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Vecchio 15-06-2009, 17.12.15   #1
Il_Dubbio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
Il compromesso scientifico giova all'agire dell'uomo?

Quando ho incominciato a scrivere queste righe mi balenava questa idea: la vita è la ricerca della verità o di un buon compromesso?
In questo forum, ma anche al di fuori, il concetto che esce con più vigore (ognuno usando il proprio lessico) è che la verità è irraggiungibile, quindi rimane, come meta della vita umana, il raggiungimento di un buon compromesso.
Il punto è che l'uomo non vive meglio se per raggiungere il suo scopo aggiunge troppi dubbi. Questo lo metto come principio, che forse potrebbe essere dimostrato da mille fatti della vita quotidiana; tuttavia può essere oggetto di discussione.

Siccome la verità non la si possiede (e questo lo sanno i pensatori) il compromesso è ciò che serve per prendere decisioni, per agire, per compiere azioni che altrimenti diventerebbe troppo tentennate e poco incisive.

Alcuni però pensano che le nostre azioni dipendano dal possesso di una verità, o meglio dal convincimento di possedere tale verità. Questo pensiero tende a farci credere che la nostre azioni siano non solo giuste ma anche dettate da una verità e non da un compromesso. L'azione quindi si impregna di convinzioni che aiutano l'uomo a dare il meglio perché il risultato sia il migliore possibile.
In altre parole se io possiedo la verità (e ne sono convinto) il risultato sarà ottimo. La politica dei democratici è in genere l'arte di far credere al popolo che è lui che comanda (frase di non ricordo chi, che fa più o meno così).
Far credere a qualcuno che c'è una verità mentre sa che non c'è, per ottenere il massimo potere sulla verità, è sintomatico di come l'arte di suscitare verità è radicata un po in tutti i settori,ed è segno di potere (la Chiesa ne è un esempio).

Quindi meglio credere di possedere una verità che un buon compromesso per agire al meglio, in quanto il compromesso non essendo la verità sboccia nel dubbio. Il dubbio è essenzialmente tentennamento; un'azione compiuta tra dubbi non produrrà la migliore performance possibile. Insomma la democrazia regge perché pensiamo che siamo noi a comandare. Ne siamo così convinti, e sono bravi quelli che ci hanno convinti, che crediamo fermamente nel sistema che abbiamo creato a prescindere se sia o meno la verità.

Di un buon compromesso ne abbiamo trovato almeno uno, quello scientifico, il miglior compromesso per agire con pochi tentennamenti. Quando il compromesso scientifico si tramuta (con gioco di prestigio), nella mente umana ,come la verità, il dubbio diventa inesistente e il metodo diventa l'unico mezzo, per l'uomo, di pensare alla verità, il miglior modo per agire senza tentennamenti, il miglior metodo per vivere.
Il potere scientifico si tramuta nell'ennesima arte di chi vuol far credere agli uomini di possedere la migliore arma di verità anche se non la possiede. Badate bene che qui il discorso che faccio è molto sottile,riguarda, piu che altro, il potere che secerne l'istituzione scientifica.

Per comprendere meglio la faccenda propongo un esempio paradossale: la scienza non ha mai visto dio e non ha prove della sua esistenza o non esistenza. Il pensatore (il filosofo) tenterà di trovare un ragionamento logico che ne provi l'esistenza o la non esistenza.
Ammettiamo, però, che la scienza un giorno ammetta (con prove inconfutabili) che l'uomo che crede in dio viva molto meglio di chi non crede, ed evolutivamente sia stato, e potrebbe rimanere, il miglior modo possibile per agire e per sopravvivere; la scienza dovrà diventare la nuova teologia? Se la scienza fosse il miglior metodo che ha l'uomo per vivere, come agirà? Senz'altro dicendo oggettivamente ciò che ha trovato, che però non sarà il modo per fare agire l'uomo al meglio (su questo punto il ragionamento spero sia chiaro, la scienza non potrà dire che dio esiste, dovrà soltanto dire che credere in dio è meglio per tutti. Questo non significa invogliare a credere in dio. L'uomo che crede nella scienza per credere in dio non potrà rivolgersi alla scienza ma all'antagonista, cioè la Chiesa. Non so, per voi non è paradossale? )

