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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
11-11-2011, 18.41.09 | #4 |
Ospite abituale
Data registrazione: 27-03-2007
Messaggi: 173
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Riferimento: La morale dell'indifferenza
Esistono secondo me due grandi categorie di indifferenza. Quella di pensiero e basta e quella di azione. I seguaci del primo tipo sono pochi, mentre quelli del secondo sono molti.
Questo differenziale mette in luce tutta l'ipocrisia del nostro tessuto sociale tanto da poterla additare (l'ipocrisia) come una delle cause dell'esistenza di un così alto livello di indifferenza. Le persone sarebbero cioè poco credibili e questo fatto contribuirebbe ad alimentare un sentimento generale di fine misantropia. Va da sè che anche colui che è sopraffatto non abbia una dovuta attenzione in termini di non indifferenza. Ciao. |
12-11-2011, 12.34.08 | #5 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
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Riferimento: La morale dell'indifferenza
Proviamo a ragionare sull'attualità. In tutto il mondo c'è una parte di popolazione che si ritiene indignata dall'establishment politico-economico, i cosiddetti "indignati" appunto. Non entro nel merito delle loro proteste, mi soffermo sul significato della parola indignato, ossia un senso di disprezzo ispirato da cose indegne. Ciò significa, in pratica, che c'è una sostanziosa parte della popolazione mondiale che giudica indegno e suscettibile di disprezzo il comportamento politico-economico degli ultimi anni nelle democrazie in cui viviamo. Questo è un comportamento contrario all'indifferenza, è l'atteggiamento di chi si accorge che le cose non vanno e prende posizione.
Il resto della popolazione mondiale cosa fa? Parte di essi potrebbero non essere d'accordo con gli indignati e ritenere che le istituzioni democratiche stiano facendo comunque del loro meglio per superare questa fase di transizione che può essere considerata come dipendente da cause contingenti come il riassestamento degli equilibri economici derivante dall'affermarsi di nuove realtà economiche come la Cina e l'India per esempio. E gli altri, cosa fanno? Non si indignano, non difendono l'operato dei governi: sono indifferenti. Forse quando è stato pensato il concetto di democrazia ci si è dimenticati di una clausola, la democrazia è il governo del popolo, ma quando il popolo si mostra indifferente come fa a governare se stesso? Oppure dando per assunto che è impossibile pretendere che ogni singolo cittadino di una democrazia si sente impegnato attivamente nella politica, ci si potrebbe chiedere qual'è il limite di indifferenza sopportabile perchè una democrazia possa considerarsi tale? Paradossalmente assistiamo in questi giorni alla debacle proprio di quello stato che alla democrazia ha dato i natali. La Grecia è stata il posto dove è nata l'idea di democrazia, l'idea di polis era quella di uno stato dove il diritto valesse per tutti e ognuno potesse partecipare liberamente alla vita politica al punto che l'idea di realizzazione coincidesse con la costruzione del bene comune. L'imperialismo spazzò via tutto questo ed i filosofi, non potendo più aspirare a contribuire con il loro pensiero al bene pubblico (a Roma in età imperiale i filosofi vennero addirittura cacciati dallo stato) si sono rifugiati nell'ideale dell'uomo saggio, colui che di fronte all'avidità ed alle sfrenatezze dei potenti reagisce con l'indifferenza, mira a raggiungere l'imperturbabilità, si rende impermeabile alla venialità di un epoca che non può cambiare. Può solo rifugiarsi in se stesso ed impedire che cause esterne possano corrompere la rettitudine dei costumi con cui intende vivere. Costumi che sono dati dalla sua filosofia di vita e dalla riflessione e non dalla necessità di appagare brame di potere, avidità, lussuria o sfrenatezza. Tornando agli indignati forse non dovrebbero indignarsi tanto con le istituzioni quanto con l'indifferenza di chi dovrebbe stare dalla loro stessa parte. O forse dovrebbero indignarsi con i cosiddetti "falsi bisogni" che hanno contribuito a portarci in questa situazione di disagio economico. In questo senso, l'indifferenza verso i falsi bisogni, crati ad uso e consumo del consumismo, potrebbe essere un arma per ricondurre la nostra vita sociale in una dimensione più etica, dato che per il futuro si pronostica la necessità di economizzare le risorse. La popolazione mondiale aumenta, le risorse no. Un modo per creare più ricchezza potrebbe essere quello di diminuire i bisogni, stabilire la differenza fra bisogni reali e bisogni falsi, la soddisfazione dei quali produce ricchezza per pochi e povertà per molti. Io credo ci sia bisogno di qualcuno che predichi l'indifferenza verso i falsi bisogni e i falsi ideali che confondono l'uomo. Quanto all'entrare nel merito di cosa sono e che conseguenze hanno i falsi bisogni e i falsi ideali, credo occorrerebbe un'altro tropic. |
13-11-2011, 08.58.52 | #6 |
Ospite abituale
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Messaggi: 173
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Riferimento: La morale dell'indifferenza
Caro CVC, meglio qualcosa che niente, ma andare in piazza indignandosi è proprio troppo poco per qualificare questo atteggiamento come qualcosa che esprima una non indifferenza. Ma il problema non è questo. La realtà è sempre giusta, cioè è sempre giustificata. Se esiste una cultura dell'indifferenza questa sarà causata da qualcosa. Ora, nel mio intervento precedente ho individuato nell'ipocrisia una causa, ma sicuramente ve ne sono altre. Se penso ad una persona che viene aggredita per strada sotto gli sguardi indifferenti della gente, potrei introdurre, oltre all'ipocrisia, anche la paura. E' evidente che nel nostro modo di concepire la vita l'indifferenza entra, se non come un valore, almeno come una conseguenza di un valore.
