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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
11-10-2008, 11.30.58 | #3 |
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Caro Emmeci...
Nel tuo post hai toccato vari argomenti ciascuno meritevole di un 3d dedicato. Disorientato alquanto da tale molteplicità mi appello al titolo del topic "design intelligente", scusandomi in anticipo se non ho colto il significato che tu eventualmente hai inteso attribuirgli. Perchè, allora, intelligente ? Perchè "intellegibile" nelle sue regole dalla mente umana (visone "antropocentrica") o perchè è (almeno in apparenza) "ordinato" e quindi non dominato dal caos ? Invero in Meccanica Quantistica si parla di casualità delle fluttuazioni che possono generare un evento...David Bohm parlo', invece, di causalità (variabili "nascoste") anche a scale sub quantiche e io, personalmente, preferisco questa seconda visione per la quale vi è sempre un nesso causa - effetto nel verificarsi di un evento.....Avrai capito che sono un "finder" e quindi la mia posizione davanti a un fenomeno non si puo' limitare ad accettarne la descrizione (anche ineccepibile dal punto di vista matematico), ma deve per forza contemplarne anche la natura e l'origine.. |
11-10-2008, 12.04.28 | #4 |
Ospite abituale
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Caro EmmeCi, che la metafisica abbia influenzato le più importanti teorie scientifiche non è un mistero nè occorre rifarsi a Popper: basti pensare alle elaborazioni di Newton (che non fece praticamente esperimenti, eccetto il pendolo, l'ottica e l'alchimia) o ad Einstein (che elaborò la relatività solo in base a pura speculazione).
Più che credenze morali direi però che siano state credenze di altro tipo ad influenzare la scienza: ad esempio Newton dopo aver elaborato la teoria della gravità immediatamente si "spaventò" per questa misteriosa "azione a distanza" in un periodo in cui qualsiasi manifestazione fisica veniva concepita solo come "azione per contatto" (c'era anche il problema non secondario di rischiare accuse di maga e stregoneria). Fu proprio il chiodo fisso dell'azione a distanza che permise di elaborare la teoria dei campi, che tanto bene spiega come possa avvenire l'azione a distanza. Einstein, dominato ancora dal meccaniscismo dell'800, credeva fortemente in un universo deterministico e stazionario, ma quando le osservazioni d Hubble dimostrarono inequivocabilmente che l'universo non era stazionario, ebbe l'onestà e l'umiltà (doti molto rare) di ammettere che "l'instroduzione della costante cosmologica nelle equazioni della relatività fu il mio più grande errore". C'è da sottolineare che nella sua teoria, Einstein aveva già ricavato (ripeto, solo a livello speculativo) il fatto che l'universo non può essere stazionario, e per questo motivo introdusse nelle equazioni della relatività un termine correttivo (costante cosmologica) che rendesse l'universo stazionario. Ci sono poi le credenze religiose che hanno influenzato (e continuano ad influenzare) il cammino della scienza; la teoria del Big-bang è il classico esempio di teoria "compatibile" con le credenze occidentali di una "creazione" dal nulla. Allo stesso modo, quelle teorie che non prevedono nessun big-bang sono compatibili con quelle filosofie e/o religioni orientali che non ipotizzano alcuna creazione ma solo una ciclica trasformazione. Si potrebbe continuare, gli esempi non mancano: basti pensare all' "orrore per il vuoto" che ha caratterizzato il mondo occidentale. O all'orrore per il "regresso infinito" (nettamente contrario al concetto di creazione delle religioni monoteiste) che ha impedito per secoli, in occidente, l'introduzione del concetto di "infinito" in matematica (non è un caso che tale concetto abbia origini indiane). Oppure si pensi all'ostracismo che, sempre in matematica, ha patito quell'entità che si chiama "zero" (nemmeno i numeri romani per la verità codificavano lo "zero"), così contrario come concetto a quell'"uno" tanto caro alla religione cristiana. Nemmeno la meccanica quantistica è sfuggita al richiamo religioso, visto che siamo arrivati addirittura ad ipotizzare la non esistenza degli eventi fisici in mancanza di un osservatore che li osservi. In tempi più recenti la religione continua ad influenzare la scienza: si rifletta sul famoso "principio antropico" (enunciato da scienziati in chiara crisi mistica) o sugli esperimenti per cercare quel bosone di Higgs ribattezzato (chissà perchè) "particella di dio", come se si fosse sicuri che la scoperta di quel bosone dia le risposte ultime sui misteri dell'universo. Il cammino della scienza mostra chiaramente che le grandi rivoluzioni nel sapere sono avvenute proprio quando l'uomo ha saputo trovare il coraggio di sottrarsi all'abbraccio delle credenze (anche quelle più sicure) di qualsiasi natura. Forse è proprio questo il design "intelligente": sapersi rinnovare e mettersi in discussione. |
