Ospite abituale
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Riferimento: invito alla filosofia
Citazione:
Originalmente inviato da arsenio
Per chi sente l'esigenza di chiedersi quale senso dare alla propria vita individuale e con lo scopo di renderla degna di essere vissuta. Se è sensibile ai valori formativi, non pago di ciò che è è vuole imparare a vivere misurandosi con la quotidianità.
L'esistere del singolo che ciascuno è, individuo segnato dal tempo dell'ansia, ispira la filosofia e la letteratura del '900.
L'antica saggezza, e non un ibrido ed arbitrario filosofeggiare, fornisce spunti pure alle attuali psicoterapie. Oggi anche i fedeli sono de-spiritualizzati: né il confessionale del prete né il divano dell'analista sono più efficaci a lenire le insostenibili frustrazioni, la solitudine, l'angoscia per la morte, come suppose Freud. E a Camus, che si chiese se la vita valesse la pena e essere vissuta, pure oggi risponderebbe : “La vita come ci è imposta è troppo dura per noi , ci reca troppi dolori,disinganni, compiti impossibili da risolvere”. (Il disagio della civiltà) Il rimedio ? Per la massa proprio le vie di fuga a cui ricorre: compensazioni anestetiche e distrazioni futili.
La forma mentis della filosofia è uno scetticismo illuminato, altrimenti non è filosofia. Consapevoli che si può affermare una cosa e il suo contrario ed essere plausibili. La ragionevolezza ha preso il posto della ragione e si riconosce che un'unica verità impoverisce la vita sociale. Tutto è relativo e criticabile, scienza, etica, politica, metafisica. Sono solo congetture fallibili ( Popper). Non si può prevedere l'estrema mutevolezza delle cose. Non ci sono verità fisse e immutabili; pantha rhei. (Eraclito) tutto scorre. Si ritorna ai classici: Platone contrappose il pensiero alla vita; l'essere astratto e generico dimentica la differenza tra l'essere e gli enti singoli.
Socrate disse che si dedicava a ricerche su se stesso e sugli altri. Perchè una vita che non faccia di cotali ricerche non è degna di essere vissuta (Apologia di Socrate,Platone).
Aristotele distinse tra la logica analitica che parte da premesse vere e procede per deduzioni e la dialettica che si avvia da premesse probabili.
Il sapere risente degli orientamenti del tempo e il pensiero è storicamente determinato. Già la ragione cartesiana, il soggetto trascendentale kantiano, la ragione assoluta hegeliana sono superati. E l'ipotesi di un inconscio ha reinquadrato molte concezioni filosofiche.
Il pensiero attuale è debole (Severino, Cacciari, Vattimo) e possibilista. Dubita su opinioni e simboli culturali e confida nella perfettibilità della conoscenza,la filosofia teoretica è entrata nelle università.
Ma oggi, che “il mondo vero è diventato una favola” (Nietzsche) quale diffusione filosofica si può pretendere? La conoscenza mediata dai monitor è la più grave barriera al contatto con la realtà e se va male sul piano relazionale, va peggio su quello culturale. Internet disorienta con sterili percorsi da link a link che portano al thrash e all'arretratezza del pensiero. Rintronati da un'enorme mole d' informazioni, desensibilizzati e torpidi nella mente. Si evitano approfondimenti che riguardano la nostra vita e i rapporti con gli altri. Anche nei siti dove la scrittura potrebbe essere vittoriosa le riflessioni analitiche sono impedite da un iperattivo smanettare la tastiera per controllare stress e depressioni e non già per un'avventura delle idee.
Con la spiritualità va ancor peggio: si è teologi di se stessi, avvizziti nelle emozioni,narcotizzati nei sentimenti, si consuma in acquisizioni ipertrofiche e si attendono felicità celestiali ma si preferisce autoannullarsi con discipline orientaleggianti.
La politica è istrionica ,arrogante, semplificativa. Sprezzante di regole e istituzioni, narcisistica e autoreferenziale.
