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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
26-03-2009, 13.43.04 | #3 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
Pur con tutte le mie riserve su quello che dicono i religiosi, devo ammettere - espert37 - che questa volta mi hai battuto in quanto a libertà di pensiero, perché proprio nella tua ultima frase sembri affermare a chiare lettere che Dio può diventare superfluo (dici obsoleto) e l’uomo potrà bastare a sé stesso. Ebbene, io non arrivo a tanto, cioè penso che Dio è un'ombra sul sole, sì, è il modo in cui il miope occhio dell’uomo può farsi un’immagine dell’assoluto cioè dell’ultima verità e dell’ultimo bene, che proprio per lo splendore che emana non riusciamo a vedere o trasformiamo in una figura con qualche difetto, al massimo in un superego e quindi, alla fine, un idolo….Ma dentro quei lineamenti un po’ rozzi, vorrei dire dentro quell’ostia eucaristica, rimane assoluto, cioè l’indefinibile e l’inarrivabile, ed è proprio per questo che non lo si può cancellare dalla nostra mente. Credi, per esempio, che esista un ateista assoluto, cioè un essere che non abbia nessuna intuizione di Dio? Forse su un altro pianeta? Credo piuttosto che ci possa essere là qualcuno in grado di avvicinarsi a lui più di noi, ma ignorarlo…..Perché Dio – inteso senza i fronzoli delle chiese - non è il reale ma il possibile: è questa la sua forza e ciò che lo rende eterno.
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26-03-2009, 14.46.27 | #4 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
Citazione:
Si carissimo amico, L'innarrivabile,L'Indescrivibi le; Un grande dubbio,ma oggi,al livello in cui ci troviamo, dobbiamo essere estremamente convinti della Sua immensità,della Sua potenza e della Sua invulnerabilità. Del grande mistero della Sua esistenza, altrimenti ci troveremmo sempre più a lottare in quella bolgia caotica descrittaci con l'esempio della torre di Babele. Abbiamo tutti un estremo bisogno di Lui per continuare nella nostra evoluzione. Lui è il fulcro della nostra spiritualità. A mio avviso dobbiamo riuscire ad interpretare al meglio con ragionevolezza quanto ci viene tramandato dalla tradizione ed adottarlo per il fine giusto. Condivido in linea di massima quanto tu correttamente esprimi. Siamo sulla stessa linea di pensiero. Un amichevole saluto espert37 |
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28-03-2009, 14.03.14 | #5 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
Dio l'ultimo, si può intendere in diversi modi.
In modo storico: Dio non c'è ma ci sarà alla fine dell'evoluzione. Sarà l'esito dell'evoluzione. In modo morale: Dio è il peggior essere esistente, è il male stesso. In lui non c'è alcun bene altrimenti non potrebbe essere il male. In modo virtuoso: Dio si pone come l'umiltà stessa. Sul primo modo. Quello che diventerà Dio, se c'è una evoluzione e evoluzione è la dimensione qualitativa fondamentale del divenire, deve essere già presente anzi presente da sempre. Perché non c'è evoluzione se non da un precedente, altrimenti il termine evoluzione non significa alcunché. L'unica possibilità per cui questa ipotesi abbia senso è che ci sia un Dio in potenza, un Dio che si evolva. Un dio che alla fine sarà un Dio compiuto. Questa ipotesi è simile a quella di Hegel, grosso modo. Sul secondo modo. Se Dio è il male allora tutto è male, tutto è inganno, tutto è illusione, tutto è sofferenza. In questo caso ogni parola, ogni intenzione, ogni manifestazione della natura e quindi anche dell'essere umano è male. Sul terzo modo. Dio è l'Umiltà. Ci sono forti indizi che sia proprio così. Nell'evoluzione creatrice abbandonandosi al libero gioco delle libertà. Nel raggiungere i suoi scopi con infinita pazienza per dover rispettare ogni individualità ed ogni scelta. Nell'abitare in tutte le sue creature senza disprezzarne alcuna, dall'ameba all'essere umano. Nel non reputare la sua divinità qualcosa da difendere ma facendone partecipi tutti. |
29-03-2009, 18.32.00 | #6 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
Vorrei dire, Giorgiosan, che rimanendo volutamente distante da ogni tipo di esegesi tradizionale nei riguardi dei testi sacri - per i quali lascerei piena libertà d’interpretazione anche al di là di quello che concedono le chiese riformate - il modo in cui interpretare le mie affermazioni è lasciato alla cultura del lettore, anche perché questo argomento del Dio ultimo è solo la proposta di un tema, che potrebbe essere giudicata insipiente o insufficientemente espressa.