12-10-2008, 09.34.56 | #5 |
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Caro Marius: quell’espressione “design intelligente” che ho usato nel titolo era in fondo un po’ scherzosa, perché giocava su una presunta analogia fra il design in senso fisico dell’universo (chiuso o aperto?) e la necessità, sostenuta dai religiosi, di un operatore divino a spiegare quella macchina stupefacente (quello, appunto che almeno nei riguardi dell'evoluzionismo, si usa definire intelligent design. Naturalmente questo non fa che chiamare in causa quella superstizione antropocentrica che ha da sempre contrassegnato le fedi religiose e forse anche qualche visione scientifica che scivola verso l’ipotesi Dio. (Avrai forse notato che in certi miei interventi non oso escludere l’ipotesi Dio, ma solo di un Dio che è al di là di tutti gli attributi che gli applicano le chiese, lasciandogli unicamente l'attributo “assoluto” che, in un certo senso (non ironico!) può spiegare il fatto che non lo vediamo e - per dirla chiara - per noi non esiste.
Eretiko: certo era una situazione scomoda quella dei fisici nati nei secoli cruciali Seicento e Settecento, quando la scienza premeva per affermare le sue esigenze e la chiesa resisteva con tutti i mezzi…Per cui si può senz’altro comprendere che lo scienziato lasciasse qualche chance non solo alla moralità religiosa ma anche alla superstizione. Ma qui lascio a te l’onore di gettare benzina sul fuoco cioè di dimostrare dove può spingersi la logica della scienza fino a oltrepassare la porta dove spicca l'avvertimento: lasciate ogni speranza voi che entrate. Però, Eretiko, certo ci sono alcuni fatti che possono lasciare perplesso l’uomo comune e perfino spiegare perché ci sono scienziati con le carte in regola che non sanno espungere del tutto la variabile Dio…come tu stesso annoti facendo cenno al principio antropico e ai principi quantistici. E qui lascio veramente la parola a te, ritirandomi nel mio ristretto ambito filosofico che però (ma è una personale supposizione) credo che in un certo senso si allarghi da una parte a quello scientifico e dall’altra….sì, a quello religioso. |
12-10-2008, 11.03.51 | #6 | |
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Citazione:
In attesa della benzina di Eretiko mi piacerebbe approfondire la posizione che hai esposto che, in definitiva, rappresenta un universo puramente stocastico dove le condizioni necessarie allo sviluppo della vita si sono realizzate per caso e, quindi, per caso noi ci troviamo qui a sperimentarle....In particolare un filosofo che accetta questo quale valore attribuisce alle sue stesse congetture e alle architetture mentali che, talvolta così raffinate, egli stesso si ferma a contemplare ammirato ? |
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13-10-2008, 01.35.56 | #7 |
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Ci provo, EmmeCi, a buttare benzina sul fuoco...
Sono convinto che la scienza e la filosofia (che sono molto più vicine di quel che si crede) siano le uniche che possano dare le risposte: la scienza deve spiegare il "come", la filosofia deve spiegare il "perchè". E qui faccio una tiratina di orecchi proprio ai filosofi: non lasciate che sia la scienza a tentare di dare risposte anche ai "perchè", non rientra nei suoi compiti (e se tenta di farlo rischia di cadere nel ridicolo). E la religione ? Credo che siamo ormai maturi per liberarci di essa, intesa perlomeno come insiemi dottrinari e rituali che si reggono su paradossi o addirittura sul nulla; magari non riusciremo a fare a meno dell'idea di dio, ma di sicuro riusciremo a limitarne drasticamente il raggio d'azione. |
13-10-2008, 09.10.25 | #8 |
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Il filosofo che – come Kant - si ferma a contemplare ammirato il cosmo sa che il suo compito va al di là delle leggi della natura, in quanto è sì quello di conoscere ciò che si cela nelle costellazioni, cioè il loro perché, ma anche qualcosa di più, quello che Giordano Bruno forse cercava sognando lo spaccio della bestia trionfante….
