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Vecchio 15-08-2008, 21.35.15   #1
albert
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Tassonomie

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Originalmente inviato da epicurus
Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.

Mi è finalmente venuto in mente che cosa mi suggerisce la citazione nella firma di epicurus, che a dire il vero mi aveva già colpito parecchio tempo fa (l'Idioma analitico di John Wilkins):

Ogni tassonomia è arbitraria

Che ne pensate?
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Vecchio 15-08-2008, 22.51.26   #2
Koli
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Originalmente inviato da albert
Mi è finalmente venuto in mente che cosa mi suggerisce la citazione nella firma di epicurus, che a dire il vero mi aveva già colpito parecchio tempo fa (l'Idioma analitico di John Wilkins):

Ogni tassonomia è arbitraria

Che ne pensate?


In effetti credo sia cosi. Ogni catalogazione, per quanto possa godere di ampi consensi sarà pur sempre un atto convenzionale per il fatto che x persone si sono messe d'accordo per darle vita. Non credo però che ciò conduca ad un pessimismo in ambito conoscitivo. Convenzionale infatti, non voul dire necessariamente falso o fuorviante. Abbiamo bisogno delle tassonomie.
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Vecchio 16-08-2008, 20.09.17   #3
epicurus
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Originalmente inviato da albert
Ogni tassonomia è arbitraria

Credo di esser d'accordo con Koli. Ma provo a spiegarmi meglio.

Dire "ogni tassonomia è arbitraria" mi pare forviante. Arbitraria in che senso? Arbitrario come se io mi inventassi a caso una (nuova) legge di gravità, oppure come un datore di lavoro che sceglie chi promuovere tirando a sorte, oppure arbitrario come lo è la scelta di una unità di misura (per una determinata grandezza)?

Questi (e altri) sono casi di arbitrarietà di natura diversi. Io credo che il caso delle tassonomie sia più simile a quello dell'unità di misura, rispetto agli altri esempi.
L'arbitrarietà dell'unità di misura, infatti, non rende l'atto di misurazione meno oggettivo. Si doveva scegliere come misurare le lunghezze e si è scelto convenzionalmente il metro, e ora si può misurare oggettivamente e intersoggettivamente svariati oggetti e spazi.

Vado oltre alla metafora dell'unità di misura perché la scelte di una particolare tassonomia tra molte possibili ha anche dei margini di non arbitrarietà. Infatti, questa scelta viene fondata sugli scopi di chi vuole creare una tassonomia: in base a cosa devo fare e cosa voglio evidenziare, posso scartare molte tassonomia inadeguate e proporre svariati candidati possibili.

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Vecchio 18-08-2008, 12.05.41   #4
albert
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Originalmente inviato da epicurus
Arbitraria in che senso? Arbitrario come se io mi inventassi a caso una (nuova) legge di gravità, oppure come un datore di lavoro che sceglie chi promuovere tirando a sorte, oppure arbitrario come lo è la scelta di una unità di misura (per una determinata grandezza)?

Principalmente come la scelta di una unità di misura. Sul fatto, poi, che, scelta l’unità di misura, l’atto della misurazione possa essere del tutto oggettivo ci sarebbe da discutere, ma non è questo l’argomento.

C’è però un altro senso in cui una tassonomia può essere tanto arbitraria da essere scorretta, quello messo in evidenza dalla tua citazione di Borges, quando cioè si presuppone implicitamente che una scelta possa essere limitata ad un certo spettro di possibilità. Ad esempio: “è bianco o è nero?”. In realtà quello che si può chiedere è, al massimo: “è bianco o è non-bianco?”.

C’è infine un altro caso, quando con una tassonomia si impone la rilevanza di una qualità. Ad esempio: “sei ateo?”. Non vedo perché dovrei classificare me stesso secondo la mia posizione nei confronti di una entità che non si sa bene che cosa sia.

C’è poi il discorso della efficacia ed eleganza della tassonomia: quella sgangherata della tua citazione è appunto paradigmatica in senso negativo.

Un’ultima curiosità, se non sono indiscreto: come mai proprio quella citazione?
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Vecchio 19-08-2008, 01.02.00   #5
epicurus
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Originalmente inviato da albert
C’è però un altro senso in cui una tassonomia può essere tanto arbitraria da essere scorretta [...]

C’è infine un altro caso [...]

C’è poi il discorso della efficacia ed eleganza della tassonomia: quella sgangherata della tua citazione è appunto paradigmatica in senso negativo.

In effetti ci sono molti sbagli in cui si poù incorrere nel redigere una tassonomia, senza contare, come dici tu, i numerosi criteri per redigerne delle buone.
Tutto questo per dire che detta così, cioè "le tassonomie sono arbitrarie", la frase è più sbagliata che giusta.

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Originalmente inviato da albert
Un’ultima curiosità, se non sono indiscreto: come mai proprio quella citazione?

Sono un appassionato di Borges (anche se non ho letto tutto di lui) così ho voluto citare un suo pezzo. Per esser sincero, se non ci fosse stata la limitazione sulla lunghezza della firma, avrei preso un pezzo di Borges sulla Biblioteca di Babele.
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Vecchio 20-08-2008, 11.44.25   #6
albert
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Originalmente inviato da Koli
In effetti credo sia cosi. Ogni catalogazione, per quanto possa godere di ampi consensi sarà pur sempre un atto convenzionale per il fatto che x persone si sono messe d'accordo per darle vita. Non credo però che ciò conduca ad un pessimismo in ambito conoscitivo. Convenzionale infatti, non voul dire necessariamente falso o fuorviante. Abbiamo bisogno delle tassonomie.