La scienza e il suo metodo razionale (come ho tentato di specificare all'inizio), è il miglior metodo che esiste perché l'uomo viva meglio (secondo i buoni auspici), ma se si dovesse trovar difronte a suscitare una verità che invece non è oggettiva (come invece è tutta la ricerca scientifica) non dubiterebbe sul da farsi, annuncerebbe una verità come se fosse una non-verità. Così facendo non aiuterà di certo l'uomo a vivere meglio, perché la verità oggettiva è che di dio prove non ce ne sono, e l'idea che esista (che però aiuta a vivere meglio) non è una prova scientifica. Quindi l'uomo sarà destinato a non credere nell'idea, in quanto seguirà la verità scientifica (oggettiva), ma così facendo la scienza non potrà essere più il miglior metodo per il vivere dell'uomo, l'uomo non nutrirà più le idee ma solo i fatti oggettivi. Chiaramente tutto è paradossale e parte dal principio che la scienza sia il miglior compromesso per l'agire dell'uomo, che questo agire dipenda sempre più dalle sue verità, e che se anche non sono verità assolute esse vengano vissute come tali dalla maggioranza degli uomini.
[Piccola parentesi: Se invece la scienza ha avuto il merito di instaurare maggiormente il dubbio, e questo non è il miglior modo per l'agire dell'uomo, allora la scienza non è un modello da seguire indiscutibilmente e in ogni caso.
Qualcuno però potrebbe obiettare che invece il dubbio sia la facoltà migliore dell'uomo e che anzi la scienza è il miglior metodo per creare tale dubbio. Questo è in netto contrasto però con il principio che il miglior agire dell'uomo si verifica quando non dubita (su questo si potrebbe essere disaccordo, ma prima di rispondere tenete in considerazione ogni vostra azione quotidiana: io mi accorgo che se dubito, l'azione non la faccio bene perchè penso ai dubbi sul mio agire e non a svolgere ciò che ho pensato; per esempio se dubito che la mia partner sia infedele non agirò nei suoi confronti in modo naturale e non vivrò bene la situazione amorosa, e questo è solo un esempio).]

Qual è quindi il miglior modo per agire? Dubitando sempre o sostenendo una verità minore come se fosse "La Verità"? In cosa consistere il compromesso scientifico-razionale e a chi gioverà? Come fare per contrastare il nuovo "Potere"? Prima esisteva solo la Chiesa ed il Re (i due pilastri della terra), poi c'è stato l'avvento della politica (e il raggiungimento delle idee alle grandi masse tramite l'informazione mediatica), oggi abbiamo un altro Potere :l'istituzione scientifica.
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 18-06-2009, 00.49.46   #2
Spaitek
Ospite
 
Data registrazione: 26-08-2008
Messaggi: 13
Riferimento: Il compromesso scientifico giova all'agire dell'uomo?

Tu dai un po' troppo per scontato che i credenti vivano meglio dei non credenti. Inoltre, dai anche per scontato che i credenti non possano in nessun modo intaccare la felicità dei non credenti.
Niente di tutto questo, per quanto mi riguarda, può essere dato per scontato. Figurati quindi se penso che possa essere dimostrato scientificamente. Per adesso, abbiamo buoni motivi per ritenere che sia vero l'esatto contrario di quanto hai ipotizzato tu.. si veda in tal proposito il seguente articolo: http://www.uaar.it/news/2009/06/05/g...-piu-pacifici/
Spaitek is offline  
Vecchio 18-06-2009, 11.22.51   #3
Il_Dubbio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
Riferimento: Il compromesso scientifico giova all'agire dell'uomo?

Citazione:
Originalmente inviato da Spaitek
Tu dai un po' troppo per scontato che i credenti vivano meglio dei non credenti.

