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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
06-09-2013, 19.42.58 | #13 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
Citazione:
Non lo sappiamo!...o piuttosto lo sappiamo: ogni vivente si esprime coi mezzi che ha e secondo cosa e quanto vuole esprimere... e per quale scopo. Infatti come, ad esempio, il lupo trova in sé l'ineffabile vortice di ululare alla luna? Credo sia istintivo: inscritto nel DNA del vivente...ad un certo punto evolutivo la sopravvivenza del singolo e della specie era legata anche all' esprimersi...soprattutto per la riproduzione....con la piccola differenza che il lupo si esprime ululando... il poeta si esprime con alate parole!...il musicista con suoni armoniosi celestiali ...ecc.... A proposito di musica e di arte...qualcuno fra i "laudatores temporis acti" dice che l'arte dovrebbe essere fine a se stessa e non avere scopi diversi... economici! ...Per dire che ora, che i musici compongono per "vendere" dischi e guadagnare, non farebbero vera arte. Vorrei ricordare invece che quasi sempre, nella storia, l'arte, anche grande arte, ha avuto scopi incensanti del potente oppure scopi di guadagno per sostenere le povere tasche dell'artista...che per questo componeva e cercava di vendere ...alcuni anche molto bene. Michelangelo, ad esempio, era sempre in lite col Papa che si mostrava taccagno per la Cappella Sistina. Oppure i grandi musicisti delle stupenda musica classica che ancora ci affascina, erano musici di corte...alcuni anche ben pagati...certo per loro merito! |
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07-09-2013, 01.22.18 | #14 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
@ Mymind
Anche nella musica (quando è bella musica...), io trovo, vi è espressività. L'artista esprime se stesso VERSO gli altri. E quando, esprimendo se stesso, INCONTRA l'Altro ecco la grande opera (se non incontra l'Altro la sua opera è sì "artistica", ma non è una grande opera). Quando ascoltiamo, ad esempio, dei canti gregoriani, l'emozione che essi ci suscitano è dovuta al fatto che SAPPIAMO GIA'che essi si svolgevano nelle cattedrali medioevali? Oppure è vero il fatto che essi "evocano" quelle atmosfere? La stessa cosa, io trovo, vale per la grande musica rock degli anni 60 e 70: "evoca" essa l'atmosfera di quegli anni? Il concetto di "evocazione" è centrale nel bonsai (ancora, ma non è colpa mia se io, coltivandoli, sono un "artista" - della specie più miserevole, ma lo sono). Un bonsai deve "evocare", ed è per questo che in Giappone essi vengono messi in uno speciale spazio di allestimento (il "tokonoma"), che ricrea suggestioni naturali pur nella rigorosa "artificialità" dello spazio utilizzato. Da un certo punto di vista, la visione orientale sembra ricalcare quella dei nostri secoli passati (basti pensare alle "Quattro Stagioni" di Vivaldi, o a buona parte della musica del 700, con le sue suggestioni naturalistiche). Naturalmente, il processo di emersione dell'individuo ha contribuito non poco a rendere la musica sempre meno "oggettiva". Già nell'800 si afferma una musica dai toni molto forti, "eroici"; ma, giustamente, fino al 900 la musica resta pur sempre ancorata ad una "armonia" (così come altre forme di arte). Durante il 900 assistiamo al "trionfo" dell'individuo. L'arte (vedi in maniera particolare nella pittura) dis-armonizza le sue forme, e le disarmonizza per il motivo già individuato dalla filosofia: il soggetto ha ormai "fagocitato" l'oggetto, ed è la sola "realtà" che rimane (per cui non c'è più bisogno di "armonia" fra di essi). Non condivido il giudizio sulla musica moderna che dà Tiziano Bellucci (l'autore dell'articolo), e semplicemente perchè esso è un pre-giudizio (la musica moderna come rumore è null'altro che il suo elevarsi arbitrario a giudice di "che-cos'è-il-bello"). Io direi piuttosto che la musica moderna ha perso certi connotati di una espressività individuale che INCONTRA, casualmente, l'Altro. Per diventare piuttosto in-espressività, in quanto ricerca del necessario incontro con l'Altro (ricerca cioè della "commercialità", e questo è facilmente individuabile dalla comparazione fra l'originalità dell'artista che esprime se stesso, e la non originalità del "venditore" che dà alla gente quel che alla gente piace). E questo, io trovo, è un ulteriore passo, perchè segna la scomparsa