Citazione:
Originalmente inviato da FedeFreak
Ok, effettivamente ora mi è più chiaro -però mi è più chiaro il pensiero di Kant, non il vostro. Ora chiederei a voi che ne pensate, perché se all'inizio della discussione il mio dubbio era dato in parte da un fraintendimento, anche adesso che sono più informata (ovviamente non pretendo di aver capito tutto in pochi giorni) il dubbio è rimasto, e ho il sospetto che la maggior parte delle risposte si sia concentrata sul concetto di Dio.
Non è contraddittorio rendersi conto di un limite strutturato in noi e poi sostenere che però qualcosa c'è di a priori? La legge morale. Perché non può essere anch'essa una di quelle tendenze del pensiero umano? Il riconoscerle una natura a priori non è solo un tentativo di dare una base alla vita dell'uomo, una speranza che eviti una deriva anarchica e soggettivista?
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Ti dò ragione riguardo alla prima affermazione: il pensiero di un filosofo non può essere più chiaro che nella sua espressione originale.
Avendo letto e studiato quasi ogni sua opera in originale, mi permetto di sostenere che Kant non si è mai immaginato di ritenere che non vi [i]siano[i] giudizi "a priori". Solo che egli si poneva il problema se fossero possibili giudizi [i]sintetici [i]"a priori". In altre parole: l'intera geometria euclidea si riconduce a teoremi, assiomi e dimostrazioni. Ogni conoscenza nuova che provenga da essi è, evidentemente, "a priori", ma è analiticamente deducibile dagli assiomi.
Il quesito su cui si fonda l'intera KRV è il seguente: Sono possibili giudizi sintetici a priori? Sintetico significa: che aggiunge conoscenze nuove.
"A priori" significa: a prescindere dall'esperienza.
Lo questione, quindi, è la seguente: è possibile ottenere vere e reali conoscenze che ci permettano di interpretare la Realtà a prescindere da qualsiasi esperienza?
La risposta per cui è scritta l'intera prima critica è la seguente: no, non è possibile.
Questo nell'ambito della Ragione Teoretica. Ma Kant ripartisce la Ragione in Teoretica e Pratica.
(Premessa: cosa è la Ragione? La Ragione è una facoltà dell'Umanità in quanto Umanità, un'entità condivisa ed alla quale ciascun uomo può attingere e ricondursi. L'intelletto è individuale, la Ragione è universale).
Il versante teoretico della Ragione "amministra" ed è il sapere conoscitivo della natura e della vita.
Il versante pratico della Ragione amministra ed è l'agire interpersonale e sociale, attraverso la natura e per la vita.
Nessuna contraddizione nel rinvenire, in questo secondo versante, un giudizio sintetico a priori e, per questo, riconoscergli il carattere di Legge.