Il mio intervento non voleva dire e ne affermare questo. Per dire la verità non so bene cosa possa far nascere la felicità in un uomo, o distruggerla. Io ho provato ad immaginarmi un caso limite (che però deriva dall'ascolto, tempo fa, di una trasmissione televisiva in cui intervenivano diversi uomini di scienza tra cui alcuni neurologi e psicologi, che facevano presente come la fede religiosa aiutava i pazienti ad affrontare la malattia molto meglio) in cui la scienza ammetta che la sua "verità" non aiuta ad affrontare bene la vita. Il mio ragionamento nasceva innanzitutto dalla consapevolezza del "pensatore" che una verità, anche qualora esistesse, non sarebbe raggiungibile, ma che come tale viene poi vissuta dall'uomo. Una verità politica (la democrazia per esempio) una verità religiosa (l'esistenza di Dio), una verità scientifica. Anche se ognuna di queste verità trasnuda di incertezze razionali viste al microscopio, vengono vissute macroscopicamente come verità quando si richiede all'uomo di agire "al meglio". Un politico dovendo mantenere il suo potere, non metterà in dubbio che la democrazia sia il meglio che c'è, e il cittadino lo vivrà come una verità e difenderà la democrazia e la imporrà. Così farà la Chiesa e così farà anche l'istituzione scientifica. Nel particolare l'istituzione scientifica, che studia il mondo come oggetto e non entra, e non può farlo, nel mondo soggettivo, si erge anche come guida all'agire dell'uomo che invece è dettato anche da un sentire "soggettivo". Il potere scientifico difende, a ragione, la sua preponderanza "razionale" entrando però anche, non a ragione, nell'altro mondo, quello soggettivo, che guarda caso determina l'agire dell'uomo.
Insomma io credo che attorno a noi vi siano poteri che lottano per un posto al sole a discapito del libero agire dell'uomo.
Ognuno di essi, nel momento in cui sbandiera il suo scettro, non fa altro che tentare di imporre il suo potere e la sua verità.
Per questo nasce l'etica, presumo, che benché non sia un oggetto ben definibile si assume la difesa del soggetto. L'etica ha da fare un gran bel lavoro, in quanto deve valutare e porre attenzione su tutti i poteri forti. Quando leggo un Pievani o un Bonicelli e la stessa teoria evoluzionista io piango, perché leggo solo il tentativo di distruggere il soggetto, sminuirlo e appiattirlo, anzi direi eliminarlo. Questo è il lavoro del potere che studia l'oggetto,che lotta a discapito della valutazione sul soggetto.
Non credo quindi che il compromesso scientifico serva all'agire dell'uomo, ma l'uomo si farà convincere?
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 18-06-2009, 23.54.16   #4
Noor
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Riferimento: Il compromesso scientifico giova all'agire dell'uomo?

Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
Qual è quindi il miglior modo per agire? Dubitando sempre o sostenendo una verità minore come se fosse "La Verità"? [/b].
Il miglior modo è non opinare,inferire,dedurre,crede re,confondere,proiettare,ma essere consapevomente presenti per conoscere direttamente il reale discriminandolo dal non reale che è invece opinare,dedurre,credere,proiet tare,confondere,inferire….
La strada è conoscersi per conoscere.
Oltre che utilizzarli al meglio, gli strumenti di conoscenza vanno conosciuti essi stessi.
Ogni atto di conoscenza ad opera del soggetto è l’unico vero (puro)agire.
Questo metodo è ben oltre il sistema scientifico perchè non presuppone limiti fenomenologici ipici della scienza,nè le credenze della stessa:non v'è dunque nessun compromesso insito.
Noor is offline  
Vecchio 19-06-2009, 10.46.04   #5
nexus6
like nonsoche in rain...
 
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Quello che non giova è non sapere ciò che si sta facendo né perché. Tutto deriva da questo, al centro c'è l'uomo, ciò che vuole, come considera la vita, ciò che è. Vuole combattere? Ha le armi. Vuole pregare? Ha le chiese. Vuole idolatrare? Ha le idee. Vuole fare la pace? Ha mani da stringere. Vuole dipingere? Ha i colori. Vuole cantare? Ha la voce. Vuole pensare? Ha la mente. Vuole illudersi? Ha (abbiamo) tutto il mondo da accusare, alcuni a seconda della prossimità preferiscono la scienza, altri le religioni, altri ancora il vicino di casa.

I prodotti della scienza (apparecchi televisivi, bombe atomiche, penicillina)...
sono buoni o cattivi, utili o distruttivi a seconda di che tipo di vita si vuole vivere.
(Paul K. Feyerabend)


Qui da noi, nella relativa opulenza in cui viviamo, quando si ha la sensazione che qualcuno o qualcos'altro stia scegliendo per nostro conto, allora stiamo pur sicuri che siamo stati proprio noi a delegarlo. La società come organismo autonomo non esiste, è un nome di comodo, esistono solo insiemi di individui che decidono come vivere.

(Parlando terra terra... piace questa idea di progresso di cui siamo oggetto inconsapevole? Bene, allora non lamentiamoci di Boncinelli quando ci spiega che un'idea è solo fatta di molecole, visto che è nient'altro che funzione di questo paradigma di vita, il quale volenti o nolenti scegliamo ogni giorno).
nexus6 is offline  

 



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