dello stesso individuo, in favore di una melensa e non ben individuabile "massa" (la quale origina, sociologicamente, la "società liquida", ovvero una società che è ormai "oltre" le stesse forme istituzionali fondate sull'individuo). Insomma: se la musica "evoca" delle atmosfere attraverso una sempre maggior impronta individuale (pensiamo alla sublime dis-armonia del rock vecchio stampo....), allora ciò che a me evoca la musica contemporanea è una sensazione di "massificazione" davvero impressionante. Ma dev'esser quello che la gente vuole: perdersi nella massa per obliare la propria specificità di individui (una specificità che ci fa paura). ciao |
07-09-2013, 16.55.30 | #15 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
Citazione:
Certo qualcosa del genere ci deve essere...ma allora non capisco perché i cosiddetti acculturati e formati alla cosiddetta buona musica...criticano tanto certo "rumore" della musica moderna che pure è tanto ben accolta dalle masse. Diciamo allora che è grande arte ciò che è ben accolto fra i più colti e formati a tale tipo di arte....senza contare che molte modalità espressive ben accolte oggi decadono domani e viceversa.... Può esistere cioè, per l'arte, un qualcosa di anticipatorio che avrà successo domani piuttosto che oggi...e allora si dirà... a posteriori... questa si che è arte! Comunque direi che abbiamo constatato che la grande arte è universale: interpreta cioè il "sentire emozionale" di tutti i tempi. Non sono un esperto, ma potrei ricordare alcune espressioni artistiche universalmente valide poichè incontrano e interpretano un sentire umano che si protrae nel tempo per secoli e per millenni al di là delle mode di certi periodi: citerei, banalmente, la Gioconda, i bronzi di Riace, La Divina Commedia, L'Ultima Cena, Guernika, ecc...e aggiungo la Cappella Sistina con le grandi opere eterne del rinascimento italiano, ed i grandi musicisti della musica classica, da camera ed operistica, ecc... Certo che in un diverso contesto culturale... estraneo al nostro occidente...le valutazioni cambiano...quindi la cosa non sarebbe oggi del tutto universale. Però hai giustamente citato l'arte dei "bonsai" e può benissimo essere che, con il melting pot delle culture...anche l'arte assuma caratteri vieppiu' universali di quanto sia attualmente. |
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07-09-2013, 23.26.44 | #16 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
@ Ulysse
A mio avviso, la grande arte si riconosce non dal fatto che è inserita nel contesto culturale ed emozionale "del momento"; ma dal fatto che essa INCONTRA l'Altro (ove con "Altro" intendo non solo l'altro soggetto, ma anche un Altro tempo nel quale un Altro soggetto vive culturalmente ed emozionalmente - Altro come "altro" dall'espressività individuale dell'artista; Altro come tutto ciò che non è l'"io" dell'artista). In altre parole, il Bello non è "in sè", ma è in relazione all'Altro: è bello ciò che può essere "trasmesso" come bello. Ma che cos'è il Bello? Anche se non è "in sè" (ma è in relazione all'Altro), sappiamo in che cosa esso consiste? Di quale "sostanza" esso è fatto PER apparirci come tale? Certo, l'indagine sulla "sostanza" del Bello rischia di riportarci ad una concezione per cui il Bello è "in sè", e quindi sarà necessario considerare, del Bello, un concetto di "sostanza" che sia trasmissibile; che sia ovvero "comprensibile". Io individuo questa "sostanza" nell'"evocazione". Il canto gregoriano evoca le atmosfere medievali; evoca un Dio che è, assieme, "tremendum" e "fascinans"; evoca la penombra delle maestose cattedrali. Un canto gregoriano è tanto più bello quanto più evoca queste (ed altre) suggestioni. Allo stesso modo cui un pezzo musicale degli anni 70 evoca le atmosfere "lisergiche" di quegli anni. Il concetto di evocazione, a mio avviso, ci permette di comprendere meglio perchè, troppo spesso, i contemporanei non rendano giustizia al valore artistico. Certe affermazioni trancianti, che pronunciano le mummie (i "colti e formati") sul "rumore" che caratterizzerebbe la musica moderna, denotano, a mio parere, null'altro che il timore del "nuovo", cioè il timore che sempre accompagna l'uomo quando si trova alle prese con qualcosa di non-catalogabile secondo gli schemi conosciuti. Anzi, sono gli stessi schemi, in quanto "conosciuti", che appartengono al passato; e