ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
06-03-2013, 23.28.39 | #3 |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
"Novembre un inno alla vita" mi ricorda un bel film che vidi diversi anni fa: Harold e Maude" in cui la vecchia Maude, entusiasta per la vita riesce a trasmettere la sua gioia di vivere al giovane Harold che fino a quel momento non ha fatto altro che tentare di porre fine alla sua infelice esistenza. Ma proprio quando Harold viene preso dal senso di vitalità della sua anziana amica, questa gli comunica che il giorno del suo settantesimo compleanno, di lì a poco, lei ha programmato e realizzerà il suo suicidio.
Perché? chiede disperato Harold, perché la vita per Maude è giunta al vertice della perfezione, oltre la quale non potrà che esservi un impoverimento, perché la compiutezza è stata raggiunta e dunque la morte diventa la più gioiosa e vitale celebrazione della vita. Così Maude non muore per stanchezza della vita, ma per celebrare la completa gioia di vivere, del giusto apparire in scena. Così la morire è come nascere e in tal modo Novembre diventa un vero inno alla vita. |
07-03-2013, 06.45.23 | #4 | ||
______
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
Citazione:
Harold non cerca affatto di porre fine alla propria “infelice” vita. Di “infelice” c’è l’ipocrisia che lo attornia tentando di soffocarlo, la sua famiglia “bene” e il contorno sociale dei “normali”. Maude è l’unica persona che se ne frega delle apparenze “bene” ed è giunta a capire che per non fottersi la vita bisogna saper scegliere di lasciare che i morti seppelliscano i morti. Il fatto che lei decida di porre fine alla sua di vita penso che sia scelta dell’autore ad evidenziare la necessità di portare in emersione un altro tabù del’ipocrisia sociale, quello della morte, precorrendo in un certo senso il Kurosawa di “Sogni”. Nella realtà Maude se coerente alla libertà avrebbe dovuto rivedere il rapporto con Harold e scoprire che ciò che tentava di bersi non era sino in fondo reale. Il suicidio di Maude aveva senso come denuncia di autodeterminazione in una realtà dove tutto è programmato e istituzionalizzato (ed erano ancora gli anni ’70) e non esattamente una chiave di lettura idealista sull’autoimmolazione nel pieno della felicita ma come lotta politica abbastanza rumorosa, e per far rumore doveva morire col sorriso fra le labbra senza lo sviluppo nel decollo di quel rapporto che era stato un semplice interludio, una ouverture, seppure nell’amore in una realtà aliena. Se Harold rappresenta l’adolescenza psicologica che prova che tasta il come funzionano le cose per simulazione, Maude è la maturità realista non può più simulare la propria morte di fronte alle intolleranze, può solo tentare di strappare via quel velo al simulacro evidenziando nell’unico modo possibile come stanno le cose. Maude è Harold e per quella realtà, per quel sistema sociale è già morta. Va da sé che la scelta possibile in quella realtà resti quella di Harold, un altro tipo di conformismo individualista anticonformista dentro il conformismo. Ed anche questa mi sembra una fedele fotografia della nostra realtà sociale. Questa la mia lettura. Citazione:
Se chiediamo al filosofo ci dirà che il concetto di necessità in vita e in morte l’abbiamo pescato dal capello matto in un momento d’incombente sconforto.. (come ogni altro bel concetto perentorio.. ) “Ti accorgerai com'è facile farsi un inutile software di scienza e vedrai che confuso problema è adoprare la propria esperienza” Sulla morte non saprei che dire.. francamente mi spaventa di più la morte in vita.. è già difficile trovare il senso a quell’ineluttabilità della stupidità che uccide.. di questo mi pre-occupo.. Potrei citare la poesia di Neruda.. ma la ‘conosciamo’ tutti, no? |
||
07-03-2013, 16.02.54 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
Citazione:
https://www.riflessioni.it/forum/filo...di-morire.html |
|
07-03-2013, 19.08.42 | #6 |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
Gyta, quella della scelta della morte come ribellione al conformismo sociale è certo una tua chiave di lettura che non esclude la mia che può benissimo costituirne lo sfondo. Difatti la scelta di Maude è contro il conformismo del rapporto tra vita e morte e lo è proprio in quanto è celebrazione dell'autenticità del senso compiuto di una vita. A settant'anni Maude vede la sua vita pienamente e gioiosamente compiuta (ciò che segue non sarà che un penoso trascinarla) e questo è certamente anticonformista rispetto al modo comune di pensare che vuole che la vita sia indefinitamente prolungabile per una volontà (scientifica, sociale, religiosa) che trascende l'individuo che quella vita esprime e ne fa mezzo di potenza.