Preferirei comunque, per quello che mi riguarda, partire da ciò che chiami interpretazione storica, lasciando però al concetto di tempo che la sostiene il massimo di agilità, visto che nella religione biblico-cristiana questo concetto è estremamente ambiguo in quanto la religione (forse non solo questa religione) è nello stesso tempo storica e antistorica. E aggiungo che il principio stesso della mia filosofia ("una verità assoluta c’è e noi dobbiamo cercarla anche se non la troveremo mai") si basa su questa stessa ambiguità, trovando forse un richiamo o un riflesso nell'alternativa o nel nodo di trascendenza/immanenza. Ma sono discorsi che esigerebbero, per chiarirsi, tanto tempo e tanta pazienza. |
30-03-2009, 11.02.24 | #7 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
Citazione:
La religione è allo stesso tempo storica e antistorica. Forse volevi dire la religione è storica e metastorica. A metastorico attribuisco il significato di "permanente attraverso e nonostante l'avvicendarsi dei fatti storici", perchè è questo l'uso correnre del termine. Avere una visione metastorica degli eventi significa operare per pervenire ad obbiettivi che vanno anche al di là della contingenza storica. In questo senso certamente il cristianesimo è metastorico. Antistorico designa quell'atteggiamento ideologico o culturale che nega importanza alla storia nello studio della civiltà e della società umana, trascurando in particolare le condizioni storiche delle civiltà passate Che si disinteressa o nega un significato degli eventi. In questo senso il cristianesimo non è antistorico ed è constatazione di tutta evidenza. Forse il buddismo nella sua forma originaria può dirsi antistorico, sebbene per la centralità della dottrina del karma la antistoricità del buddismo può essere dubbia. Antistorica è invece la tua posizione, quando affermi che una verità assoluta c’è e noi dobbiamo cercarla anche se non la troveremo mai" Se l'essere umano non la troverà mai allora ai fini della verità non ha alcuna importanza l'avvicendarsi degli eventi, né il progresso della conoscenza, di ogni conoscenza. Ogni realtà storica è insufficiente e quindi è priva di senso ai fini della verità. E questo è antistoricismo. Dico questo non per esprimere un giudizio positivo o negativo sul tuo pensiero ma solo per puntualizzare. Questa tua verità assoluta servirebbe all'essere umano allo stesso modo che la carota, posta permentemente davanti all'asino, lo spinge a muoversi per compiere un lavoro, utile al padrone. La vicenda dell'asino ha qualche risonanza col mito di Sisifo, infatti sembrerebbe proprio una sorta di dannazione inutile, per l'asino. Ancora: se poi la verità assoluta è posta alla fine non potrebbe attrarre in alcun modo perché non può avere efficacia né esercitare alcuna attrazione ciò che non è ancora. Non si dà effetto senza causa. Non rimane che considerare la causa finale ma la causa finale dovrebbe coincidere con la causa efficiente. Si può concludere che quel che è alla fine era anche al principio. Ed in qualche modo siamo ancora ad Hegel o giù di lì. Rimane da sapere come mai immaginiamo tutto questo se nessun essere umano possiederà mai la verità. Non sembra servire alla verità assoluta e neppure all'essere umano. Si tratterà di un grande sport cosmico ed esistenziale Ultima modifica di Giorgiosan : 30-03-2009 alle ore 20.48.45. |
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30-03-2009, 15.50.48 | #8 | |
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
Citazione:
Caissimo Giorgiosan,scusa se mi intrometto, ma mi ha attirato il tuo bell'esempio della carota e dell'asino,che a mio avviso però,non è paragonabile alla ricerca umana della verità ultima,irraggiungibile,quella verità relativa al grande mistero dell'universo e della trascendentalità,ma la continua ricerca di questa da parte dell'uomo,gli dà lo stimolo a continuamente proseguire e farlo avvicinare sempre più a quell'altra verità,a quella verità relativa all'essere umano e che è raffigurata in quella meta universalmente ambita e che si chiama Felicità,Beatitudine,Paradiso. Mi permetto di pensere così perchè il veicolo e gli strumenti per avanzare non cambiano,ma sono i medesimi. Penso così perchè io ho la netta convinzione che la verità che a noi interessa maggiormente è quella relativa all'uomo.L'altra, quella assoluta, come giustamente tu fai osservare non serve ne alla verità tantomeno all'uomo,anche a mio avviso è un vero hobby esistenziale. Scusa nuovamente per la mia intromissione,se non altro mi è cara per inviare un amichevole saluto. espert37 |