il passato non può più incutere timore proprio in quanto passato (ecco perchè le medesime mummie adesso ammirano la musica degli anni 70, che IN quegli anni li faceva rabbrividire). Quanto alla musica contemporanea, può piacere o non piacere (a me non piace, appunto perchè vi si è persa ogni espressività individuale), ma è indubbio che essa evochi una situazione che "è": il tramonto del soggetto e l'avvento di una società "liquida". E l'evocare una situazione in atto, cioè non controllabile secondo gli schemi conosciuti (cioè gli schemi del passato), è un qualcosa di disorientante. Non è casuale che la musica contemporanea piaccia ai giovani: gli piace perchè i giovani non hanno lo stesso timore dei non più giovani. E se gli piace, ciò vuol dire allora che è bella (a prescindere dal fatto che a me non piace). E' bella in quanto "trasmessa" come tale. I posteri diranno poi se tale bellezza momentanea è "vera" bellezza (parafrasando Manzoni). ciao |
08-09-2013, 10.02.37 | #17 | |
Moderatore
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
Citazione:
Penso che la mente nella misura in cui può definirsi umana, possieda comunque in se stessa il seme simbolico (il seme dell'arte, della religione e della follia), che la cultura in cui si trova abbia un ruolo fondamentale nel determinare a livello soprattutto subconscio le caratteristiche qualitative dei frutti da esso generati, ma che resti sempre uno spazio intimo strettamente soggettivo, profondo e nascosto che produce i frutti che produce e forse proprio questo è il seme che germoglia e germogliando di continuo trova continua rappresentazione nel mondo che lo riflette su se stesso. E non vi è dubbio che proprio questo germogliare sia fonte di meraviglia e angoscia per le potenze che dispiega. Le droghe psicadeliche non renderanno dunque ogni essere umano un artista, proprio come non è mai stata sufficiente l'invocazione alle muse per produrre un'opera d'arte, occorreva che le muse rispondessero all'artista che ad esse si consegnava e fossero benevolenti proprio verso quel singolo uomo che così audacemente le aveva invocate, fosse anche solo per avere di ché campare. |
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08-09-2013, 17.54.29 | #18 | |||
Ospite
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
Citazione:
Esatto, si arriva al punto che si va a pensare che sia insito nei geni, nel dna come ogni istinto e ispirazione, anche se sembra un po' riduttivo, ma è probabile che sia proprio così. Se l'artista è bravo di suo venderà di conseguenza, il che è diverso da creare soltanto per vendere e si può riconoscere anche per esempio nei lavori di Tiziano quali siano le opere per economizzare e quali quelle artistiche, sta tutto infine nel giudizio critico. Arte credo sia quando c'è espressione di un' interiorità, tutt'altro è quello che tiene conto dell'esteriorità. Citazione:
Condivido ciò che dici in precedenza, così come l'avvento di una società "liquida" con sempre meno personalità individuale e sempre più omologazione. Ma ciò che divide un'opera lirica del passato,ma come anche canzoni e musiche recenti che son fatte per il gusto di fare musica e non per monetizzare non è il riscontro che c'è con l'ascoltatore(che determinera il bello o il brutto), ma il fatto che sia un'espressione sincera e incondizionata, senza tirar fuori la musica classica, guarda un Bob Marley(crea musica pensando alla musica, se la crei pensando al denaro non sarà vera musica). Colui che fa musica con scopi che condizionano la sua individualità e la corrompe per essere più aprezzato dalla massa non sta facendo vera musica (che poi piaccia o meno è indifferente). Citazione:
E' vero, la base su cui germogliare (ottima similitudine) avrà diverse proprietà di fertilità che credo si crei con la conoscenza, in modo da riuscire a vederne il simbolo e ad esprimerlo, poichè se non lo si riconosce non lo si può plasmare. Il sapere condensa quello che si pensa e ciò che viene ispirato. E condivido questo pensiero, anche se non è ancora valido per ogni artista. Vorrei porre porre alla vostra attenzione una piccola bambina autistica di 3 anni che ha l'ispirazione alla pittura: http://www.fanpage.it/iris-bambina-a...elli-di-monet/ - http://irisgracepainting.com/ Credo che sia proprio in questo esempio dove un bambino trova l'ispirazione la difficile spiegazione, poichè non c'è conoscenza del simbolo, ne intuizione, ma solo espressione(incondizionata?) . E' qui che la risposta diventa più complessa. Non possiamo tenere conto di tanti fattori e nella sua semplicità ci rende ancora più dubbiosi, che non sia davvero qualcosa di trascendentale che trova nella mente un filtro (più o meno fitto[più fitto=non espressione, meno fitto=espressione]) che da modo di esprimersi, anche se son scettico riguardo questo proposito. O che sia un semplice terreno nato rigoglioso e fertile, un dono, il talento, regalo della creazione che nella purezza d'un bambino non trova ostacoli razionali? |
