ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
|
Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
22-07-2009, 17.35.49 | #22 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
|
Riferimento: L'umanità si estingue per colpa della "libertà"
Citazione:
non si fa riferimento ad un prossimo, e nemmeno a se stessi. Per dire la verità si potrebbe ritenere che se si dovesse pensare di vivere solo fino a domani e fino ad oggi è solo piaciuto bere la birra, ubriacarsi sarebbe un modo per vivere felici per l'eternità. Il senso della frase,( non so cosa ne pensasse Moana che se la "riduciamo" solo al suo lavoro da pornodiva verrebbe immediato sospettare cosa rappresentava la sua felicità, ma sospetto che intendesse dire quello che sto dicendo io), è un altro: vivi in modo tale che ogni cosa che ti sembra senso senso sia la cosa piu bella del mondo, perché ora la stai vivendo, domani non la vivrai. E' chiaro che se vivi in questo modo la tua diventa per gli altri una testimonianza che si può essere felici. Stai già raggiungendo il tuo prossimo perchè anche loro rappresentano quello che per te è la felicità. Se poi pensi come se dovessi vivere per sempre, questa felicità raggiungerà ogni angolo nascosto dell'universo. Citazione:
Rivalutando il tema iniziale, alla luce di queste discussioni che vi hanno visti partecipi di questa mia idea apocalittica, potremmo anche riformulare in diverso modo il concetto di base eliminando però il problema della bassa natalità in Europa. In effetti la crescita dell'intero pianeta ha un segno positivo, quindi dopo tutto la civiltà umana non sta tanto male a livello globale, ma la qualità della vita è uguale ovunque? Non mi sembra; questo squilibrio bisogna leggerlo in senso positivo o negativo in base alla nostra felicità? Siamo meno felici o piu felici se viviamo nella maggiore agiatezza individuale? Saremmo più felici o meno felici se vivessimo in quei posti, se la sorte della nostra vita avesse tirato da quella parte invece che da questa? Non si può rispondere con un criterio di falsificazione a questa domanda, in quanto se io sono qua e non sono lì, non posso sapere come sarei se fossi lì. Ma se supponessimo che sarebbe meglio vivere qui, ed infatti noi qui viviamo, e siamo circondati dall'agiatezza, dal benessere ecc. del mondo in cui siamo capitati di vivere, allora la nostra felicità è dovuta ad uno stato particolare, uno stato storico, culturale, economico ecc. Se invece noi pensassimo che dopo tutto si può essere felici anche senza avere tutto questo, nel momento in cui tu perdi anche una piccola parte di tutto quello che hai, non dovrebbe renderti infelice, perchè quello che hai non è tuo; ora lo apprezzi, lo valorizzi e lo usi, ma non devi pensare che queste cose siano attaccate al tuo essere come se l'essere, senza queste cose, non fosse piu nulla. E' certamente utopico; liberarsi mentalmente di tutto quello che abbiamo ma apprezzarlo nello stesso tempo e valorizzarlo, sembra una delle tante frasi fatte... che nel momento di privazione quasi perdono di significato. Purtroppo, come dicevo piu indietro in altro post, la "freccia" va verso questo stato di cose: ci vengono attaccati tanti piccoli francobolli, che non riusciamo piu a staccare dai noi stessi, come se quelle cose sono il nostro stesso essere. E così diventiamo sempre piu fragili... e piu propensi all'infelicità. Sarebbe auspicabile che tutti abbiano almeno da mangiare, per vivere, ma non è quello che serve per essere felici. Il cibo è necessario per vivere non per essere felici, e quando si è felici della vita non si può non pensare di donarla ai figli. Loro, i figli, sono una conseguenza della scelta di rendere vivo ciò che non lo è, perché la felicità è vita. Mentre la felicità che ci hanno incollato addosso è tutta un'altra storia, che va verso la felicità individuale, che vuol dire interesse per se stesso e per i propri bisogni. I bisogni, a parte mangiare e bere, ce li creiamo o ce li creano il mondo in cui viviamo; dei bisogni più ne abbiamo più ne vogliamo. Questa è purtroppo una corsa che non si può fermare... l'essere è sempre meno presente in tutti i nostri discorsi etici o estetici. Dell'essere infatti nemmeno se ne può parlare, ecco che si parla solo di quello che vediamo e osserviamo attaccato alla nostra pelle... proprio quello di cui è meglio non fare cenno quando si parla di un uomo. p.s. Parlavo di Hitler e i forni per gli ebrei... tutto sommato forse anche Hitler voleva la pace nel mondo, che passasse però dallo sterminio degli ebrei. Chi può dire cosa passa nella "mente" di un gene! |
||
22-07-2009, 21.48.38 | #23 |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
|
Riferimento: L'umanità si estingue per colpa della "libertà"
Concordo con Dubbio nel dire che la felicita' e' un'aspirazione dell'Uomo fondata sulla propria Liberta' e quindi difficilmente spiegabile attraverso gli strumenti dell'antropologia o della sociologia ; calcolare una proporzione inversa fra conservazione della specie umana e liberta' individuale mi sembra invece un po' azzardato..., potrebbe infatti darsi che la Natura abbia finalmente trovato attraverso l'Uomo una possibilita' di perpetuare la vita mediante la liberta' intrinseca del singolo individuo piuttosto che lungo una selezione multipla e casuale di congetture e confutazioni biologiche sempre assoggettate e mai dominatrici dell'ambiente che le circonda. Noi tendiamo sempre a riferirci alla Natura in terza persona, ma non e' cosi' scontato che Essa non agisca attraverso di noi piu' di quanto noi non agiamo sopra di Essa; che la nostra Liberta' abbia carattere divino e trascenda la Natura e l'”ordine/disordine delle cose” e' solo questione di fede, ma e' difficile sostenerlo con argomenti esclusivamente razionali.
|