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31-03-2009, 14.41.13 | #9 |
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
Volentieri rispondo contemporaneamente a Giorgiosan ed Espert37, perché mi pare che rappresentino due poli fra cui può oscillare la fede religiosa: quella di chi crede nel valore assoluto della fede e il resto non conta, e quello che pur credendo non è disposto a ignorare o cancellare i nostri sforzi per arrivarvi – cioè sente l’importanza di raggiungere una convinzione sensata e moralmente giustificata. Perciò vada pure, Giorgiosan, per metastorico anziché antistorico, il risultato è lo stesso, almeno se tu sei veramente credente e sai che a un certo punto anti o meta non contano più e la storia avrà ben poco valore di fronte all’occhio di un Dio a cui tutto è noto e assegnerà (ma perché parlo di futuro se gli era noto da sempre?) l’uomo alla sua destinazione finale. Credo però, ad onore della fede di un religioso adulto che, leggendo che Dio ha considerato bello e ben fatto l’universo quando il settimo giorno si riposò, ed è poi risultato tutto il contrario, egli potrà sì pensare che si è trattato di un lapsus sfuggito all’amanuense incaricato di redigere un testo così impegnativo, ma è più facile che pensi che la storia non è da buttare, se non altro per togliere a Dio l’accusa di scarsa onniscienza.
In ogni modo, quanto all’apologo del bastone e della carota, che rappresenterebbero il sugo di una ricerca dell’assoluta verità quando anche si sappia che non l’otterremo mai, e voi preferite stare al sodo e accontentarvi di quello che sapete, preferirei dire in termini meno asinini che la caccia val più della preda, riconoscendo che comunque colui che si ritiene vero credente deve essere disposto senza recriminazioni a voltare le spalle a queste bestemmie storiche e a dimenticare quanti hanno imbracciato le armi in nome di Dio o acceso il fuoco di un rogo destinato a un filosofo. Vorrei aggiungere che anche l’altro tipo di credente – quello rappresentato dal coraggioso Espert37 – ha un difetto, che è quello di credere che all’uomo non interessi l’assoluta verità ma solo quella che riguarda sé stesso, col che veramente anche lui cancella la storia la quale, fra le tante magagne, dimostra che almeno qualche volta l’uomo non è un essere fanatico ed egoistico, ma ha dimostrato, anche con un eroico martirio, di credere in un’idea – si voglia o non si voglia chiamarla divina. |
31-03-2009, 17.14.02 | #10 | |||
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Riferimento: Dio non è il primo ma l'ultimo
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Appunto. Così parlò lo sportivo! I gentleman di campagna inglesi che cacciano (cacciavano) la volpe (immangiabile) la pensano allo stesso modo. Per me vale più la preda, alla quale è sempre stata finalizzata la caccia, come vale più il tesoro della sua ricerca. Così la meta più del cammino. Citazione:
Questo è sempre un validissmo argomento da usare in tutte le discussioni, (come il prezzemolo), che può efficacemente surrogare l'intelligenza di ogni problema. Citazione:
Non è intromissione, è partecipazione al topic, quindi non è dovuta alcuna scusa. Ricambio il saluto, amichevolmente. La verità assoluta non può essere l'interminabile descrizione della realtà. Né alcuna infinita processione dialettica. Non può essere la sommatoria delle analisi e delle sintesi scientifiche, né la conoscenza delle "tavole cosmiche e universali della morale". La conoscenza non può essere qualcosa che qualcuno conosce, o una "chiave" per interpretare il tutto. Come se qualcuno potesse conoscere senza essere. La conoscenza è simultanea all'essere, più essere siamo e più conosciamo, e quanto più siamo più conosciamo La conoscenza, l'episteme compiuta non si raggiunge con la cultura, con lo studio, con l'apprendimento dell'enciclopedia cosmica delle scienze ma con l'essere compiuto. Essere e non avere conoscenza. Ed il modo, la forma del conoscere è diversa ad ogni stadio dell'evoluzione dell'essere umano. Ora la meta evolutiva, la compiutezza dell'essere umano, il maggior essere che può essere un essere umano, quale è? La risposta che diamo a questa domanda segna i limiti della nostra possibile conoscenza ed i limiti della nostra possibile evoluzione. Ultima modifica di Giorgiosan : 01-04-2009 alle ore 09.33.21. |
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