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09-09-2013, 22.12.01 | #19 | |
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
Citazione:
L'autismo, la schizofrenia sono disturbi mentali e di grave disadattamento sociale che portano a una grande produzione simbolica che può avere grande valore artistico e ne abbiamo diversi esempi come nel meraviglioso senso dell'armonia dei colori di questa bambina o nell'altrettanto meraviglioso senso dell'armonia dei suoni di alcuni precoci geni musicisti compositori, ma paradossalmente anche nell'ambito di quella che è ritenuta la disciplina più razionale: la matematica (forse che anche le forme matematiche abitano l'abisso dell'inconscio?). Oltre alle portentose capacità di calcolo di alcuni soggetti autistici possiamo ricordare che autentici geni della matematica tra i quali Nash (grandissimo esploratore della teoria dei giochi), Cantor (fondatore della teoria degli insiemi) e Turing (inventore dell'informatica) hanno sofferto di gravi disturbi schizofrenici. Ricordo che ne "il diario di una schizofrenica" è il valore simbolico di una bambola che salva la bambina schizofrenica dai territori desolati dell'estrema solitudine della sua malattia. Sembra proprio che la follia e la genialità siano territori assai vicini e che forse avevano ragione gli antichi a pensare che nel folle si ode la voce originaria, non mediata del divino e per questo onoravano i folli e anziché isolarli e rinchiuderli arrivavano a considerarli profeti e terapeuti. |
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11-09-2013, 13.57.11 | #20 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Da cosa deriva e nasce lo spirito artistico?
Citazione:
Citazione:
Infatti entrambi mancano del plagio delle inibizioni cui sono soggetti i comuni mortali, la qual cosa per i folli è un effettiva incapacità fuori del controllo della ragione per cui può essere anche pericoloso: chi è folle (genio o non genio che sia ) non è capace di autocontrollo. Qualcosa del genere, sebbene in minor misura, accade agli autistici..con la loro straordinaria capacità di attenzione. Per gli artisti invece ed i geni in genere, l'essere disinibiti, sotto certi aspetti è un vantaggio: l'assenza delle inibizioni che il conformismo educativo e formativo indurrebbe, lascia, invece, ampia libertà al pensiero laterale (creativo) di esprimersi....ma non si può dire che gli artisti e coloro che conosciamo come geni... fossero per lo più folli...anzi! Un lunga teoria di persone (artisti e/o geni che fossero) di perfetto equilibrio cerebrale...che anzi abbiamo spesso chiamato e definito come "saggi" ha fortemente contribuito a creare il nostro mondo e la nostra cultura fin dalla antichità. I casi di concomitanza di follia e genialità ritengo che fossero e siano casuali: non è strano infatti che la malattia mentale si instauri fra i geni in un percento analogo che fra le persone normali...ma non credo che la genialità generi follia o che la follia generi genialità. Può essere piuttosto che il riuscire a mettere in atto una qualche attività con un fondo di razionalità o di simbolismo preordinato possa salvare dalla follia. Comunque non è questione né di voce originale ne di filtro della divinità...per lo meno io non mi esprimerei così. E' questione di sottostare o meno al plagio dell'ambiente o di esserne più o meno esposti fin da infanti. In ogni caso sfuggire al plagio dell'ambiente (famiglia, scuola, istruzione, formazione, lavoro, ecc...) non è questa gran panacea: a volte, eccezionalmente, la cosa può dar luogo a genialità creativa (se non è genetica...e per lo più lo è), altre volte, ed è assai più frequente, produce sociopatici ...se non veri e propri folli. |
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