ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
19-03-2013, 10.07.09 | #12 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
|
Riferimento: La verità, ovvero il potere dei senza potere
Citazione:
Ciao Soren. La mia critica su Nietzsche è dettata dal rapporto che ha all’interno di questa discussione.”La verità, ovvero il potere dei senza potere”. Nietzsche è lo stesso che si è battuto contro la mediocrità dell’ uomo del suo tempo, che avrebbe dovuto liberarsi dalla cultura millenaria della tradizione, per andare in un oltre-uomo, al di là del bene del male, nell’eterno ritorno e nella volontà di potenza. Ora se si sposa una certa interpretazione dell’idealismo di Hegel che è arcinoto abbia avuto correnti di “destra” e “ sinistra” la si innesta sul nichilismo, abbiamo l’uomo nuovo del Novecento che è passato per le ideo-logie trattando gli uomini “mediocri” come carne da macello da mandare nei fronti di battaglia o nei lager e gulag supportate da classi di èlite che si sentivano padrone del mondo e dei loro destini. I “Nembo kid” degli ultimi cent’anni, l’oltre –umano, i capi branchi con il codazzo di intellettuali più o meno prezzolati e carrieristi autogratificati dai poteri costituiti. Il prodotto culturale? Pragmatismi basati sul principi edonistici e utilitaristici. La morale non si sa più cosa sia e da dove venga. Se agli umani si toglie la morale e gl isi lascia l’intelligenza , il comportamento che ne scaturisce è peggio delle leggi di natura animali, perché l’uomo ha anche la capacità di autogiustificarsi costruendo pure culture avvaloranti. In parecchie discussioni ci stiamo chiedendo come mai esistono concentrazioni di poteri a-morali, fortemente egoistiche, nelle pratiche reali della politica e dell’economia? Questa è la cultura che ha sorretto e avvalorato le loro tesi: “siamo i più forti, siamo i migliori” In Nietzsche nno esiste un briciolo di compassione umana così volto com’è nella sua follia egoica. Che Nietzsche non abbia fondato i partiti e i movimenti che hanno prodotto gli orrori del Novecento è vero, come è altrettanto vero che la conseguenza delle suo modo di pensare li ha comunque ispirati alla grande. E noi siamo ancora permeati da queste culture, divenute minimaliste e post moderne, incapaci veramente di superare la “tradizione”, in quanto una cultura la si vince se si entra criticamente nelle sue contraddizioni e si dà una alternativa. Io devo ancora leggere oggi una vera alternativa alla tradizione. Se un Severino che parla di Eterni, di uomo-Dio è una alternativa, io ne vedo troppi segni evocativi, significati assimilabili guarda caso al nichilismo. E infatti queste culture non stanno producendo assolutamente nulla, perché la loro finalità è proprio il nulla, altro che Essere ridotto ad una spoglia senza senso, ad uno “spleen” autocommiserativo dell’esistenzialismo E intanto l’umanità sta ancora cercando un senso identificativo alla sua esistenza, fra scienza e nichilismo. Quindi nella “cultura” nietzscheana, io non vedo né valori , né morale che superi la tradizione, che costruisca una nuova pro-gettazione, che unisca uomini invece di dividerli. Non c’è l’universalità dei principi ad esempio kantiani che infatti ha influenzato tutta la cultura del diritto positivo ad esempio di Kelsen, dalla “Critica della ragion pratica”. I “senza potere” sono le vittime politiche, economiche, culturali ; vittime sacrificali e cinicamente utilitaristiche sugli altari non più religiosi, ma delle volontà di potenze , dominatori del nulla, che si susseguono senza soluzione di continuità. Con rispetto al tuo pensiero, perché ovviamente anche il mio “è un punto di vista dal mio balcone sul mondo”. |
|
21-03-2013, 21.26.09 | #13 |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: La verità, ovvero il potere dei senza potere
Due parole sulla problematica qui sollevata dai vostri interventi intorno a Nietzsche su cui si è soffermato il discorso della verità come potere dei senza potere.
Innanzitutto vorrei sostenere che nella filosofia nicciana il mito dell'eterno ritorno non è affatto una marginale digressione mitologica rispetto al tema della volontà di potenza , ma anzi ne rappresenta il culmine. Come rileva Severino l'affermazione della volontà di potenza può avvenire solo se essa abbatte ogni ostacolo e l'ostacolo definitivo che essa incontra è il passato che nulla, nemmeno l'onnipotenza di Dio può cambiare. Le cose accadute sono infatti accadute per sempre e nessun Dio potrà mai redimere il dolore sofferto dagli innocenti, quello che rievoca l'opera di Primo Levi e che è dilagato nel 900. Nietzsche si avvede di questo enorme ostacolo che il passato leva contro la volontà e lo rimuove annientando il passato attraverso l'eterno ritorno dell'identico partendo dall'assunzione che l'universo sia finito e viva di un tempo infinito. La soluzione appare tragica fino alla più paradossale follia, la volontà che vuole il principio dell'eterno ritorno per oltrepassare ogni limite vuole il suo stesso annientamento. Qui credo che la filosofia tocchi davvero il suo punto più alto rivelando come la volontà di potenza autentica voglia assolutamente il niente, dunque il necessario diventare niente pure di se stessa. Questo diventare niente è pura follia che non è pertanto la verità non socialmente accettata come vorrebbe un certo psicologismo sociale, ma radicale follia ontologica il cui esito è metaforicamente rappresentato dalla stessa pazzia di Nietzsche, il quale cade nella depressione estrema dopo che lui, filosofo immorale e dispregiatore dei senza potere, si getta ad abbracciare il cavallo che un vetturino stava frustando a sangue una sera a Torino e quel cavallo è l'immagine iconografica perfetta di tutti i veri senza potere. La verità è dunque per Nietzxche il prodotto estremo della volontà di potenza che non riconosce come vero altro che la propria volontà auto affermativa, ossia proprio il suo tragico. disperato e ineludibile volere essere niente, volere essere contraddizione estrema, volere essere radicale follia, senza alcuna finzione presa a riparo, compresa quella offerta dalla razionalità assunta a suo tempo da Socrate. Chiaramente non è questo che intendeva Havel nel suo saggio, ma ogni volta che si parla di verità si parla di coerenza con ciò che è, con ciò che sta, al limite con la volontà stessa che sia, ma oltre questo limite non c'è niente, o meglio c'è appunto il niente. La verità è sempre una questione inevitabile di coerenza, pochi trovano il coraggio di percorrerla fino in fondo camminando sul filo della propria esistenza . |