Ciao |
14-11-2011, 09.08.17 | #7 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La morale dell'indifferenza
Citazione:
Dire che una cosa è giusta significa cercare di stabilire una moralità oggettiva riguardo a quella cosa, dire che una cosa è giustificata invece presuppone un'interpretazione soggettiva. Ad esempio noi diciamo che a natale è giusto mangiare i capponi, ma possiamo pretendere che anche i capponi pensino che sia giusto? Condivido che l'indifferenza sia la conseguenza di un valore, ma un dato valore deve essere rapportato alle circostanze della vita. Ad esempio io posso pensare che il coraggio sia un valore, ma fra fare paracadutismo ad alta quota o gettarsi fra le correnti di un fiume per salvare qualcuno rischiando la propria vita, benchè siano indubbiamente entrambi atti di coraggio, c'è una differenza di significato. Il coraggio è la causa, lo sprezzo del pericolo (atto di indifferenza) è l'effetto. Ma nel caso del paracadutismo lo sprezzo del pericolo è "pagato" dal dimostrare a se o ad altri di non avere paura, nel caso del fiume dalla volontà di salvare un proprio simile. Noi parliamo in entrambi i casi di coraggio, ma questo coraggio è a sua volta un effetto di una causa: l'autoaffermazione o la solidarietà. Allo stesso modo tendiamo a pensare al coraggio come ad un valore positivo, ma è un atto di coraggio anche andare a fare una rapina in banca. Per farla breve, non basta parlare di valori, bisogna stabilirne la priorità. Dato che noi consideriamo tutti i valori, in generale, come cose positive, ci troviamo in difficoltà quando le contingenze di una situazione ci portano a dover dare priorità ad un valore rispetto ad un altro. Per affermare un valore dobbiamo essere indifferenti ad un altro. Che la realtà sia sempre giustificata possiamo pensarlo (dietro ad un effetto ci dovrà pur essere una causa), per dire che sia sempre giusta dovremmo prima comprenderla (se ciò è umanamente possibile) se non vogliamo giudicare a caso. |
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14-11-2011, 14.03.39 | #8 |
Ospite abituale
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Riferimento: La morale dell'indifferenza
Caro CVC mi sono proprio spiegato male. Chiedo venia
Dicendo che la realtà è sempre giustificata, intendevo dire che ha sempre una ragion d'essere. Allora, qual è la ragione per cui nel mondo si manifesta l'indifferenza a livelli tali da poter allarmare?, da poter parlare di cultura dell'indifferenza? Ho individuato come causa l'ipocrisia dilagante che porta a non fidarci del prossimo e quindi a chiuderci a riccio. Ho individuato la paura anche se non ne sono troppo convinto. Ho poi detto: “E' evidente che nel nostro modo di concepire la vita l'indifferenza entra, se non come un valore, almeno come una conseguenza di un valore.” Avrei dovuto dire: “E' comunque evidente che nel nostro modo etc, etc ...” e dicendo così invitavo solo qualcuno a suggerire qualcosa d'altro, o anche non, rispetto a quello che avevo individuato. Col termine valore volevo significare che vi è qualcosa nel nostro concepire la vita che è pregnante (che ha valore, che ha efficacia) al punto di indurre una cultura dell'indifferenza. L'ipocrisia resta per me la maggiore indiziata. In ogni caso non sarà facile sradicare questa cultura dell'indifferenza. Tra le altre cose, mi sa che ci son dentro anch'io, anche se non mi reputo un ipocrita. Ciao |
21-11-2011, 03.47.30 | #9 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La morale dell'indifferenza
Citazione:
Come vedi, gli episodi d’indifferenza globale sono tanti e tutti gravi, e non credo che aiutino le popolazioni a non applicare la propria indifferenza che, in alcuni casi, diventa quasi un’indifferenza abulica. Ovvero, l'indifferenza da rassegnazione e da impotenza. Ultima modifica di Tempo2011 : 21-11-2011 alle ore 21.54.01. |
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22-11-2011, 08.57.05 | #10 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La morale dell'indifferenza
Citazione:
Un quadro più obbiettivo del periodo che stiamo vivendo l'avranno gli storici del futuro. Io a livello intuitivo percepisco che siamo in un epoca di grandi cambiamenti, se le generazioni che ci hanno preceduto, quelle degli anni 60/70, si sono impegnate nel sociale perchè credevano di poter migliorare la società, al giorno d'oggi, vedendo il senso di precarietà che accompagna tutte le istituzioni (chiesa, stati, finanza, sindacati, ecc), io credo che si debba ricercare il bene nell'individuo. Se vedessi intorno a me una società perlomeno consapevole di se stessa, potrei concepire l'idea di me stesso come essere sociale. Ma dato che vedo solo una società che brancola nel buio e vede cadere uno dopo l'altro i suoi valori davanti ai suoi occhi, preferisco essere indifferente verso queste istituzioni che cadono a pezzi e preoccuparmi del mio bene come individuo, cercare in me quei valori che non trovo all'esterno. |
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