Quale rapporto con la realtà si può aspettarsi? C' è qualcuno che non è sicuro di aver ragione? I forum virtuali che conosco no sono certo un laboratorio di idee per un proficuo e pluralistico confronto. Spesso a banalità amplificate si alternano vaniloqui incomprensibili per problemi insolubili.
Cosa resta a chi vuole intraprendere un tragitto per conoscere se stesso e le proprie possibilità? Non a torto si indica quale esempio la mente greca colorata e flessibile. Il nuovo Ulisse per virtute e conoscenza viaggia all'interno confrontandosi con l'altro in una realtà quotidiana che si mostra in ogni sua diversità. Per condividere conoscenze con gli altri. Per una rigorosa discussione sulla realtà poliedrica nei suoi svariati punti di vista..
E per trovare una causa: un incontro, un amore, un'occasione di crescita, la relazione con qualcosa diverso da sé.
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Il grande problema della filosofia oggi è che non si sa perchè si dovrebbe salvarla: cioè il grande problema sono proprio coloro che di essa si occupano, coloro che accademicamente e politicamente si straccian le vesti se una riforma universitaria concella la facoltà relegando qualche corso a scienze umane, sociologia, lettere o psicologia. Allora è facile vedere Cacciari incazzarsi perchè la filosofia muore, ma se gli si domanda il motivo per cui non si dovrebbe lasciar consumare il cadavere la risposta è banale o scontata, magari nemmeno si dà. Oggi la cultura è per lo più informazione, chiacchiera, idiozia e curiosità. La riflessione è relegata agli accademici, quando va bene, nel senso che anche fra questi pochi sarebbero da salvare. Va di moda dire che il discorso filosofico non serve (più) a nulla, sarà vero? Ma quanti bei pensatori può vantare la storia della filosofia occidentale, si dice! Mah! E a che servono? chi ha ragione e chi torto? a queste domande non si risponde, fino a che risposta soddisfacente non sarà data è inevitabile che il declino debba proseguire, parola di uno che tiene in massima considerazione l'importanza di questi pensatori, e non certo per questioni di ingenuo patrimonio culturale di puro carattere nozionistico, se oggi non si sa trovare un motivo migliore di questo si è davvero degli sprovveduti. La filosofia nasce con un'ampio respiro critico, che non è mai venuto meno, ma il respiro critico non è fine a sè stesso, al problematicismo ingenuo e forzato: il respiro DEVE essere critico se (e perchè) vuole possedere la verità incontrovertibile, basterebbe la vita di Platone a farlo capire. Ma, chiedo, si è in grado di rispondere a una semplice domanda? è pertinente la critica di Cartesio alla filosofia antica e medievale? E quella di Gentile all'apparato concettuale hegeliano? Se non si è in grado di vedere quali passi di (incontestabile) coerenza un pensatore muove dopo l'altro come pensiamo di poter continuare a discutere della nobiltà di questa forma di sapienza? O si crede forse che abbia dignità nel contare unicamente un arcipelago di pensatori rispetto ai quali non si sappia dire se vengano compiuti efettivi passi in avanti o meno, quasi che si possa sostenere tanto l'una quanto l'altra tesi..
Infine: una cosa che non traspare mai nelle discussioni è cosa abbia caratterizzato peculiarmente la filosofia, ed è anzitutto a questo che bisogna richiamarsi se si pretende di volerla tener ferma nonostante l'indifferenza della cultura tecnico scientifica: merito intramontabile della filosofia greca è la rilfessione sull'immediatezza del sapere e sul fondamento del medesimo, immediatezza logica e fenomenologica, ed è ai fondamenti che bisogna inevitabilmente richiamarsi se non si vuol continuare a non trattare questi temi in modo più o meno poetico e con venatura letteraria, dove pare andar bene tutto e il contrario di tutto.
Piccola nota: la proposta teoretica severiniana è tutt'altro che espressione di pensiero debole, fa quasi ridere a doverlo dire considerando che si tratta della forma di razionalismo più pura ed estrema che si sia mai vista, ben oltre Leibniz, Spinoza ed Hegel.
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