Siamo davvero dei fenomeni?
Poniamo per assurdo che i sostenitori della teoria fisico/filosofica secondo cui l'uomo consista unicamente in un fenomeno fisico ,e quindi ripetibile, sia vera; e' lecito immaginarsi allora che in un tempo piu' o meno futuro sara' possibile scannarizzare la forma fenomenica del nostro corpo materiale e poterla riprodurre tal quale in qualsiasi spazio e tempo diversi da quella della "matrice originale" (per cosi' dire) da riprodurre: in parole povere , secondo questa visione , sara' possibile recarsi in un ambulatorio e chiedere di poter determinare e " fotografare" ad un certo istante la configurazione reciproca relativa ad ognuna delle miliardi di miliardi di particelle che compongono il nostro corpo , dal cervello allo stomaco all'ultimo dei capillari venosi del nostro pollice. Una volta fotografato in un certo istante ben definito ,in ogni suo dettaglio conosciuto dalla fisica/medica futura il nostro corpo , e cioe' noi stessi, sempre secondo il convincimento che Noi consistiamo unicamente nel fenomeno fisico che conosciamo, potremmo essere disintegrati totalmente e, dopo pochi minuti, o giorni o anni, reintegrati (riassemblando nella medesima forma e relazione reciproca le miliardi di particelle scannarizzate) allo stato in cui fummo fotografati in laboratorio...in pratica avremmo conquistato (almeno cosi' sembrerebbe) la possibilita' di poter esistere a prescindere dall'esistenza sostanziale del nostro corpo materiale, ci basterebbe disporre in un qualsiasi tipo di memoria adeguata la nostra forma fenomenica per poterci riprodurre in qualsiasi istante e poter cosi' perpetuare la nostra esistenza almeno a partire dall'istante fotografato , a prescindere dalla nostra esistenza o inesistenza. Un po' come si potrebbe fare oggi con un film registrato sopra un nastro magnetico, se si possiede una copia, la cassetta originale puo' malauguratamente rompersi , ma il film non andrebbe cmq perduto e potrebbe essere visto a partire dal punto in cui l'originale e' andato completamente perduto ( la differenza e' solo che il film esiste gia' in toto, la nostra esistenza no).
Detto questo pero', una domanda sorge spontanea, l'individuo che verrebbe riprodotto sulla base di cio' che e' il fenomeno che mi apparteneva ( o meglio che da me scaturiva) ad un certo istante della mia esistenza ( la fotografia in laboratorio) conserverebbe anche la mia identita' ontologica?..cioe' in parole povere...quella copia sarei veramente ancora IO?... se la fotografia di me stesso venisse fatta immediatamente prima e la copia di me stesso venisse eseguita l'istante immediatamente successivo alla mia disintegrazione ,sarebbe lecito pensare che quella copia non sia null'altro che la prosecuzione continua del mio esistere, in parole povere non accadrebbe nulla di diverso di cio' che accade esistendo continuamente ( io smetto di esistere ogni momento immediatamente prima dell'istante successivo in cui continuo ad esistere), se invece la fotografia venisse fatta e la copia eseguita durante e a prescindere dalla mia esistenza, allora, per esclusione, io non potrei certo identificarmi con quella copia che , per cosi' dire, dall'istante della fotografia in poi prende una strada ed un destino diverso dal mio con me esistente. In pratica quella copia sarei io o non sarei io a seconda che essa esista mentre io non sono piu' o mentre io sono ancora, cosa del tutto illogica e paradossale, considerando che essa non puo' mutare il suo statuto ontologico in funzione di un'altra entita' da essa indipendente, sarebbe come dire che marco e' o non e' marco a seconda che luca vesta prada o dolce e gabbana.
Insomma ...il fatto di identificarmi con la mia forma fenomenica , cioe' con cio' che in definitiva conosco di me stesso attraverso la scienza, mi lascia un po' perplesso, c'e' un che' di paradossale in questa visione fenomenica del mondo, c'e' un che di grottesco nel pensare di consistere nei propri atomi e molecole e nella loro reciproca relazione fisicamente rilevabile; e' come vedere un iceberg e credere che esso consista nella punta conosciuta che affiora dalla superficie dell'oceano di cio' che non conosciamo...se proviamo a riprodurlo , riprodurremmo solo cio' che conosciamo di lui, cioe' una punta di ghiaccio ( che nulla ha a che vedere con un iceberg), e se non lo conoscessimo penseremmo veramente di aver ricreato l' iceberg che vediamo in superficie...; e' come credere che l'abito faccia il monaco...
Il fatto ontologico innegabile e' che noi siamo cio' che siamo fino in fondo, profondamente hic et nunc, radicalmente , infinitamente materiali oltre ogni apparenza e ogni forma razionalizzabile dal nostro intelletto. IO mi chiedo perche' molti scienziati si fermino ai leptoni , ai quark, perche' noi dovremmo consistere soltanto nella relazione reciproca di quelle apparenze (fenomeni)?...non e' lecito e logico pensare che vi sia moooooolto di piu' sotto la superficie di cio' che conosciamo?
Fenomeni e relazioni fra fenomeni che riteniamo tali per cio' che di loro conosciamo potrebbero essere o apparire tutt'altro per cio' che di essi non conosciamo, davvero cio' che sappiamo e' solo una frazione di cio' che ancora non sappiamo ,oppure ,invece, cio' che sappiamo e' solo apparenza e non ha nulla a che vedere con tutto cio' che di un fenomeno non conosciamo , con cio' che in definitiva "e' ".... ?
voi che ne pensate?
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