Leggo lo stesso atteggiamento in Socrate nell'Apologia di Platone, là dove i discepoli chiedono a Socrate di porsi in salvo dalla condanna a morte contro di lui pronunciata, egli rifiuta e rifiuta perché, come dice, alla sua età vede la sua vita compiuta sotto ogni aspetto. Non c'è nulla di romanticamente idealista in un simile atteggiamento, ma solo un'intima classica e serena compostezza (ben diversa da quella cristiana della Passione, che esprime solo annientamento, dolore e disperazione per l'abbandono divino) di fronte alla morte intesa come giusto compimento di una perfezione realizzata, giusto limite oltre il quale c'è solo un'illusione di potenza che non potrà che minare questa perfezione compiuta, questo senso pienamente raggiunto del proprio vivere. Ciao |
08-03-2013, 21.21.34 | #7 | ||
______
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
Citazione:
Stai scherzando?!? La passione di Cristo perseguitato ed ammazzato come un animale al macello non esprime il suo annientamento tanto meno è realtà in Cristo della disperazione, neppure rappresenta l’abbandono divino ma purtroppo la realtà del livello di cecità dell’uomo servile verso le istituzioni, incapace di ribellarsi se non entro quella medesima cecità. L’uomo cieco crede nella violenza e nella morte e usa entrambe per cercare di cancellare ogni traccia di ciò che non riesce a comprendere; non ravvisa un Dio se non coincide con un potere esterno al quale sottomettersi non diversamente dal potere politico di turno. Gesù non porta avanti la risposta cieca. Gesù capovolge la legge nell’unico modo possibile, non la “abolisce” la mostra in tutta la sua vera luce, non abbraccia la tradizione la evolve attraverso l’intelligenza del cuore: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! (commento) Ho come l’intuizione che “l’abbandono divino” di cui parli parta da una possibile errata interpretazione di alcune parole attribuite a Gesù nel momento della sua agonia. Chi conosce bene l’antico testamento spiega senza ombre che il significato di quel “dio mio dio perché mi hai abbandonato?” sia l’inizio di una preghiera (come era usanza citarne l'inizio), un Salmo (22 di Davide): Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido! Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c'è tregua per me. Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d'Israele. In te confidarono i nostri padri, confidarono e tu li liberasti; a te gridarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi. Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente. Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: “Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!”. Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno di mia madre. Al mio nascere, a te fui consegnato; dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Non stare lontano da me, perché l'angoscia è vicina e non c'è chi mi aiuti. Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan. Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce. Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte. Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare .e mi osservano: si dividono le mie vesti sulla mia tunica gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. Libera dalla spada la mia vita, dalle zampe del cane l'unico mio bene. Salvami dalle fauci del leone e dalle corna dei bufali. Tu mi hai risposto! Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d'Israele; perché egli non ha disprezzato né disdegnato l'afflizione del povero, il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto. Da te la mia lode nella grande assemblea; scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre! Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli. Perché del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli! A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere; ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: “Ecco l'opera del Signore!”. (commento) http://riforma.net/salmi/turoldo/tur022/index.htm Citazione:
Non ho parlato di " romanticismo idealista" ma di "autoimmolazione idealista in un momento di (presunta) felicità". Se per te o per chi il porre fine alla propria esistenza è atto di felice affermazione di un momento simbolo di compiutezza ed apice di realizzazione, e sia! Per me cela una scelta che è rinuncia seppure lecita. Rinuncia magari a ciò che preventivamente intendiamo come semplice declino. Chi lo fa avrà le sue ragioni. La scelta di Socrate si basa a mio avviso su ben altro: è scelta di non rinnegare la verità del suo insegnamento, evidentemente per lui compiuto. Ma non ha il medesimo valore della dipartita in nome e virtù di una compiutezza del senso della vita, ma di una scelta obbligata; idem era toccato in sorte a Galileo (e secondo me anche a Cristo) che decise differentemente di delegare la verità all'intelligenza ed a chi ne avrebbe liberamente fatto uso. |
||
09-03-2013, 01.37.31 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
Messaggi: 630
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
Citazione:
|
|
09-03-2013, 13.53.54 | #9 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
Citazione:
Oggi il rifiuto della salvezza da parte di Socrate stupisce in parte ed è esaltata dalla filosofia come l'affermazaione du un uomo che non voleva contraddire nei fatti quella che era la sua filosofia, il suo insegnamento: mi pare comunque sia stata questione soltanto umana...pur se ha avuto una sua rilevanza e profonda influenza nella nostra cultura. Citazione:
Per Socrate fu una sua scelta umana ...se voleva poteva sfuggire alla cicuta! Gesù era invece lo strumento di una rappresentazione universale, di un disegno divino che doveva intervenire su tutti gli uomini. Era scritto che Gesù dovesse morire in sofferenza per riscattare le colpe degli uomini...e questo fu il fatto fondante su cui la religione cristiana basa le sue origini e la sua predicazione. Infatti il simbolo della religione e proprio la croce e, pur se molto altro contribuisce alla sua diffusione, se l'evento "supplizio e morte sulla croce" col sucessivo prodigio della resurrezione, fosse mancato e non avese colpito e non colpisse la pietà, la compassione e la fantasia dei credenti, oggi nulla esisterebbe di cristiano e Gesù sarebbe dimenticato. Al massimo resterebe solo come uno dei tanti profeti della religione ebraica. Secondo la predicazione non saremmo nemmeno purificati dal peccato originale...per lo meno questo è ciò che i credenti credono e probabilmete questo è per loro di grande conforto...anche se non sempre la credenza trova una veridica corrispondenza storica. Gli eventi del passato, che siano veridici e solo creduti tali, assumono valore e risonanza soprattuttto per le conseguenze più o meno rilevanti, che imprimono all'evolvere della storia successiva degli uomini fino ai nostri giorni. Mi pare, in sostanza, che l'evento "Cristo" rispetto all'evento "Socrate" sia assolutamente prevalente e, come dicevo, non confrontabile. |
||
09-03-2013, 13.58.55 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
|
Riferimento: Novembre: un inno alla vita
Citazione:
Non ho notizie di Emmeci, supporre che sia morto, data la venerabile età, è verosimile. Il Decano del forum ha incontrato il suo assoluto questa convinzione mi riempie di serenità e di contentezza per il nostro Emmeci. Non è il tempo dei morti è il tempo della vita. Novembre è il crepuscolo della vitalità della natura ma Emmeci lo ha visto come un inno alla vita. La natura a novembre, alle nostre latitudini, produce dei frutti, del tutto particolari, altro da quelli estivi ma non meno apprezzabili. Ed anche l'esistenza umana né produce, dai colori meno vistosi di quelli dell'esubaranza giovanile, ma molto apprezzabili. Per chi non ha trovato alcunché in questa esistenza, c'è solo un deserto desolato dove vivono e prosperano solo pensieri inefficaci, nostalgia, rimpianti, decadenza, filosofie del nulla. Emmeci aveva sempre una positività, declinata a suo modo come deve essere per chi pensa con la propia testa. Colto e umano, in ascolto degli altri e non ansioso di mostrare la sua cultura, come spesso succede a chi incamera nozioni frettolosamente googlate e che espone sperando di darla a bere ... e che cultura non è, solo giovanile bluff Un brindisi filosofico e virtuale a Emmeci. P.S. Sono contento che Emmeci sia ancora fra noi ed io che avevo già scritto il coccodrillo Il brindisi è ugualmente valido. Ultima modifica di Giorgiosan : 09-03-2013 alle ore 14.38.41. |
|