Ma ecco, proprio volgendo lo sguardo a ciò che si trova dietro alle spalle, il filosofo può riconoscere che se prima che apparisse all’orizzonte il principio antropico imperava il principio divino, la mutazione è stata davvero importante (con tutte le conseguenze che questo passaggio ha prodotto, utili per la scienza anche se bollate dalla chiesa come pervicace relativismo). E’ vero che questa trasformazione di principi può essere ancora viziata – come giustamente rilevi - dal peccato di antropomorfizzazione, cioè rappresentare una riforma ancora debole se non sbagliata di fronte alla verità. Ma, d’altra parte, è così facile arrivare alla verità? Aut Deus aut nihil…Non ho sempre detto anch’io che la verità assoluta esiste ma non la conosciamo, dato che se la conoscessimo non sarebbe più assoluta ma relativa? Ed è questo, allora, il vero principio, scientifico e filosofico: che la verità deve rimanere distante da noi – al di là di qualunque chiesa ma anche di qualunque scienza o filosofia, al di là di ogni principio divino o antropico, risolvendosi forse in quello che, in un raptus che lo sollevava al di sopra di questo straordinario universo, Kant riponeva nella moralità. E’ questo dunque il vero principio, come ho detto nel messaggio iniziale di questo argomento, cioè quello che, se dimostrato che esiste, potrebbe confermare la somma intelligenza di quest’universo? |
14-10-2008, 17.51.29 | #9 |
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Quoto il primo post di Eretiko, il quale ha mostrato svariati esempi di come la metafisica abbia influenzato le scienze.
D'altro canto, se con "metafisica" intendiamo una visione massimamente astratta della struttura della realtà, allora l'influenza che la metafisica esercita sulla scienza è inevitabile. E questo si sposa bene con la teoria della giustificazione epistemica, il coerentismo realista, che ho esposto nell'altro topic. Però vorrei aggiungere altre osservazioni. Se è vero che la metafisica influenza le scienze, è anche vero il contrario, e cioè che le scienze influenzano la metafisica. Dovrebbe bastare questo per convincere che non è vero che "la scienza è solo il risultato di una data metafisica". |
15-10-2008, 17.35.18 | #10 |
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Riferimento: Un design davvero intelligente
Epicurus ed Eretiko: purtroppo la parola metafisica ha subito diverse variazioni di senso sulle quali bisognerebbe prima intendersi. Prendiamo per buono il senso che si è affermato dopo che è stata dimenticata la sua reale etimologia (che si riferiva unicamente alla disposizione editoriale dei testi aristotelici) e che si riferisce ai piani alti dell’ontologia, se non addirittura al divino, in poche parole “ciò che è al di sopra o al di là della fisica”. E ciò che è al di là della fisica, se vogliamo lasciare il divino in tutte le sue forme e vogliamo rimanere coi piedi in terra (visto che parliamo di scienza) è il pensiero. Quindi, almeno per i nostri scopi “epistemologici”, possiamo contrapporre dato empirico e pensiero. Ora, anche il puro empirista o il puro fiscalista va fin dal principio oltre il dato fisico, perché qualsiasi osservazione e tanto più qualsiasi teoria scientifica è preceduta da un atto del pensiero, e comunque si svolga l’osservazione il pensiero non cessa di condizionarla. Una conferma è data da quell’ “ incontro ravvicinato” che si attua nell’osservazione scientifica del cervello, mostrando che se anche si riesce a determinare aree neuroniche necessarie allo svolgimento del pensiero, però il pensiero non solo dell’osservatore ma anche di chi è sotto esame ha preceduto l’incontro (l’osservatore non vede scaturire il pensiero come una specie di sbavatura ma deve ammetterlo quasi forse fornito di ali).
Direte che è un circolo? Può darsi, ma un circolo virtuoso: che portato al livello della scienza può essere interpretato come un circolo di fisica e metafisica. E così, rinunciando alla ricerca di chi è venuto prima, forse andiamo più vicino alla realtà. Naturalmente l’idealista dirà che è il circolo del pensiero, che mette fuori di sé il dato e lo riassume in sé, mentre l’empirista dirà che è il circolo della physis che si trasforma in pensiero e lo riassume in sé. Chi sa, forse tutto questo – questo circolo che anche Epicurus fa balenare al termine del suo post - potrebbe essere avvicinato all’Essere cui Heidegger è giunto al termine della sua ricerca e a quella sfera che Parmenide ha immaginato al principio della filosofia. |