorrei sottolineare che è comunque essenziale distinguere tra una conoscenza che ha per fine il profitto e una conoscenza che ha per fine se stessa e al limite usa il profitto come mezzo per progredire. Sono due progressi diversi, perché diverso è il fine in essi incluso ed è evidente che nel primo caso la conoscenza diventerà necessariamente solo quel tipo di conoscenza che consente un utile in termini di profitto, negando che ogni altro tipo di conoscenza sia rilevante. A tal proposito rimando volentieri a un libricino recente di N.Ordine "L'utilità dell'inutile" che prende in considerazione proprio quegli aspetti fondamentali della conoscenza che oggi restano in sottordine e pertanto regrediscono in quanto considerati non corrispondenti al target dell'utile come definito dalla visione culturale dominante e sottende l'inquietante interrogativo di quanto sia davvero utile quell'utile (ossia che non sia proprio l'inutile ciò che dovremmo considerare invece sempre di massima utilità per progredire?).
Interessante trovo il discorso di Roquentin in merito a internet come mezzo di conoscenza sempre più dominante. E' ovvio che il mezzo utilizzato condiziona il tipo di conoscenza, come già accadde per la scrittura (che pose in sottordine la conoscenza mitica mostrandone nero su bianco l'intrinseca contraddittorietà), e dunque cosa si vuole far progredire. Internet porta in primo piano l'informazione fine a se stessa estendendola all'inverosimile in quantità, ma isolandola sia dalla propria verità che dal significato che sta sotto di essa e illudendosi di esporre i puri fatti per come si presentano determina una radicale incomprensione di quegli stessi fatti. Certo, se assumiamo che progresso equivale ad avere un'esposizione quanto più rapida ed estesa possibile della possibilità di informazione internet è progresso, ma se invece assumiamo che progresso consiste in un progredire della facoltà di comprendere internet è regresso, non ne lascia il tempo necessario considerandolo di fatto una perdita di tempo. Il risultato è sentirsi sommersi da un'informazione del tutto banale e banalizzante nella sua estrema semplificazione comunicativa. Ho poi come l'impressione che ogni progresso in senso tecnologico miri a un'esautorazione dell'umano e in questo sono perfettamente d'accordo con Roquentin. L'individuo risulta indebolito dalla sua sempre minore autonomia esistenziale frutto paradossale del poter fare più cose (anche quelle essenziali) con enorme minor fatica ma solo grazie al mezzo tecnico che peraltro padroneggia sempre meno e gli deve essere fornito dal sistema tecnologico che lui non è in grado di comprendere. Siamo sicuri che sia progresso questo? Ultima modifica di maral : 14-12-2013 alle ore 22.47.50. |
16-12-2013, 19.28.06 | #15 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 28-11-2013
Messaggi: 23
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Riferimento: Il falso progresso
Qualche passo di Heidegger può gettare un poco di luce, ma non troppa. Quando parlava della maniglia, del doverla girare per uscire di casa... Quando diceva che spesso é necessario cercare le vie più difficili per arrivare in un certo punto...*
Soffermarsi un'istante sull'essere il proprio tempo. Credo sia importante.* Gesti che diamo per scontati spesso occupano una vita, e la vita diventa "gestuale". Ma il gesto, in-compreso, cade nella cattiva abitudine. Non l'abitudine che ci é necessaria per vivere, ma l'abitudine all'abitudine. Quando Maral, nell'ultimo post, teneva tra le righe Derrida (a proposito dei fatti) ho *capito che un certo occidente sta venendo meno, che forse vale ancora la pena provare a mettere in crisi la crisi che non esiste.* Derrida é un pensatore col quale l'occidente dovrà fare i conti. É urgente recuperare un orizzonte nel quale si dia la differenza, purché *questa differenza non sia più confine, *ma con-finire, o finire assieme. Fino ad andare incontro.* Quando Nancy indica la comunità, perché la sta indicando come qualcosa che viene meno, ci mette in guardia dall'idea di automa. Quando portare un cuore di un altro nel proprio petto ci spaventa... Forse é in quel punto che comprendiamo l'altro e quanto l'altro sia un per noi.* Ma un progresso che non vede l'evidenza é pericoloso come una cometa che non passa dentro un'atmosfera che la riduca a se. Cosa é più evidente oggi se non l'evidenza che si espone fino a rendersi innocua?* Un mondo troppo maneggevole, troppo vicino, avvicina alle distanze e conduce alle differenze in negativo. Dovremmo domandarci se l'uomo sia antiquato, come fece Anders. Dovremmo portare la domanda agli estremi e chiederci quanto siamo consapevoli della nostra esperienza. Senza questo, qualunque progetto e progresso é pericoloso.* |
20-03-2014, 15.40.28 | #16 | |
Ospite
Data registrazione: 27-08-2008
Messaggi: 135
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Riferimento: Il falso progresso
Citazione:
l'uniformarsi rispetto alla massa è la tendenza all'Uno.. un tempo era Trascendente (tutti Credenti Religiosi).. oggi che Dio è Morto = il Limite è Creduto Morto.. l'uniformarsi è rispetto al Consumo quale Nuovo Palliativo Qua Giù che sostituisce (vedi Secolarizzazione) il Vecchio Palliativo che era la Speranza nel Là Sù.. in pratica la Razionalità Tecnico/Capitalistica ha sostituito la Irrazionalità Religiosa come Cura.. ma alla base di Entrambe vi è l'Angst Inconscia di Tutti (casalinga di Voghera, filosofo, uomo primitivo, Einstein, il Papa, io e voi) verso il Futuro, la Malattia, il Male, il Dolore, la Morte, il Nulla... rispetto a questa pulsione di base a mio parere il Secolo 2000 presenta un momento assiale, di svolta : la Cura Consumistica si espande da 1 miliardo di persone occidentali a 7 miliardi di persone.. ma le Risorse Non Rinnovabili non consentono questa Globalizzazione della Intensità di Sfruttamento delle Risorse.. quindi il rischio grosso a mio parere e che nel giro di poche generazioni non avremo nè più la Cura Vecchia Trascendente nè Più la Cura Nuova Immanente.. e temo che l'Angst Non Più Curata potrà degenerare in Guerra Economica ed Armata.. a meno che : o la Tecnica/Razionalità riuscirà ad aggirare Vincoli Risorse.. oppure il Nuovo Ceto Medio Mondiale riuscirà ad Accettare una Decrescita (nn so se Felice ma cmq meno Infelice della Guerra) forse Rivalutando la Vecchia Speranza nel Paradiso Al di Là.. |
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