Perfettamente d’accordo. Non voglio propugnare il “pessimismo” in ambito conoscitivo. Le tassonomie, secondo me, son tutte più o meno arbitrarie, non tutte false o fuorvianti. Possono essere valide, arbitrarie ma valide.

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Originalmente inviato da epicurus
In effetti ci sono molti sbagli in cui si può incorrere nel redigere una tassonomia, senza contare, come dici tu, i numerosi criteri per redigerne delle buone.
Tutto questo per dire che detta così, cioè "le tassonomie sono arbitrarie", la frase è più sbagliata che giusta.


Beh, è la solita discussione tra noi . Per me le tassonomie (così come i giudizi) sono di base arbitrarie, e poi è compito di ogni persona (o gruppo di persone) cercare di ottenere il massimo possibile di obbiettività nella sua conoscenza.

Per te ci sono, comunque, dei giudizi “giusti”, diversi da quelli “sbagliati”. Per me ci sono diversi gradi di correttezza, senza mai arrivare alla correttezza perfetta, magari solo per un’imprecisione infinitesimale e ragionevolmente trascurabile (come nella MQ).

Ho aperto la discussione sulle tassonomie perché, secondo me, la loro arbitrarietà è maggiore della arbitrarietà dei giudizi, ma spesso non viene considerata.
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Vecchio 25-08-2008, 21.15.34   #7
albert
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Sul “Corriere” di oggi in prima pagina un esempio paradigmatico di tassonomia tendenziosa, nel consueto pezzo di Alberoni (ogni volta mi chiedo come faccia il principale quotidiano italiano a pubblicare quella roba ogni settimana)

“Vi sono delle persone che raccontano i loro sogni, i loro ideali … E il loro volto si illumina facendovi partecipi del loro entusiasmo, della loro voglia di creare …Vi sono invece persone che vedono solo gli aspetti oscuri e negativi del mondo … i primi ci ricordano un architetto … gli altri un inquisitore …”

Si dà per scontato che tutti appartengano o ad una categoria o all’altra, mentre ovviamente la maggior parte delle persone non è riconducibile ad una di queste categorie. E si divide ancora una volta il mondo in “buoni” e “cattivi” (e come al solito chi scrive e molti ingenui lettori si sentono saldamente appartenenti alla prima categoria …)
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Vecchio 25-08-2008, 21.41.08   #8
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Originalmente inviato da albert
Sul “Corriere” di oggi in prima pagina un esempio paradigmatico di tassonomia tendenziosa, nel consueto pezzo di Alberoni (ogni volta mi chiedo come faccia il principale quotidiano italiano a pubblicare quella roba ogni settimana)

“Vi sono delle persone che raccontano i loro sogni, i loro ideali … E il loro volto si illumina facendovi partecipi del loro entusiasmo, della loro voglia di creare …Vi sono invece persone che vedono solo gli aspetti oscuri e negativi del mondo … i primi ci ricordano un architetto … gli altri un inquisitore …”

Si dà per scontato che tutti appartengano o ad una categoria o all’altra, mentre ovviamente la maggior parte delle persone non è riconducibile ad una di queste categorie. E si divide ancora una volta il mondo in “buoni” e “cattivi” (e come al solito chi scrive e molti ingenui lettori si sentono saldamente appartenenti alla prima categoria …)

Si, l'ho letto. Hai ragione, c'è sicuramente qualche forzatura come in quasi tutti i discorsi generali che vengono fatti. A parte questo, mi sembra che dica delle cose sensate.
Quella di lunedi scorso ( il bisogno della sconfitta e del fallimento per risorgere) l'ho aprezzata di più.

Koli is offline  
Vecchio 26-08-2008, 11.49.02   #9
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Originalmente inviato da Koli
Si, l'ho letto. Hai ragione, c'è sicuramente qualche forzatura come in quasi tutti i discorsi generali che vengono fatti. A parte questo, mi sembra che dica delle cose sensate.

Ovviamente, come al solito, ognuno ha il proprio parere
Secondo me però altro è essere generali - che è quello che il più delle volte cerca di fare la filosofia - altro è dire cose banali, solleticando inoltre il lettore ad identificarsi con chi si dipinge come "buono".
Ma forse sono troppo cattivo ...
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Vecchio 27-08-2008, 13.57.47   #10
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Originalmente inviato da albert
Sul “Corriere” di oggi in prima pagina un esempio paradigmatico di tassonomia tendenziosa, nel consueto pezzo di Alberoni (ogni volta mi chiedo come faccia il principale quotidiano italiano a pubblicare quella roba ogni settimana)

“Vi sono delle persone che raccontano i loro sogni, i loro ideali … E il loro volto si illumina facendovi partecipi del loro entusiasmo, della loro voglia di creare …Vi sono invece persone che vedono solo gli aspetti oscuri e negativi del mondo … i primi ci ricordano un architetto … gli altri un inquisitore …”

In effetti Alberoni commette un errore proponendo che (a) le due categorie siano esaustive e (b) che siano indipendenti.
Comunque questo è un caso limite di tassonomia, essendo questa quasi troppo semplice per essere chiamata con tal nome.

Dato che si filosofeggia, prendiamo la tassonomia delle categorie aristoteliche: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, essere, avere, agire e patire.
Ai giorni nostri è difficile che non ci scappi almeno uno sorriso nel leggere questa tassonomia

p.s. L'articolo di Alberoni può essere letto al link: http://archiviostorico.corriere.it/2...825036.s html
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